E'
lunga ma apprezzerei moltissimo se la leggeste e mi diceste cosa ne
pensate...buona lettura!
Se
ne stava seduta al molo da chissà quanto tempo.
Seduta da sola
come nn lo era mai stata realmente.
Davanti a lei
l’oceano e uno splendido tramonto che illuminava di un forte
rosso, arancio e rosa l’intera superficie marina.
Adorava quel
posto…da sempre…o per lo meno da quando lui
glielo aveva mostrato.
Lui….lui…
Ancora nn
riusciva a pronunciarne il nome.
Chiamarlo
Capitano era troppo poco.. il suo eroe, il suo perfetto salvatore, e
allo stesso tempo il suo dolce ragazzino combina guai.
Si
alzò…lentamente.. la strada per casa era ancora
ben illuminata, fra poco comunque si sarebbero accesi i lampioni per
aiutare la vista.
Passò
di fronte alla locanda e sbirciando dalla finestra vide il caro vecchio
spadaccino mezzo ubriaco ridere come un forsennato col barista, e il
cuoco ubriaco anche lui, però d’amore, con le
giovani donzelle attorno.
Proseguì
tranquilla…loro erano dove li aveva lasciati.
Poco
più avanti un insegna faceva capolino sulla strada:
“Carpenteria
SuperCapitanUsopp”
solo il nome
faceva ridere..in compenso erano ottimi carpentieri. Il
giovane Usopp e il Cyborg si erano messi in proprio e ora
svolgevano riparazioni di ogni genere e persino costruzioni di nuovi
oggetti, su richiesta o per loro fantasia. Beh bravi si…per
lo meno i soldi guadagnati riuscivano a ricoprire le spese di
riparazione dopo che l’intero magazzino era scoppiato per ben
due volte per un prototipo mal funzionante.
Aprì
leggermente la robusta porta di legno e sbirciò
all’interno. Entrambi dormivano di già.. uno con
la sua fedele bottiglia di rinforzante tra le mani, l’altro
con i suoi occhialini in testa.
Anche loro erano
dove li aveva lasciati.
Allungò
il passo…le luci si erano accese e la grande struttura
dell’ospedale maggiore troneggiava sull’intero
villaggio. L’isola col miglior sevizio medico-ospedaliero di
sempre. L’avevano scelta per il giovane Chopper e poi si
erano ritrovati impiantati li anche loro. In fin dei conti ogni locanda
è buona per bere e rimorchiare e ogni scantinato
è perfetto per fare esperimenti.
Alzò
lo sguardo come ormai era abituata a fare quando arrivava in quel punto
e sorrise teneramente vedendo la luce nello studio della renna
già accesa e intravedendo lui seduto alla sua scrivania
già pronto per affrontare la nottata all’insegna
dello studio di chissà quale nuova medicina.
E
all’improvviso sentì una musica
malinconica…senza rendersene conto si lasciò
guidare.
“My
lady…” si senti chiamare in un sussurro. Brook
stava seduto al centro del parco attorniato da bambini e le fece cenno
di avvicinarsi, sempre continuando a suonare.
Non se lo fece
ripetere. Adorava stare a sentirlo. Si sedette su un muretto li accanto
e chiuse gli occhi. Quella canzone…sapeva
di…dolore…un dolore così intenso e
forte che nn l’avrebbe mai dimenticato…un dolore
accentuato dai ricordi di un tempo che sembrava così
tremendamente lontano…eppure era “appena dietro
l’angolo” come le diceva sempre
Sanji….si strinse involontariamente la maglietta
all’altezza del cuore…batteva ancora, e ancora..
eppure era in frantumi.
“Nami-san”
fu come se si svegliasse da un incubo. Aprì di scatto gli
occhi, e la sua espressione doveva essere terrorizzata
perché Brook le si avvicinò preoccupato. Erano
rimasti solo loro.
“Tutto
bene?” chiese solo fissandola.
“Bene,
si…” fece un sorriso per sembrare più
credibile ma le venne male.
Si
sentì nuda di fronte a lui che ormai la conosceva
così bene e fu costretta a fissare un punto a
terra per non scoppiare in singhiozzi di nuovo.
Lo
sentì sedersi accanto a lei su quel muretto.
“Nami-san…”
esitava.
“Dimmi..”
lo incoraggiò con dolcezza e se ne trovò pentita,
decisamente.
“La
canzone ti piace? L’ho scritta per il prossimo 9
Maggio…volevo invitare tutti alla scogliera e suonarla..ma
tu l’hai sentita in anticipo..”
