Salve a tutti! ;)
Questa fanfiction è stata ispirata da avvenimenti che mi
hanno spinta a tornare a scrivere dopo tanto tempo. Più che
yuri e yaoi avrei preferito descriverla a tematica omosessuale, spero
che il senso che ho voluto darle sia chiaro a chi legge ;)
Grazie in anticipo!
Zane (Sasuke Uchimaki)
Dedicato alla mia compagna di vita, Naruto
Uchimaki... ti amo, baka.
La mia
compagna di squadra.
La mia compagna di squadra è innamorata.
E ha gli occhi di chi ha trovato un senso ad ogni suo giorno.
Ogni volta che la guardo penso che il suo sorriso non è mai
stato così bello, sembra essere cresciuta un po’
di più. Cresciuta la sua determinazione, cresciuto il
coraggio di guardare al futuro, trasformandosi in una sconosciuta
ebbrezza. Cresciuta la dolcezza dei suoi gesti, il modo in cui lascia
interagire il suo spazio con quello degli altri.
Sparita quell’ombra dal suo viso, quel velo che copre il
mondo quando non si sa cosa si sta cercando. O non lo si vuole
accettare.
E a volte sorride con lo sguardo perso, un dono a chi in quel momento
non c’è, un pensiero prezioso.
La mia compagna di squadra è innamorata di una donna.
E c’è chi pensa che a causa di questo particolare,
tutto ciò che ho elencato prima diventi irrimediabilmente
sbagliato.
La mia compagna di squadra non ha mai smesso neppure per un
attimo di sorridere per me, da quando ho finalmente trovato il coraggio
di confessare a Temari i miei sentimenti, e lei mi ha gettato le
braccia al collo, baciandomi con i suoi modi meravigliosamente diretti,
fino all’ennesima volta in cui le racconto che è
venuta a stare da me qualche giorno, e le dico quanto questo mi renda
felice.
La mia compagna di squadra ha bussato alla mia porta una
sera, e sono passate ore prima che io riuscissi a farle alzare il viso
dal mio petto bagnato di lacrime, e scoprire tutte le terribili parole
che era riuscito a dirle suo padre, dopo la sua confessione. E si
può vederla anche ora, tentare di ricostruire ogni giorno
ciò che non c’è mai stato. Raccogliere
piccoli pezzi di specchio, mettendoli insieme tra le dita sanguinanti,
ferendosi sempre di più, sempre di più. Ma non
molla mai, sente di non poterlo fare, e si dà delle stupida
perché non riesce a rinunciare. E basta un nulla, un soffio
di vento freddo, e lo specchio si spacca di nuovo, forse in modo ancora
più grave. E lei ricomincia daccapo, senza mai fare un solo
rumore.
La mia compagna di squadra era presente quando mia madre si
è commossa, stringendosi le mani al petto, nello scoprire
che suo figlio aveva finalmente trovato una brava ragazza che sapesse
amarlo. Quando Temari ha mosso i suoi primi timidi passi a casa mia,
facendosi presto adorare da tutti con la sua personalità
unica. Quando mio padre mi ha chiesto, con una pacca sulla spalla,
quando ci sposeremo.
La mia compagna di squadra sa che le sua ragazza è
una persona stupenda, grandiosa. Ma i suoi genitori non lo scopriranno
mai.
E a volte le guardo da lontano, lei e Temari. Ridere tra di loro,
scambiarsi consigli, e quelle cose tra donne che non capirò
mai. Sì, perché Ino è una splendida
donna, proprio come le altre. Anzi, è incredibilmente
più femminile da quando ha trovato la serenità
l’amore. Come avesse finalmente accettato tutto del proprio
corpo, come si fossero placate le lotta tra lei e se stessa, tra lei e
tutto il resto del mondo. Lo spettacolo di un fiore pienamente
sbocciato.
E se penso a quelle che la guardano con sospetto, temendo che
possa in qualche modo molestarle o deviarle, mi ritrovo a stringere i
pugni.
La mia compagna di squadra ama i bambini. Non è difficile
intuirlo, da come a volte si ferma a guardarli, da come sorride alle
loro mamme. E i bambini amano lei, il piccolo della maestra Kurenai
corre sempre tra le sue braccia appena può, e saluta lei
prima di ogni altro. Non ho dubbi sul fatto che sarebbe una madre
meravigliosa.
