ZELENA CAP 3
Capitolo 3: In the haste of the moment
Non aveva riflettuto.
Si rendeva sempre conto tardi delle cose, di solito le sue azioni erano
impetuose e non ragionate. Puro istinto e niente pensiero.
Ecco perché finiva sempre in qualche guaio, perché non
sapeva riflettere. O meglio, non è che non sapesse farlo ma
spesso le risultava più facile evitarlo.
Magari per quel motivo, alla soglia dei suoi tredici anni, aveva
accettato di uscire con Teddy Thaur quando lui glielo aveva chiesto.
Zick aveva tentato di dissuaderla in ogni modo possibile ma Elena non
era stata in grado di comprendere, in quel momento, che senso avesse
quel suo impedimento categorico.
"Teddy è amico mio quanto tuo, se voglio uscirci ci esco",
così gli aveva risposto. Stava già iniziando a pentirsene
amaramente.
Seppure fosse vero che Teddy era suo amico, quello non era certo un
valido motivo per accettare quello che aveva tutta l'aria di essere un
appuntamento. E poi, non si era minimamente interrogata sul
perché Teddy l'avesse invitata ad un appuntamento. Forse avrebbe
dovuto.
Magari era solo una sua trovata geniale per rovinarle la giornata,
solitamente non era particolarmente affabile con lei anche se aveva
dimostrato in molte occasioni di considerarla una sua amica.
Ma ora come mai voleva passare ad un altro tipo di rapporto? No, non era plausibile... Forse si stava immaginando le cose.
Eppure Zick aveva manifestato proprio quella preoccupazione quando lei
glielo aveva raccontato. "E come mai Teddy Thaur ti chiede di uscire?"
le aveva chiesto, e lei non aveva saputo come rispondere.
Nella foga del momento lo aveva liquidato sbattendo la porta alle sue
spalle e urlandogli contro che di lei non aveva capito nulla se pensava
che sarebbe uscita con lui con qualche intento romantico, eppure che
altro motivo poteva avere per uscire con lui?
Quindi, probabilmente, ciò la rendeva anche una incoerente.
Teddy era immobile al centro della piazza della città, gli occhi
neri puntati verso l'alto mentre scrollava distrattamente le icone sul
telefono.
Elena sentì il respiro smorzarsi, non sapeva se avesse a che
fare con il primo freddo d'inverno o se fosse una reazione dovuta alla
presenza del ragazzo. Teddy l'aveva invitata ad uscire e lei aveva
detto di sì, quella era l'unica certezza in quella situazione.
Quasi come l'avesse sentita arrivare, Teddy abbassò lo sguardo e
fissò nella sua direzione sollevando una mano per salutarla.
Sorrideva.
Sembrava sinceramente felice di vederla, incredibile.
-Elena! Non ci credo che alla fine sei venuta sul serio- esclamò Teddy correndole incontro.
Elena sorrise :-Perché non avrei dovuto?-
-Pensavo Zick fosse riuscito a persuaderti- osservò lui.
-Sai che non era d'accordo?-
-Logico, la prima persona con cui ho parlato prima di chiederti di uscire è stato proprio lui-.
Elena si allertò, questo Zick non glielo aveva detto.
-Ah, non ne sapevo nulla- mormorò :-Perché ne hai parlato con lui?- chiese.
Teddy si grattò la nuca in chiaro segno di imbarazzo, il suo
sguardo sfuggente agli occhi inquisitori di lei :-Ecco, non ero certo
che... Pensavo che tu e Zick, sì insomma che foste una coppia-.
-Anche tu? Ma allora è un vizio!- esclamò lei innervosita.
-Dai, non puoi biasimarmi! State sempre appiccicati-.
-Zick è mio amico, il mio migliore amico... Nient'altro- rispose
lei, il tono leggermente più mortificato di quanto intendesse
far trapelare.
Teddy non le confessò che in quel momento gli era sembrato che lei invece volesse ben altro.
Non sarebbe stato produttivo ai fini di ciò che lui voleva da
lei, e cioè attenzione. Non l'avrebbe ammesso facilmente ma
aveva sempre trovato Elena carina, si era accontentato per molto tempo
di avere con lei una relazione costruita sui battibecchi e il finto
disprezzo ma ciò che la ragazza non immaginava era quanto in
realtà lui la stimasse.