“il 9
Maggio?” dell’intera proposizione aveva captato
solo quella data e si sentì gelare il sangue nelle vene.
“Si..”
disse lui timoroso.
“Perché
proprio quella data?” chiese lei ora riacquistando un
po’ di quella aggressività che la
contraddistingueva.
“Beh
perché è il giorno in cui Rufy-sama è
andato..”
“E
bisogna ricordarlo per forza? Dobbiamo celebrare il giorno in cui il
nostro ex capitano ci ha annunciato che prendeva il mare col suo
amicone e ci affidava la nave? Non mi va di ricordarlo
Brook…” si era alzata spostando lo sguardo di
nuovo a terra. Rimase a lungo a fissare la sua ombra finchè
di nuovo Brook non la distolse dai suoi pensieri.
“Non ci
ha mai detto addio Nami-san…a dire il vero ha detto che
sarebbe tornato a prenderci…era solo una cosa che doveva
fare da solo”
“Da
solo??....da solo dici???!!! Siamo stati per lui compagni e amici
fedeli per anni e non ci ha ritenuto all’altezza di quello???
Invece quel Shank lo era….non importa se l’ha
rivisto dopo più di dieci anni…lui è
l’uomo perfetto, adatto a quello!” disse presa
dalla rabbia, stringendo forte l’orlo del vestito di seta
verde che le ricadeva morbido lungo i fianchi.
“Nami-san….so
che magari ora la rabbia ti fa parlare così, ma sappiamo
tutti che il capitano..”
“Non
chiamarlo così!” lo interruppe bruscamente.
“Gli
devo la vita, lo so” riprese con voce bassa e monocorde
“da quando mi ha presa con lui, mi ha sempre protetta,
sempre…e se non ce l’ha fatta subito si
è sempre fatto perdonare…ma ora..mi ha lasciata
anche lui e aveva promesso…lo aveva promesso…che
non lo avrebbe mai fatto!”
alzò
le spalle, come per scrollarsi di dosso un peso e senza voltarsi
riprese la strada da cui era venuta.
Un passo dopo
l’altro, lentamente proseguì verso la sua casetta.
Poco lontana dal centro, una piccola villetta su tre piani. Abitavamo
tutti li, ancora come una grande famiglia. E ora per la prima volta si
sentì di troppo. Strinse tra le mani la maniglia, ma nn
trovò la forza di fare pressione ed entrare. Il braccio le
ricadde lungo i fianchi, si voltò e si sedette, schiena
contro il muro, per terra.
Circondò
le gambe con le braccia e chiuse gli occhi. L’odore dei suoi
mandarini dal retro arrivava fino a li. Si lasciò inebriare
e senza accorgersene si addormentò.
Al suo risveglio
era nella sua camera da letto, quella che condivideva con Robin.
Era notte fonda,
lo capì non appena scorse da dietro la tenda della finestra
le grande Luna piena. Stranamente vide l’archeologa dormire
nel letto dall’altra parte della stanza.
Senza far rumore
si alzò e scese in cucina. L’avevano pure
cambiata, mettendole la sua camicia da notte bianca che le arrivava
fino alle ginocchia. Il caldo soffocante della giornata era passato,
tuttavia lei si sentiva ancora bollire. Forse l’ira, forse la
nostalgia, forse la voglia di dimenticare tutto per una notte. Estrasse
dal frigorifero una tazza di latte e si rifugiò sotto il
porticato di casa, su un dondolo che Franky aveva rinforzato. Una
leggera brezza la fece finalmente rabbrividire, ma si sentiva
strana…come se qualcosa non tornasse. Fissò il
cielo…un temporale in arrivo? No…qualcosa di
più forte? Nemmeno…a dirla tutta lei prevedeva
bel tempo per il giorno seguente, eppure…
C’era
troppo silenzio quella sera. Niente grilli o cicale, niente rumore del
tram che spesso passava anche a quell’ora, niente farfalle
notturne attorno ai lampioni.
Si
alzò incuriosita e percorse i tre gradini per arrivare in
giardino. A piedi scalzi si incamminò lungo il sentierino
verso il cancelletto di legno. Una leggera foschia nascondeva il mare
che si vedeva di solito in fondo alla via. Rabbrividì di
nuovo, questa volta per la paura. Era inquieta..si voltò,
decisa a tornare in casa alla svelta. Li di certo era protetta, con
Zoro e Sanji si sentiva al sicuro e anche con gli altri. Una passo dopo
l’altro si mosse, e spostò lo sguardo di nuovo al
dondolo…sul suo volto si dipinse terrore. La tazza ancora
piena di latte che aveva messo li poco prima era sparita, come se si
fosse volatilizzata.
