C - cioccolato
Le cose più belle della vita
O sono illegali
O sono immorali
O fanno ingrassare
-George Bernard Shaw-
Christian rimase per un attimo in piedi davanti alla porta
spalancata del ripostiglio in cui voleva entrare per prendere un nuovo rotolo
di carta da cucina.
Un innocente rotolo di carta da cucina.
Mai si sarebbe aspettato di trovarvi una cosa del genere...
“Joe...” Chiamò con un fil di voce, prendendo in mano uno
degli oggetti incriminati con aria piuttosto schifata.
Nessuna risposta.
Decise che andare in sala sarebbe stato un metodo
decisamente migliore per attirare l’attenzione.
E così fece.
Joe, naturalmente, era spaparanzato sul divano con le cuffie
dell’iPod nelle orecchie e gli occhi chiusi, tutto intento ad ascoltare chissà
quale canzone dal ritmo martellante muovendo la testa a tempoj.
Chris era convinto che fossero quelli come lui ad uccidere
la magia della musica, ma quella era un’altra storia.
Ora il problema impellente era l’invasione che il
ripostiglio del suo appartamento sembrava aver subito da parte di tutte le
tavolette di cioccolato dello Stato.
“Jooooeeeeyyy..” Cantilenò con voce suadente, sedendogli
accanto e strappandogli gli auricolari con gesto deciso.
Joe gli rivolse uno sguardo tra lo stupito e il seccato.
“Era proprio necessario?”
“Perché il ripostiglio è pieno di queste?” Domandò il biondo, sventolandogli la tavoletta sotto al
naso con aria schifata.
Joe gli rivolse uno sguardo scettico.
“È cioccolato, Chris, non lo scarico di una fognatura.”
Christian inarcò un sopracciglio, come per dargli ad
intendere che non vi trovava alcuna differenza.
“Sto aspettando.” Sibilò, quando si rese conto che la
risposta tardava ad arrivare.
Joe sbuffò, alzandosi in piedi ed afferrando il dolce di
malagrazia.
“Ricordi che mi hai mandato a fare la spesa?”
Il biondo si massaggiò la fronte, annuendo.
“Sapevo che sarebbe stato un errore madornale...”
“Sì, comunque, dato che, per quanto riguarda il cibo buono,
questa casa è peggio di un lager, ho pensato che, forse, avrei potuto comprare
qualcosina da mettere sotto i denti che non avesse consistenza liquida,
vegetale o dietetica.”
“Cosa diamine sarebbe una consistenza dietetica? E poi il
cibo che compro io è buono,
sicuramente più di questa roba.”
“Cioccolato, Chris, c-i-o-c-c-o-l-a-t-o.” Sillabò il più
giovane con aria e tono di chi sta parlando ad un bambino stupido. “Non è una
parola difficile: ripeti con me, cioccolato.”
“Calorie superflue.” Disse, invece, Christian, sottraendogli
di nuovo la tavoletta ed appoggiandola sul tavolino del salotto.
“Sei un caso senza speranza, lo sai, vero?”
Il biondo si strinse nelle spalle.
“Non mi hai ancora spiegato, in ogni caso, perché il mio
ripostiglio è pieno di quella... cioccolato.” Si corresse, notando lo sguardo
omicida del suo compagno, che annuì, soddisfatto.
“Non mi ci hai lasciato arrivare. Come stavo dicendo, sono
andato nel reparto dolci e ho visto questa svendita di cioccolato fondente.
Fondente, Chris... quello che non fa ingrassare.”
Chris scosse il capo con aria di disapprovazione, ritenendo
del tutto inutile contestare che, in quei quantitativi, anche delle carote
avrebbero fatto ingrassare.
“E tu hai pensato bene di portarti a casa tutto il reparto?”
Joe scosse energicamente il capo, onde poi soffiare via i
ciuffi scuri che gli si erano fermati davanti agli occhi.
“Solo mezzo scaffale.”
Christian assunse un adorabile colorito tendente al latteo.
Anzi, più bianco.
“Quanto hai speso?” Esalò con un fil di voce.
“Questo è il bello! Solo cento dollari!!”
“Cento....”
“Sì! Pensa che risparmio! Normalmente sarebbero stati quasi
trecento!”
“Cento dollari...”
“Chris?”
“Joey?”
“Ehm...sì?” Domandò Joe, arretrando.
“Io ti ammazzo.”
“Chris, ragioniamo...”
“Ragioniamo? Tu lo sai quanto sono cento dollari, Joe? Sono
un quarto del mio stipendio mensile!”
“Ho usato i miei soldi, non era mia intenzione provocarti
uno scompenso cardiaco. Non così, almeno...” Tentò di sviare il moro con un
mezzo sorriso piuttosto malizioso.
“Non...non ci provare, non fare quella faccia! Non...non
funziona.” Mormorò il biondo, deglutendo rumorosamente.