La stimava tanto al punto di essersene innamorato.
Non aveva mai capito esattamente quando fosse successo, si era solo
reso conto che un giorno era riuscito a fissarla per ben venti minuti
senza mai stancarsi di farlo.
Anche ora la fissava, aveva un'espressione che Teddy non le aveva mai
visto in volto. Capì che non aveva accesso a una gran
quantità dei suoi pensieri, gli erano preclusi a prescindere.
-Quindi tu... Perché mi hai chiesto di uscire?- chiese titubante Elena.
-Mi sembra piuttosto ovvio, no? E' un appuntamento! Devo sempre spiegarti tutto, Patata- sentenziò lui.
-Un appuntamento... Con te?-
-Non ti va?-
-No, no non è questo... Va bene, suppongo-.
-Porca bomba! Che entusiasmo!- scherzò lui.
-Scusa, non credevo che... Insomma, non pensavo di piacerti- mormorò lei.
-Nemmeno io pensavo mi piacessi se proprio devo essere onesto, però...-
Elena abbassò lo sguardo, realizzò in quel momento che
Zick era l'unico ragazzo con cui intratteneva conversazioni più
lunghe di quaranta minuti. Non aveva mai pensato a cosa si potesse
sentire essendo desiderati da qualcun altro.
Forse desiderio era una parola troppo forte per l'età che
avevano, ma rendeva l'idea. Percepiva chiaramente un'emozione da parte
di Teddy, la comunicava con tutto il corpo: con gli occhi, con le mani,
con il sorriso. E per una volta Elena si concesse di guardarlo con
attenzione.
-Che cosa avevi pensato di fare?- chiese lei, infilandosi le mani nelle tasche del giubbotto in cerca di calore.
-Intanto direi di andare in un posto chiuso, magari una merenda al bar?- propose lui.
Elena sorrise, un ragazzo di diciassette anni e già
perfettamente maturo sotto molteplici punti di vista la stava invitando
a fare merenda. Una semplice merenda al bar.
-Per me va bene- rispose.
La passeggiata verso il bar avvenì nel più imbarazzante
silenzio. Elena si domandò se fosse sempre così difficile
passare da una relazione amicale a una romantica, effettivamente si
sentiva a disagio.
Lei e Teddy si erano avvicinati abbastanza negli ultimi tre anni ma non
credeva davvero che il suo invito potesse celare intenzioni di altro
tipo se non amichevoli, eppure lui le aveva confessato di provare
qualcosa per lei. Le aveva detto che gli piaceva.
Si chiese che cosa sarebbe potuto accadere se avesse iniziato a
frequentarlo, se si fossero messi insieme... Come sarebbero cambiate le
cose? Sarebbe effettivamente cambiato qualcosa? Sicuramente sì.
Senza riuscire a controllarsi iniziò a pensare a Zick, fu quasi un'associazione immediata.
Se pensava a qualcosa che potesse cambiare definitivamente,
probabilmente sarebbe stata proprio la sua relazione con lui. E la
domanda che doveva farsi era: voleva che la sua relazione con Zick
cambiasse?
A quel punto, il suo stomaco venne stretto in una morsa.
Voleva che cambiasse? Non riusciva a comprendere...
-Mi ascolti?-
Elena scosse il capo rapidamente come a destarsi dalla sua trance. No, non lo stava ascoltando.
-No, ero... Pensavo ad altro, che hai detto?-
Teddy non le avrebbe detto neppure che sapeva benissimo a cosa stesse
pensando, o meglio, a chi. Faceva male ammettere a se stesso che,
persino in quel momento, Elena riservava i suoi pensieri più
profondi solamente a Zick.
-Dicevo che dopo, se vuoi, possiamo andare al cinema. Ieri non dicevi di voler vedere il nuovo film uscito da poco?-
-Te ne ricordi? Credevo non mi stessi nemmeno ascoltando- esordì lei.
-Io ti ascolto sempre-.
Non appena pronunciò quella frase, Teddy se ne pentì.
L'espressione di Elena era cambiata, come se lui le avesse appena
rivelato qualcosa che lei non avrebbe dovuto sapere o forse, con il
senno di poi, non avrebbe voluto sapere.
-Elena, posso chiederti perché hai accettato di uscire con me?- chiese, il tono più duro di quanto intendesse.
