Perché? Perché
maledettamente ogni sera si trovava lì a pensare?
…mpf…pensare! Ioria gli
avrebbe sicuramente riso dietro!
Eppure anche il solito
casinista, impulsivo, scattante, sarcastico, impertinente, idiota, saint di
Scorpio rifletteva; non che l’avesse deciso lui, certo, non era mica come Mur o
Shaka, ma prima d’addormentarsi, le mani incrociate sotto il suo capo,
percepiva un vuoto, una nostalgia.
Cos’era quel buco nella
sua giornata? In cui non aveva niente da fare e tirava le somme della sua vita…
Lo detestava quel particolare momento, forse era insoddisfatto della sua vita,
oppure avrebbe dovuto cambiare atteggiamento, essere più profondo con gli altri
non sempre il solito giullare superficiale, ironico e amichevole, benvoluto
certo, ma sempre un po’ esterno, d’impiccio a ciascuno. Ma poi avrebbe avuto il
coraggio di cambiare? Lui era così, punto! Ormai la sua immagine era quella e
lo avevano accettato, gli volevano bene, aveva trovato una famiglia, che lo
aiutava e che poteva aiutare!
Eppure da solo,
assalito dal nulla pensava, rimirando il grigio cupo del soffitto. Durante la
giornata era un susseguirsi d’eventi, rapidi correvano innanzi a lui e allora
cercava di viverli, eppure non pienamente, quando ragionava s’accorgeva delle
tante altre cose che avrebbe potuto dire o fare in quel momento, certo quello
tutti, non sarà stato l’unico…
Prima c’era Camus. Era
un’altra cosa.
Chiacchieravano ore e
ore delle cose più futili, di tante cose, dalla marca del the ai nuovi nemici
in arrivo, l’Olimpo d’altronde è soltanto una vasta gamma di Dei che a quanto
pareva non vedevano l’ora di trascorrere un’estate ai Carabi, sulla terra.
…mah, contenti loro…
Sinceramente non si
ricordava del tutto gli argomenti, erano talmente stupidi e idioti che spesso
Camus gli rivolgeva quel solito suo sguardo come a dire “ma ti senti bene o
devo chiamare un’ambulanza o meglio un manicomio?”…Certo è, che una cosa gli
era rimasta impressa, solamente un’impressione, semplice e naturale, gli
piaceva stare con Camus, ascoltarlo, parlargli, raccontargli di quelle
stupidate e provare tutti i vari gradi delle espressioni di ghiaccio di Camus,
cui ormai era abituato.
Sospirò pesantemente,
ma sorrise tornando al presente; il caldo afoso di Agosto che non gli
permetteva di dormire, non se n’era ancora andato e lui, nonostante non avesse
una sola anta chiusa, moriva letteralmente dal caldo, in più era sveglio e non
era ancora riuscito ad addormentarsi!
Poi uno quando vuole
dormire va a finire che resta sveglio! È decisamente snervante.
Ma adesso stava
divagando.
Certo era interessante.
Quando divaghi non
pensi più a niente, solo i pensieri che scorrono, senza obblighi e riserve,
schietti, genuini, felici… Nondimeno lo assaliva la nostalgia. Per Camus. Per
tutti quei momenti così vani, ma significativi, passati insieme.
Non sapeva cosa fare.
O meglio…in teoria lui
avrebbe voluto dormire, ma siccome non riusciva aveva assolutamente bisogno di
qualsiasi altra cosa da fare.
Qualcosa per tenere
occupata la mente.
Un’altra scusa per
fuggire. Per scappare dalla sua mente e dai suoi pensieri, che ogni notte lo
tormentavano.
Avrebbe persino preso a
pugni le pareti dell’ottava casa pur di scaricar la tensione o quello che
diamine stava provando.
…Uffa…Assolutamente
uffa!…
…Iargh!!!…Aveva bisogno
di fare qualcosa!…
Infine si decise a
seguire il suo istinto, si collocò al centro dell’ottava casa e iniziò a menar
pugni e calci, allenandosi col vento, sferzandolo, mimando un incontro.
Era più forte di
lui…quel senso di inadeguatezza che lo assaliva…
…Perché???…perché
proprio a lui??…Da quando in qua e poi per cosa avrebbe dovuto provare un
sentimento simile?…
Le emozioni si stavano
mischiando. Tra il rimpianto del passato s’aggiungeva ciò che lo faceva stare
sveglio ogni notte.
Non riusciva più a
distinguere i suoi pensieri.
Ogni cosa,
inesorabilmente, si mischiava, raggruppandosi, smarrendosi e lui non riusciva
più a trovare una via di scampo.
Era in trappola!
Ad ogni colpo
scagliato, si riflettevano nella sua mente tante immagini, Camus, Mur, Ioria,
Shaka e ancora l’armatura dello Scorpione quando la scorse per la prima volta,
i titani, la corsa alle dodici case, le battaglie, gli scontri, gli
allenamenti…tutto il suo passato gli stava cadendo addosso.
Scagliò un ultimo colpo
gridando la sua rabbia e la sua furia, distruggendo così completamente il muro.
Infine, s’accasciò stremato e madido di sudore alla parete, respirando
affannosamente.
…Perché maledizione
aveva iniziato a pensare?…
I primi sprazzi di luce
dell’alba rischiararono Milo.
- Yawn! – si svegliò lo
Scorpione con un grande sbadiglio.
Per un
istante scrutò intorno, smarrito, poi ogni cosa gli fu nitida e chiara.
Sì sollevò, aveva profonde
occhiaie, i capelli spettinati come al solito e un sonno tremendo – Ragazzi,
che nottataccia! – disse, nuovamente sbadigliando, grattandosi la testa e
incamminandosi verso la cucina, dove si sarebbe fatto un caffè gigante…perché
la solita routine continuava.
Angolo
dell’autore
Allora…non
era del tutto quello che avevo in mente…
Per
intenderci ho iniziato con una cosa poi sono finito in un'altra … La cosa
originaria è il primo pezzo, poi per cercare di andare avanti ho inserito anche
Camus, non l’avessi mai fatto! Però alla fine è uscito quasi come mi aspettavo,
sono riuscito a tornare al mio obiettivo.
Perché
questo è e non è Milo. È Milo nel senso che tutto ciò gli s’addice, soprattutto
perché se vi è l’immagine di Milo che fa il giocherellone e lo scherzoso ne
doveva nascondere per forza un'altra. Non è Milo perché è quello che ho
scritto io, ogni “scrittore” mette un po’ di sé nei “suoi” personaggi.
Anche
perché qua Milo è simile a me. Io volevo descrivere il vuoto che uno prova
quando va a dormire e non s’è ancora addormentato. Tutta la valanga di pensieri
che precipitano su ciò che si è fatto, se è giusto o no, soprattutto perché
quel senso del “dovere” di notte dovrebbe starsene a riposo! Il voler gridare,
scaricarsi e spaccare tutto. Ma alla fine penso che anche Milo sia un po’ così.
Non
so se piacerà Milo così, come l’ho interpretato. Ma avevo bisogno di scrivere.
Ah!
In quanto all’ultima scena (quando Milo si sveglia)… In realtà non centrava
(non centra) niente… però mi piaceva vedere Milo che, assonnato dopo tutto il
tran-tran della notte, si gratta la testa, sbadiglia e con voce stanca e
sconsolata pronuncia “Che nottataccia” XD
Non
so se c’avrete capito qualcosa^^ (di solito no XD) però ditemi cosa ne pensate,
tanto così per darmi un’idea.