Le
radici del male
Erano le quattro del
mattino quando Koharu si svegliò d'improvviso, al seguito
di forti
dolori alla pancia. Aveva già iniziato ad avvertirli prima,
nel
sonno, ma il suo cervello, perso nei propri meandri più
fantasiosi
aveva cercato di giustificarli presentandole scene in cui, ancora
adolescente e teppista, ne dava di santa ragione al nemico, non
sempre riuscendo a parare i colpi con cui egli cercava di
risponderle. Solo alla contrazione più forte aprì
gli occhi di
colpo, ritrovandosi adulta nel letto della propria camera con il
marito che le dormiva a fianco. Provò a rasserenarsi mentre
lo
guardava con affetto e tenerezza. Era un uomo molto bello: alto,
snello, pieno di capelli scuri. Era un tipo che faceva il suo
effetto, soprattutto quando era vestito in giacca e cravatta. Non era
una persona con una grande parlantina, come invece lo era lei,
però non era nemmeno uno troppo taciturno e questo lo
aiutava a
relazionarsi bene con le persone. La cosa che però amava di
più di
Fuyuki era il fatto di essere un uomo molto concreto. Nonostante da
giovane avesse avuto diverse storielle con compagne di classe o
ragazze del proprio gruppo di amici e nonostante il loro passato in
comune di teppisti, una volta cresciuto aveva messo la testa a posto,
si era dedicato agli studi economici ed era deciso a diventare un
importante uomo d'affari per garantire un buon tenore di vita alla
propria famiglia. Nonostante il suo obbiettivo lo portasse a
trascorrere molto tempo in ufficio, trovava sempre tempo per potersi
dedicare anche alla famiglia. Questo rendeva Fuyuki un uomo perfetto
sul quale sapeva che avrebbe sempre potuto contare: anche
quando presto sarebbe nato il secondo figlio, nonostante il suo
lavoro, lei sapeva che non sarebbe mai rimasta da sola a crescere Natsumi e il suo fratellino.
Fuyuki sarebbe sempre stato un padre presente per entrambi. Aveva dato
prova di riuscire a destreggiarsi bene tra il lavoro e la famiglia
già dalla nascita di Natsumi. Nonostante ciò,
essendo un uomo pieno
di energie, era stato felicissimo nell'apprendere che presto
avrebbero allargato la loro famiglia con un secondo bambino e una
delle prime cose che disse fu quella che le sarebbe stato vicino
come... Un'altra forte fitta non le permise di portare a termine i
suoi ragionamenti.
No, erano troppo forti e
troppo frequenti. Anche se il bambino sarebbe dovuto nascere due
settimane dopo, Koharu, inziò a temere che avesse fretta di
venire
al mondo. Si decise perciò a svegliare suo marito: -Fuyuki,
caro...-
scuotendo leggermente la sua spalla.
-Che c'è?- domandò
lui
con la voce di uno che era ancora totalmente perso nei suoi
sogni.
-Penso che sto entrando in
travaglio.
Quelle parole spazzarono
ogni immagine onirica dell'uomo che si alzò di colpo. -Sei
sicura??
-Ho delle fitte tremende
alla pancia.
-Sei in anticipo.
-Immagino che Akito sia un
tipo ribelle!
-Chi dice che sia per
forza Akito? Magari è Akiko!
-Ho promesso un fratellino
a Natsumi e mi sento che è maschio.
Lui sorrise, prima di
alzarsi dal letto, andare dall'altra parte e aiutare la moglie ad
alzarsi. Accese la luce: -Come ti senti, tesoro?
-Malissimo... Ma al tempo
stesso emozionata!- rispose lei con una smorfia di dolore
all'ulteriore contrazione, ma con la voce felice.
Fuyuki corse al telefono e
compose il numero di sua madre. -Mamma, sono tuo figlio, Fuyuki.
Presto, corri, temiamo che Koharu stia per partorire... Lo so che
è
in anticipo, ma non possiamo metterle un tappo per tre settimane...
E' inutile che reagisci così alla mia risposta, cosa vuoi
che ti
dica?? Dai presto, ti aspetto!
