"Per ciò in cui crediamo! Per la terra che amiamo! Per coloro che vogliamo proteggere!
ALL'ATTACCO!!!"
Squall Leonheart fu felice solo allora di avere dei sottoposti col cervello di una gallina.
Perchè, per lui, un discorso di quel genere era impronunciabile in qualsiasi circostanza, ma
per il suo luogotenente era assolutamente proponibile.
Sei dozzine di piccoli veivoli metallici, guidati da altrettanti SeeD... no, miliziani (si
sarebbe mai abituato a chiamarli così?) con le loro nuove divise blu marchiate ShinRa, si
precipitarono dalla balconata esterna del Garden sopra la Piana della Bonaccia.
Era ironico vedere che le divise verde scuro della Lega della Gioventù e quelle rosso
chiaro dei Templari di NeoYevon, prima rigidamente separate da cento metri di terra che le
trattenevano dallo scontro, ora si mischiavano e confondevano, fraternamente e confusamente, per
ricevere quell'attacco improvviso.
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"Furbi, furbi davvero. Siamo stati degli stupidi."
"Nooj! Muoviti! Ci ritiriamo a Bevelle!"
"Gippal, sei scemo? E' quello che vogliono! In città non potremo combattere liberamente!"
"Quindi?"
Nooj caricava la sua arma, quieto e immobile in mezzo alle legioni in fuga. Era una pistola che
sparava incantesimi sigillati... naturalmente, inventata da Gippal.
"Dimmi...."
"Cosa?"
"Ci sono incantesimi che bloccano le macchine?"
"Naturale!"
Gli passo un tamburo segnato da una striscia blu, e Nooj lo inserì nell'arma appena preparata.
"Che fai?"
"Non sparano. E' come la caccia dei rapaci... vogliono spingerci dove vogliono loro. Dobbiamo
reagire adesso o mai più."
Gippal guardò il campo. Era vero. I veivoli, simili a grossi sedili con artiglieria incorporata,
planavano sulla gente e si risollevavano, senza attaccare. Nooj interruppe le sue valutazioni
sparando un colpo ad un veivolo, che si ricopri di simboli magici color blu scuro, si fermò a
mezz'aria come fosse spento, e crollò di peso a terra, esplodendo.
Tutti si voltarono, a vedere il veivolo abbattuto da un uomo solo.
"FRATELLI MIEI, GENTE DEL WU TAI! IL NEMICO NON E' INVINCIBILE! COMBATTIAMO!"
Al grido di battaglia di Nooj la maggior parte dei soldati di entrambi gli schieramenti
interruppe la corsa e fece marcia indietro. I fucili spararono centinaia di colpi in aria.
Benchè i veivoli, come sapevano già da prima, fossero troppo robusti per venirne scalfiti,
quasi tutti i piloti venivano feriti e costretti ad atterrare, ritrovandosi nel corpo a corpo.
Nella storia del Wu Tai, Nooj Bin Kilika sarebbe stato l'unico uomo a guidare una
battaglia da morto. Infatti subito dopo il suo grido, un proiettile lo aveva raggiunto
spappolandogli il cuore.
Paine cercava di raggiungere lui e Gippal facendosi strada con la spada e la pistola, ma la
calca le sbarrò la strada.
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"Perchè cazzo sparano quei cazzoni dei suoi marmocchi?"
"Perchè quelli sparano a loro, immagino."
"Facciamo due conti, stronzo taciturno... si trattava di, UNO, beccarli mentre erano divisi,
DUE, confonderli e spingerli verso Bevelle, TRE, usare i civili di Bevelle come ostaggio per
metterli nel panico, e QUATTRO, i tuoi uomini sono delle merde incompetenti, ho capito tutto?"
"Le avevo detto che era una strategia stupida. Si dovrebbe considerare anzitutto il proprio
nemico quando si decide come procedere. Dopo secoli di sofferenza, la cultura del Wu Tai non è
individualista come la nostra. Non reagiscono come faremmo noi. Loro stanno anzitutto pensando a
proteggere i civili di Bevelle."
Heidegger gli si piantò di faccia prima di sbraitare "UNA STRATEGIA STUPIDA? COME OSI
PARLARE COSì? SENTI, BESTIA MITOLOGICA DAL CORPO DI UOMO E LA TESTA DI CAZZO TI SERVE UN
RIASSUNTO DELLA SITUAZIONE? TU SEI IL COMANDANTE DELLA MIA- MIA! LA MIA! LA MIA MILIZIA! SE CAGO
SUL CAMPO DI BATTAGLIA IL TUO COMPITO E' PULIRE, E' CHIARO??"