Si
arrestò bruscamente, sentendo come una presenza dietro di
lei, si strinse nelle spalle…ora era gelata.
Guardò furtivamente verso il secondo piano. Poteva urlare,
l’avrebbero di sicuro sentita e in pochi secondi raggiunta e
salvata…un semplice maniaco non dava problemi,
eppure….si ritrovò a pensare che non le importava
essere presa, magari picchiata, o semplicemente
derubata…cosa aveva da perdere? Il suo più grande
tesoro l’aveva visto allontanarsi due anni prima su una nave.
“Puoi
prendere quello che vuoi!” disse con fermezza a un’
ipotetico ascoltatore.
“C’è
cibo, vino, invenzioni che possono fruttare molto…e anche
dei libri rari in casa…cerca però di non
svegliare nessuno!”
ma invece che
prenderla bruscamente quella figura coprì le sue spalle
tremanti con una giacca calda. Confusa si girò di scatto e
rimase a bocca aperta.
“Credevo
di conoscerti…invece avresti lasciato la casa in balia di
uno sconosciuto..no no Nami, così non va..” e poi
una risata allegra.
Il fedele
cappello di paglia in testa, una camicia blu con i soliti Jeans corti e
le fedeli ciabatte. Aveva un log pose al polso ora..e anche una
cicatrice nuova sul collo, i capelli erano più corti e le
sembrava dimagrito. Però quello era proprio
Rufy…era tornato.. tornato..
Questa parola le
rimbombò in testa….tornato…
“Perché?”
le uscì senza pensarci.
“Cosa?”
chiese lui piegando la testa stupito.
“Perché
sei qui!” disse con ovvietà lei.
“Beh…a
prendervi no? Si riparte…” e fece un grosso
sorrisone.
Lei lo
guardò ancora confusa.
“Shank?”
chiese.
“Gli ho
detto di andare…ormai vi ho ritrovati..mi sembrava inutile
trattenerlo, ci rivedremo…”
disse e nel
finale lei scorse una nota di malinconia per la separazione.
“Tuo
padre?”
lui la
guardò come stranito dall’interrogatorio
così poco naturale, tuttavia rispose.
“L’ho
trovato…beh un’incontro strano…pensoso
direi…come me lo aveva descritto il fratellone
però…e Shank è stato diciamo felice di
conoscerlo…”
“E sei
tornato..” continuò lei come se non lo avesse
ascoltato.
“Già…ma
stai bene Nami? Mi sembri infreddolita..hai sonno? O fame? Ho preso il
tuo latte scusa, magari hai sete?”
“No,
io….niente di tutto
ciò…solo….” ma non
proseguì.
“Solo?”
la incitò lui.
“Puoi
dormire sul divano.. vedrai gli altri al loro risveglio, puoi tenere la
tua giacca, non ho freddo” e gliela porse e senza aspettare
risposta si voltò per rientrare.
“Nami?”
la richiamò lui.
Lei si
fermò sui gradini.
“Lo
capisco….capisco ciò che provi
insomma…la promessa non l’ho infranta, non ti ho
mai abbandonata…sono qui non vedi? Sono tornato come
promesso, a prendervi….a prender-ti!”
“Hai
finito?” chiese in modo arrogante lei senza voltarsi.
“Sai,
ho sonno ora che ci penso…sono stanca! Lavoriamo qui per
vivere e di notte abbiamo bisogno di riposare!” guardando
dritta davanti a se ricominciò a camminare senza voltarsi ne
esitando.
Dietro di lei
Rufy la seguì con sguardo triste. In casa si
accomodò sul divano e cadde in un sonno senza sogni.
Mentre lui
dormiva, al piano di sopra Nami non riusciva a chiudere occhio. Si
girava e rigirava continuando a immaginare le reazioni degli altri al
loro risveglio, oppure a come gli avrebbe rivolto la parola lei, o
ancora a come era possibile che a un ritorno tanto aspettato lei
avesse reagito in modo così brutale.
Per la stanchezza
più che per altro cadde nel mondo dei sogni poco prima
dell’alba.
Qualcosa la fece
svegliare di colpo. Un tonfo o uno sbattere più che altro.
Si
rigirò a pancia in su trovandosi davanti una Robin che la
guardava sorridendo.
“Buongiorno
navigatrice!”
se era mezza
addormentata prima, ora si era svegliata molto bene.
La sua sorellona
non la chiamava più così dal giorno in cui si
erano stabiliti li.
“Buongiorno
Archeologa” e sottolineò dolcemente la parola.
