IV.
“La prima a destra e poi a
sinistra.. non erano indicazioni così complicate..”
Daniel cercò di ignorare Wilhelmina
che brontolava. Bisognava concentrarsi nel ritrovare la strada piuttosto.
“Se invece di lamentarti ti
impegnassi di più, a quest’ora saremmo già arrivati. Non puoi criticare gli
abiti di tutti quelli a cui provo a chiedere informazioni, diamine!”
“Daniel.. seriamente, salopette e sandali alla schiava?
Quella donna era un crimine contro l’umanità, andava avvertita. Per rispetto
alle bambine che erano con lei, almeno.”
Daniel ridacchiò. Si certo, per le bambine.
“Guarda!”
Improvvisamente Wilhelmina si fermò e invitò Daniel ad
alzare lo sguardo.
Schermo
interoAppalachian
Whole Foods Market
“Come al solito devo risolvere sempre tutto io…” commentò
Wilhelmina.
“Ma se ti sei limitata a guardare le insegne!”
“Io almeno le ho guardate, anziché cercare solo di
avvicinare questi selvaggi…”
“Ok ok.. ora però pensiamo a un modo per prendere quello che
ci serve, quanto abbiamo a disposizione?”
Wilhelmina cercò nella borsa e tirò fuori una banconota da
un dollaro.
“Tutto qui?” chiese Daniel allibito.
“Mmm” Wilhelmina cercò ancora “No, c’è anche questo”
aggiunse, tirando fuori un altro dollaro.
Daniel fu costretto ancora una volta quel giorno a sorridere
per non scoppiare a piangere.
“Bene, abbiamo due dollari interi da spendere.
Daniel” Wilhelmina lo guardò fissa per qualche secondo “quando è stata l’ultima
volta che hai rapinato un negozio?”
“Ehm.. non di recente, temo.”
“Dobbiamo pensare a un piano”
“Wilhelmina, cercare di farsi arrestare non mi sembra un
grande piano.”
“Ah, sei sempre il solito. Basta fare le cose con stile.”
“Lo legheremo semplicemente al bancone o lo farai modi di intrattenerlo
nel retrobottega mentre io faccio razzia di beni?”
“Puoi intrattenerlo anche tu se preferisci.. comunque
avevo in mente qualcos’altro.”
Così dicendo, lo afferrò per un braccio e lo trascinò
dentro.
***
Quando furono dentro, il primo pensiero di Wilhelmina fu
quello di girare i tacchi e correre via di lì il più velocemente possibile.
E se alla fine non si era fatta disgustare troppo da quel
locale così piccolo e sudicio, la vista del proprietario rischiò di esserle
quasi fatale. Fortuna che prima aveva deciso di non rischiare e passare subito
al piano B..
Nonostante lo sguardo di puro orrore della donna al suo
ingresso, l’omaccione stempiato e dalla rozza salopette (anche lui!) che
stava dietro al bancone li accolse comunque col tono più amichevole possibile.
“Salve gente, cosa posso fare per voi?”
Wilhelmina lo ignorò deliberatamente, rivolgendosi invece
verso Daniel. Si dava ufficialmente via alla missione.
“Ho sete, comprami qualcosa da bere. O hai speso tutto per
le tua amichetta?”
Daniel sgranò gli occhi. Che diavolo aveva in mente?
“Ah, smettila con quella faccia da triglia! L’hai fatta
anche quando ti sei accorto che quella puttanella ti aveva rubato tutte le
carte? O eri ancora troppo stordito da quello che ti aveva fatto prima?”
Wilhelmina aveva detto tutto ciò in un sol fiato, alzando
sempre di più la voce. Il proprietario del negozietto oscillava tra lo
spaventato e lo sbalordito. Daniel semplicemente continuava a non capirci
niente. Tentò comunque di balbettare qualcosa:
“Wilhelmina, cosa diavolo stai-“
“Sto dicendo la verità, porco! Per correre dietro alle
gonnelle ti sei fatto trascinare in questo buco di paese dimenticato da Dio e
gli uomini, ed è toccato a ME venire a recuperarti! Almeno offrimi una dannatissima
bottiglia d’acqua!”