"Come il sole." ribattè placido Squall.
Seifer lo guardava con aria malignamente divertita, come se aspettasse il momento in cui Squall
l'avrebbe gettato giù dalla balconata. Quistis, invece, tratteneva a stento il disagio.
"ALLORA, PER DIO, PULISCI!"
"Avevo già in mente qualcosa." superando il Garden azzurro a gran velocità, due piccole ma
impressionanti aeronavi argentate piombarono sul campo di battaglia.
"Che... che cazzo sono???"
"Aeronavi modello 'SIERRA' costruite da un membro dell'eccelsa famiglia Cid in soli tre
modelli." spiegò Quistis, ma dal tono si capiva che lei stessa non capiva che ci facessero
lì...
....e soprattutto non capiva perchè Squall si impegnava DAVVERO a vincere quella guerra. Un
comandante che salva il suo superiore da decisioni avventate denuncia certamente una certa
partecipazione...
"Leonheart, da quando caghi denaro? Come le hai comprate?"
"Coi vostri soldi." ribattè lui con percettibile acidità "a cosa serve il nostro gemellaggio se
no?"
"Che cerchi di insinuare? Che tu ci sfrutti quanto noi sfruttiamo te?"
"Lo sta dicendo lei, non io."
"Il Garden è la mia puttana, Leonheart, senza obiezioni... e comunque? Che cazzo fanno quelle?
Non sembrano navi da guerra."
In effetti, le SIERRA volavano e si rialzavano proprio come facevano prima i veivoli,
seminando scompiglio, ma non sparavano.
"Non lo sono. Ma loro non lo sanno. Vedrà che faranno scena."
"E anche se fanno scena? I suoi mocciosi sono in netta inferiorità numerica."
"Non se ne preoccupi. Gli alleati terrorizzati... sono peggio dei nemici."
"Il Comandante è un vero genio."
Squall si girò verso Seifer. Aveva pronunciato la frase con apparente innocenza, ma il disgusto
verso di lui si leggeva chiaro nei suoi occhi... per di più, decise di rincarare la dose.
"Sono certo che Principessa sarebbe entusiasta di tanto zelo."
"Principessa?" chiese Heidegger senza interesse.
"E' una mia studentessa." disse Squall, guardando Seifer pieno di rabbia, ma senza che Heidegger
lo vedesse. Il messaggio in codice era chiaro... anche Quistis li guardava sconvolta, avendo
capito di cosa parlavano.
"Principessa" era uno dei soprannomi di Rinoa.
Dando le spalle a Seifer, Squall disse con distacco "Non sono sicuro poi che tutti sappiano
cosa piace e o non piace alle MIE" ricalcò bene la parola "studentesse... ci sarà un motivo se
il comandante sono IO."
Heidegger non notò neppure la tensione tra i due, perchè osservava una cosa nuova sul campo di
battaglia.
"Ehi... anche quello è opera tua?"
Un enorme ibrido tra un drago e un uccello, dal piumaggio che variava dal color sangue al crema,
al blu cobalto, imperversava sul campo, ghermiva miliziani ShinRa con precisione chirurgica
e li scagliava l'uno contro l'altro come proiettili.
"Quello...? N-no..."
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Dopo cinque anni, Tidus rivedeva l'eone Valefor. Aveva un che di rassicurante, forse perchè
ricordava loro Besaid. Per essere la prima volta che veniva usata contro esseri umani,
Valefor non sembrava volerci andare leggera.
Se l'apparizione delle navi volanti aveva gettato gli eserciti nel panico, rendendo la
situazione ingestibile, quella dell'eone ribaltò totalmente la situazione.
"GLI EONI! SONO TORNATI GLI EONI!"
Tidus lo sentì urlare diverse volte, con voci piene di speranza. Lui, Wakka e Lulu stavano
intorno a Yuna che immobile pregava, mentre la collana di globi rossi si era spezzata e
questi fluttuavano intorno al suo collo. Sembrava totalmente immersa nella meditazione.
Senza che avessero neanche il tempo di accorgersene, un miliziano saltò sulla roccia e li
guardò.
"Chi... chi?" decise che non era il tempo di starci troppo a pensare ed estrasse la spada.
