C’era una volta un ragazzo.
Cioè, forse di ragazzi ce ne sono stati un bel po’ nella città di Shefford, ma quel ragazzo si sentiva speciale. Non che questo fosse una novità -quale dodicenne non si sente speciale, dopotutto?- ma lui adorava essere diverso.
Il primo motivo, era che la gente in fondo vive per parlare male degli altri. Da quando era arrivato nella “Casa del Ragazzo di San Francesco” parlavano tutti alle sue spalle, sia i preti che gli altri ragazzi. Quando era nei paraggi smettevano subito, ma lui lo sapeva che dicevano cose sul suo conto. Lo guardavano sempre, anche quando mangiava il porridge a mensa o pestava a morte i formicai.
E in fondo a lui piaceva che lo guardassero. Se lo guardavano tutti, magari anche dei nuovi genitori lo avrebbero guardato, come quelli che avevano guardato Tom, Grace e Gideon, e li avevano portati nelle loro case col giardino e magari anche un cane.
Il secondo motivo … beh, la gente pagava per vedere qualcosa di speciale. La sua fama un po’ sinistra e qualche trucco di prestigio imparato dal barbone che veniva a mendicare nella cappella, non gli serviva molto altro. I più grandi scommettevano il pane e persino la tavoletta di cioccolata della domenica che non sarebbe riuscito ad indovinare quali carte avessero pescato, ma lui le azzeccava sempre. Aveva pure vinto un bicchiere di whiskey ad Alfred, il più grande della Casa che nessuno aveva mai voluto.
Il terzo motivo, quello più importante, era che se non fosse stato speciale non avrebbe mai conosciuto Sammy. |