Non
riuscivo più a
pensare alla vittima. Non pensavo alla casalinga, madre di famiglia a
cui avevano sfondato il cranio con una vanga dopo averla stuprata e
torturata per ore.
Ora davanti a me, sul lettino in acciaio, vedevo solo uno scheletro. Un
lavoro. Il mio
lavoro.
Ora, mentre rimettevo insieme i pezzi di un cranio per ricostruirne la
struttura, non vedevo un volto; non pensavo al dolore che sicuramente
nascondevano quei lineamenti. Il dolore e la disperazione che quella
donna doveva aver provato.
Non lo facevo più ormai. Non potevo.
Non potevo, perchè se lo avessi fatto, se avessi ricominciato
a farlo, di certo mi sarei fiondata in quel preciso istante fuori da
quel laboratorio, lasciando tutto alle spalle. E avrei pianto; avrei
cominciato a piangere tanto da morirne.
Quando ebbi finito, appoggiai il barattolo di collante nella vaschetta
alla mia sinistra, per poi togliere la mascherina e gli occhiali
protettivi.
< Angela? >
Dalla stanza adiacente sentii dei passi affrettati farsi sempre
più vicini, finchè da dietro la porta apparve il
viso
acqua e sapone della mia assistente.
< Mi hai chiamato, Bella? >
< Si, Angela. Ascolta, ho appena finito di ricomporre i
frammenti
del cranio della vittima... - controllai il numero sulla targhetta
legata all'alluce destro -...265. >
Angela diede una rapida occhiata ai fascicoli che teneva in mano.
< Wendy Peterson. > Non era una domanda. Semplice
conferma.
< Si, la signora Peterson. Per favore aggiorna la cartella...
> Feci
una pausa, per dare il tempo ad Angela di estrarre la penna dal
taschino del suo camice e appuntare quello che avrebbe dovuto scrivere,
poi proseguii.
< I frammenti dell'osso occipitale sono stati ricomposti.
Al momento dell'analisi è stata individuata
la
presenza di due profondi fori situati nell'osso sfenoide, procurati
alla vittima posteriormente al decesso da un corpo contundente.
Rilevate inoltre la mancanza di un segmento osseo in corrispondenza
della fossa mandibolare e una profonda lesione dell'arcata
sopraccigliare destra.
La causa del decesso è da attribuirsi alle ferite presenti
nell'osso frontale e in quello parietale. > Mentre elencavo ad
Angela gli elementi da aggiungere al referto, controllavo di non
dimenticare nulla, osservando i resti dello scheletro.
< E' tutto? > Angela alzò lo sguardo ad
incontrare il mio, in attesa di una conferma.
< Si, è tutto. > Con un gesto secco mi sfilai
i guanti in
lattice e il camice protettivo. < Senti, il collante dovrebbe
asciugarsi nel giro di qualche minuto. Però mi faresti un
favore
se controllassi prima di riporlo nella cella. Domani passerà
il
coroner. >
< Non preoccuparti, ci penso io! > Le
sorrisi riconoscente per poi gettare un occhio all'orologio sulla
parete. Le 21.28. L'orario "d'ufficio" era stato ampiamente superato,
come ormai accadeva da molto tempo. Troppo.
< Bella, vai a casa. Riposati, sembri molto stanca. Chiudo io.
>
< Grazie, Angela. Ne ho proprio bisogno. >
Afferrai la mia borsa e il giubbotto di pelle dalla sedia, salutai la
mia assistente con un bacio sulla guancia e finalmente uscii da quel
laboratorio.
Non appena mostrai il mio badge di riconoscimento al custode, questo mi
fermò con un sorriso.
< Anche stasera si è trattenuta oltre l'orario, Miss
Swan
> Caro, vecchio Al. Il custode più gentile e
simpatico del
mondo, un omone corpulento e baffuto.
< Già! Purtroppo è un lavoro duro, ma
qualcuno deve
pur farlo! > Rise, allegro di fronte alla mia smorfia di
disappunto.
< Ora vada a riposarsi, dottoressa! Domani si ricomincia da
capo! >
< Oh, non ricordarmelo, ti prego! > Con un ultimo sorriso
e un
augurio di buonanotte lasciai Al e, uscita dall'edificio, raggiunsi la
mia auto.
Nel tragitto verso casa mi trovai a pensare alla giornata successiva.
Finalmente quel giorno, consegnato il referto al dipartimento di
criminologia, non avremmo più avuto motivo di "trattenere" i
resti di quella povera donna e la sua famigilia avrebbe avuto modo di
darle una degna sepoltura.
Cercai di rilassarmi un po' facendo partire il lettore cd e la dolce
melodia che ne uscì riempì l'abitacolo.
Lo squillo del cellulare ruppe l'idillio dopo pochi minuti.
Angela.
