Si
svegliò sotto un albero, su una collina. Tutto sembrava così
bello, visto da lassù. Sentiva una presenza accanto a lei, ma
non riusciva a voltarsi. Sentiva dentro di sé una strana
sensazione, straziante e confortante allo stesso tempo. In qualche
modo, sapeva esattamente chi fosse seduto accanto a lui. Lui?! Lei,
lei, lei, dannazione! Da quando parlava di sé stessa al
maschile? Ok, non era mai stata il massimo della femminilità,
ma...
-Sai,
a volte vorrei scappare da tutto e tutti.- sussurrò la donna
accanto a lui. Ma di nuovo?! Lei! Era una lei. Un secondo, quella
voce...
-Credo
succeda a molte persone.- le rispose, con una voce che non era sua.
Era maschile, profonda, velata da una punta di malinconia.
-Poi
penso che mi basta salire quassù, quando sei con me, per
volare via...-
-Lucrecia...-
Aprendo gli occhi,
Vincent Valentine fu investito da una sensazione piacevole, la
sensazione di non provare alcun dolore. Si stiracchiò e si
accorse dei propri occhi, che lo fissavano con uno sguardo divertito
a pochi centimetri dai suoi. Un attimo.
Cacciò un grido e
scattò a sedere, arretrando il più possibile da sé
stesso. Dannazione, non era stato un sogno! Era nel corpo di Yuffie e
lei...
-Perché sei
nuda?!- gridò, con la voce acuta a cui si stava lentamente ma
dolorosamente abituando, abbracciando il cuscino.
-Buongiorno,
principessa!- esclamò lei, con un largo sorriso. -Esco dalla
doccia... Non credevo non ti fossi mai visto nudo...- sussurrò,
con uno sguardo malizioso, passandosi la lingua sulle labbra ed
alzandosi in piedi con velocità sovrumana. -Che ne pensi del
corpo più sexy del Pianeta?-
-Yuffie!- sbottò,
nascondendosi dietro al cuscino. -Dovresti avere un po' do rispetto
per il corpo che occupi abusivamente.- borbottò, arrossendo.
Ma perché doveva arrossire ogni volta? Stupido corpo femminile
senza particolari modifiche genetiche. Non vedeva l'ora di tornare
nel proprio corpo e finirla con quella storia ridicola.
-Ma io ho rispetto per
questo corpo perfetto.- rispose Yuffie, con tutta la naturalezza del
mondo. -Sei tu che non ne hai, coprendolo con tutta quella pelle nera
che fa molto BDSM... Potresti avere ai tuoi piedi tutte le donne di
questo mondo e invece insisti nel chiuderti nel tuo completo da prete
alternativo.-
-Credi sia semplice?!-
eruppe, digrignando i denti. -Tu non sai nulla di quello che
significa possedere un corpo come il mio! Ti fermi all'apparenza e
non guardi oltre!-
La ninja smise di
sorridere e gli si avvicinò pericolosamente. -Credi veramente
che io sia quel tipo di persona? Io amo ogni singolo centimetro del
tuo corpo, Vincent. Cicatrici incluse. Anche il dolore. E non dire
mai più che non ho idea di cosa significhi avere un corpo
anormale!-
-Tu sei una giovane donna
affascinante ed in salute, Yuffie. Non puoi capire... Non si tratta
solo del dolore, si tratta di non potere provare nessuna emozione
violenta senza trasformarsi, si tratta di doversi controllare ad ogni
momento, si tratta di vivere con un corpo diverso da quello di chi ti
circonda!- ribatté a denti stretti. I suoi occhi assunsero una
tonalità dorata e si chinò su di lui ulteriormente,
stringendo i bordi del materasso.
-In salute? Non credevo
che dover pesare e calcolare quanto stupidi carboidrati ci sono in
ogni singola e fottuta cosa che ingurgito significasse essere in
salute! Non credevo che ritrovarsi a pensare a che età il mio
corpo comincerà ad abbandonarmi o a che età comincerò
a rischiare la cecità lo fosse! Ma grazie per la
precisazione!- gridò, afferrandogli la spalla e
stringendogliela. Trattenne il respiro, accorgendosi che non solo si
era completamente dimenticato della sua malattia, ma che la stava
spingendo a trasformarsi. E non aveva idea delle conseguenze che
questo poteva avere e se avrebbe potuto trattenersi dal divorarlo.
