Amidala scese rapidamente
dall’astronave, e si diresse verso la figura che si stagliava come un’ombra
contro la luce rossastra proveniente dal magma, che ribolliva inquieto appena
un centinaio di metri più in basso. Appoggiato al parapetto, le mani strette
spasmodicamente attorno al metallo, l’uomo non si volse al suo arrivo, nemmeno
quando lei fu proprio alle sue spalle.
“Anakin?”, sussurrò Amidala con
voce disperata, mentre il cuore le batteva furiosamente, serrandole la gola.
Fu solo allora che Anakin si girò
verso di lei, e nei suoi occhi Amidala poté leggere un’angoscia e un tormento
senza fine. Poi lui parlò. “Padmè… perché… sei venuta?”
Nella sua voce incerta si
mescolavano dolore e ansia, ma nell’abisso di paura che lo attanagliava pareva
resistere una tenue speranza.
La risposta di lei giunse appena
udibile: “Tu sai perché”. Dopo una pausa, facendosi forza, proseguì: “Anakin,
vieni con me, adesso. Andiamo via, lontano da tutto questo. Ti prego, fallo per
me… per nostro figlio…”
Lui nascose il viso fra le mani. Poi,
con voce rotta: “Padmè, tu non sai… che cosa ho fatto… è troppo tardi per me…”
Lei scosse la testa. “So tutto…
tutto. Non ha importanza. C’è ancora tempo per rimediare. Obi-Wan è dalla
nostra parte, ci aiuterà. Andremo dove nessuno potrà trovarci, saremo al
sicuro…” La sua voce tremava penosamente, ma vi era in essa un accento di
infinita tenerezza.
Anakin la interruppe. “Tu sai
quello che ho fatto? E vuoi aiutarmi…”. Non riusciva a crederlo.
“So perché hai fatto… quello che
hai fatto. Ma quei sogni… erano solo degli inganni, non devi dar loro
ascolto…”.
Lui teneva gli occhi bassi,
fissando cupamente le fiamme sotto di loro. “Se lo tradisco, l’imperatore verrà
a cercami, e non avrà pace finché non mi avrà trovato… Ci ucciderà entrambi.
Non posso permetterlo!”
“Anakin…”, supplicò Amidala,
tendendo la mano. Finalmente lui la guardò in viso, lottando con i propri
pensieri, e cercando nello sguardo di lei la forza necessaria per prendere una
decisione. Per un lungo, infinito momento nessuno dei due si mosse. Poi Anakin
chiuse gli occhi, respirando a fondo. Amidala sentì la stretta della mano di
lui, gelida nonostante il calore insopportabile dell’aria, come un naufrago che
si aggrappa all’unica sua possibilità di salvezza.
Anakin tentò un sorriso.
“Andiamo”, disse.