“A cosa
devo la simpatica ironia mattutina?” chiese furtiva con un
mezzo sorrisetto la rossa.
“Ad un
alto, atletico, buffo ragazzo che ora sta facendo colazione al piano di
sotto con i suoi compagni!” rispose tranquilla
l’altra.
Nami chiuse gli
occhi sorridendo come a voler dire “ messaggio
ricevuto”. Si stiracchiò e con lentezza
esasperante di alzò per andare a risedersi davanti al grande
specchio e spazzolarsi i capelli.
L’archeologa
le passò la vestaglia stile orientale con immagini oro e
rosse che lei prontamente indossò legandola sul davanti con
un fiocco di seta nera.
“Ti
precedo” dichiarò la mora chiudendosi la porta
alle spalle e sparendo.
“Certo…”
mormorò invece Nami al vento.
Non perse nemmeno
tempo a sistemarsi, vestirsi subito era contro le sue abitudini, e per
lui….lui non meritava tanta cura dopo tutto…
Si strinse la
vestaglia ben bene, si infilò le ciabatte morbide e, dopo
aver posato la spazzala su un mobiletto, si decise a scendere.
Franky era
già andato a lavoro, avevano un orario di apertura da
rispettare. Zoro, che non aveva un vero lavoro, invece mangiava di
gusto ridendo a tutto ciò che un certo moro raccontava.
Storie di viaggio molto interessanti…
Sanji fu il primo
a notare la ragazza in fondo alla scala di legno bianco.
“Mio
bocciolo di rosa…eccoti una colazione
nutriente…” affermò come suo solito.
“E per
te..” aggiunse in direzione di Robin “ Mio
incanto….delle prelibatezze di stagione!” concluse.
Rufy si
voltò, con la bocca carica di cibo, a guardare la vecchia
navigatrice, cercando di farfugliare il suo nome.
Senza dedicargli
più di due sguardi lei andò sedersi al
suo solito posto, accavallando le gambe e prendendo il giornale
mattutino.
“Sanji…sai
che non mangio di mattina…” sbuffò
spazientita.
“Ma…ma…tesorino
mio…è per il tuo bene!”
cercò di convincerla lui inginocchiandosi accanto a lei.
Lo spadaccino,
decisamente annoiato, si alzò con disinvoltura dicendo:
“Tutte
le mattine la stessa storia…lasciala in
pace…mangia già fin troppo a pranzo..!”
ma ancora non aveva concluso che un piatto lo colpì in testa.
Nami, ancora
fintamente presa dalle notizie del giorno, aveva di sicuro una bella
mira.
Lui
brontolò qualcosa in risposta, poi si avvicinò
teneramente a lei, le scompigliò i capelli e le
sussurrò:
“Solito
orario oggi?”
“Solito
orario!” rispose lei dedicandogli un sorriso.
Se non era ancora
chiaro…loro due avevano avuto un mezzo flirt, o forse
sarebbe più appropriato definirlo una vera storia, ancora in
via di sviluppo.
La navigatrice
però…a parer di tutti…ancora non
dimenticava quello che sarebbe potuto essere il ragazzo della sua vita,
se solo questo stesso due anni prima non fosse partito senza chiederle
di seguirlo.
L’ex o
ancora in carica capitano guardava la scena piuttosto confuso. Fu a
quel punto che, dopo aver visto lo sguardo che lei gli
scoccò e dopo aver visto come lei alzandosi avesse fermato
il suo più vecchio amico per regalargli un bacio a fior di
labbra, capì come dovevano stare le cose.
Dire che la fame
gli passò è limitativo. L’intero
stomaco si bloccò, persino il cibo che aveva ingerito prima
lo sentiva come muoversi.
“State
insieme?” chiese…ma non fu lei a rispondergli,
bensì lo spadaccino, leggermente arrossito.
“Da
qualche tempo…” rispose vago, ma contava anche le
ore in realtà.
“Beh io
devo scappare…Nami quindi ti passo a prendere io, Rufy
dovrai raccontare tutto quello che dirai agli altri anche a me,
capito?” e si accontentò di un semplice movimento
di capo come risposta.
Quando lui se ne
andò, Lei lasciò la cucina.
“Farò
tardi se non mi sbrigo..” fu la scusa.
Usopp la
seguì con lo sguardo oltre la stanza, poi tornò a
dedicarsi al nuovo tornato, sperando di ascoltare nuove storie, ma non
appena notò il suo sguardo fisso oltre lo stipite della
porta, capì che l’ora delle avventure era finita.
Ricominciava la realtà, per quanto spiacevole potesse essere.
“Dimmi
un po’..” Rufy lo fissava serio.
