Depressione maggiore, cronache di un malato

di Velidart
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La depressione ha i suoi lati positivi, sembra incredibile ma è così. L'argomento amicizia è uno di questi: la malattia ti permette di capire quali siano le persone che ci tengono veramente a te e quali invece sono semplicemente figure che compaiono e scompaiono nell'arco della tua vita e di cui non si ha bisogno. 

Permettetemi di dire che l'amicizia, quella vera, è uno degli elementi fondamentali della vita, perché gli amici ti salvano la vita: provato sulla mia pelle. 

Se inizialmente parlare della mia malattia era fonte di vergogna, oggi posso dire con un certo orgoglio che lo faccio piuttosto liberamente: è anche un modo per rendermi conto della sensibilità di chi mi sta di fronte. Non prendetelo come un modo per essere compatiti, non è questa la mia intenzione, ma avvertire l'altra persona che si hanno delle problematiche importanti è assolutamente fondamentale per il benessere personale e altrui, per la costruzione di un rapporto sano e duraturo. 

Lo è perché un depresso non ha bisogno di persone di "comodo" o di elementi con cui passare il tempo per una bevuta e via; il depresso ha bisogno di persone che comprendano la sua situazione e che accettino i suoi ritmi. Allo stesso modo, una persona che ha già tante problematiche probabilmente non ha bisogno di circondarsi di una persona "negativa". Non crediate perciò che non capisca coloro che non vogliono legarsi a qualcuno come me: di loro non penso che siano meschine, menefreghiste o altro; ma credo che semplicemente siano persone con cui io non debba sprecare il mio tempo e viceversa. Sapete, anche io in passato ho rifiutato di coltivare amicizie con persone parecchio problematiche, e credo che sia una cosa che capita a tanti: siamo talmente carichi di malesseri che sobbarcarci anche di quelli altri non facciano che peggiorare la situazione; perciò comprendo perfettamente questo atteggiamento, ve lo assicuro.

Ciò che non tollero invece sono quelle persone che pensano di trovarsi davanti un pazzo, un possibile maniaco omicida schizzoide. Questo è l'aspetto che più mi ha ferito, e che mi ha fatto selezionare bene le persone che mi volevano davvero bene. 

Si, purtroppo mi è capitato: amicizie che credevo avessero un valore si sono spente improvvisamente proprio per questo motivo; ma in fondo a un anno e passa di distanza mi dico che va bene così. Sono frutto della disinformazione, di una società vecchia basata su antichi principi genitoriali, al rifiuto che una malattia possa essere mentale anziché solo fisica; vecchi preconcetti legati ai manicomi e via dicendo. 

Ma le amicizie vere, io le ho ritrovate anche in altri contesti: amici non sono solo quelli che ti ascoltano e che ci sono sempre per te; ma anche coloro che capiscono i tuoi ritmi senza rompere le scatole. 

Sono coloro che hanno la discrezione di non chiederti perché non esci una sera, di rinfacciarti che non sei rimasto fino a una certa ora o che non hai voglia di fare una determinata attività. Sono quelli che non sbuffano se te ne vai all'improvviso, se rinunci all'ultimo per una crisi o se ti rifiuti di bere perché prendi farmaci, se non rispondi ai messaggi e magari addirittura fai passare qualche giorno. Sono piccole cose, piccole accortezze che però ti fanno capire che le persone ti accettano così come sei, perché ti vogliono bene, non soltanto perché gli fa comodo avere una persona in più per fare gruppo.

E per mia grande fortuna, contro ogni aspettativa, di individui così ne ho trovati tanti, più di quelli che pensavo. E sono riuscito a rivalutare anche delle persone per cui ero convinto di non essere abbastanza importante. Questo è di estremo conforto.

Una certezza me la sono fatta: so che ci sono alcune persone che, nel momento del bisogno, ci saranno. Anche se non le sento spesso, anche se le vedo poco.

Ricordate: gli amici vi salvano la vita.





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