Non era valido, non poteva un essere umano risultare così
dannatamente irresistibile!
“Ma perché ce l’hai tanto col cioccolato?”
“Non mi piace.” Rispose semplicemente Chris, lasciandosi
cadere sul divano.
Joe scosse nuovamente il capo.
“No, questo non è umanamente possibile. Che ti ha fatto il
cioccolato?”
“Se te lo dico poi mi prometti che lo fai sparire, in
qualche modo?”
“E come faccio? Ok, ok, va bene, ma ora parla.” Rettificò Joe,
come conseguenza dello sguardo omicida di lui.
“Avevo cinque anni e ho fatto indigestione. Da allora mi ha
sempre dato il voltastomaco, ok?”
“E l’hai più mangiato, da allora?” Domandò il moro,
trattenendosi a stento dallo scoppiare a ridere.
“Ma mi ascolti? Certo che no, accidenti!”
“Chiudi gli occhi.”
“Che?” Chiese il professore, stupito dall’improvviso cambio
d’argomento.
“Ti devo bendare?”
“Sarebbe eccitante...”
“Chris...”
“Ok, li chiudo.”
Privato momentaneamente del senso della vista, Christian udì
distintamente i passi di Joe allontanarsi da lui, fermarsi per qualche istante
in un luogo imprecisato oltre il corridoio, e tornare indietro, fino a che non
sentì il suo corpo di nuovo davanti a sé.
“Posso aprirli, ora?”
“Non ci provare, devo spiegarti un paio di cose, prima.”
E, un istante dopo, Joe era seduto a cavalcioni sulle sue
gambe e stava trafficando con qualcosa di consistenza cartacea. Fu solo quando
sentì lo scatto secco di qualcosa che si rompeva che capì quello che il suo
ragazzo aveva in mente.
“Joey, allontana quella roba da me!” Esclamò, spalancando
gli occhi e portandosi una mano davanti alla bocca, in un muto divieto di
imboccarlo.
“Sta buono e ascoltami.”
“Non puoi costringermi.”
“Chris, dai, non fare i capricci... scommetto che ti piacerà
quello che voglio fare.”
Christian alzò gli occhi al cielo, per poi sospirare e
tornare, remissivo, a chiuderli.
Non gli dispiaceva, in fondo, quella situazione... capitava
così di rado che Joe gli sedesse in braccio... avrebbe solo voluto non dover mangiare
quel dolce odioso.
“Che sia rapido ed indolore, però.”
Joe annuì, dimenticando per un istante che non poteva
vederlo, e spezzò di nuovo la tavoletta, ottenendone un quadretto piuttosto
piccolo.
“Vedi... ti ho detto una bugia, prima... non ho comprato
solo cioccolato fondente, perché penso che per fare le cose è meglio farle bene
e variare. Perché il cioccolato ha tanti sapori, tutti simili eppure
infinitamente diversi, un po’come i vari momenti della vita.”
“Non ti sembra un po’esagerato paragonare un pezzo di latte
e cacao alla vita?”
Ignorandolo, Joe, gli avvicinò il piccolo pezzo di dolce e
Chris socchiuse la bocca, consentendogli di inserirlo tra le sue labbra.
“Questo” Cominciò Joe, mentre lui masticava, piano. “È
cioccolato al latte. Piace a tutti, ma non è mai il preferito di nessuno. È un
po’come svegliarsi tardi di domenica, sapendo che si può rimanere a letto
quanto si vuole, perché tanto quel giorno è libero, è tutto per noi. È dolce,
rilassante, come il primo raggio di sole che filtra attraverso le tende.”
Sorridendo al sentire che Chris non replicava, scartò la
seconda tavoletta e ne ruppe un pezzo, questa volta un poco più irregolare.
“Ci sei?”
Deglutendo, Christian annuì.
Di parlare non gli sembrava proprio il caso, in
quell’atmosfera che si era creata... intima, probabilmente molto di più di
quanto non lo fosse quella nella loro camera da letto durante una notte
d’amore.
E poi quel cioccolato era decisamente meglio di come lo
ricordasse.
“Questo, invece, è il nocciolato. È un cioccolato difficile,
bisogna essere intenditori, per apprezzarlo. Ti piace?”
Sempre in silenzio, Christian alzò una mano, trovandola suo
malgrado leggermente tremante, e la inclinò alternativamente a destra e a
sinistra, indicando un gradimento non proprio convinto.
“Ecco, questo volevo dirti. Il cioccolato alle nocciole è un
po’come un litigio. La frutta secca è dura, può essere faticosa da masticare e
a volte ti si incastra tra i denti, dandoti un fastidio incredibile, ma intorno
a lei c’è sempre la pasta di cioccolato... la quiete dopo la tempesta, una
melodia molto più dolce e gradita di quanto non lo sarebbe stata senza quelle
piccole note stonate.”
“Come sei poetico...” Mormorò l’insegnante, con un filo di
voce appena un po’roca.