“Cosa
fate ora?” diretto e preciso.
“Beh…”
iniziò il cecchino per raccontare la sua vita come un
mistero.
“Niente
bugie Usopp!” lo bloccò il cuoco, sedendosi a
tavola, per nulla scioccato dal teatrino di poco prima, nonostante
riguardasse la sua adorata.
“Lui..”
e indicò il nasone, “E il Cyborg hanno un negozio
di riparazioni “ disse in sintesi.
“Io e
la tenera Robin gestiamo un ristorante” Rufy vide la donna
annuire.
“Nami
lavora per la tv locale, diciamo che fa un po’ di
tutto…è magnifica..” e sarebbe stato il
delirio se un pedata dell’archeologa non lo
risvegliò in tempo.
“Chopper
è il più occupato…è una
sorta di ricercatore medico…un lavoro molto
serio..”
“Brook?”
chiese il ragazzo di gomma.
Lo scheletro,
appoggiato a una porta lo guardò come suo solito senza
espressione:
“Yohohohoho….faccio
il musicista” sentenziò.
“Sinonimo
di mantenuto!” convenne Usopp.
“Che
vuoi dire?” incominciò il primo.
“O
nulla nulla…” borbottò il secondo.
“Avete
una bella vita qui..” concluse Rufy per loro.
“Semplice
si…ognuno collabora in qualche modo. Quest’isola
è fuori rispetto alle rotte ordinarie, qui le storie di
pirati e bucanieri leggendari sono più che altro favole per
bambini. Venimmo qui per il dottore e senza aspettarcelo trovammo tutti
la nostra vocazione. Questo luogo è una fonte di
ispirazione, e soprattutto ci permette di stare di nuovo insieme come
eravamo abituati..”
il cuoco parlava
con disinvoltura della loro storia, come se se la fosse provata per
tanto tempo quella favola.
“Sono
cambiate diverse cose…Nami e Zoro ad esempio..” e
l’occhio visibile del biondo si soffermò sul
capitano.
“Non te
lo aspettavi vero?”
“Tra
tutte le novità questa è la più
scioccante,,” ammise.
“E Zoro
che lavoro fa?” ora che ci pensava di lui nn aveva parlato.
“Un
po’ di tutto…non ha un lavoro fisso…ha
fatto il modello per una linea di costumi da bagno!” e li
scoppiarono tutti a ridere, persino Robin.
“Poi
anche il falegname, il taglia legna…ora per lo
più aiuta noi al ristorante, loro con i carichi al negozio e
poi serve al bar infondo alla via”
Lo spadaccino
tutto fare.
E che ne era dei
loro vecchi sogni? Per cosa avevano combattuto tanto? Rufy non
poté fare a meno di chiederselo.
E come ai vecchi
tempi, dal suo semplice cambio di espressione, i presenti capirono
perfettamente cosa si stesse chiedendo.
Ma fu
l’altra voce femminile della casa a rispondere a quella
domanda mai pronunciata.
“I
sogni non danno da mangiare, non insegnano un mestiere, e
soprattutto…i sogni devono fare i conti con
l’età! Siamo in un’era in cui i pirati
sognatori sono una stirpe in via
d’estinzione…prima o poi bisogna affrontare la
vita vera!” di certo sapeva come farsi notare.
Nel suo abito
color avorio di pizzo, con una fascia nei capelli, sembrava un angelo
ai suoi occhi.
Non averla vista
per tutto quel tempo ma ricordarla così vicina, e
ora…così reale da poterla toccare, ma
così distante da essere immensamente irraggiungibile.
“Anche
quando partimmo noi i pirati veri erano pochi eppure..”
cercò di ribattere lui.
“Storie…!”
lo zittì lei. A parole era di certo imbattibile. Il moro
doveva ammettere la sconfitta.
Ma come poteva
arrendersi a quello? Come poteva anche solo pensare di arrendersi alla
sua nuova vita in cui lui non aveva parte? Lui Doveva far parte della
sua vita.
“Sembra
che qui vi troviate tutti benone allora…non sarei dovuto
tornare!” rise, per far sembrare quella frase che realmente
pensava una semplice battuta.
Una battuta
amara, accolta dalle risa, ma che non faceva ridere nessuno.
Sbuffò
vedendo lei non partecipare all’ilarità generale.
“Sei
noiosa ora Nami!” disse ingenuamente.
“A
si?” lei lo guardò con astio. “Lo
ritengo un grande complimento!”
“Che
intendi?” chiese lui.
