“C’è
un ristorantino sulla spiaggia, è piccolo e ci va
poca gente…ti va di venirci con me?”
“Stasera?
Tu ed io?”
Lei
sorride al nulla mentre ascolta le sue parole fluire dalla cornetta e
imprigionarsi nell’orecchio, accarezzandole con dita invisibili. Le sta
chiedendo di uscire…“Perché no…”
“Va
bene, allora”
Lei
si sente fluttuare a tre metri dal pavimento, perché lui è il suo amore
segreto. Un amore mai rivelato, mai vissuto e per questo ancora più bello e
dolce, un amore che vive solo sulle corde del suo cuore, alimentandosi di sorrisi
sfuggenti e gentilezze ricambiate con troppa disponibilità da parte sua.
Il
ristorante ai piedi della spiaggia è davvero piccolo, appena 6 tavolini sulla
terrazza costruita sul mare. Lei guarda giù e le sembra di potersi tuffare nel
mare rosso da un momento all’altro.
“Ti
piace?”
“Si,
è bellissimo”
Lui
si avvicina appoggiandosi contro di lei e contro la balaustra che odora di
salsedine ed è ancora calda. Il tramonto sta incendiando il cielo e il mare e
lui li contempla, percependo il corpo di lei che freme
per la pressione del suo braccio contro la propria spalla.
“Hai
freddo?”
Devi essere premuroso con lei, perché
si sta agitando. La vedi?
Sta
tormentando quella ciocca che non sta mai a posto arrotolandola attorno alle
dita con gesti nervosi e ripetitivi. “Ti va di fare una passeggiata dopo?”
Lei
si volta, le guance vagamente rosse…o forse è il tramonto che le dipinge ai
tuoi occhi, forse non sta arrossendo per te.
“In
spiaggia?”
“Perché no.”
Lei
ti guarda con il sorriso negli occhi e annuisce un po’ imbarazzata.
La
guardi e vorresti dirle che non c’è niente da temere.
Conosci a menadito il forte ascendente che eserciti su quella ragazza. Ti piace, è perfetta…
Si, è
perfetta per quello che devi fare.
Hai
un nodo allo stomaco che non ti abbandona per tutta la serata. Non hai mangiato
quasi nulla perché ti sei incantato a guardare i suoi gesti aggraziati, i
sorrisi timidi che scintillavano dalle sue labbra che sono perfette, perfette
per quello che devi fare, le occhiate improvvise che ti lanciava e che celava
subito, quando incontrava i tuoi occhi.
“Andiamo
fino al molo a piedi? La strada non è molta”
Lei
ti guarda ancora un po’ nervosa. Più nervosa di te. Sorridile,
prendile la mano e stringila.
“Hai
paura di me?”
Bravo,
un tono così va bene. Dolce e innamorato. Fai la parte
dell’innamorato timoroso.
“No…dovrei?”
“Non
penso proprio”
Lei
sorride a quella battuta spiritosa seguita da una breve risatina con cui hai
mascherato alla perfezione l’inquietudine che senti crescere come un rombo
lontano, un eco profondo che risuona ininterrotto e sempre più grave.
Tamburi.
Si...tamburi che percuotono il petto e le costole.
Ti
succede sempre.
Ogni
volta.
Ti
nutri di quello quando sei solo, te ne nutri come un disperato, cercando di
ricordare com’è stato. Pensi sempre di appuntarti le sensazioni quando stai per
farlo o quando l’hai appena fatto.
Ti
ci crogioli dentro e quando la sensazione svanisce, sempre troppo in fretta, hai bisogno di farlo di nuovo e di nuovo…e di
nuovo.
Lei
si rilassa e stringe la mano che hai intrappolato nella tua. È fresca, ti piace
giocare con le sue unghie un po’ lunghe
che grattano con delicatezza la tua pelle.
Grattano,
grattano…come quello dentro di te...quello
che ti sussurra all’orecchio le cose, quando sei nel letto, la notte. Quello che hai sentito dietro di te, una sera ti tanti anni fa.
Quello che ti ha seguito fino a casa e che dorme dietro la
spalliera del tetto e sussurra, ti dice quello che devi fare.
E tu devi farlo perché quando lo fai, lui smette di sussurrare.