Per fortuna sua madre
viveva vicino a casa loro. Poichè era rimasta vedova da
qualche anno
e Fuyuki era l'unico figlio rimasto a vivere nella città di
origine,
la donna, alla morte prematura del marito, si era trasferita vicino a
lui. In realtà lei non voleva perchè non aveva
nemmeno ancora
compiuto sessant'anni e si sentiva ancora in forze, qualche acciacco
a parte. Era stato Fuyuki a insistere e a cercare appartamenti
finchè
non ne trovò uno che le piacque e la convinse. Averla vicino
lo
rendeva più tranquillo, se le fosse successo qualsiasi cosa
lui
avrebbe potuto raggiungerla in un attimo (cosa che invece non gli fu
possibile quando morì il padre il quale ebbe la sola
assistenza
della moglie), ma anche per Koharu era meglio poter avere la suocera
vicino. Lui purtroppo per il lavoro doveva stare via tutto il giorno,
per cui se la moglie avesse avuto bisogno di un aiuto con la figlia
avrebbe potuto contare sull'appoggio della suocera. I genitori di
Koharu vivevano infatti lontano e, per quanto le volessero bene, non
erano riusciti a creare un rapporto molto profondo con la figlia. Il
lavoro universitario per loro veniva prima di qualsiasi cosa e questo
fu uno dei motivi per i quali lei si trasferì nella
città di Fuyuki
senza farsi troppi problemi. Inoltre per fortuna la giovane
riuscì a
creare un buon rapporto con gli suoceri fin da subito.
Il tempo di questo breve
viaggio nella memoria e l'uomo entrò nella camera della
figlia.
Cercò di mantenere la calma per svegliarla abbastanza in
fretta, ma
senza spaventarla.
-Natsumi, piccola mia...
La bambina si girò verso
la parte da cui sentì provenire la voce e ancora con gli
occhi
chiusi disse mezza addormentata: -Papi...
-Piccola io e la mamma
andiamo in ospedale perchè sta per nascere il tuo
fratellino, ma tu
continua a dormire, verrà la nonna a dormire a casa con te.
La bambina a quelle parole
aprì gli occhi e disse con un largo sorriso: -Ariva il mio
fatellino??
-Sì, piccola mia!- le
disse Fuyuki con un dolce sorriso.
-Che belloooooo! Volio
salutae la mamma!!- esclamò recuperando in un attimo tutta
la sua
vivacità.
-Va bene, ma fai piano
quando le corri in braccio- terminò appena la frase quando
sentì
Koharu chiamarlo dalla loro camera. -Aspetta qui un attimo, la mamma
ha bisogno di me. Papà ti viene a prendere subito.
La bimba, da sempre
allegra e accondiscendente, annuì e si mise in attesa.
Fuyuki corse in camera
preoccupato: -Koharu...-
Lei alzò lo sguardo da
terra e lo guardò con aria spaventata. -Fuyuki...-
mormorò.
Anche suo marito guardò
in basso e vide che le si erano rotte le acque. Non era questo
però
a destare preoccupazione nei due genitori che avevano già
alle
spalle l'esperienza di un parto, ma il fatto che ci fosse sangue,
molto più sangue del dovuto. Lui la guardò
preoccupato, ma non
volle dare voce alla sua inquietudine: doveva dare sostegno alla
moglie, non trasmetterle altri pensieri negativi.
-Koharu, tesoro... -
deglutì -Sei ufficialmente entrata in travaglio-
accennò ad un
sorriso tentando di non dare peso al sangue per terra. -Va tutto
bene, non sempre si perde sangue nello stesso modo. Mia mamma
arriverà fra cinque minuti, abbiamo tempo per finire di
vestirci.
Cioè, tu finisci di vestirti, io inizio a cambiarmi ora. Poi
andiamo
in sala e ti porto Natsumi. E' così felice che stia per
nascere Aki,
però le ho promesso che avrebbe potuto salutarti prima di
partire.
-Ma qui...
-Non ti preoccupare,
pulirà mia mamma.- rispose lui facendole alzando il pollice all'insù.
