A chi hai pensato
mentre eri ubriaco?
A chi volevi mandare
un messaggio
ma ti hanno fermato?
[Marzia Sicignano]

Continuava ad aprire e chiudere il vecchio cellulare a conchiglia. Ogni volta che lo apriva sullo schermo illuminato compariva un unico nome. C’era solo quel nome. C’era solo quel contatto. 

E c’era la voglia di lanciarlo contro il muro per vederlo rompersi in centinaia di pezzi.

Proprio come si era spezzato il suo cuore in quel vecchio bunker siberiano quando Steve aveva distrutto il suo reattore arc con lo scudo. 

Come aveva potuto quell’uomo, che lui aveva tanto amato, che aveva giurato di amarlo a sua volta, essere capace di un gesto simile? Come aveva potuto voltargli le spalle? Quando lo aveva fatto esattamente? 

Era stato sicuramente molto prima di quel giorno, quando il gelo dell’inverno siberiano era penetrato all’interno della sua armatura non più funzionante. Era rimasto lì. Fermo immobile. Stava aspettando di andarsene assiderato perché in quel momento non aveva più alcuna voglia di vivere. Era stato tradito nel modo peggiore possibile. L’uomo di cui si era fidato ciecamente per anni gli aveva sempre mentito. Aveva sempre saputo una verità che per lui avrebbe fatto molta differenza. 

“Figlio di puttana.” Con uno scatto aveva chiuso il cellulare, mentre l’altro braccio scaraventava contro il muro, con tutta la forza che aveva, il bicchiere pieno di liquore che teneva in mano. Lo detestava, ma soprattutto detestava sé stesso perché se Steve fosse mai tornato dal suo esilio volontario lui lo avrebbe riaccolto a braccia aperte. Sarebbe stato anche capace di perdonarlo. Lo avrebbe aiutato a ripulire la propria fedina penale. 

Anche se il suo cuore era ancora attanagliato dal gelo siberiano e dal tradimento.