"Questo è mio" fece Tidus. Estrasse l'arma che Wakka gli aveva regalato, che prima era
appartenuta al fratello di lui: una spada dalla lama fatta d'acqua.
"A tuo rischio" disse Lulu acida.
Malgrado la scherma del miliziano ShinRa fosse eccellente, diversamente da quella di Tidus che
non era nato spadaccino, non riusciva a prevedere i cambiamenti della lama che cambiava forma
di continuo, seguendo la creatività del suo padrone. Alla fine divenne un blocco cubico che
lo colpì in pieno volto atterrandolo.
"Tidus 1 stronzo 0... la partita è finita" disse spavaldo guardando il nemico privo di sensi.
"Non è finita" Tidus si voltò per vedere Lulu, che aveva parlato: i suoi occhi splendevano
d'oro "Hyne, per la tua eredità- ADE!"
Tidus guardò l'uomo rinvenire appena in tempo per vedere la sua anima strapparsi, come un velo
di luce violacea, dal suo corpo che si contorceva e urlava.
"Nessuna pietà per gli assassini di mio figlio" sibilò.
"Il prossimo lo uccido io" aggiunse Wakka con una voce che metteva i brividi.
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Un altro eone era comparso sul campo. Era una specie di samurai dall'ampio cappello, il cui
corpo era formato da elaborati decori di rame e oro, e coperto in gran parte da un mantello
multicolore. Correva in mezzo alla battaglia agitando la katana apparentemente a casaccio, ma
in realtà per ogni movimento un miliziano ShinRa cadeva a terra privo di vita.
"Stiamo perdendo, stiamo perdendo fottuta parodia di soldato, uomo a imitazione di un testicolo,
stiamo -cazzo- perdendo!"
"Ci dev'essere un invocatore là in mezzo, o più di uno." osservò Squall senza scomporsi.
"Cre- credevo che l'arte dell'invocazione fosse perduta... ne- neanche noi la pratichiamo
più..." disse Quistis incredula.
"Sai che cazzo me ne frega, biondona platinata del cazzo! Dove è -cazzo!- finito -cazzo!- quel
moccioso del cazzo... cazzo! Quel pollo colorato e quello sgorbio con la spada stanno decimando
la tua milizia, fa' qualcosa!"
"Adesso è la mia milizia, uhm? ...comunque... non mi resta che uccidere l'invocatore di
persona." Ciò detto, estrasse la gunblade dalla fodera elaborata della divisa.
"Bravo! Bravo! Sì, giusto, un'ottima idea!"
"Pessima idea, dico io."
Seifer aveva la gunblade puntata verso di lui.
"Cosa credi di fare?"
"Che cazzo...?!?"
"Una scelta"
"Come in passato, immagino."
"Che cazzo di un cazzo sta-"
"Il passato è passato... Squall, se intendi autopunirti perchè- per quello che è successo, fà
pure... ma se intendi farlo conducendo questa sporca guerra, sarò io personalmente a
farti a pezzi."
"Che nobiltà d'animo, che parole poetiche! O forse aspettavi solo la tua rivincita, vero
Seifer Almasy?"
"SEIFER ALMASY?!?"
"Cosa credi di fare? Sei ancora uno straccio per le ferite di Madain Sari. E sulla scherma ti
supererei anche se tu fossi in forma."
"Eh eh eh eh... la scherma, eh? SACRO E' IL NOME DI GILGAMESH, RE DELLE QUATTRO
LAME!"
"Non mi aspettavo di meno da te! VIBRA IL REQUIEM DELLE ANIME DORMIENTI, PER SIREN SUA
CANTRICE!"
"Seifer, Squall! Fermatevi, vi prego!"
"CHE STRACAZZO SUCCEDE!?!"
Come dal nulla, accanto a Seifer svolazzò un mantello scarlatto, adornato con monili d'ottone
massiccio; ammantava un uomo alto e robusto, dalla pelle color pietra, che reggeva quattro
scimitarre con altrettante braccia. Accanto a Squall, volteggiava una bellissima donna nuda
che suonava un'arpa; non aveva una chioma, ma due ampie ali piumate dei colori della
madreperla.
Entrambi erano immobili, e come in trance. A Squall gocciolava sangue dal naso, a Seifer da un
orecchio.
"Allora?"