-Bè, non c'è molto da dire. Tu me lo hai chiesto e io ho detto sì-.
-Solo questo?-
-Ecco... Sì, non c'è altro-.
-Quindi che te lo avessi chiesto io o qualcun altro per te non avrebbe fatto alcuna differenza- rispose lui asciutto.
-Non la metterei proprio in questo modo-.
-Ma è quello che hai detto, tra le righe, o no?-
Elena sospirò. Sì, effettivamente lo aveva dato ad intendere.
-Teddy, scusami... Davvero non mi aspettavo che volessi un
appuntamento, pensavo uscissimo e basta... Non mi dispiace ovviamente,
altrimenti non sarei qui ma...Insomma, devo abituarmi all'idea, tutto
qui-.
Il ragazzo sembrò rilassarsi a quelle parole, non aveva preso in
esame il disagio che lei avrebbe potuto provare stando lì con
lui. Sì, era plausibile che non sapesse come comportarsi e, in
fin dei conti, non lo sapeva benissimo nemmeno lui.
-Vorrà dire che proveremo ad abituarci insieme- propose.
Elena si rese conto solo in quel momento di quanto Teddy fosse cambiato crescendo.
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Zick la guardava con un sopracciglio sollevato come se lei gli stesse
raccontando di aver visto le fate in giardino, cosa effettivamente
possibile visti i loro passatempi.
-Quindi ti sei divertita?- chiese lui secco.
-Sì, bè... E' stata un'uscita molto semplice-.
-Non capisco davvero perché me lo racconti- sibilò lui.
Elena incrociò le braccia al petto :-Non dovrei?-
-Non mi interessa sapere di come amoreggi con Teddy Thaur-.
Elena alzò gli occhi al cielo, possibile che il suo migliore amico fosse così cocciuto?
-Ma se non racconto queste cose a te a chi potrei mai riferirle?-
chiese lei seccata :-E poi scusa, tu sei anche amico di Teddy o no?
Dovresti essere contento!-
E contento di che? Del fatto che la sua migliore amica uscisse con un suo amico e che, apparentemente, se la intendevano anche?
Zick non riconobbe, in quel momento, la gelosia che sentì
montare dentro di sé ma riconobbe senza alcuna fatica la rabbia
che essa gli provocava. Oggettivamente, Teddy non aveva fatto nulla di
male. Gli piaceva Elena e le aveva chiesto di uscire insieme, fine
della storia. A lui non sarebbe dovuto importare, e invece gli
importava eccome!
Nella foga del momento, afferrò il braccio di Elena. Non con
tanta forza da farle male ovviamente ma con determinazione :-Non sono
contento per niente-.
Elena rimase ferma a guardarlo in faccia, occhi negli occhi, per quella
che sembro una vita intera. Non aveva mai visto Zick con uno sguardo
del genere, forse solo quando la difendeva dai mostri. Teddy
però non era un mostro, era una persona per bene ed era anche
loro amico.
-Zick, io davvero non ti capisco- sentenziò lei, divincolandosi dalla presa del ragazzo.
-Cosa c'è da capire? Non mi piace che Teddy ti inviti ad uscire,
non ti ha mai trattata bene e ora d'un tratto ha deciso che gli piaci?-
-Non instillerai in me il seme del dubbio- rispose lei serrando ancora di più le braccia.
-Non voglio fare niente del genere, solo spingerti a riflettere- disse
lui, il tono era serio e l'espressione altezzosa. Nessuna traccia
dell'intensità di poco prima :-E poi, non è un po'
vecchio per te?-
-Zick... Non mi piace questo atteggiamento- esordì lei.
-No, infatti è l'atteggiamento di Teddy che ti piace- rispose lui.
Elena non intendeva scendere al suo livello, quell'immaturità
non avrebbe giovato a nessuno dei due. Non capiva nemmeno da dove
nascesse tutto quell'astio improvviso e non era certa di volerlo capire
arrivati a quel punto.
-Zick ma ti senti quando parli?- esclamò, totalmente innervosita da quella conversazione.
-Io mi sento, e tu? Tu ti ascolti quando parli?- chiese lui di rimando, il tono provocatorio.
Ma perché ora si erano messi a discutere? Di solito non
litigavano mai così ferocemente, non su questioni tanto assurde
almeno!
