“Sofia, questo è il regalo di tua madre. Quando se ne è
andata mi ha chiesto di consegnartelo solo il giorno del tuo ventesimo
compleanno.”. Mio padre mi consegnò un cofanetto di legno tutto impolverato con
scritto sopra “L.T.”:
le iniziali della mamma. “Voleva che restassi da sola, io non devo vederlo. Fai
con calma.”. E uscì dalla stanza. Mi tremavano le mani, ero indecisa se aprire
o no il regalo. Se ne era andata quando io avevo solo otto anni, poi non l’ho
più rivista. Non mi aveva mai telefonato o scritto, non aveva mai voluto sapere
se stavo bene, cosa facevo, se avevo bisogno di lei. Non sapevo dove era, se
aveva iniziato una nuova vita o se le mancavo. Forse le risposte sono qui dentro… Mi feci coraggio e aprii il cofanetto,
la prima cosa che vidi fu una sua foto, un bellissimo primo piano e sorrisi: le
assomigliavo tantissimo e questo mi fece un po’ felice. Continuai a sbirciare
nel piccolo scrigno e trovai un libretto per gli assegni e una lettera. Il
cuore cominciò a battermi all’impazzata. Aprii il foglio e riconobbi la
scrittura ordinata di mamma.
Sofia, piccola mia, se leggi questa lettera significa che ormai
sei una donna e che io sono morta. Bambina mia, non avrei mai voluto lasciarti
da sola, ma l’ho fatto per te, per proteggerti da un mondo troppo complicato.
Ciò che leggerai lo troverai impossibile, ma è la pura verità: la mia famiglia
era nobile e potente grazie a delle doti tramandate di generazione in
generazione. Come le mie antenate, io sono una strega e lo sei anche tu. Le
leggende parlano di donne diaboliche che hanno fatto un patto con il diavolo e
che devono essere bruciate al rogo, tramite la caccia alle streghe. Quasi tutte
le donne della nostra famiglia sono morte in questo modo, altre sono state uccise
segretamente da uomini di chiesa. Ma noi streghe non siamo tutte uguali, non
siamo tutte crudeli e spietate. Da quando ho scoperto i miei poteri, ho
combattuto contro La setta dei Giusti, un’organizzazione che ha un unico scopo:
sterminarci. Ho dedicato parte della mia esistenza a salvare la nostra specie e
a difenderti, fin quando ho capito che l’unico modo per farti restare in vita
era quello di starti lontana. Ora hai un ruolo molto importante e voglio che tu
lo svolga: raggiungere le tue simili a Londra e combattere con loro. Non devi
aver paura, hanno sempre saputo che un giorno saresti andata da loro e ti
insegneranno tutto ciò di cui hai bisogno. Ti ho aperto un conto un banca, per
cinque o sei anni non avrai problemi economici. Tesoro mio, ti auguro tanta
fortuna e una vita più felice della mia, so che non mi deluderai…
Ti prego di non svelare nulla a tuo padre, non deve sapere niente di questa
storia, un giorno capirai. Un forte abbraccio…
Lara Tiziani
Ero terrorizzata, tremavo come una foglia sul letto della
mia camera. Non solo avevo scoperto che mia madre era morta, ma ero una strega
che probabilmente sarebbe stata uccisa da un momento all’altro. Piansi in
silenzio, perché non sapevo cosa fare e mi sentivo terribilmente sola: cosa ne
sarebbe stata della mia vita? Sarei dovuta partire e lasciare mio padre da
solo? Cosa sarebbe successo a Londra? Le domande aumentavano con il passare dei
minuti e capii che dovevo avere qualche risposta, almeno per sapere se ero in
pericolo di vita. Mia madre non era riuscita a spiegarmi molto bene la
situazione e probabilmente lo aveva fatto di proposito. Forse sarei dovuta
partire per Londra, magari solo per qualche giorno, poi sarei ritornata alla
vita di tutti i giorni, cercando di dimenticare questa storia assurda. Quando
mi sentii più calma decisi di avvertire mio padre dell’imminente partenza.
Mentre uscivo dalla stanza, mi guardai allo specchio, fortunatamente non si notava che avevo pianto. Sorrisi poco
convinta e presi un bel respiro. Era impossibile che fossi una strega, me ne
sarei accorta se avessi avuto qualche potere particolare: non sapevo fare magie
o preparare pozioni. Ero sempre stata una ragazza comune, timida, non amavo
mettermi in mostra e fino a pochi minuti prima sapevo cosa avrei voluto fare nei
prossimi anni: laurearmi in giurisprudenza e andare a convivere con il mio
ragazzo, Christian. Adesso la sorte aveva deciso di prendersi gioco di me.