Tessa non aveva paura del buio

di E_AsiuL
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EPILOGO
«Hai ragione, questa festa sta durando un po’ troppo», commentò Gabriel. «Io proporrei di squagliarcela, ci stai?»
Ana lo guardò perplessa, ma non lo degnò di una risposta. D’altronde, non lo faceva mai. Parlare con lei da un lato era fantastico, perché lo ascoltava sempre rapita, dall’altro era un po’ noioso, visto che era praticamente un monologo.
«Anastasia, tu sì che sai come ascoltarmi» la prese in giro, ricevendo in cambio un’altra occhiata confusa.
«Gabriel, che dici, mi ridai mia figlia?» tanto concentrato, Gabriel non si era reso conto che Alex lo aveva raggiunto e aveva teso le mani per riprendersi la bambina.
«Scordatelo. Ana preferisce lo zio Gabriel, vero?» ribatté lui, facendo il solletico ad Ana, che gorgogliò dandogli una sonora manata sul naso. «E poi, scusa, tu non stavi ballando con tua moglie, poco fa?» continuò, accennando con la testa a Tessa, seduta a un paio di tavoli di distanza. Alex avvampò.
«Alla sposa fanno male i piedi e ha richiesto che recuperassi Anastasia dalle grinfie dell’orribile zio Gabriel» lo prese in giro.
«E dire che per lei ho messo anche la cravatta» sospirò Gabriel, cedendo la bambina al padre e accompagnandolo al tavolo. «Ehi, doc. Ma quindi adesso firmerai i tuoi rapporti enciclopedici col cognome di questo idiota?» la prese in giro indicando Alex.
Tessa lo guardò divertita. «Firmerò i rapporti enciclopedici che tu leggerai attentamente sempre con il mio cognome, grazie», ribatté, riprendendosi la bambina dalle braccia di Alex e facendo attenzione a come usava la mano. Aveva ripreso funzionalità, ma in alcuni momenti continuava a darle problemi. Per fortuna, non era quella con cui operava.
Il trillo dei loro cellulari e di quello di Roxy, che si godeva il teatrino, li riportò a una realtà un po’ meno piacevole: Alex e Gabriel avevano associato quella particolare suoneria alla centrale. Quegli squilli in contemporanea significavano una sola cosa.
Roxy sospirò. «Ragazzi, abbiamo un cadavere».
 
Fine




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