< Non è un buon segno... > Afferrai il
cellulare con la
piccola, vana speranza che si trattasse di un improvvisato
invito
per una birra.
< Angie, dimmi >
< Tesoro...scusa... > Il tono di reale dispiacere mi fece
ridacchiare.
< Non preoccuparti! Spara, che succede? > La sentii
rilasciare un piccolo sospiro prima che tornasse a parlare.
< Ha chiamato il detective Newton... > Decisamente non
era un buon segno.
< Che voleva il caro
Mike? > Questa volta fu lei a ridere del mio tono vagamente
sarcastico.
< Hanno bisogno della tua consulenza. Hanno rinvenuto i resti di
un cadavere vicino al lago Sutherland. >
Il lago Sutherland?
< Angie, lì non ci passa la 101? Se non sbaglio
è la strada che faccio quando vado a trovare Charlie >
< Si, è quella. Senti, Mike ha detto che si tratta di
una cosa urgente e... >
< Si, si, ho capito. Credo che anche per stasera di riposare non
se
ne parli.. > Sbuffai, facendo manovra per fare inversione.
< Mi dispiace, tesoro. Quando hai finito fammi sapere,
così sto tranquilla. >
< D'accordo. Considerato che farò piuttosto tardi,
rimarrò a dormire a casa di mio padre. Ti saprò
dire a
che ora torno domani in base all'entità del caso.
Buonanotte,
Angie. >
< Notte, Bella! >
Chiusi la conversazione, buttando il cellulare sul sedile del
passeggero.
Ecco il motivo per cui non mi ero mai comprata un cane, un gatto o un
qualsiasi altro animale domestico non autosufficente: non sapevo mai
quando e se sarei arrivata a casa la sera.
Al mio stile di vita forse si sarebbe adattata, non so, una tigre del
Bengala. O un ghepardo. Il cibo se lo sarebbe procurato da
sè e
non avrebbe rischiato di morire di inedia.
Io un giorno Mike Newton lo avrei strangolato e avrei occultato il suo
cadavere. Se anche lo avessero ritrovato dopo anni, avrei esaminato io
lo scheletro e avrei liquidato il tutto come "causa del
decesso:
cause naturali".
Premetti ancora sull'acceleratore in modo da mettere fine a quella
serata assurda il prima possibile.
Destinazione finale: Forks.
Grazie alla mia guida, degna dei migliori piloti di un qualsiasi
circuito di Formula 1, il tragitto Port Angeles - Luogo del
ritrovamento non fu eccessivamente lungo.
Parcheggiai accanto ad un' auto della polizia e scesi, mentre
i lampeggianti blu e rossi illuminavano la zona circostante.
Aprii il baule per poi tirarne fuori la mia valigetta da lavoro. Mi
sedetti sul bordo e indossai i fidati stivali di gomma.
< Bella, eccoti! >
Alzai lo sguardo in tempo per vedere il detective Newton dirigersi
nella mia direzione, accennando ad una piccola corsetta.
Dio, ti prego, fa che questa serata finisca presto.
< Ciao Bella! > Mi alzai, sorridendo a Mike, sforzandomi
di risultare cordiale e non tremendamente irritata.
< Mike.. > Cominciai a dirigermi verso il punto dove era
riunito
un gruppetto di poliziotti che tentava di allontanare tre persone in
tenuta da jogging. Sicuramente dei curiosi.
"Se sapeste di cosa si tratta sono certa che la curiosità vi
passerebbe in fretta". Scacciai il pensiero dalla mia testa, sentendo
la presenza di Mike accanto a me.
< Allora, come vanno le cose a Port Angeles? > Mi rivolse
un
sorrisino che non seppi decifrare. Tuttavia da tempo ormai non mi
interessava cercare
di capire i comportamenti di Mike Newton. Più
precisamente da quando sei mesi prima mi aveva rivolto quella proposta
indecente - o meglio, pornografica - convinto si trattasse di un gesto
estremamente romantico.
< Tutto bene. Spero sia lo stesso per te a Forks. > E con
quello
speravo capisse che consideravo chiuso il nostro formale scambio di
convenevoli, perciò affrettai il passo.
< Per favore, fate spazio. Fate spazio alla dottoressa Swan!
SPAZIO!! E' ARRIVATA L'ANTROPOLOGA FORENSE!! >
Mi portai una mano a proteggere il timpano sinistro, girandomi a
guardare Mike.
< Non era necessario nè urlare, nè
presentarmi come se
stessi leggendo il mio biglietto da visita, Mike. Rilassati. >
< Oh... Oh, certo! Sai, com'è...sono appena stato
promosso...è il mio primo vero caso in qualità di
detective.. > Parlava, guardandosi le scarpe e stropicciandosi
la
punta della cravatta a pois.