“Tu non
sei cambiato…sei sempre il solito ragazzino arrogante che
vuole farsi vedere, e un tempo ero alla tua altezza…se ora
mi dici che sono noiosa significa che sono cambiata, ed è
esattamente quello che ho fatto in questi anni…qualcuno
riconosce i frutti del mio lavoro!”
“Non ho
capito!” ammise lui sincero.
“Lascia
stare!” bofonchiò Sanji spegnendo una sigaretta.
“Certo…lasciamo
stare…rimandiamo l’argomento a giorni
migliori…LUI è tornato, festeggiamo e fingiamo
che sia perfetto…ma tutti sappiamo che lui non fa
più parte del nostro mondo come noi non facciamo
più parte del suo!” tagliente. Le lame di Zoro
avrebbero tagliato meno in profondità.
Il cuore del
capitano si spezzò…anzi…si
frantumò completamente!
“Sei
dura con me!” mugugnò in risposta.
“Sono
tornato perchè voglio davvero stare con voi, siete la mia
famiglia!”
“SMETTILA!”
strillò lei esasperata.
“La fai
semplice tu! Però non c’eri i giorni di crisi, non
c’eri nelle stagioni difficili, e allo stesso tempo
non c’eri nei momenti felici..!”
“Non
farmi la paternale Nami..!” cantilenò lui
“Sono due anni, non due millenni che non ci
vediamo!” precisò.
“Ecco
il problema! Esattamente….tu ancora non ti rendi conto che
non è il tempo a dividerci, ma il modo in cui ci hai
lasciato” sentenziò furiosa lei con le guance
arrossate.
“Ho
specificato che non era un addio quello!” anche lui
cominciava a innervosirsi.
“Ma
forse il tuo rancore è solo un meccanismo di difesa? Ti
conosco così bene da credere sia
così…”
“Zitto….tu
non conosci nulla di me!”
“Due
anni non cambiano completamente una persona!”
“Ma
bastano per farla crescere e maturare!”
“Tu ti
stai solo nascondendo perché hai paura!”
“Paura?
E di cosa…tu non mi hai mai fatto paura..”
“Paura
di ammettere che ora che sono tornato il mio rimpiazzo non ti
basta!”
Silenzio.
Agghiacciante silenzio.
Un botta e
risposta esplicito.
“Rim..
rimpiazzo?” chiese debolmente lei.
“Zoro!”
rispose sicuro lui.
Forse si era
sbagliata…come lei era cresciuta anche lui
l’aveva fatto.
Migliorato, in
tutto! Dal fisico alla mente.
Dove era il
ragazzo di cui era stata perdutamente innamorata?
Era ancora li, di
fronte a lei…e di quello stesso ragazzo, si era innamorata
una seconda volta proprio li, in quell’istante, senza nemmeno
provare a fermarsi, sarebbe stato completamente inutile.
Tutti erano
così impegnati a vedere il quadretto drammatico che
l’apparizione del terzo componente del triangolo era passata
inosservata.
“Ho
dimenticato le chiavi..” disse lentamente, guardando i due.
Nami rossa si
voltò verso di lui mortificata.
Rufy lo
fissò per un attimo poi si lasciò andare sulla
sedia per stare comodo.
“Rimpiazzo?”
cantilenò lo spadaccino verso la ragazza.
Lei lo
guardò dispiaciuta, e proprio quel suo sguardo imbarazzato
gli fece comprendere le verità.
“Da
quanto?” chiese sconvolto.
“Cosa?”
disse lei debolmente.
“Da
quanto tempo mi stai prendendo in giro?” era
arrabbiato, decisamente infuriato.
Lei
aprì la bocca per rispondere, ma niente. Che avrebbe dovuto
dirgli? Da sempre? Sarebbe stato terribilmente crudele.
“Da
sempre!” ma non fu lei a parlare. Sanji si alzò
accendendo un’altra sigaretta con tranquillità.
“La
colpa è tua che non te ne sei mai accorto!”
concluse fissandolo.
Il cuoco il quel
momento era la persona giusta con cui prendersela dopotutto.
Zoro gli si
avventò contro.
E nonostante
l’intervento collettivo per fermarlo riuscì a
colpirlo con due forti pugni. Del resto…il biondo non aveva
nemmeno provato a difendersi.
“Vedete
di finirla…!” dichiarò stanca Nami,
afferrando le chiavi da una credenza e mettendole in mano allo
spadaccino.
“Nessun
rimpiazzo…NON SEI…UN RIMPIAZZO!” quasi
urlò in faccia a Zoro.
“Perché
prendete per vero tutto quello che lui vi dice!” e con una
punta di rassegnazione indicò Rufy in piedi accanto a Sanji.