Arrossisco quando immagino la mia Temari con un nostro futuro figlio
tra le braccia. Credo che nella mia vita non rinuncerei mai ad averne
uno, e ora che ho trovato la persona giusta, non riesco a non pensarci.
Lei, che stringe al seno il frutto del nostro amore, io che abbraccio
entrambi. E’ una cosa così naturale da sognare,
così legittima, e così bella.
Mi chiedo se Ino prova lo stesso, guardando la sua donna.
Dopotutto, due madri meravigliose sono meglio di una.
La mia compagna di squadra fa sempre la dura, ma in realtà
non riesce mai a restare indifferente alla sofferenza delle altre
persone. E si fa in quattro per chiunque abbia bisogno di lei. Io per
primo.
Se penso a tutto quello che ha fatto per riuscire a smuovere questo
pigro coglione che sono.
E io invece non riesco mai a fare nulla, per impedire tutte quelle
volte in cui il suo sorriso si spegne, si offusca di amarezza e resta
lì sul volto, svuotato di tutto, rassegnato, triste.
Usciamo spesso in quattro, quando Sakura torna a Konoha nelle
pause tra gli studi. Sì, perché
quell’accademia delle arti mediche esisteva solo in quel
villaggio lontano. Perché sì, le piaceva davvero.
Perché a casa tanto non ci può più
stare.
Sono un dolce spettacolo quando si rivedono. Un lungo abbraccio, breve
frasi, parole sussurrate, e febbricitante batticuore, e dita
intrecciate. Baci rubati, solo dopo aver controllato bene che attorno
non ci sia nessuno. Belle. Leggere d’amore, vibranti di vita.
Camminano fianco a fianco, pervase di complicità,
si intendono in uno sguardo, si completano le frasi a vicenda. Mi
chiedo se io e Temari, per quanto ci amiamo, riusciremo mai ad avere un
rapporto del genere.
La mia compagna di squadra mentiva troppo. E ha voluto lasciare che la
verità più pura le uscisse dalle labbra. La ama,
ama solo lei, e vuole amarla per sempre. Era pronta a tutto.
E deve mentire ancora adesso, non coinvolgere la sua rispettabile
famiglia in un affare del genere, far finta che non esista. Mentire fa
male, fa apparire le cose sporche, sbagliate. Mentire rende il respiro
affannato, fa girare la testa, fa venire voglia di urlare. Urlarlo al
mondo intero, perché no. In fondo è un sentimento
troppo bello per privare il mondo della consapevolezza della sua
esistenza.
La mia compagna di squadra ha pianto, quattro giorni prima della
proclamazione del nuovo Hokage. Proprio quando a Naruto è
stato comunicato che non era più gradito nelle alte sfere,
senza alcuna spiegazione. E Naruto ha sorriso, del suo stesso sorriso
rassegnato e triste, di fronte a colui che avrebbe ottenuto il ruolo al
suo posto. Konohamaru, ormai un robusto ragazzo perfettamente istruito,
e pieno delle sue idee sul potere, che ebbe la cortesia di dare al suo
ex-maestro tutte le spiegazioni di cui aveva bisogno. “Non
farti mai più vedere, frocio di merda. Mi hai ingannato per
tutto questo tempo! E io che ti seguivo come fossi un eroe!”
Ma ciò che ha reso Naruto un eroe resta, e
resterà sempre. Noi non lo dimenticheremo.
In seguito all’episodio, Sasuke aveva iniziato ad insistere
sul trasferirsi in un altro villaggio, ma il suo compagno non riusciva
ancora ad andare via dal luogo che aveva difeso e salvato a rischio
della propria vita. Troppo onesto, troppo testardo forse. Troppo
fiducioso del fatto che l’amore non può essere una
colpa. Sicuramente troppo.
Fin troppo difficile riuscire a trattenere Sakura dal
picchiare a sangue chiunque avesse influito sulla decisione, fatto la
spia su frammenti intravisti di un legame scomodo, difeso principi
fondamentali della società gonfiandosi la bocca di frasi che
sanno di finto, di marmo freddo e vuoto perbenismo. Chiunque avesse
cambiato improvvisamente opinione su un ragazzo puro come
l’acqua di sorgente, forte come una tempesta quando si
trattava di difendere le loro stesse case e famiglie. Che ha sempre
mostrato dei sentimenti capaci di fargli superare qualsiasi ostacolo.