-Zick, è ridicolo! Non me ne starò qui a litigare con te sulle basi del nulla-.
-Allora sai dov'è la porta!- le disse lui in tono distaccato.
Elena avrebbe tanto voluto scuoterlo per le spalle e fargli entrare un
po' di buon senso in quella testa dura che si ritrovava. Come poteva
trattarla in quel modo?
Che fosse geloso? No, e di cosa avrebbe dovuto ingelosirsi? Zick la
vedeva solo come un'amica, nulla di più e nulla di meno.
Che fosse preoccupato, allora? Bè, quell'ipotesi era già
più accettabile. Probabilmente, essendo molto protettivo, si era
messo in testa che Teddy avesse strane intenzioni o idee.
Più ci rifletteva e più aveva senso. Non era geloso, era in ansia per lei e per il suo benestare.
Elena realizzò solo in seguito che, con ogni probabilità,
si stava dicendo quelle cose per calmarsi. Seppe solo dopo quanto aveva
mentito a se stessa in tutti quegli anni trascorsi in compagnia di Zick.
-Senti, per come la vedo io tutta questa situazione è molto strana- il suo tono di voce ora era più calmo.
Elena scosse il capo energicamente :-No, non capisci! E poi, comunque,
perché la ritieni così strana? Un ragazzo non può
essere innamorato di me?-
-E questo chi l'ha mai detto? Io credo solamente che sia Teddy che non è in grado di innamorarsi-.
Elena si strinse nelle spalle, nel vano tentativo di aggrapparsi a qualcosa di concreto.
-Teddy è interessato a me, me lo ha detto lui stesso e se proprio vuoi saperlo, io gli credo!-
-Bene, credigli. Vedrai come va a finire-.
Zick strinse un pungo quasi istintivamente. Sapeva che si stava
comportando nel peggiore dei modi ma quell'uscita proprio non gli
andava giù.
Era stato messo al corrente dei sentimenti di Teddy, da lui stesso in
effetti. Quindi sapeva quanto importante fosse Elena per il suo amico,
eppure non riusciva a lasciarla stare con lui in pace.
Gli saliva la nausea se li immaginava assieme, come coppia.
-Elena...-
Zick si rese conto di non sapere come terminare la frase, avrebbe
voluto parlare ancora e dire tutto ciò che aveva in mente di
dire ma in realtà non sapeva nemmeno a cosa stesse pensando.
E così rimasero immobili l'uno di fronte all'altra, con le
parole che morivano in gola e il desiderio di dirsi tutto ciò
che non riuscivano nemmeno a pensare.
-Io non capisco che cos'è che ti fa così arrabbiare- sbuffò lei.
Zick la guardò, sembrava drenata di ogni forza. Non dava l'idea
di voler proseguire quella conversazione, eppure gli aveva posto una
sorta di domanda indiretta: "perché sei arrabbiato con me? Cosa
ho fatto di male?", probabilmente era questo che avrebbe voluto
domandargli anche se non lo stava chiedendo direttamente.
-Non lo so nemmeno io- ammise Zick, stavolta non distolse lo sguardo.
Rimase concentrato su di lei, voleva che il messaggio passasse anche se
non sapeva cosa volesse comunicarle esattamente.
-Ma allora non capisco... Come mai questa scenata?-
-Ti dico che non lo so!- stavolta alzò la voce, voleva che lei lo ascoltasse. Che lo ascoltasse sul serio.
Elena si bloccò, si bloccò in ogni senso possibile. Era
immobile in quella discussione che sembrava troppo grande per lei,
persa in quel momento a cui non riusciva a donare un senso. Forse,
pensò poi, un senso non l'aveva a prescindere.
-Ma lui ti piace almeno?- chiese Zick, il tono più calmo.
-Non lo so... E' carino- ammise lei.
-Ah, carino...-
-Bè sì, anche tu dicevi lo stesso di Lay Mamery fino a qualche anno fa, no?-
-Non è mica la stessa cosa!-
-Ah no? E cosa c'è di diverso? Spiegami- incalzò Elena.
-Tanto per cominciare...- ma Zick non sapeva come proseguire. Elena
aveva ragione, era esattamente la stessa cosa con l'unica differenza
che Lay non gli aveva mai chiesto di uscire e, chiaramente, che c'era
anche più differenza d'età fra loro due rispetto a Elena
e Teddy.