"E'... è una scommessa pericolosa... Seifer colpirà Squall con quell'eone, e vincerà... ma
Squall conta di addormentare quell'eone prima con la melodia del suo... se dorme l'eone,
dorme anche chi la invocato... di un sonno che si spezza solo con la magia o la morte. Ora
aspettano che-"
"Ma che cazzo mi racconti? Voglio sapere se quello stronzo è Seifer Almasy, se lo è perchè è
qui, se è qui che cazzo sta succedendo! E' chiaro??"
Gli eoni aspettavano ancora a cominciare i rispettivi attacchi, e i loro padroni erano ancora
privi di cognizione.
"Sta... sta succedendo che... succede che..."
Capita spesso che una persona rifletta su stessa per un infinito periodo di tempo, senza
riuscire, neppure per un istante, a vedere una possibilità di cambiare...
Poi, basta un'occasione, e tutto è così chiaro...
Anche lei sguainò la spada, che si scompose in una frusta e vibrò in aria.
"Succede che il Garden si ribella, con o senza il consenso del Comandante. Succede che sei
morto, Horace Heidegger."
"Che ca-"
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"Papà?" disse Tidus.
Era proprio suo padre, o meglio l'eone creato da Braska con il sacrificio di lui. Un gigante
color terra bruciata con una barba e una chioma bianco candido, ornato da corni acuminati
che scendevano a spirale sul suo corpo. Scariche elettirche color fuoco o color turchese
scorrevano da un corno all'altro. Si era fatto strada macellando corpi e veivoli, e aveva
assestato un eccezionale affondo con gli artigli al Garden, che prendeva le distanze volando un
pò traballante.
Jecht si concentrava ora su un gruppo di miliziani sui veivoli, che lo infastidivano ronzandogli
intorno.
Tidus osservava Yuna. Il sudore che imperlava il suo volto era illuminato dalle sfere rosse,
che la faceva apparire come una maschera di sofferenza ingioiellata di rubini.
Si chiedeva sinceramente se fosse meglio continuare a guardarla soffrire o perdere la
battaglia.
Un secondo miliziano si decise a raggiungerli, proprio mentre lui si era distratto a guardarli.
Wakka lo intercettò con una pallonata in faccia che gli ruppe una mascella ma, non contento,
si avventò su di lui e, con sommo orrore di Tidus, lo strangolò con le sue mani. Il Wakka mite
e generoso, per quanto bigotto, del suo passato gli sembrava adesso incredibile che fosse
esistito davvero.
"Yuna, amore mio, in che incubo siamo capitati?" riuscì a stento a pensare.
Con un calcio, Wakka spinse il cadavere giù dalla roccia.
"VENITE PURE!" urlò.
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Paine aprì gli occhi a stento. Riconobbe il volto di colui che la teneva in braccio, nonstante
portasse una divisa e un elmetto da Templare.
"Ba... Baralai?"
"Salve, Paine."
"Eravamo... eravamo qui per..."
"Ho provveduto da solo. Sempre ad intromettervi, vedo. Comunque, vi ringrazio."
"Nooj e Gippal... li hai visti?"
"Sì."
"Sono... vivi? Stanno...bene?"
"Certamente" mentì lui "hanno la pelle dura, lo sai. E' tutto a posto."
"Ma-"
"E' tutto a posto."
"Baralai... sto... morendo?"
"Non dire stupidaggini." mentì di nuovo.
Forse, pensò per un secondo, è proprio il mio lavoro di pretore... imbastire menzogne, che si
vorrebbe tanto che fossero vere.
Ma Paine lo capiva troppo bene.
"Baralai..."
"Cosa?"
"Non... non era il caso di... di litigare per... questioni politiche... vero?"
"Non lo faremo più. Recupereremo il tempo perduto."
"Eh eh eh... certo... Baralai?"
"Sono qui."
"Ti spiacerebbe... vorresti... abbracciarmi?"
La abbracciò. Mantre il suo respiro si faceva sempre più lieve, Baralai osservava la Piana della
Bonaccia. Era sorprendente come quelli che statisticamente erano eserciti insignificanti
diventassero, all'occhio umano, distese di corpi quasi surreali, grottesche.
"Va tutto bene. Va tutto bene, Paine."
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Sephiroth camminava tranquillo su di una distesa di corpi, quando si posò davanti a lui un
volatile, il più grande e bello che avesse mai visto. Lo osservò solo per pochi secondi, come
per accertarsi della sua identità, poi si librò in aria con rapidità incredibile.