Si sorprese nel pensare
che forse se lo sarebbe meritato. Lei stava soffrendo e lui si era
comportato da irresponsabile. E l'aveva ferita. Per la seconda volta
in soli due giorni, la sua vista si offuscò ed iniziò a
singhiozzare. Stava così male per colpa sua. Come si era
permesso di trattarla in quel modo, solo perché...?
-Ehy, non piangere, mi
fai senso...- mormorò lei, con gli occhi spalancati,
apparentemente colta di sorpresa dalla sua reazione. -Cioè,
non mi fai senso... Ma è strano vederti piangere...-
Sapeva che rimanere in
quel corpo era pericoloso. Aveva sempre controllato le proprie
emozioni, nonostante il dolore, la sofferenza e la malinconia del
passato. Ma in quel corpo non poteva fare a meno di esprimere ciò
che provava. Abituarsi alla sensazione piacevole di non dover più
reprimere nulla poteva essere molto pericoloso. Soprattutto per
quando sarebbe tornato in quel corpo.
Lei lo abbracciò
e, per tutta risposta, Vincent continuò a singhiozzare sempre
più forte. Non riusciva a smettere. -Tesoro, perdonami...
Volevo solo farti capire che so cosa significa non essere come il
resto del mondo... Ma sono incline alla rabbia e questo non facilita
le cose.- sussurrò lei, accarezzandogli i capelli e
baciandolo. -Mi perdoni?-
Lui fece un timido
sorriso mentre gli asciugava le ultime lacrime con il pollice. Come
riusciva ad essere così delicata, come riusciva a controllare
quella forza che lui aveva impiegato così tanto a gestire?
-Come puoi essere così
gentile dopo quello che ti ho detto?!- gridò, infuriato. Più
con sé stesso che con lei, ovviamente, ma Yuffie ebbe un
sussulto. Poi sorrise. -Vinnie, mi hai appena aperto il tuo cuore...
Dovrei forse, cinicamente e crudelmente, soffocarti con un cuscino
per averlo fatto?-
Lui arrossì. Era
vero. Non era stato mai tanto sincero quanto in quel momento,
soprattutto con lei. Ma le aveva gridato contro in ogni caso ed era
costernato. -Perché soffocarmi con un cuscino?-
-Non so, il breath
control è la prima perversione sadomaso che mi è venuta
in mente...- gli rispose, con un'alzata di spalle, scendendo dal
letto con l'agilità che gli mancava così tanto. Un
attimo. -P... Perversione sadomaso?!- sbottò, imbarazzato,
nascondendosi nuovamente dietro il cuscino. E cos'era quel “breath
control” di cui parlava?
Lei s'infilò nel
bagno, con una leggiadria da ninfetta, scoppiando a ridere. Peccato
fosse in un corpo maschile. Il suo. E che lui, nel corpo della
sopracitata ninfetta, incespicasse ogni quattro passi.
Quando si accorse che
qualcuno bussava insistentemente alla porta, si alzò dal letto
con la consapevolezza di chi stesse facendo tanto baccano. Aprendo la
soglia, non fu sorpreso di incontrare gli occhi color vinaccia di
Tifa.
-Sei qui?! Yuffie, ti ho
cercata OVUNQUE!- esclamò, gridando l'ultima parola. Senza
troppe cerimonie si invitò nella stanza e si sedette sulla
poltrona volontariamente malandata che faceva parte dell'arredamento,
senza distogliere lo sguardo da lui. Richiuse la porta e sospirò,
avvicinandolesi.
-Allora, miss Kisaragi...
Voglio ogni dettaglio!- proruppe la mora, afferrandolo per un braccio
e fissandolo insistentemente, con un bagliore fin troppo malizioso
nello sguardo.
-Dettaglio?!- ribatté...
manco a dirlo arrossendo come una scolaretta alla prima cotta. Ma
perché? Ma le donne di quell'epoca erano tutte così
stranamente perverse o era solo la sua solita fortuna? E dov'erano
quelle stesse donne, quando ne aveva bisogno? Oh Shiva. Cominciava ad
essere una donna perversa anche lui.
