3_Rancore represso
Questa è una vita che non vale la pena d’essere vissuta: prima ancora di nascere, ero già morta.
Prima ancora d’iniziare a vivere, ero già destinata a soccombere per mano del rifiuto e di mio padre.
Prima ancora di poter capire cosa sono e qual è il mio scopo, sono stata rinchiusa in quell’orribile centro.
Numero 35.
Tutti mi chiamavano così, ma
anch’io, come tutti gli altri, ho un nome e
un’identità. Non sono solo uno stupidissimo numero, non
sono solo una delle tante che, come me, sono state rinchiuse in quel
luogo infame.
Mariko.
Sì, io sono Mariko e
pretendo di essere chiamata Mariko. La numero 35 non è mai
esistita e non esisterà mai: ci sono solo e soltanto io, Mariko.
Anche se sono stata rifiutata da mio padre e dal mondo, ho una mia identità, come ogni essere vivente.
A causa di mio padre tuttavia, ho
passato una vita nel buio, una vita nel dolore, nella rabbia, senza
avere contatti con l’esterno, sola nelle tenebre, tenuta in vita
solo da nutrienti essenziali, per anni.
Una vita a covare rancore.
Ho passato una vita a covare rancore e adesso...
Ora che sono riuscita ad uscire,
ora che finalmente sono libera e so che mia madre è morta ma ha
cercato di proteggermi, finalmente potrò fargliela pagare.
La mia mamma, l’unica che
credevo potesse volermi davvero bene ora che sono uscita, ora che
finalmente avrei potuto rivederla e abbracciarla, in realtà
è morta poco dopo avermi data alla luce.
A causa di mio padre.
Lui ha cercato subito di uccidermi
perché ero diversa, perché non ero umana, perché
avevo queste dannate corna, ma così facendo ha solo ucciso mia
madre, la mia mamma...
La mamma che voleva salvarmi da un destino tanto orribile.
Papà mi ha rifiutata, mi ha
gettata via come se fossi spazzatura, mi ha rinchiusa in quel centro di
torture senza preoccuparsi di me, proprio perché io sono
diversa, perché queste mie “mani” mi rendono diversa.
Ma mio padre non ha continuato ad
odiare la mia razza, no: ha preso in custodia una di noi, l’ha
presa e l’ha trattata come se lei fosse veramente sua figlia e
non una diversa.
E per questo io li odio ambedue e non solo: li odio tutti.
Queste mie “mani” non mi rendono solo diversa, ma fanno di me un pericolo.
Credete che sia così facile
sottomettermi ora che ho riconquistato la libertà, stupidi
umani? No, affatto. Io proteggerò ciò che ho ottenuto con
anni di sofferenza, fisica, emotiva, psicologica e non
permetterò a nessuno di rinchiudermi nuovamente in quel
dannatissimo centro.
Perché io ho un obiettivo: la vendetta.
Io e la numero 7, Nana, siamo
esattamente identiche, siamo della stessa specie... e allora
perché non merito il suo medesimo trattamento? Perché
devo vivere questa vita rifiutata, questa vita che doveva già
essere stata troncata quattro anni fa?
Per un solo, semplice motivo: vendetta.
Io mi vendicherò di mio
padre e quale modo migliore di vendicarsi se non togliergli
l’unica cosa alla quale tiene più di tutto? Sto parlando
di te, mia cara Nana.
Soccomberai al mio dolore come io al rifiuto di mio padre.
Patirai le pene dell’Inferno solo per colpa di mio padre, il tuo caro quasi-paparino, Nana...
Io non soffrirò più e
quale modo migliore c’è di non soffrire più se non
quello di infliggerne ad altri?
Presto, gli umani capiranno cos’è il dolore e cosa significa subirlo.
Presto, Nana, soccomberai sotto le medesime pene che mi hanno inflitto.
Presto, caro padre, subirai lo stesso dolore che io ho patito per anni senza poter reagire.
Sì, caro papà, presto soccomberai allo stesso male che mi hai inflitto: un’emotiva morte precoce.
|