Sebbene lui l'avesse osservato con genuina curiosità di bambino, non ci mise molto a
identificarlo come minaccia.
Dal corpo del ragazzino si irradiava come una corrente di energia verde e nera, che strappava
le rocce dal suolo e le faceva vorticare intorno a lui, come per proteggerlo.
Tidus, Lulu e Wakka guardarono i diversi tentativi di Valefor di insinuarsi tra le rocce, tutti
vani. L'eone veniva schiantato a terra e si rialzava ostinatamente, sbattendo di nuovo in
picchiata contro le rocce in movimento.
Sembrava però che il ragazzino perdesse la pazienza...
"Mi hai stancato." disse e, allargando le braccia, le rocce schizzarono tutte verso direzioni
diverse diventando incandescenti; alcune volarono verso la battaglia, una fu schivata da Tidus
con un salto a ruota, un'altra lacerò un'ala di Valefor che cadde a terra piroettando e
poi si dissolse in una nebbiolina luminosa.
Avanzava serenamente verso di loro.
"Ra... ragazzi... attacchiamolo tutti insieme... col massimo della forza..."
Furono interrotti da un gruppo di miliziani ShinRa che sembravano intenti a dirigersi verso
Yuna.
"Che ci fa un ragazzino in un campo di battaglia?" detto da un guerriero di diciassette anni
suonava ridicolo.
"Ehi! Sei del Wu Tai, o della MILIZIA?"
"Come potrebbe essere della MILIZIA?"
"Ha importanza?" chiese Sephiroth un pò scocciato.
"Se sei del Wu Tai ti conviene levarti o ti facciamo fuori!" disse uno un pò più grasso degli
altri.
"Sarà un guardiano dell'invocatrice! Nel Wu Tai sono così spietati da far combattere anche i
bambini..." e qui Tidus dovette trattenersi per non intervenire ":.. fatti da parte moccioso!
Il nostro bersaglio è l'invocatore! I deboli non dovrebbero neanche stare su un campo di
battaglia!"
"Su questo..." disse, e sollevò in aria il pugno chiudendolo, come per stringere
qualcosa.
Da terra uscì qualcosa di simile a delle radici che avvolsero i corpi dei miliziani. Erano come
radici di pietra grigiastra, che crescevano in forma di alti pilastri ignorando la presenza dei
loro corpi che, anzi, diventavano parte della pietra anch'essi. Il tutto avveniva in una
manciata di secondi, senza che Tidus avesse neppure il tempo di metterlo bene a fuoco.
"...non discuto."
Più che magia, sembrava che quel ragazzo piegasse semplicemente la realtà ai suoi voleri.
Oltrepassando il macabro boschetto di pietra che aveva appena creato, arrivò a pochi passi da
loro.
"Chi... chi sei tu?" chiese Tidus, in verità un pò spaventato.
"E' proprio ciò che sto cercando di scoprire."
"ATTACCHIAMOLO!!! ADESSO!!! WAKKA; LA PALLA!" urlò l'altro di risposta. Corse verso l'
avversario e, grazie alla spada liquida che si allungava, eseguì una specie di salto con l'asta
che lo portò molti metri sopra di lui.
"Hyne, per tua concessione, infondo il potere di Firaga a queste mortali spoglie..."
Dei simboli magici incandescenti si disegnarono nell'aria che circondava Lulu.
"Arriva!" fece Wakka scagliando con un preciso movimento del braccio la palla in aria, a pochi
metri da Tidus.
I circoli magici volarono da Lulu al pallone, dove si impressero; quella che Tidus calciò
verso Sephiroth con una rovesciata a mezz'aria era a tutti gli effetti una meteora di fuoco.
Non gli sembrava neanche vero di aver causato lui una esplosione di quella portata.
"L'ha... l'ha schivato?" chiese Wakka.
"N-no... troppo imprevedibile..."
Tra le fiamme, avanzava del tutto illeso. Oltretutto sembrava che le fiamme si diradassero
quando passava lui per richiuderglisi dietro, come se non volessero toccarlo.
"L'ha incassato" disse Lulu con tono severo.
E rimasero immobili finchè lui non fu al centro fra loro tre.
"Domando scusa."
"Co-"
Prima che Tidus articolasse la domanda il corpo del moccioso aveva sprigionato un torrente di
folgori che li aveva sollevati in aria e li aveva fatti riatterrare fumanti, doloranti e
quasi paralizzati.