-Yuffie Kisaragi, non
fare l'innocente con me! Quel segno nel collo non mente, tu e
Vincent...- iniziò lei, indicandogli il collo. Aveva una mezza
idea di cosa ci fosse, ma tentò di ignorare l'imbarazzo che
stava provando in quel momento. Doveva indossare un maglione a collo
alto e immediatamente. A sua grande sorpresa, Tifa arrossì e
gli si gettò al collo. -Sono così felice per te! Anche
se non avrei mai pensato fosse veramente un vampiro assatanato!-
Ma lui non era
assolutamente un vampiro assatanato! Si chiese quanto tempo gli
sarebbe servito, una volta tornato nel proprio corpo, per far
cambiare idea alla donna. L'immagine del pervertito era ormai
indissolubilmente legata a lui? -Racconta, dai! Non sarai mica stata
contagiata dal suo malumore, no?- chiese, allontanandosi e facendo un
largo sorriso.
-Cosa vuoi che racconti?
Penso tu conosca il meccanismo...- sussurrò Vincent, cercando
invano di trattenersi dal bisogno impellente di andarsi a nascondere.
-Ma chissenefrega del
meccanismo! Lui, Yuffie! E' romantico? E' dolce? Dimmi di sì,
potrebbe crollarmi tutto il castello che abbiamo costruito intorno a
lui! Com'è successo, soprattutto?-
-Ehm... Quando?-
Tifa divenne paonazza e
cominciò a ridere in modo quasi isterico. -Quando?! Vuoi dire
che non era la prima volta che...?! Allora è una cosa seria!
Allora, raccontami di tutti i quando...-
Fece un lungo sospiro.
Quanto avrebbe impiegato Yuffie a vestirsi? Era più che sicuro
stesse origliando. Ma che doveva dire? Stupido specchio.
-Ieri pomeriggio mi ha
preso alla sprovvista, perché non credevo sarebbe successo...
Si, mi aveva baciata e... Mi ha detto che mi ama. Ma non pensavo
bruciasse le tappe.-
-Nonono! Un secondo,
Yuffie... State insieme da un giorno?- sembrò realizzare lei,
con uno strano sguardo ed un'espressione corrucciata.
-Sì.-
-E lui ti è
saltato addosso così? Ok, mi è appena crollato il
castello... Credevo fosse diverso dal resto del mondo maschile.
Ovviamente mi sbagliavo! La mia povera Yuffie...- sussurrò la
donna, con un sospiro. -Non è che ti sta solo usando per
sfogarsi?-
Fece un passo indietro,
trattenendo il respiro. E se avesse fatto tutto quello che aveva
fatto solo per vendicarsi? Il fatto di vestirsi in quel modo
ridicolo, la confessione dei suoi sentimenti... No, era stato lui a
confessarle i propri sentimenti. Lei non era stata chiara, si era
accontentata di...
Portò una mano
alla bocca e scosse la testa, incredulo. Non di nuovo. -Non lo
farebbe mai.-
-Yuffie...-
-No! Era dolce, troppo
dolce per fingere! Non potrebbe mai farlo!-
-Perché urli?-
chiese Yuffie, uscendo dal bagno. Ovviamente aveva indossato un abito
ridicolo, in stile nobile del settecento ed aveva lasciato i capelli,
come sempre lisci e perfettamente in ordine, sciolti sulle spalle.
Strinse i pugni.
-Non credevo fossi quel
tipo di uomo...- sussurrò Tifa, avvicinandolesi. La ninja fece
un breve sorriso, poi la sua espressione divenne dura. -Quale tipo di
uomo?-
-Ti prego, dimmi che non
lo sei... Dimmi che non la stai usando...-
-E perché dovrei
usarla?-
-Smettila di rispondere
con delle domande! Non so perché dovresti usarla, ma ogni
tanto sarebbe bello incontrare un uomo con le idee chiare, che le
espone dall'inizio e non mente in continuazione! Non so perché
dovresti, forse perché sei ancora innamorato della tua ex
morta, forse perché sai di dover morire...!- sbottò,
subito interrotta da Yuffie, che ebbe un bagliore dorato negli occhi,
prima di rispondere, con una voce che gli mise i brividi: -Tifa, non
tutti gli uomini sono Cloud.-
Il pugno che seguì
fu rapido e riuscì a smuovere persino quel corpo modificato.
Trattenne di nuovo il fiato, in attesa di una qualunque risposta da
parte di Galian Beast, ma Yuffie non si trasformò. Al
contrario, rimase perfettamente immobile, fissando l'altra donna
negli occhi. Aveva uno sguardo triste, malinconico. -Hai ragione, è
perché sono innamorato di Lucrecia, perché so di dover
morire, perché sono in astinenza da trent'anni che stanotte ho
fatto l'amore con lei.- Stava mettendo in dubbio i suoi sentimenti.