E chiunque avesse sputato veleno sul discendente degli Uchiha, che
tanto si vantava di voler ripopolare il proprio clan.
Perché nessuna di quelle persone sa da quanto tempo Sasuke
non ha più il coraggio di presentarsi davanti alla tomba dei
proprio genitori. E non può neppure immaginare il tormento
di mille fantasmi che ti rimbombano nel sangue.
Ma quei ragazzi hanno scelto l’amore, e gli è
costato tante paure, e notti insonni, e lotte dolorose con se stessi,
ma era tutto ciò che desideravano, l’unica cosa
che potesse renderli davvero felici.
Un amore che certe persone non meriteranno mai, e che per questo a
volte tentano di distruggere.
La mia compagna di squadra non dice mai quando soffre. Ride, e urla
come suo solito, e si allena anche con più foga del normale.
Puoi vederlo solo un attimo prima che crolli, e ti accorgi di essere
stato uno stupido a non rendertene conto prima. E fino a quel momento,
chissà quanto peso hanno dovuto reggere, quelle esili
spalle. Ma quando quelle spalle vengono cinte da altrettanto esili
braccia, diventano forti, insieme, sono una cosa sola.
Forti, anche più forti di me, che senza la mia Temari non
sono nulla. Temari…è così bella,
così piena di vita. E’ tutto ciò di cui
ho bisogno, e a volte mi chiedo se l’avrei amata allo stesso
modo, se io fossi nato donna.
Sì, non ci sono dubbi. Temari è l’altra
metà di me. Cosa importa di che sesso siamo?
E l’avrei guardata con gli stessi occhi. Gli stessi occhi con
i quali Ino guarda la sua Sakura.
Ma poi mi chiedo se ne avrei davvero avuto il coraggio. Io che ho
sempre avuto la strada spianata, cosa avrei scelto? Sarei andato contro
la famiglia, le istituzioni, la società? Avrei rischiato con
gli amici, con tutti quelli con cui sarei venuto a contatto? Avrei
rinunciato ad una strada sulla quale è tutto facile?
Eppure, difficoltà o no, senza Temari la mia vita
non avrebbe avuto alcun senso.
E dopo tutto ciò che ho visto, mi piacerebbe poter dire
davvero “Cosa importa il sesso?”.
La mia compagna di squadra ha ingoiato assieme a me lacrime amare di
pura rabbia, e ci sono ancora sul muro i segni dei pugni disperati e
impotenti di Temari, il giorno in cui ci arrivò la notizia
dall’ospedale di Konoha. E nessuno ha voluto dirci in quanti
erano, quanti coltelli avevano, quante volte lo hanno colpito.
Sasuke alzò appena gli occhi su di noi, dal lettino dalle
lenzuola bianche, in quella stanza bianca.
Se solo il motivo fosse stato il suo essere un ex-ninja traditore. Se
solo fosse stato quello, gli sarebbe andato bene. Lo avrebbe preferito.
A Naruto invece, non importava il motivo. La sua mente ci mise un
po’ ad accettare per davvero la realtà.
Inginocchiato a terra, il viso nascosto contro le lenzuola, teneva la
mano del compagno tra le proprie che ancora tremavano dalla paura. Ma
lui stava bene, questa volta, si sarebbe ripreso presto.
“Perdonami… perdonami, ti porto via da qui,
Sasuke… andiamo via insieme.”
Mi chiedo da dove possa nascere tanta ferocia, e tanta ignoranza, e
tanta follia, tali da piegare un ragazzo come Naruto in questo modo.
Kakashi giurò, dopo aver scostato delicatamente i capelli
del ragazzo ancora inerme, e aver accarezzato quelli del ragazzo
inginocchiato, che li avrebbe trovati lui. Che non importava se per il
governo di Konoha quell’accusa di Tentato Omicidio non era
abbastanza per rinchiuderli, li avrebbe trovati lui. E che avrebbero
preferito essere rinchiusi.
