lui
Lui
Non credo si debba spiegare che tipo
di persona sia lui....il bello del condominio, l'irrangiungibile,
quello che frequentava i delinquenti, ma al tempo stesso loro erano i
più gentili del mondo. Lui era gentile con tutti, andava
d'accordo con il mondo intero, ma se qualcuno lo offendeva....non c'era
storia, ragazzi, non c'era storia. Caso chiuso. Nuovo amico. Morto un
papa, se ne faceva un altro. Bello e....permaloso, sì. L'unica
piccola cosa in cui eravamo simili. Uguali. Con lui ho condiviso
tutto....babysitter, scuola, parco giochi e il condominio. Da quando
siamo nati. Il parco giochi, per noi grandi, era una sorta di sfogo.
Dopo le sette, il parco diventava nostro e di nessun altro. Ognuno lo
immaginava come poteva, come sognava. Descrivere il mio parco ideale
sarebbe stato impossibile, anche perché neanche io sapevo quale
fosse. Io immaginavo il suo e, per quanto fosse difficile capirlo, gli
si leggeva negli occhi. Romanticone nato. Sportivo nato. Fino a quel
giorno, ero convinta che romanticismo e sport non c'entrassero un fico
insieme. Da quel giorno, fui costretta a cambiare completamente idea.
Il suo parco ideale era un campo di basket normale, con tanti fiori
intorno e panche per gli innamorati. Solo che si vergognava di
immaginare una cosa simile, perchè aveva paura del giudizio dei
suoi migliori amici. Era impossibile che non avesse l'appoggio di
nessuno e sapete il perché? Ve lo spiego subito: lui era il
leader. Il leader reale e del mio piccolo mondo governato da lui.
Carisma, fascino alla James Dean e determinazione. Il fascino non
è quello che si dice "da fusto" oppure il tipo che continua a
ripetere "ehi, bellezza", un altro tipo di fascino. Il fascino da
sognatore. James Dean ce lo aveva scritto negli occhi ed è morto
con quel fascino. Tornando a noi, il parco per ognuno di noi
significava qualcosa di speciale. Ognuno aveva passato ogni momento
della sua infanzia sul prato a giocare con la pallina di gomma, mentre
adesso giocano a basket e aiutano gli altri bambini più piccoli
a sedersi sulle altalene. E a vederli fare quei piccolo gesti, mi
scendevano le lacrime per la gioia. Esisteva un cuore dentro quei
delinquenti. La sera, dopo le sette, ci sedevamo sulle panchine a
parlare. C'era la viziata snob, c'era la sportiva, c'era la scema del
condominio, c'era il bel playmaker del basket, il mio lui, infatti e il
suo bel amichetto, il quale mi faceva una gran paura. Con certa gente,
io non ero molto loquace quindi ascoltavo. Almeno, le mie orecchie non
mi avrebbero procurato problemi. Ero a scuola. Parlavo solo se
interpellata. Però ero felice. Ero felice perchè c'era
lui. Il mio angelo, qualcuno su cui contare. E quando sorrideva, venivo
completamente catapultata in un'altra dimensione, dove non esisteva il
male. Solo lui e il suo sorriso. Per me era impossibile continuare a
ripetermi che io non esistevo per lui, perchè quei sorrisi erano
tutti per me. Solo per me. E, a volte, essere convinti troppo di una
cosa può portare a soffrire. Ne sono convinta, perchè
soffro tutt'ora. Quando se ne va, soffro, quando non lo vedo, soffro,
quando sto senza si lui, soffro. E se dovesse fidanzarsi, mi
sentirei morire dentro. La mia cotta per lui è stata la
più lunga. Le mie duravano all'incirca un mese, un mese e mezzo.
La sua anni. Ho sempre sentito di essere innamorata di lui, solo che
non lo sapevo ancora...è difficile saperlo, in realtà.
Ero soltanto una bimba quando ci parlammo per la prima volta e sempre
resterò tale. Una bimba dentro un corpo d'adolescente, in attesa
del suo primo bacio dal suo principe.
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