Pochi minuti dopo i due
uscirono dalla camera e Fuyuki andò a prendere Natsumi. Da
quando
vide il sangue per terra il tempo iniziò a sembrare di
scorrere
troppo lentamente. Avrebbe voluto portare tempestivamente Koharu in
ospedale, ma non potevano lasciare Natsumi a casa da sola.
Perchè
sua mamma tardava tanto ad arrivare?? Guardò l'orologio.
Erano
passati sette minuti dalla chiamata, ci sarebbero voluti ancora tre
minuti, massimo cinque prima del benedetto arrivo di sua mamma.
-Eccoti papà!! - Esclamò la piccola felice di
vederlo e allungando
le braccia verso lui per essere presa in braccio. Lui la prese e la
portò dalla mamma. -Mamma, mamma, eccomi!!!- Le disse lei in
braccio
mentre si avvicinavano alla donna.
-Ciao, amore della mamma!-
le disse lei con la voce provata mentre le fece una carezza sulla
testa.
-Volevo salutati!!
-Sono qui, amore mio!
Koharu si avvicinò a lei
e stringendo Fuyuki in un abbraccio appoggiò le labbra sulla
testa
della bambina. Quando si allontanò Fuyuki vide alcune
lacrime sul
suo volto.
-Pecchè piangi?- le
chiese Natsumi senza capire.
-E' un pianto di gioia.
-Alloa devi idee.
-A volte, quando si è
molto emozionati, si può piangere anche per la
felicità, Natsumi.
-Ti volio tanto bene,
mamma. E anche a te papà!!
-Grazie, anche io vi amo.-
rispose la mamma, facendo una carezza sulla guancia di Fuyuki.
-Volio già molto bene
anche ad Aki!!- i due genitori sorrisero. Molti bambini erano gelosi
quando venivano a sapere che non sarebbero più stati figli
unici,
invece Natsumi si mostrò felice fin dal primo momento in cui
venne a
sapere che la mamma e il papà aspettavano un altro figlio.
-Guadda mamma!- esclamò
poi, aprendo la sua mano sinistra chiusa a pugno. - Quetto è
pe
Aki!- esclamò rivelando un fiore colorato spiegazzato dalla
presa
troppo stretta della sua manina.
-Che carina, lo devo dare
a lui?
-O a lei. Tu quando ci
pali dici che è il tuo fioe e io ho coloato e itaiato quetto
fioe
dal libo da coloae!!*
Koharu pianse più
copiosamente. -Grazie amore- disse poi tra le lacrime.
In quel momento il
citofono suonò: -Finalmente!- esclamò Fuyuki
allontanandosi.
Koharu guardò il fiore
nella sua mano e pianse ancora una volta, prima di asciugarsi la
lacrime nella manica del maglione. Non voleva farsi vedere in quello
stato da sua suocera.
Raggiunta la porta Fuyuki
fece scendere la bambina che salutò affettuosamente la nonna
prima
di correre di nuovo dalla mamma. L'uomo spiegò tutto
velocemente
alla madre che sentendo che Koharu aveva perso molto sangue si
portò
una mano alla bocca. Quando lui finì di parlare lei gli
disse a
bassa voce: -Potrebbe essere una cosa molto grave... Devi portarla
immediatamente in ospedale.
L'uomo annuì e
andò
verso la moglie. -Dobbiamo andare...- le sussurrò mentre lei
strinse
gli occhi dal dolore.
Il tempo di arrivare in
ospedale e i pantaloni di Koharu si erano macchiati di sangue. Le
ostetriche che le andarono incontro capirono subito che qualcosa non
andava, motivo per il quale chiamarono un medico.
Dopo alcuni accertamenti i
due genitori furono informati che durante il travaglio si era rotto
l'utero per cui si sarebbe dovuto procedere tempestivamente con il
parto cesareo. Dopodichè Koharu fu portata in sala
operatoria,
Fuyuki l'accompagnò per un tratto lungo il corridoio che
portava
alle sale operatorie.
-Ti amo- gli disse lei.
-Ti amo anche io- rispose
lui con gli occhi lucidi.
-Questo devi darlo ad
Aki.- gli disse porgendogli il fiore che le aveva dato Natsumi.
-Facciamo che glielo dai
tu?
-Tu lo vedrai per primo.
Devi darglielo tu.