Non era sicura di quello che provava lui. Ma non stava dicendo la
verità. -Non c'è nessun altro motivo.- concluse.
Scattò in avanti e
le afferrò le mani prima che Tifa potesse assestarle un
secondo colpo. -Non è vero! Non è assolutamente vero!-
gridò, sorprendendosi del tono disperato che aveva usato. Lei
cambiò improvvisamente espressione. Sembrò sollevata e
sorrise, abbracciandolo. -Non è vero, principessa, ma è
quello che avrebbe voluto dicessi. Purtroppo sono innamorato di
te...-
Alzò la testa e
sorrise: -Come purtroppo?!-
Si allontanò da
lui e tornò a fissare Tifa, che era rimasta come congelata sul
posto. Sembrava incredula. E Yuffie ovviamente fece il gesto che non
avrebbe mai fatto se si fosse trovato nel proprio corpo: la abbracciò
e le accarezzò i capelli. -Perdonami, non volevo essere
crudele.-
Per tutta risposta la
mora scoppiò a piangere. Yuffie la fece sedere sul letto,
probabilmente infischiandosene di comportarsi come lui. Si sedette
accanto a lei, indeciso sul da farsi, poi le si appoggiò
timidamente alla spalla. -Gli hai parlato?-
-No... Ma so che pensa
ancora a lei... Ne sono certa! A volte fissa nel vuoto e sorride... A
volte invece mi fissa e distoglie lo sguardo...- sussurrò lei,
tra i singhiozzi.
Alzò gli occhi al
cielo. Yuffie e Tifa erano donne estremamente intelligenti, ottime
guerriere, coraggiose al punto di ridere in faccia a Sephiroth in
persona se l'occasione si fosse presentata loro. Ma non erano capaci
di confessare i propri sentimenti alla persona che amavano.
-Tifa, ti ha mai sfiorata
il pensiero che potesse pensare a te e non ad Aeris, riposi in pace?-
mormorò, esasperato, prima che la ninja potesse ribattere. Lo
fissò con gli occhi spalancati, apparentemente incredula.
-Ma com'è
possibile?! No, lui la ama!-
Si morse un labbro per
non soccombere al desiderio di scrollarla ed urlarle che Cloud ogni
volta che lei era in una stanza lasciava scie di bava, che non era
possibile che fosse così cieca e che doveva precipitarsi in
camera dell'uomo e confessare i propri sentimenti, perché
personalmente non se ne poteva più di questa storia del
triangolo amoroso inesistente. Ma si sforzò di sorridere. -Hai
mai pensato fosse troppo timido per confessarti i suoi sentimenti?-
-Ma che sentimenti?! No,
non mi ama!-
E allora che rimanesse a
crogiolarsi nel suo dolore! Si alzò in piedi e sbuffò.
Poi fece qualcosa che non avrebbe mai osato fare nel proprio corpo:
uscì e si precipitò fino alla camera del leader di
Avalanche. Bussò con forza e il biondo aprì la porta
dopo alcuni interminabili minuti, segno che probabilmente l'aveva
svegliato. Sospirò di nuovo. -Cloud Strife, ti prego, non ne
possiamo più!-
-Eh? Yuffie, sono le
sette e mezza del mattino...-
-Cloud, svegliati! E'
importante! Per una volta devi essere uomo ed andare da Tifa...-
-Quello è un
succhiotto?-
-Non interrompermi!-
gridò, sull'orlo di una crisi di nervi. -VAI DA TIFA E DILLE
CHE L'AMI!-
Cloud sembrò
svegliarsi ed arrossì. -Yuffie, ma tu come...?-
-Ma secondo te?! Ce ne
siamo accorti tutti! E non esito a farmi portavoce di Avalanche per
dire che è ora di finirla e di essere sinceri. Dille che
l'ami, così almeno la pianta di piangere su Vincent!- sbottò,
afferrandolo per i capelli e trascinandolo fino alla propria stanza.
Tifa era in piedi nel corridoio, con un'espressione terrorizzata sul
volto e Yuffie stava, apparentemente, evitando che fuggisse,
tendendola per un braccio.
Afferrò quello che
era stato il proprio polso destro e trascinò la ninja in
camera, chiudendo la porta dietro di loro. -Possibile che voi donne
siate così complicate?!- sibilò.