“Sto
con te, non ti basta?” tornò a fissare il suo
compagno con un’espressione sicura.
“Dovrebbe?”
le chiese lui in risposta per nulla credendole.
“Dovresti!”
fu la dura risposta.
“E ora
vai…o fai tardi…ne riparliamo!” gli
accarezzò il volto serio e poi lo sospinse verso la porta.
Lui non si
voltò. Un uomo non si volta mai indietro. Si chiuse la porta
alle spalle e invece che scendere dal portico diretto verso la strada
si soffermò un secondo a lato della porta, il tempo
necessario per sentire un altro scambio di battute
all’interno della casa.
“Un’
ottima bugiarda…come sempre!” stava dicendo Usopp.
“Da che
pulpito..” rispondeva lei con disinteresse.
“Non
sei cambiata in quello…!” era il capitano a
parlare.
“Scelgo
lui, facciamola finita, non sono mai stata innamorata di te come tu non
lo sei mai stato di me, perché dovrei perdere il mio
tempo?...in ogni caso non ti azzardare mai più a rovinare la
mia vita come hai fatto ora!” concluse irritata.
“Un
po’ di sincerità non ti rovinerebbe la
vita…” da quello che Zoro captò Sanji
disse quelle parole poi uscì dalla cucina con passo
strascicato.
“Se mi
giudichi solo perché due anni fa ti chiesi di restare con
gli altri allora non hai mai capito niente!”
Rufy…quanto era diverso? Ogni sua parola ora aveva un senso.
Sorrideva di meno, aveva un’aria più matura,
ragionava prima di aprir bocca e soprattutto…cercava di
nascondere loro questo suo lato nuovo per paura che non fosse
accettato.
“Lo
feci semplicemente perché io non ero in grado di proteggerti
da qualcosa che non conoscevo!...farti restare con loro era la sola
cosa che potevo e dovevo fare!”
“Volevi
proteggermi da tuo padre? Che gesto amoroso il tuo…immagino
che mi avrebbe ucciso per la gelosia…un figlio non presenta
mai un’amica al padre.. assolutamente!” disse
sarcastica lei.
“Avrei
dovuto portarti davanti all’uomo più ricercato del
mondo e presentarti come mia amica? Chi è
l’ingenuo ora? Non avrebbe mai creduto a un semplice rapporto
se fossi arrivato a tanto..!”
“Il
problema era ammettere che ero qualcosa di più che
un’amica per te?”
“Tu
dicevi chiaramente di non volerti impegnare!” la sua voce
usciva stanca. Diceva solo la verità, riportava le parole
che lei un tempo gli aveva detto, come poteva ora rinnegarle?
“Solo
perché tu eri troppo immaturo per farlo!”
“Sono
tornato.. cambiato come volevi tu e ora mi disprezzi più di
prima? Sono solo stupide scuse…non hai mai voluto me,
altrimenti non avresti scelto nemmeno lui!”
“IO TI
AMO PER QUELLO CHE SEI!” L’aveva urlato quasi per
farlo sentire a tutti.
“Ti
amavo…per quello che eri..” si corresse subito
dopo.
“Perché
non me l’hai mai detto allora?” Rufy si era
avvicinato a lei. Fece per toccarle il volto ma lei con un movimento
fluido della mano lo scacciò.
“A che
sarebbe servito? Saresti partito
comunque…l’avventura ti chiama
capitano…non sarei stata di certo io a porre fine al tuo
sogno…non l’avrei mai fatto!”
si era calmata,
ricordare non le era mai piaciuto,,,aveva troppe ombre nel suo passato.
“Che
dovrei fare ora Nami?” non pronunciava
più il suo nome come un tempo. Lo faceva con tristezza, con
rammarico. Un tempo lo urlava allegramente, la chiamava così
ad ogni minima occasione.
“Lasciami
andare…” disse semplicemente lei.
“Lasciaci andare…” concluse scoccando
un’occhiata ai due membri rimasti ad assistere.
“Lo
vogliono tutti?” chiese lui in ultima speranza.
Furono Brook e
Usopp a rispondere all’unisono:”NO!”
“Resta
qui con noi..!” disse con ovvietà il cecchino.
Non si
sentì altro per qualche mezzo minuto. Poi la porta si
aprì e Zoro si trovò affiancato dalla rossa.
“Hai
sentito…” non una domanda, più che
altro lo disse per rendersi conto di quello che lui avrebbe decifrato
da quel discorso.
Le avrebbe detto
che aveva capito che amava il suo migliore amico e non lui?
Invece lui disse
solo:
“Ami
lui più di me?”