Mi chiedo quanto dolore, e quanta ingiustizia, e quanta disgustosa
sfrontatezza, possano spingere Hatake Kakashi a farsi giustizia da solo.
Sono i momenti in cui la mia compagna di squadra si chiude in camera.
Guarda attorno a sé e vede solo frammenti di specchio, e
tutti loro sono al centro, a piedi nudi. E non hanno altro che se
stessi.
La mia compagna di squadra ha tanti sogni, e ultimamente la maggior
parte di essi riguardano Sakura. Una casa insieme, una vita insieme.
Condividere tutto, realizzare tutti i piccoli e grandi progetti.
Costruire un futuro.
Ha le idee così chiare, e forse molto più
coraggio di me.
Le ho chiesto come fa ad essere così sicura in ogni momento
che lei sia la persona della sua vita. Sorride, e dice di non avere
alcun dubbio. Lo sente e non ha mai smesso di sentirlo.
E in effetti anch’io, non riuscirei mai ad immaginarle con
qualcun altro. Ora che ci penso le ho viste, le loro storie preedenti,
e mi rendo conto che era come se le avessi cancellate dalla memoria,
come se loro due fossero sempre state loro due. Non lo so,
c’era sempre in qualche modo qualcosa che stonava, che
strideva. Qualcosa che mancava.
Sì, in effetti anch’io penso che sia la persona
giusta per lei.
Naruto mantiene sempre le promesse, in quel villaggio lontano lui e il
suo vero amore possono perfino camminare mano nella mano. Ci fa spesso
avere loro notizie. E’ assurdo scoprire che episodi orribili
come quelli che sono capitati a loro, accadono solo a Konoha nel nostro
continente.
Scoprirlo è stata una delle cose che mi hanno fatto
vergognare di questo paese.
E chissà, forse un giorno riusciranno anche a
crearsi una famiglia.
Vorrei proprio vederla, la faccia di quel rompicoglioni
dell’Uchiha, mentre tiene tra le braccia un bambino. Anche se
devo ancora smaltire lo shock di averlo visto ballare con
l’Uzumaki, quella sera.
Volevamo uscire in sei, e hanno trovato in Temari l’alleata
perfetta per trascinarmi in un locale LGBT. Non volevo assolutamente
cedere, già è una scocciatura muoversi, figurarsi
andare in un locale gay! Mentre tentavano di convincermi stavo per
chiedergli perché per ballare avremmo dovuto andare proprio
lì. Mi sono fermato in tempo, che stupido.
Altrimenti loro non avrebbero potuto ballare.
Temari era esaltata, io tentavo di tenermela stretta, come per
avvisare. Confesso che pensavo che Sasuke non avrebbe mai ballato,
già mi preparavo qualche battutina da dirgli quando lo vidi
trascinare per la mano il compagno al centro della sala. E
lì mi sono shockato.
Non che non fossero bravi, anzi. Ma non avevo mai visto Uchiha con un
viso così espressivo. Si muovevano in perfetta sintonia,
come durante gli allenamenti, ma in modo completamente diverso. Gli
sguardi incatenati tra loro, le dita intrecciate ai capelli
dell’altro. Ad ogni cambio di canzone si scambiavano sorrisi
incredibilmente dolci, pur accompagnati dalle loro solite frasi di
sfida, e i soliti insulti. Altrimenti non si divertono. Non sono
cambiati da quando avevano dodici anni, almeno in questo, il loro
obiettivo è sempre tenersi testa, senza stancarsi mai.
Le ragazze erano le regine della sala, oltre ad essere la cosa
più sensuale che io abbia mai visto. Corpi sinuosi che in
ogni movimento rivelavano l’intimità tra di loro.
Labbra vicine, sussurri indistinguibili nella musica forte. Ma loro si
sentono, si vede da come il viso gli si illumina in leggeri sorrisi. I
sorrisi più liberi che si possano fare.
Braccia gelose attorno alla vita, carezze rubate. Perché
sì, credo che Ino sia la persona più pericolosa
che io conosca, quando si arrabbia per gelosia. Non vorrei mai essere
nei panni di chi l’ha provocata, non ci tengo a mettere in
pericolo l’integrità della mia
virilità, nel senso più doloroso del termine.