Yuffie scoppiò a
ridere e si mise ad origliare, attirandolo a sé. -Non credevo
Cloud potesse ricambiare i suoi sentimenti...-
-Ma come fai a dire una
cosa del genere? Yuffie, quell'uomo non capisce più nulla
quando lei entra in una stanza!- sbottò, esasperato.
-Perché non me
l'hai mai detto?!- gridò Tifa, nel corridoio. Al grido seguì
qualche gemito e colpo, segno che probabilmente aveva deciso di
dimostrargli tutto il suo amore picchiandolo. Poi calò il
silenzio. La ninja sorrise e sospirò, sollevata. -Si stanno
baciando.- gli spiegò. Poi si allontanò dalla porta e,
sempre sorridente, si mise a fare il letto, fischiettando un motivo
allegro.
Cercò di
combattere contro il dolore ancora per un po', ma fu obbligata a
sedersi non appena terminò di rifare il letto. Strinse gli
occhi e tentò di respirare profondamente, ma riuscì
solo ad emettere quello che le sembrava un rantolo. E gemere, cosa
che allarmò Vincent. Dannazione, era riuscita a non farlo
preoccupare fino a quel momento!
-Yuffie?-
-Oh Leviathan, che fame!-
esclamò, ignorando il dolore e scattando in piedi. -Andiamo a
fare colazione?-
Lui annuì, poco
convinto e la ninja ringraziò Hojo per averlo dotato di un
viso praticamente inespressivo. Lo osservò rovistare tra i
propri abiti e lo fermò. -Vinnie, non ti ricordi perché
siamo qui?-
-Per festeggiare la
sconfitta di Sephiroth?- chiese lui, confuso.
-Anche, ma oggi è
Halloween e, se ben ricordi, avevamo deciso, senza il tuo consenso,
ma d'altronde chi tace acconsente, di travestirci tutti!- gli
ricordò, osservando divertita la sua espressione cambiare
radicalmente. Impallidì e la fissò incredulo, lasciando
cadere la borsa. -Per questo mi sono vestita da vampiro! Nella Hall
vendono abiti per l'occasione, vai a dare un'occhiata!-
Le lanciò un
adorabile sguardo torvo: -Ma tu guarda! Pensavo ti fossi vestita così
solo per mettermi in ridicolo...- sussurrò, incrociando le
braccia al petto.
-Ma che dici, Vinnie? Non
oserei mai!- ribatté, con un sorriso killer. -Sinceramente,
Vincent, ti trovo molto elegante con questo completo...-
Lui cambiò di
nuovo espressione, arrossendo e fissando il suolo con insistenza, per
poi uscire di corsa evitando per un soffio di cadere e dare una
facciata contro la porta.
Probabilmente avrebbe
scelto l'unico abito che lei non avrebbe mai indossato in vita sua,
tentando di renderle il favore. Ma era sincera quando diceva che lo
trovava elegante, con quel completo. Si appoggiò al muro con
la schiena, togliendosi il foulard di seta che aveva legato intorno
al collo e poggiandolo accanto a sé. Faceva fatica a respirare
normalmente. Ma non sentiva abbastanza dolore da essere costretta ad
urlare.
Cercando a tastoni
qualunque medicinale potesse alleviare il proprio dolore, incontrò
la forma non troppo familiare di un Lion. Lo afferrò e,
togliendolo dalla carta, diede un morso. Assaporò ogni istante
della sensazione piacevole del cioccolato che si scioglieva sulla sua
lingua, mescolandosi al caramello, ma, a parte sentirsi
psicologicamente in Paradiso, verificò la propria teoria: i
dolci non calmavano il dolore. Allora perché camera di Vincent
debordava di dolci? Perché l'aveva trovato alle cinque del
mattino intento a divorare una di quelle barre al cioccolato?
Rovistò nel
cassetto e scoprì che traboccava letteralmente di fratelli del
Lion appena divorato. Volendo provare in modo definitivo la propria
teoria, scartò un nuovo dolce e gli riservò lo stesso
destino. Nulla, solo un'intensa felicità, che comunque non
attenuava il dolore. E probabilmente era causata dal fatto che non
toccava quasi dolci da almeno una decina di anni.
Si sedette a terra e fece
un respiro profondo. Se Vincent continuava a mangiare di nascosto,
senza assumere insulina prima di farlo, non voleva sapere che cosa
sarebbe successo al proprio corpo. Doveva parlargliene calmamente e
capire cosa lo spingeva a farlo.