-Signore lei deve restare
fuori- lo informò un infermiere mentre apriva una porta.
-Aspetti solo un momento!-
li bloccò lui. Prese il fiore per Aki e, anche se non era
mai stato
un tipo da dichiarazioni e smancerie in pubblico, baciò la
moglie.
-Signori dobbiamo andare!-
li avvisarono impazienti gli infermieri dopo aver atteso qualche
secondo. Lui guardò la barella nella quale era coricata sua
moglie
finchè le porte del corridoio si chiusero. A quel punto si
lasciò
cadere su una sedia lì vicino. Finalmente solo
guardò il fiore che
Natsumi aveva dato alla mamma e si lasciò ad un pianto
silenzioso.
Koharu da quando aveva visto Natsumi in braccio a lui
avvertì un
brutto presentimento, ma lui, nel tentativo di trasmetterle
serenità
non l'aveva capito. L'aveva capito solo due minuti prima, quando lei
gli diede quel fiore. Le sue parole dicevano che lui avrebbe visto la
loro creatura prima di lei, ma c'era un messaggio nascosto nel suo
tono, nei suoi occhi e nel suo gesto. Era convinta che con una buona
probabilità soltanto lui avrebbe visto Aki.
Anche se Koharu era sempre
stata una persona ottimista che raramente si faceva prendere dallo
sconforto, non voleva credere a quel messaggio nascosto che gli aveva
affidato. Anche lei era umana e poteva essersi sbagliata. Sicuramente
si era sbagliata e si era preoccupata, giustamente vista la sentenza
del ginecologo, ma si era convinta di un'ipotesi sbagliata. Loro
sarebbero tornati di nuovo a casa in tre, come la volta prima, per
arricchire la loro famiglia.
Trattenne a stento un
singhiozzo. -Devi farcela, Koharu. Che cosa faccio io senza te??-
sussurrò preso dal terrore di una simile prospettiva. Lei
era il suo
mondo, da quando la vide per lui fu un colpo di fulmine e
capì che
se fosse riuscito a mettersi con lei avrebbe lasciato perdere la
strada del teppismo, avrebbe seguito la retta via e le avrebbe
garantito una vita sicura e piena di gioia.
In realtà, anche dopo
essersi messi insieme per qualche anno continuarono a fare i teppisti
entrambi, ma poi quando lei compì diciotto anni capirono che
erano
troppo grandi per continuare quella vita e che entrambi (soprattutto
lui che aveva venticinque anni) avevano voglia di maturare e far
crescere il loro rapporto. Per questo Fuyuki si era rimboccato le
maniche, aveva iniziato a studiare sodo per laurearsi in tempi
record, recuperando così gli anni persi e compiuti i
trent'anni le
chiese di sposarlo. I genitori di lui comprarono per loro una bella
casa grande, adatta per poter ospitare loro due ed eventualmente
altri tre figli (o due figli e una camera per gli ospiti). Dopo un
anno lei rimase incinta, lui iniziò a guadagnare bene e per
questo
qualche anno dopo decisero di avere un altro figlio e ora... No, non
ci voleva pensare minimamente. Koharu si era preoccupata per nulla,
presto avrebbero potuto abbracciare insieme Aki e sarebbero tornati
tutti e tre a casa da Natsumi.
Koharu, in sala
operatoria, a metà dell'intervento, fu informata che il
parto si
stava rivelando particolarmente difficile. A venti minuti dall'inizio
sentì le forze venirle sempre meno, dopo mezz'ora le voci
dei medici
e infermieri iniziarono ad arrivarle come da lontano e ovattate. I
medici la informarono che si trovarono di fronte ad un'altra
complicanza: il cordone ombelicale si era attorcigliato intorno al
collo del bambino. Un medico le spiegò la situazione
concludendo:
-Signora, è una situazione molto grave. Se cerchiamo di far
nascere
il bambino sano e salvo ci metteremo molto più tempo del
previsto,
ma Lei rischia di perdere troppo sangue. Altrimenti dobbiamo cercare
di tirarlo fuori il prima possibile, rischiando però di
soffocarlo.
Capisce quello che sto dicendo? Far nascere suo figlio potrebbe
essere fatale per Lei o per lui...