Il proprietario decise che, per la sua incolumità fisica,
era meglio dare ragione alla moglie. Era sua moglie quella, no?
“Allora, cosa vuole offrire alla sua signora? Non vorrà
limitarsi a una semplice acqua.. Una così bella donna costretta a venire fin
qua da..”
“New York” ripose prontamente Wilhelmina “questo porco mi ha
fatto venire da New York in tutta fretta per venirlo a recuperare. Ore e ore di
macchina senza mai fermarsi!”
“Ma.. ehi, innanzitutto lei non è mia moglie!”
Wilhelmina gli pestò violentemente un piede. Si avvicinò un
attimo al suo orecchio, sussurrando “Non rovinare tutto come al solito,
idiota!”.
Poi ad alta voce aggiunse “Ti ricordo che il divorzio non è
ancora stato firmato, o non sarei venuta fin qui per te, porco!”
“Ma la vuoi smettere di chiamarmi così? E poi, vogliamo
proprio parlarne? Vogliamo parlare di tutte quei tuoi vecchi amici dal
college?”
Wilhelmina sorrise impercettibilmente per un istante: ora
c’erano dentro tutti e due.
“Almeno loro hanno classe! Altro che te e la tua Sharlene..
che nome insulso.”
“Sharlene la parrucchiera che sta vicino alla pompa di
benzina?” s’intromise il negoziante “Oh amico, non sei il primo a cascarci. Non
sai quanti altri polli ci sono passati prima di te.”
“Ah ma bene, quindi ti sei fatto fregare addirittura da una professionista!”
“Non ti viene il dubbio che se lo fa d’abitudine potrebbe
essere furba?”
“Non è lei ad essere furba, sei tu ad essere un idiota!”
“Ah, io sarei un idiota quindi? Non eri dello stesso avviso
quando il tuo amante se n’è scappato alle Bermuda coi nostri candelabri d’oro e
sei venuta da me piagnucolando perché ti aiutassi a non far scoprire nulla a
tua madre!”
Wilhelmina finse un’eccezionale espressione di sorpresa.
“Non osare tirare in ballo mia madre!”
“Oh, perché non dovrei? E’ tutta colpa sua se ti ho sposato,
tutta colpa di quella vecchia strega!”
Wilhelmina a questo punto sfoderò la sua migliore
espressione di finta indignazione.
“Come.. hai…osato..”
Con foga, afferrò dei pacchetti di gomme da masticare
esposte vicino a lei e le scagliò contro Daniel.
“Ehi!” esclamò lui, e senza perdere tempo, afferrò dei
pupazzetti di pezza che si era trovato a fianco, e rispose al fuoco.
“Andiamo, pupazzi di pezza? Sei davvero uno smidollato”
“Ohi” tornò a intervenire il proprietario “datevi una
calmata, prima di trasformare il mio negozio in un campo di battaglia!”
Wilhelmina in tutta risposta gli lanciò uno sguardo
piuttosto truce. Lui si ricordò delle sue prime intenzioni.
“Smettila di darle fastidio” riprese allora “o ti faccio
sbattere in una cella dallo sceriffo. Sa” si voltò verso Wilhelmina “è mio
fratello.”
“Ah davvero? Sai quanto mi interessa” Daniel si avvicinò
minaccioso all’omone. Beh, quasi minaccioso. Il tale era davvero
imponente…
“Vuoi botte, amico?”
Daniel si vide scorrere la vita davanti. Deglutì.
“E’ una minaccia?”
“Vuoi scommetterci?”
I due, come galli in un pollaio, si fissarono minacciosi per
qualche secondo. Poi partì il primo pugno.
Prima di rendersene conto, Daniel si ritrovò a terra.