Temari ha voluto ballare anche lei, e non ricordo più nulla
da quando mi sono perso in quegli occhi che amo più di ogni
altra cosa. A parte il suo corpo caldo che si muoveva contro il mio, il
suo respiro sul mio collo. Forse è per quello che i miei
ricordi sono offuscati.
Fino a quando non mi ha aperto la camicia a tradimento davanti a tutto
il locale. Ho visto donne fare spallucce e uomini lanciare urletti
felici, mentre i nostri amici ridevano come matti.
Temari non rinuncia mai a farmi i dispetti, dice che si diverte troppo
a causa del mio carattere pigro e perennemente semi-addormentato, le
piace smuovermi. E il copione vuole che io mi lamenti, anche se lei sa
benissimo che la amo anche per questo.
E poi, le perdonerei qualunque cosa, quando subito dopo mi abbraccia
forte e mi bacia con tutto quel trasporto.
L’ha fatto anche quella sera, e l’ho stretta forte
a me sentendomi l’uomo più fortunato del mondo. E
tutte le persone che avevano ancora lo sguardo fisso su di noi, hanno
fatto una cosa che tormenta ancora i miei pensieri. Hanno applaudito. E
sorriso come comprendendo esattamente i miei sentimenti.
Temari è arrossita e ha ringraziato tutti, dopo un
po’ siamo andati via.
E io ci ho pensato per tutta la notte.
Se loro capiscono me, perché quelli come me non possono
capire loro?
Se i sentimenti sono gli stessi, perché tutto
l’odio? Tutta la ferocia? Tutta la paura?
Se l’avvenimento fosse stato all’inverso, cosa
sarebbe successo?
Avrei dovuto urlare per difendere Naruto dagli insulti gratuiti? Avrei
dovuto ferirmi per difendere Sasuke dalle coltellate? Avrei dovuto
picchiare per difendere Sakura da maniaci eccitati dallo spettacolino
gratuito, nient’altro che materializzazione dei loro film
porno? Avrei dovuto accompagnare Ino ovunque, temendo che potessero
seguirla?
Mi rigirai nel letto senza riuscire a dormire.
La mia compagna di squadra è sempre felice delle notizie che
riceve da loro. Ed egoisticamente spero che non vada così
lontano anche lei.
Ma è ancora qui, e ci resterà per molto a quanto
pare. Abbiamo finito da poco di aiutarla a trasportare la sua roba alla
nuova casa. Sia lei che Sakura sembrano brillare di felicità.
Nessuno degli invitati ha voluto assolutamente mancare alla cena
d’inaugurazione.
Mi guardo attorno, seduto al lungo tavolo allestito per
l’occasione, mettendo assieme vari tavolini, tovaglie, e
l’impegno di tante persone entusiaste. E mi chiedo quanti dei
presenti siano al corrente della relazione tra le due padrone di casa.
Facile da intuire, certo. Ma c’è sempre chi si
ostina a non vedere ciò che non vuole accettare, a negare
l’esistenza di ciò che non riesce a comprendere.
Risate, voci alte, nessuno che riesca a stare tranquillo al suo posto.
Battute tra amici, un paio di troppo, forse qualcuno si becca un pugno
da Ino.
Tutto sommato, proprio una bella serata, anche Temari ha
l’aria di chi si sta divertendo un sacco.
Prima mi ha detto che vorrebbe che anche Naruto e Sasuke fossero qui, e
lo vorrei anch’io. Chissà in che modo li
accoglierebbero le persone in sala. Chi fingerebbe meglio? Chi non si
preoccuperebbe di farlo? E chi invece li accoglierebbe con un abbraccio
sincero, facendogli sentire quanto ci mancano?
Sakura poggia sul tavolo la torta che ha preparato con tanto impegno,
spero che il sapore sia meglio dell’aspetto. Proprio mentre
lo penso, Temari mi tira una gomitata, e un bel po’ di
persone scoppiano a ridere. Devo proprio scoprire come fa questa donna
a leggermi sempre nel pensiero.
Le ore passano veloci quando ci si diverte tutti insieme, e anche se
sono il tipo che preferisce starsene per conto suo, lo devo ammettere.
E alla fine perfino la torta era buona.