La vista di Koharu era
annebbiata e si dovette impegnare molto per capire le parole del
dottore che le parlava in una lingua incomprensibile: le sembrava che
il dottore le stesse suggerendo di salvarsi la vita estirpando quelle
che per lui erano le radici del male. Forse era solo la sua mente
annebbiata, ma qualunque fosse il significato delle parole del
dottore non avrebbe mai permesso che qualcuno facesse di tutto per
salvare lei a discapito della vita di suo figlio. Così
raccolse
tutte le sue forze e con la voce debole, dovuta alla mancanza di
energie, disse: -Voi dovete far nascere mio figlio.- Nella sua voce
non c'era alcuna incertezza.
Aveva iniziato ad amare
quel bambino dal primo momento in cui scoprì di aspettarlo,
l'aveva
amato per nove mesi, accarezzandolo attraverso la sua pancia,
cercando di fornirgli il cibo migliore mangiando anche cose che
abitualmente avrebbe rifiutato perchè proprio non le
piacevano;
aveva scherzato con lui quando le tirava i calci da dentro,
alternando l'appellativo di “piccolo fiore” a
“cintura nera”;
aveva già iniziato a leggere le favole a Natsumi e a lui.
Non
avrebbe mai e poi mai anteposto la propria vita a quella del suo
bambino. Le sembrò fin senza senso che il medico le stesse
facendo
una simile domanda. Lui doveva vivere, a lei sarebbe bastato quello
per sentirsi finalmente serena.
Un quarto d'ora dopo le
voci e le immagini si fecero più confuse. Le
sembrò però di capire
un veloce scambio di battute fra un'infermiera e il dottore:
-Dottore, il battito del cuore si sta facendo più debole.
-Mettetele l'ossigeno,
siamo quasi alla fine!
Koharu sorrise debolmente.
L'importante era che il suo Akito fosse salvo.
Chiuse gli occhi mentre
un'infermiera le diceva di restare sveglia e le mise la mascherina
per l'ossigeno sulla bocca. Una lacrima le segnò la guancia.
Anche
se sapeva che ormai per lei non c'era niente da fare, raccolse tutte
le sue forze per restare lucida. Aveva un messaggio da consegnare al
suo bambino prima di arrendersi al fato.
“Akito
sappi che la mamma ti vuole tanto bene. Questa è una lettera
scritta
non ad inchiostro, ma con il cuore. Ed io spero che tu la possa
conservare per leggerla ogni volta che cadrai nello sconforto e
sentirai la mancanza di una madre. La vita senza di lei
potrà
sembrarti difficile, Akito, ma sappi che io ci sarò sempre
per te.
Ti sarò sempre vicina, anche se tu forse non lo saprai. Tu
non mi
vedrai o sentirai, ma io sarò presente in ogni momento della
tua
vita. Io ti cullerò, ti terrò la mano quando
farai i primi passi,
ti porterò a scuola il primo giorno. Sono sempre con te e ti
canterò
la ninna nanna, esulterò il giorno del diploma e ti
consiglierò
ogni volta che me lo chiederai. Ho amato tanto te e tua sorella, che
siete i miei polmoni. Senza di essi il cuore batte per che cosa? Il
cuore può essere sostituito o aiutato, ma i polmoni no. Io
non ho
ragion d'esistere senza voi due. Vostro padre è il cuore, il
motore
della vita. Lui vive in voi, frutto della nostra unione."
Poco
dopo la donna perse i sensi e si spense nel giro di qualche minuto
nel suono del primo pianto del suo bambino. **
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* -O a lei. Tu quando ci
pali dici che è il tuo fioe e io ho coloato e itaiato quetto
fioe
dal libo da coloae!! = -O a lei.
Tu quando ci
parli dici che è il tuo fiore e io ho colorato e ritagliato
questo fiore
dal libro da colorare!!
** L'intera frase è stata ripresa da un'altra mia fanfiction
("Lacrime di pioggia"),
non è uno spam, ma ho pensato fosse giusto precisarlo dal
momento che l'ho ripresa pari pari dall'altro mio racconto (di ben
undici anni fa!!).
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