“Oh mio dio, ti ho fatto tanto male?” L’omaccione
aveva tirato fuori improvvisamente una vocina da grosso orsacchiotto tenero.
“Oh amico, non volevo farti male davvero, è che ho qualche
problemino di auto controllo.. mia moglie mi ha pure iscritto a un corso, ma
sai, ci vado da poco.. aspetta, vado a prenderti del ghiaccio.. il tuo naso
sembra non averla presa bene.” E così dicendo passò nel retrobottega.
“Alzati, in fretta, e aiutami a fare scorte.”
Lui e Wilhelmina scattarono in direzione degli scaffali.
Quando, qualche minuto dopo, l’omaccione dal cuore tenero tornò al bancone,
erano già scappati, carichi di provviste per la truppa.
***
Erano ormai lontani dal negozio quando (carichi di un
sacchetto di patatine, caramelle, bibite e schifezze varie ciascuno) finalmente
ruppero il silenzio.
Erano scoppiati entrambi a ridere.
“No, davvero, come ti è venuta? Sharlene?”
“Uno dei tuoi amici selvaggi ne stava parlando con un suo
simile.. da lì mi è venuta l’idea.”
“Sei incredibile.. e coraggiosa. Io e te – sposati? Dovevi
proporlo anche al Garage..”
“Oh no, non avrebbe funzionato. Invece prima, al negozio,
dovevamo solo litigare – e quello ci viene piuttosto bene.”
“Hai ragione” Daniel sorrise “Anche se, secondo me, siamo
ancora meglio quando lavoriamo insieme.. ricordi quella volta sulla nave per
single?”
“Oh sì, e quella volta che mi hai fatto indossare delle
corna da renna…”
“E un bel naso rosso, se non ricordo male. Eri splendida,
davvero.”
Wilhelmina tornò a ridere, ma in un modo in cui Daniel non
l’aveva mai vista fare. Oh forse no..era capitato sempre quella sera famosa,
dopo la fuga dalla barca.
“Solo che poi” riprese Daniel “è apparso il carillon di Fey.
Eri stata tu a farmelo avere, non è vero?”
“Ti fiderai mai di me?”
“Mmm…”
“Oh, ci devi anche pensare sopra?”
“Certo, è anche un bel po’.”
Tornarono a ridere insieme.
“Patatine?” chiese allora Daniel, tirando fuori e aprendo un
pacchetto di delizie al formaggio.
“Quelle?”
“Tanto so che le vuoi, è inutile che fingi.”
“Hai vinto, da’ qua.” Nel finire la frase, immerse una mano in un pacchetto che
faceva unto solo a guardarlo.
“Entro la fine del viaggio” cominciò poi Wilhelmina con in
bocca ancora delle delizie “sarò diventata grassa come Betty. Anche se..
beh, a quanto pare di questi tempi ha più uomini lei che non io..”
“Ti manca Connor?” esclamò Daniel all’improvviso.
Sentire quel nome la fece subito smettere di
sorridere.
“Perché mai dovrebbe?” rispose poi “lui mi ha tradito. Ci
ha tradito. Per colpa sua siamo rimasti senza un soldo e con gli Hartley alle
calcagna.”
“Sei arrabbiata?”
“No.. solo delusa. Io e lui … ah, basta parlarne. Non ne
vale la pena” e allungò un’altra volta le mani sulle delizie al formaggio
“E poi, al momento dei due sei tu quello da consolare. Ehi” si accorse che
stavolta era Daniel ad aver cambiato espressione “per quello che vale, mi
dispiace per lei, per te.. davvero.”
“Lo so. Grazie.”
Si guardarono negli occhi per qualche instante, forse meno –
forse solo una frazione di secondo. Quanto avevano in comune in quel momento..
“Guarda, siamo quasi arrivati!” esclamò all’improvviso
Daniel, indicando il Sam & Jerry’s Garage avvistabile in lontananza.
“Visto che ce la possiamo fare anche senza quei selvaggi?”
Tornarono a ridere ancora.