SI…avrebbe
voluto dire, ma non ci riuscì.
“Io amo
te!” gli rispose parandosi davanti a lui e stringendogli il
volto fra le mani.
“E
sarò qui ad aspettarti ogni sera quando tornerai a
casa..” concluse dolcemente.
Una piccola bugia
può cambiare una vita?
Quelle tre
semplici paroline cambiarono la mia per sempre.
La mattina
seguente scoprimmo che il capitano era partito.. di nuovo…e
tempo dopo ricevemmo notizia che era diventato un nuovo membro della
ciurma del suo più vecchio amico Shank.
Scrive agli altri
di tanto in tanto e alla fine delle sue lettere trova sempre spazio per
: “salutate Nami per me”.
Non ho mai ferito
una persona come ferii lui e me stessa.
Vivo una vita
semplice e tranquilla, forse è meglio dire
viviamo…
Quella vecchia
casa in legno bianco dove avevamo trascorso quasi due anni della nostra
vita è diventata una locanda. Io e Zoro l’abbiamo
comprata del tutto dando le giuste parte agli altri.
Siamo in
società con Sanji e Robin e col loro ristorante che ormai ha
filiali anche su altre isole. Tuttavia proprio la sede centrale, la
nostra , rimane la più affollata perché non
c’è nessun sostituto chef in grado di eguagliare
l’originale.
Per quanto
riguarda gli altri i due inventori hanno un’ appartamento
proprio sopra il loro magazzino…nulla a che vedere con lo
scantinato dei primi tempi chiaramente.
Chopper vince un
premio dopo l’altro…Dio solo sa quante vite abbia
salvato. Per lui abbiamo sempre una stanza libera, anche se ormai dice
di essere cresciuto e di poter vivere da uomo (o renna) maturo e da
solo.
Giusto….Brook…me
ne scordavo…lui lavora per me. Non ha mai trovato un datore
di lavoro disposto ad assumerlo così decidemmo che un
musicista esperto era quello che serviva per scaldare
l’ambiente e per divertire i bambini, visto il suo aspetto.
Stiamo bene!
Guardandoli oggi, dopo tutto quello che abbiamo vissuto, direi che sono
felici.
Anche io in un
certo senso lo sono…non era quello che desideravo, la mia
cartina del mondo rimane incompleta nel ripiano
più alto del mio guardaroba. Tuttavia faccio soldi a palate
quindi posso ritenermi soddisfatta.
Ciò
che credo manchi a tutti è proprio il vivere giorno per
giorno, aspettando nemici e amici ogni volta si scendeva a terra e
soprattutto proprio il suono delle onde del mare che di notte si
abbattevano contro la Mery prima e la Sunny dopo.
Si può
essere completamente felici quando si sente la mancanza di questo?
Zoro
accennò una volta a mettere su famiglia con me…la
mia espressione spaventata gli fece capire che non ero pronta,
così non lo sentii più affrontare
l’argomento, almeno non in mia presenza.
Credo che non
sarò mai pronta per nessuno che non sia Lui.
Stupidamente ogni
notte rivolgo il mio ultimo sguardo al riflesso della luna
sull’Oceano ma non vedo mai nessuna nave. Mi basterebbe
semplicemente chiedergli scusa, raccontargli la verità e
rivedere il suo sorriso.
Ma è
nelle notti silenziose, quando non si sente il tram in lontananza,
quando c’è quella leggera foschia in fondo alla
via, quando non si sentono cicale né grilli e quando non si
vedono le farfalle notturne attorno ai lampioni…è
proprio in quelle notti che scendo scalza in giardino, poggio una tazza
di latte sul vecchio dondolo che non ho mai voluto spostare e resto a
guardare la casa dando la schiena al paese e al mare aspettando di
sentire il suo cappotto di nuovo sulle mie spalle.
“I
sogni devono fare i conti con l’età!”
dicevo un tempo…
“I
sogni non rendono conto a nulla e a nessuno!” dico
ora…perché sognare è l’unica
cosa che mi rimane.
Ecco
il mio finale no! Quello che non vorrei mai insomma, ma quello forse
più bello e doloroso che abbia mai immaginato.
Mi
è stato tremendamente difficile scriverlo…ci ho
messo un sacco proprio perché mi rattristava troppo.
Sono
personaggi diversi da quelli del manga originale, così come
lo è la loro storia finale e la loro vita
suppongo…perché credo nell’amore
ingenuo e strano che unisce il capitano e la navigatrice.
Spero
vivamente possiate apprezzare la mia storia perché
davvero una parte di me.
Ciao
a tutti..Meli_mao
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