Quando arriva il momento del brindisi, riconosco una luce particolare
negli occhi di Ino. So che sta per fare una cosa assurdamente
rischiosa, ma che non può trattenere.
Perché quando la mia compagna di squadra sente che una cosa
è giusta così, niente può farle
cambiare idea.
E’ bastato un attimo. Ha cinto la vita della sua Sakura con
un braccio, attirandola a sé.
E’ stato un bacio bellissimo, come una dolce promessa per il
futuro, la passionale dimostrazione di quanto sia orgogliosa del loro
amore. Un bacio che ha catturato irrimediabilmente il mio sguardo, e
quello di tutti gli altri.
Deglutisco, mi guardo attorno, tutti sono ancora fermi a fissarle.
Facce stupite, l’espressione di chi non riesce proprio a
credere ai propri occhi, o di chi si ritrova davanti qualcosa di
spudoratamente immorale, assurdo, incomprensibile. Qualcuno sembra
parecchio eccitato, qualcuno addirittura offeso dal gesto, qualcun
altro tenta di riprendersi dalla scoperta, nessuno fiata.
No. No. Non può andare così.
Non mi rendo neppure conto di quello che faccio. Mi alzo in piedi e
sorrido.
E inizio ad applaudire.
Vi prego, non deludetemi tutti. Vi prego, non potete ferirla in questo
modo. Fragile e inerme, di fronte al vostro giudizio, potete
distruggerla o rassicurarla con estrema facilità. Vi ha
affidato quel bacio, si fida di voi, vuole condividere con voi qualcosa
di troppo importante.
Temari si alza subito dopo di me, il suo applaudire è ancora
più forte del mio.
Mi faccio forza per non guardarli uno per uno, il mio sguardo
è sulle ragazze, sicuro e fermo. Sicuro come il mio sorriso,
anche se vorrei mordermi il labbro e lasciar scivolare almeno una delle
lacrime che mi stanno bruciando agli angoli degli occhi.
Vi prego, perché fate così? Perché?
Non riesco davvero a comprenderne il motivo!
Sono così belle insieme, così felici, sfido
chiunque a negarlo! Come può non bastarvi questo?
I fratelli di Temari si alzano dopo di noi, superandoci subito con i
loro applausi. Non mi sarei aspettato da Gaara un simile
coinvolgimento, ma ne sono davvero felice.
Rock Lee non è da meno, prendendosi solo gli attimi
necessari ad asciugarsi le lacrime, se Sakura può essere
felice così, lui si comporterà da vero uomo.
Stringo i denti, gli invitati sono così tanti, eppure sono
sicuro che la mia valanga di pensieri abbia rallentato la percezione
del tempo, e che siano passati solo pochi secondi prima che uno dopo
l’altro abbiano iniziato ad alzarsi soffocando il mio
applaudire con mille altri identici.
Un applauso caldo, che ha spezzato un silenzio insostenibile. La
tensione che si dissolve come non fosse mai esistita, lasciando spazio
a congratulazioni calorose e tintinnii di bicchieri.
Ora il mio sorriso può essere davvero sicuro.
Sicuro che un po’ alla volta, potrà andare bene.
Che se non avranno paura di mostrare i loro sentimenti reciproci
così come sono, qualcuno saprà accettarli.
Potranno essere giudicate in quanto Persone, farsi valere in ogni campo
della loro vita. Niente sarà facile, ma senza perdere la
fiducia, e senza mai vergognarsi di ciò che sono, lentamente
potranno superare una alla volta tutte le difficoltà, e ogni
dolore si trasformerà in ricordo.
La mia compagna di squadra sorride, tenendo stretta senza paura la mano
della sua amata ragazza, circondata dai suoi amici ai quali non deve
più tenere nascosto nulla. Il vociare nella sala
è assordante, e rispetto a prima, è come se tutto
fosse più vero, come se si fosse tirato un bel sospiro di
sollievo. Mi risiedo, e stringo a me Temari, che mi sussurra dolcemente
all’orecchio che mi ama, mentre Ino da lontano mi guarda con
gli occhi umidi di lacrime di commozione. Le faccio un occhiolino,
orgoglioso di aver imparato così tante cose, dalle persone
come loro.
Sì, così va bene.
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