"Yu... Yuna..." maledisse la sua debolezza. Riusciva a stento a rimanere cosciente.
"A... aspetta..." balbettò Lulu "perchè non ci finisci?"
"Nessuno me l'ha ordinato. La vostra vita e la vostra morte mi sono indifferenti."
"E... e tu... fai tutto ciò che ti ordinano?"
"Esatto"
"Se... se ti ordinassero... di sterminare un villaggio... lo faresti, vero...vero?" la sua voce
era rotta da una nota di pianto "è così che la pensate... vero?"
Solo a quel punto Tidus cominciò a pensare che Lulu stava dando i numeri. Che voleva? Voleva
identificare ogni miliziano con quelli che probabilmente avevano distrutto Besaid? O voleva che
quel moccioso le desse il colpo di grazia? O voleva che-
"E' esattamente quanto ho fatto un mese e mezzo fa."
Con una precisa idea di ciò che significava Tidus, come anche gli altri due, capirono che la
rabbia sarebbe stata sufficiente, da sola, a farli alzare e combattere.
Capirono male.
Nella loro più totale impotenza, Sephiroth si avvicinò a Yuna, assorta nel trance, e le carezzò
una guancia.
"Ma... maldetto bastardo! Perchè fai tutto questo?" disse Tidus usando tutte le forze rimaste
per parlare.
"Te l'ho detto... devo scoprire chi sono."
"Allora vattene all'aldilà e chiedi, dannazione!"
"Non esiste l'aldilà... tutto ciò che possiamo fare è cercare un senso mentre siamo vivi."
rispose lui.
La sua carezza scese in basso, verso il collo.
"Tu l'hai trovato? Il senso della tua vita?" chiese a quel bellissimo volto.
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Quistis Trepe rinvenne, impiegò tre minuti, non meno, per capire cosa aveva davanti. Pavimento.
Garden. Un eone del Wu Tai aveva colpito il Garden e questo era precipitrato, incastrandosi per
fortuna in cima ad un crepaccio. Parte della balconata era crollata. Lei... che stava facendo?
Stava per uccidere a tradimento Horace Heidegger. Poi avrebbe convinto Squall e Seifer a...
Squall? Stava bene? Dov'era? Alzò la testa per vederlo... sì voleva vederlo...
Riconobbe subito il pezzo di metallo freddo contro la sua nuca.
"No" fece appena in tempo a dire prima che Heidegger facesse fuoco.
"La fortuna aiuta gli audaci, si direbbe!" e rise come era solito fare.
Squall guardava Seifer, costretto a faccia in giù da un pilone di pietra e metallo azzurro che
gli bloccava le gambe.
"Eh eh eh... la melodia mi ha ammaliato e... non ho schivato le pietre
alla fine hai vinto di nuovo tu."
Si chinò su di lui.
"Seifer... non avremmo fatto tutti questi errori nella vita, se avessimo imparato una cosa
semplice su di essa."
"Sarebbe?"
La gunblade di Squall lo trapassò dalla schiena al pavimento.
"Non cambia mai."
"Leonheart!!! Sei vivo? Ti ho appena tolto una bella spina nel fianco!"
Si girò verso Heidegger, e allora... vide.
"Che fine ha fatto quel cazzo di ribelle?"
"Quistis... perchè?"
"Che c'è? Te la scopavi? Ne troverai un'altra! Quella troia era in combutta con Seifer Almasy.
Ha detto che con o senza di te si sarebbe ripresa il Garden... se non c'era il botto, cazzo,
erano guai per me e per te!"
Per qualche strana ragione, il solo sospetto che le parole di Heidegger fossero vere lo rese
abbastanza furioso verso Quistis da non dubitarne affatto.
Guardò la Piana della Bonaccia. Gli eoni erano scomparsi. Le due aeronavi erano ridotte a
carcasse fumanti. Tanto i soldati del Wu Tai che i miliziani si ritiravano. I corpi non si
contavano.
"Ho... ho capito. Si porti nella zona blindata. Dirigo io la conclusione della campagna.
Per favore."
La possibilità di essere ucciso aveva reso Heidegger molto più docile, infatti obbedì.
Prima di prendere in mano il trasmettitore, Squall guardò Quistis un'ultima volta.
"Traditrice...."
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Per la prima volta pioveva sulla Piana della Bonaccia.
Sephiroth guardava la pioggia lavare via il sangue dalla sua mano.
La Guerra Santa era iniziata.
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