< Tranquillo. Allora, questo cadavere? > Rimase a
fissarmi negli
occhi con aria da pesce lesso - Dio solo sa cosa stesse immaginando in
quella sua testaccia da porco - finchè non alzai un
sopracciglio
e con un gesto della mano gli suggerii di farmi strada.
< Oh! Vieni con me, te lo mostro. >
Mi portò nei pressi di quello che sembrava un casolare
abbandonato e si fermò accanto ad una recinzione di ferro,
abbattuta in più punti.
Ai piedi di questa c'era un poliziotto con la divisa della squadra
ritrovamenti che mi salutò, mentre accarezzava la testa di
un
cane lupo.
Accanto a lui il terreno era parzialmente smosso.
< Stavamo indagando sulla sparizione di un uomo. In base alle
informazioni in nostro possesso sospettiamo che la vittima potrebbe
essere proprio lui. Ora ci serve ovviamente la tua conferma. >
Annuii, senza però voltarmi a guardare Mike.
Appoggiai la valigetta a terra per poi piegarmi sulle ginocchia e
guardai all'interno della buca scoperta dal cane. Un odore nauseabondo
mi investì, stordendomi.
Dalla valigetta estrassi i guanti in lattice e li indossai.
Quello che mi si presentò davanti fu in grado di farmi
rabbrividire, nonostante fossi abituata a visioni di quel genere.
Il corpo era parzialmente ricoperto da terriccio e foglie secche. I
vestiti, o almeno quel che ne rimaneva, erano ricoperti di sangue
raggrumato. Non semplicemente macchiati. Ricoperti, dalla
testa ai piedi.
La bocca di quel poveretto era spalancata, così come gli
occhi,
mentre le mani sembravano piegate a formare degli artigli.
Controllai se avesse una qualche ferita sul corpo, magari sotto i
vestiti, che potesse giustificare tutto quel sangue, ma non ne trovai.
Che il sangue non fosse il suo? C'era forse un'altra vittima? Non
poteva essere dell'assassino, non sarebbe sopravvissuto con una perdita
di quelle proporzioni e in quel caso avremmo dovuto trovare un altro
corpo non lontano da lì.
La posizione delle gambe era oltremodo innaturale e mi fece pensare che
senza ombra di dubbio erano state spezzate.
< Mike, perchè hai chiamato me? > Mi rimisi in
posizione eretta, guardandolo interrogativa.
< Cosa intendi? > Sembrava confuso, così
decisi di fargli notare un dettaglio a mio parere ovvio.
< Guardalo, Mike. Quest'uomo è ancora...come
dire...in carne! >
Il processo di decomposizione era chiaramente iniziato da poco. Non
capivo davvero perchè avessero contattato me invece di un
medico
legale.
< Io mi occupo di antropologia forense, Mike. Scheletri, non
corpi
con ancora carne e organi all'interno. Da quello che vedo posso solo
dirti che probabilmente la causa della morte è da
attribuirsi a...dissanguamento. Ma dovresti rivolgerti al medico
legale. >
Feci per tornare alla macchina, ma mi fermò.
< Lo so che non è propriamente il tuo campo, ma il
tuo capo e
il mio concordavano sul fatto che questo fosse un lavoro per te, Bella.
In più tu hai un master in medicina legale e dalla tua hai
l'esperienza nonostante la giovane età, perciò
sei in
grado di affrontare questa situazione. >
Maledetto il mio capo, Stan. Ma soprattutto maledetto il capo di Mike.
Mio padre.
< Mike, ascolta. Davvero, credo che dovresti... > Non mi
fece terminare.
< Questo non è un caso come gli altri! Guarda meglio
e ti accorgerai del perchè... Non è il primo,
Bella. Il modus operandi è lo stesso di altri tre casi
finora. O almeno questo è il numero stimato; non sappiamo se
ce ne siano altri. Questo...questo assassino non è un
esibizionista. Non è di quelli che desiderano farsi notare,
non è in cerca di notorietà, perciò
non fa nulla per farci trovare i corpi. Ma allo stesso
tempo non tenta nemmeno di nasconderli. E'...è totalmente
differente da qualsiasi altra tipologia conosciuta! Gli archivi non
mostrano nessuna analogia!! Siamo in alto mare, Bella. In alto mare!
> Quello sguardo serio e il nervosismo che trapelava dalla voce
non si addicevano alla faccia da schiaffi di Mike Newton.
Probabilmente fu quello
che mi convinse a dare un'ultima occhiata.
Mi
piegai per avvicinarmi di più al cadavere. Avevo intravisto
qualcosa.
< Ma che diavolo... >
Se la mia teoria era corretta e quindi quel poveretto era morto
dissanguato...no, non era possibile.
Troppo
piccoli per essere la causa della morte...non poteva essere...
Due fori. Piccoli e abbastanza ravvicinati.
Sul collo, all'altezza della vena giugulare.
Sicuramente
fu quello che vidi che mi convinse a prendere parte a quel caso.
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