“Espongo solo i dati di fatto.”
“Sono finiti?” Domandò, facendo scorrere lentamente una mano
lungo la gamba del suo compagno che, però, l’afferrò saldamente per il polso e
la spostò con un sorriso sornione.
“Ne mancano due... credi di poter resistere?”
“Farò del mio meglio...” Replicò l’altro, con un sospiro
leggermente frustrato.
“Bravissimo...” Mormorò Joe, chinandosi a raccogliere con la
lingua una briciola di cioccolato rimasta all’angolo della sua bocca.
Dolcemente crudele. Doveva ammettere si essere piuttosto
soddisfatto di se stesso.
“Questo” Cominciò, poi, come aveva fatto già due volte,
negli ultimi minuti. “È in assoluto il mio preferito.”
“È fondente?” Chiese Chris, assaggiando il quadretto di
cioccolato che Joe gli aveva appena consegnato.
“Aspetta...”
Gli ci volle qualche secondo, ma poi l’espressione di
Christian mutò da concentrata a sorpresa.
“Che accidenti...”
Joe ridacchiò, accarezzandogli con tenerezza una guancia
dalla barba appena un po’più lunga del solito.
“Peperoncino.”
“Cioccolato al peperoncino? Mi prendi in giro?”
“Niente affatto. Te l’ho detto, è il mio preferito.”
“Non sono sicuro di voler sapere a che cosa lo associ...”
“Il cioccolato al peperoncino è il nostro primo bacio.”
Confessò il più giovane, arrossendo leggermente.
Christian sorrise al ricordo.
“Tremavi come una foglia, quella volta.”
“Non avevo mai baciato un uomo... e nemmeno avevo mai
sospettato di poter essere omosessuale, cerca di capirmi. In ogni caso, questo
non c’entra con ciò che intendevo. Vedi, il cioccolato al peperoncino sembra
normale, all’inizio, niente più che un semplice fondente, ma poi... poi diventa
speciale, esattamente come quel bacio, che, paura a parte, all’inizio non aveva
proprio nulla di diverso...era uno come tanti altri che avevo già dato e
ricevuto, ma poi... poi c’è stato qualcosa che non so definire... qualcosa di piccante, di forte ed inaspettato. È
stato...”
“Unico.” Sussurrò Chris, affondando alla cieca una mano nei
capelli liscissimi di Joe ed attirandolo a sé, ma il moro oppose, ancora una
volta, una resistenza sufficiente a farlo desistere.
“Giusto, ne manca ancora uno...”
“Bravissimo, amore.”
“E che cos’è?”
Con una lentezza estenuante, che fece venire a Chris una
forte tentazione di aprire gli occhi, Joe scartò e ruppe l’ultima tavoletta,
per poi imboccarlo ancora una volta con un quadretto scuro e sottilissimo.
“L’ultimo è una sfoglia di fondente.” Spiegò, mentre il
biondo assaporava ad occhi chiusi il cioccolato che si scioglieva piano sulla
sua lingua. “Il fondente è straordinario, sai, ma non perché non fa ingrassare.
Il punto è che è il cioccolato più semplice, più vero. Non ha le qualità che
caratterizzano tutti gli altri, però è speciale in un modo tutto suo. È un
po’come la vita... la nostra vita insieme. Sempre uguale, eppure tanto, tanto
diversa. Come noi.”
“Posso... posso aprire gli occhi, ora?” Balbettò Christian,
alzando entrambe le mani ad accarezzare le braccia di Joe.
“Certo.” Rispose lui, preparandosi ancora una volta ad avere
a che fare con la dolce passionalità del suo ragazzo.
Sorrise, pensando come anche in questo fossero così simili
eppure ancora estremamente diversi.
Christian, però, agì in tutto un altro modo, rispetto a
quello che Joe si era aspettato.
Spostando una mano, afferrò la tavoletta di cioccolato al
peperoncino e ne spezzò un quadretto, per poi prenderlo tra i denti,
lasciandone sporgere metà dalle labbra socchiuse.
Il più giovane colse al volo l’invito, avvicinando il volto
a quello di lui ed afferrando il piccolo dolce, per poi spezzarlo e lasciare
che gli si sciogliesse languidamente sulla lingua.
“Vedi...” Cominciò Chris, mandando giù il proprio pezzo di
cioccolato. “Se mi avessi imboccato in questo modo, la tua poetica lezioncina
sul cioccolato avrebbe fatto molto più effetto.”
“Vuol dire che sei rimasto della tua idea?” Chiese il moro,
negli occhi un misto di curiosità e delusione.
Chris, però, scosse la testa.
“No, no, hai fatto comunque la tua figura... credo che potrò
sopportare un po’di cioccolato in giro per casa... a patto che tu non dica a
nessuno che ho ceduto così!”
Se nessuno ti vede mentre lo mangi
Quel dolce non ha calorie
-Anonimo-