Sogni agitati

di Cladzky
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Ho sognato qualcosa di strano oggi.

Ho sognato che eravamo in un autogrill, le pompe di benzina appena fuori il locale. Dentro gli scaffali erano quasi vuoti, la gente faceva a botte per entrare, molta gente a dire il vero, che non si capisce perché fosse lì, e andava dall’unico povero commesso per comprare cose; altri rubavano, facendo squillare gli allarmi agli ingressi. Sono uscito perché soffocavo in quel posto così affollato, illuminato da luce al neon azzurrina. Fuori la fila all’ingresso era pazzesca e il terreno in cemento verteva verso il basso, come le scalinate di un teatro greco. In fondo, a bordo strada, accanto la recinzione metallica, trovai un piccolo insetto verde dal ventre bianco, dalle lunghe antenne e un corpo sconosciuto, costruito come una mezzaluna le cui punte davano verso l’alto, una l’addome e l’altro il capo, come un grillo ma senza poderose zampe posteriori, piuttosto quelle di una cimice. E questo insetto strideva, o meglio vociava qualcosa, lo afferrai e lo portai al mio orecchio e lo sentivo parlare. Chiedeva, con la voce di un bambino “Cosa accade quando moriamo? Il nostro spirito va da un’altra parte o muore insieme al cervello?”

E io trovai la cosa sorprendente, ma non troppo e con un sorriso amaro richiamai l’attenzione di bambino vero e gli dissi “Ascolta, questo grillo parla.” Gli porsi l’insetto che mi camminava sulla mano e la sua voce suonava molto acuta, ma anche distante si capiva che non erano versi ma una frase nella nostra lingua. Il bambino mi sorrise e io non sapevo se era perché mi credeva pazzo o perché avesse davvero sentito l’insetto.

Mi sentii in colpa, perché non avevo ancora risposto alla domanda posta dall’insetto. Allora mi portai la mano al viso, la aprii ma non lo trovai e mi venne il cuore in gola perché temevo di schiacciarlo non vedendolo e dissi pure al bambino di fare attenzione e di guardare i suoi passi.

Il sogno finii prima di poter ritrovare l’insetto.

 




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