E quindi Zick fece qualcosa di estremamente impulsivo, tanto che in seguito se ne pentì molto.
-Io ero innamorato di Lay, tu pensi che Teddy sia innamorato di te?-
Elena non era contenta di quel tono di scherno che il suo migliore
amico stava utilizzando, e poi non le aveva mai detto di essere
innamorato di Lay. Non seppe capire per quale motivo ma il suo stomaco
sprofondò a quella dichiarazione.
Elena si rintanò nel silenzio, se non avesse parlato forse quel
momento non si sarebbe mai concretizzato nella sua memoria e allora
sarebbe stato tutto a posto.
-Non dici nulla?-
Elena scosse il capo :-Non ho nulla da dire-.
-Non ci credo-.
-Preferirei non parlare, allora-.
Zick intuì di averle fatto del male a quel punto. Non capiva
come, né tantomeno perché ma sapeva che Elena stava
soffrendo e che la colpa era solo sua.
-Zick, ora me ne vado... Ho da fare-.
-Ma sei appena arrivata-.
-Sì, è vero... Però me ne devo andare- mentì lei.
Non voleva stare lì con lui un minuto di più, nemmeno
sapeva cosa l'avesse sconvolta tanto ma sapeva di non voler restare in
quella stanza.
Si avvicinò a Zick, gli diede un rapidissimo abbraccio e gli
posò un altrettanto rapido bacio sulla guancia prima di
scomparire oltre la porta della sua camera.
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Elena tentò di evitarlo per i successivi sei giorni, quando gli parlava lo faceva sempre apparentemente controvoglia.
Davvero aveva fatto un danno così enorme solo nominando Lay? Non
se ne era reso conto quando era successo sei giorni prima, aveva capito
di averle fatto male ma non era riuscito a comprendere l'entità
effettiva del danno da lui provocato.
Ora la osservava mentre parlava fitto con Teddy, non gli era dato
sapere di cosa. E così, Elena diventò per lui
inaccessibile.
La ragazza che conosceva meglio al mondo, ora lo stava tagliando fuori dalla sua realtà.
Ogni volta che Zick provava ad avvicinarsi a lei sentiva chiaramente
una sorta di impedimento, era come se fosse cirocndata da uno scudo che
non gli consentiva neppure di toccarla. Era stato cacciato fuori dal
suo mondo con la forza e sapeva di non potervi rientrare utilizzando lo
stesso metodo, doveva chiederle scusa e parlare con lei veramente.
Cuore a cuore.
Zick però non sapeva parlare cuore a cuore, non esternava i sentimenti e non sapeva realmente come farlo.
Non riusciva a comprendere come poteva cacciarsi fuori da quella situazione intricata in cui lui stesso si era infilato.
Improvvisamente, senza che lui facesse nulla, fu Elena ad andare da lui :-Dai scemo, vieni a parlare con noi-.
-Ma... Credevo che tu...-
-Sì, ero arrabbiata. Mi è passata, succede così di solito o no?-
Zick ammiccò un paio di volte :-Sì... Immagino di sì-.
-Zick, sul serio! Non sono più arrabbiata, vieni di là con noi-.
-Con te e Teddy?-
-Ah, se hai intenzione di ricominciare allora sappi che...-
Zick la bloccò :-No, no... Volevo domandarti scusa per... Bè, non serve che io ti dica per cosa-.
-Ti chiedo scusa anche io, forse ho esagerato con i toni e non ho
tenuto conto della situazione. Teddy ha ipotizzato che potessi essere
geloso perché temi che la nostra amicizia possa essere
compromessa, sottovalutata insomma... Non mi dimentico di te solo
perché esco con Teddy, lo sai bene!-
Zick sgranò gli occhi, sì forse era geloso ma qualcosa in
quella definizione gli risultava non congruo a ciò che sentiva
dentro di sé.
-Meno male- disse semplicemente, con un filo di voce.
-Dai, stiamo parlando della prossima missione. Vieni a darci un paio di idee su come procedere!-
E allora Zick la seguì, non perché avesse effettivamente
idee da offrire ma perché voleva starle accanto qualsiasi cosa
lei facesse.
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