Torna sotto il letto o dentro l’armadio che non vuoi mai aprire perché hai
paura di lui.
Quando lo fai, lui è contento.
Per
un po’.
La
sabbia cede facilmente, lei si è tolta le scarpe per non affondare con i tacchi
un po’ alti che si è messa per essere ancora più bella per te.
E’ buio, siete lontani dalle luci della strada. Lei si
stringe nel maglioncino e si guarda attorno un po’
preoccupata “non ci siamo allontanati troppo? Non vorrei che…”
Abbracciala.
“Non
c’è nessuno…di cosa hai paura?”
Lei
ti guarda e la senti morbida morbida fra le tue
braccia. Bravo, così.
“Di
niente…ma..”
“Ma?”
Lei
non si guarda più attorno perchè è pienamente
concentrata su di te. Bravo,
stai andando bene. Un po’ più romantico. Guardale le labbra,
sorridile...non è così buio, lei ti vede, vede il luccichio lontano
delle luci nei tuoi occhi
“Mi
piaci molto”
La
senti irrigidirsi per qualche istante, paralizzata dalla sorpresa. Lei abbassa
la testa senza risponderti ma la senti
che sta tremando...solo un po’. Il giusto. Ti piace che sia
così e solo per te.
Adesso piano…sii gentile.
Ti
abbassi un po’, sorridendole e la cerchi in mezzo alla timidezza che l’ha
avvolta.
Lei
si scioglie dall’abbraccio e volta le spalle al mare, indicando
gli scogli “andiamo a sederci li?”
Perfetto.
E’ esattamente il posto che avevi immaginato, il più
adatto allo scopo.
Ti
prende per mano e ti tira verso le rocce un po’ appuntite, in parte livellate
dall’azione ritmica delle onde che s’infrangono da migliaia di
anni su di esse.
“Attenta
a non cadere”
Bravo, stai andando bene,
“Non
ti preoccupare, sono nata nel mare”
Un ottimo spunto per la tua prossima
mossa.
“come le Ondine.”
Lei
ti guarda, seduta sul masso più piatto che è riuscita a trovare, un po’
rilassata e un po’ nervosa. Immagini già il suo cuore che batte, quel pizzicore
a livello dello sterno che si allarga sul seno e fin giù, fino allo stomaco e
all’ombelico.
“Sei
nata anche tu dalla spuma del mare? È per questo che
sei così bella?”
L’hai
messa in imbarazzato. Ha tirato le gambe a se, inclinando un po’ il collo e mostrandolo in tutta la sua levigatezza.
Ha
un collo stupendo...ti piacerebbe toccarlo e tra un
po’ lei te lo lascerà fare perché lo sente che il momento si sta avvicinando.
“Non
sono così bella…” sussurra a bassa voce voltandosi verso di te.
Resta in silenzio e alza il braccio,
ecco così...passaglielo dietro le spalle. Si fida, non essere brusco.
“Sei
bellissima”
Ha un buon profumo, l’ha
messo apposta per te. Tutto quello che ha fatto l’ha fatto per te.
Immagini
la sensazione che sta provando perché è identica alla tua. Ma
non sarà mai così forte e così profonda come il sangue che ti scorre nelle
vene, quando stai per farlo.
Lei
si lascia baciare, fiduciosa, al sicuro. Si lascia baciare finchè non sente che
stai cambiando.
Si
lascia baciare finchè non afferri quel sasso così appuntito su cui sei quasi
scivolato prima e si lascia baciare finchè non lo vede calare su di se.
Lui
la lascia andare, inerte sullo scoglio levigato, umido di mare e salsedine.
Scivola
verso la spiaggia e guarda la sua ombra. E’ nera e appiccicosa e macchia la
sabbia come una lunga strisciata oscura che corre sotto i propri piedi.
Tra
un po’ cambierà: diverrà più leggera e meno vischiosa perché quello
è soddisfatto.
Bravo, sei stato bravo.
Certe
volte la sua ombra è un po’ più nera e un po’ più densa.
Certe
volte lui non sopporta quel bisbiglio e allora si tappa le orecchie per non
sentirlo ma la sua ombra è sempre la e lui ha paura che possano vederla anche gli
altri, così nera e spessa e aggrovigliata ai sui
piedi.
Lei
l’aveva vista…ora non la vedrà più.