Ora sono finalmente libera.
Ed eravamo li, chissà dopo
quanto tempo.
I tuoi occhi come ambra liquida mi
guardavano con sospetto.
Mi guardavano con meraviglia.
Finalmente dopo tanto, troppo tempo,
riesco a vedere
veramente il tuo viso.
Il tuo dolce viso,
il viso che per me era la cosa
più importante di tutte,
il viso che ora non fa nascere nel
mio cuore nessuna
emozione.
Ed eravamo li.
Dopo il dolore.
Dopo il rimpianto.
Dopo la fine.
Ed eravamo li, sempre io e te.
Uno di fronte all’altro.
Cosi uguali eppur così
diversi.
La nostra storia è stata
sempre una questione di scelte.
Le tue scelte.
Scelte che ci hanno portato alla
rovina.
Scelte chi mi hanno dilaniato
l’anima.
Scelte che mi hanno reso meno umana
di te,
anche se di umano abbiamo ben poco.
Alla mia mente torna un pomeriggio.
Uno dei tanti.
Il nostro
discorso
pacificatore.
“non e che …
desideri l’immortalità più di quanto
desideri
me?”
Il mio respiro per un attimo si
blocca nel petto.
Me lo avevi chiesto quasi per gioco.
Me lo avevi chiesto come se per te la
risposta fosse
scontata.
Ringrazio ancora oggi la tua
incapacità di leggermi dentro.
Cosa avresti letto in me?
Il dolore.
Il rimpianto.
L’odio.
Si, amore, io ti odio.
Ti odio e ti amo.
Ti odio perché mi hai
davvero fatto male,
ti odio perché io senza di
te non volevo vivere,
ti odio per la tua sfrontata
indifferenza al mio dolore,
ti odio perché pur
amandomi te ne sei andato,
ti odio perché hai sempre
scelto per me.
Ti amo, ma non so sinceramente il
perché.
Sarà l’alchimia
che la tua razza induce su la mia.
Si, desidero
l’immortalità molto più di quanto
desideri te.
Ma non lo hai capito.
Eri troppo cieco.
Ero troppo sicuro del tuo amore,
immortale sentimento che ti legava a
me.
Ma come hai detto tu io ero solo un
essere umano,
mi sarebbe passata.
E così è stato.
Il mio cuore aveva smesso di battere
molto prima che tu mi
avessi ucciso.
Tu mi hai ucciso.
I molti modi e di continuo.
Ma io ero una brava bugiarda, dovevo
esserlo.
Ti ho ingannato.
Ti ho ammaliato con la mia
fragilità.
E tu mi hai creduto.
Mi hai creduto perché ti
faceva comodo.
Mi hai creduto perché non
volevi soffrire.
Ed hai ceduto.
Ed eccoci qui,
uno di fronte all’altro.
Sento di essere diversa.
Sento di essere come te.
Fredda e immortale pietra.
Il mio cuore è finalmente
morto,
Ed ora sono libera.
Mi sento libera e leggera.
Ti guardo,
fai un passo verso di me e mi sorridi.
“amore, va tutto bene sono
qui”
La tua voce giunge alle mie orecchie
come una
sinfonia celeste.
La tua meravigliosa voce
però non sa più emozionarmi.
Rido .
Rido al suono della tua voce.
La mia risata escoriante come
l’acido giunge alle mie
orecchie
come il
suono di gioiose campane.
Mi guardi stupito, confuso.
Come potresti immaginare cosa sto
pensando.
Non ci riuscivi prima, non ci
riuscirai adesso.
“ed io che pensavo davvero
che tu fossi molto più
intelligente di me”.
Rido.
E forse tu cominci a capire.
Ti ricordi a quale contesto si
riferisce la mia frase.
Mi guardi e vedo i tuoi occhi
tingersi di dolore, rabbia,
rimpianto.
E mi riponi la tua domanda,
me la ripeti con la speranza che la
risposta sia sempre la
stessa,
me la riponi con la certezza che
adesso ti dirò finalmente
la verità.
Una verità che, amore mio,
finalmente ti farà provare quello
che ho
Provato io.
“non e che …
“ prendi aria come se stessi soffocando.
“non è che
…. Desideri l’immortalità molto
più di quando
desideri me?”
Ed il tempo li per un attimo si
blocca.
La tua, la nostra famiglia, ci guarda
senza capire questo
astratto discorso.
Come potrebbero.
Come potrebbero capire le motivazioni
del mio gesto.
Per loro io ti amo.
Loro non sanno che io ti odio.
Loro non sanno che finalmente la
nostra alchimia si è
spezzata.
Loro non sanno che ora che sono come
te tu non hai più alcun
fascino per me.
Perché ora io e te siamo
uguali.
Due giovani divinità che
si guardano con sospetto.
Chiudo gli occhi e faccio un sospiro
inutile.
Voglio che la mia voce risulti
più sincera possibile.
Voglio che tu creda davvero a quello
che ti sto dicendo.
“si, io desiderò
l’immortalità molto di più di quanto
desidero te”.
Ed ora soffri.
Soffri dolce angelo.
Soffri come ho sofferto io.
Ed io come te sono indifferente al
tuo dolore.
“sono stata una brava
bugiarda, dovevo esserlo”.
Ed ora mi concedo da te,
con la speranza che il mio cammino
non si intrecci mai più
con il tuo.
Ora sono finalmente libera.
Ho pensato a come si sarebbe sentita
Bella dopo che Edward
l’aveva lasciata.
Quali sentimenti erano nati in lei.
Quanto dolore aveva potuto sopportare
la sua povera fragile
anima umana.
Ed ecco qui, una possibile piega
della loro storia.
Ps . Avevo già pubblicato
questa storia ma non era più
visibile quindi l’ho ripubblicata
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