Gemette e s'infilò
le unghie nel braccio per non gridare. Strinse gli occhi e, per
qualche interminabile istante, credette che il cuore di Vincent si
sarebbe fermato in quel momento. Ma il dolore si attenuò e
riuscì finalmente a sentire la pressione di piccole mani sulle
proprie. Aprì gli occhi e vide sé stessa. Sembrava
preoccupato, l'ex Turk, ma era normale, vista la posizione in cui si
trovava. Inconsapevolmente, infatti, si era rannicchiata su sé
stessa, a terra, stringendo i pugni fino a conficcarsi le unghie
nella carne.
Il suo sguardo era carico
di domande retoriche: “perché non me l'hai detto?”,
“fa molto male?”. Ma non aprì bocca, mentre
l'aiutava a sedersi sulla poltrona dimessa. Non aprì la bocca
perché conosceva le risposte alle proprie domande. -Non ti sei
ancora vestito...-
Lui strinse la mascella:
-Non dire idiozie! Stai soffrendo!-
-Per questo non ti
vesti?-
Vincent guardò
altrove e lei studiò il suo sguardo mentre cadeva sul cassetto
aperto. Un'espressione di dolore si dipinse sul suo volto. Ed
improvvisamente, capì e gli afferrò la mano, a metà
strada verso il Lion. Non era una psicologa, ma non esitò un
attimo a pronunciare, incredula: -Tu sei bulimico.-
Lui sussultò, poi
fece un sorriso completamente falso e rispose: -Stai delirando? Non
credo sia un argomento su cui scherzare.-
-No! Ieri, quando hai
scoperto che io soffrivo, hai ingurgitato tutto quel cibo! E
stanotte... Tu mangi quando ti senti in colpa. E' una malattia,
Vincent. Ed è grave, se lo fai nel mio corpo.- sussurrò,
più preoccupata che arrabbiata. Ma perché comportarsi
in quel modo? Aveva letto da qualche parte, probabilmente su una
rivista femminile, che era un modo per tentare di riempire un vuoto
affettivo. E Vincent non aveva un vuoto affettivo. Aveva un buco
nero.
Si divincolò
violentemente, sorprendendola ed arrossì altrettanto
brutalmente, mettendosi a gridare qualcosa che non sentì
perché la testa cominciò a farle male. Quando si
riprese, riuscì a carpire l'ultima parte del discorso: -...non
sono un'adolescente immatura!-
-Vincent, a parte che ti
ringrazio per avermi provocato un dolcissimo mal di testa, ma, primo,
non sono mestruazioni, è una malattia nervosa, non è
solo femminile...- iniziò, subito interrotta dalla crisi
isterica dell'uomo. -Non sono pazzo!-
Una nuova fitta le fece
letteralmente vedere le stelle, per cui si alzò e fece l'unica
cosa possibile per calmare la sua crisi: andò in bagno,
afferrò il cestino della spazzatura e cercò
metodicamente ogni singolo dolce nascosto nella stanza, gettandovelo
a proprio gran dispiacere. Lui gridò ancora qualche frase
spiacevole, poi tacque improvvisamente e le afferrò il
braccio, provocandole una fitta più forte delle altre e
fermandola.
-Guardati, sembri un
drogato.- sibilò, con un tono che non avrebbe voluto né
dovuto utilizzare. Ovviamente vide arrivare lo schiaffo, ma non lo
fermò, perché, in parte, se l'era ampiamente meritato.
L'esplosione del dolore le offuscò la vista.
Si sentì ruggire e
si accorse che, sì, si era trasformata in Galian Beast e sì,
il dolore era completamente cessato. Fece un respiro profondo ed
osservò l'espressione terrorizzata dell'uomo. Con una nuova
esplosione di dolore, a malincuore tornò ad essere umana e si
sentì assalire da nuove ondate di dolore. Vincent avanzò
verso di lei e gli appoggiò una timida mano sulla spalla. No,
se doveva ucciderla, non era il caso di fare quell'espressione
addolorata.
Afferrò il
sacchetto della spazzatura ed uscì dalla stanza sbattendo la
porta.
Vincent Valentine
ribolliva di rabbia. Non accettava che le accuse della donna. Scosse
la testa, tentando di non pensare al suo dolore. E al proprio dolore
nell'essere accusato ingiustamente, non ci pensava nessuno?! Non era
una ragazzina. Era un uomo adulto, dannazione!
-Ehilà, Vincent!-
Si dimenticò di
essere nel corpo di Yuffie e si voltò verso Shelke, travestita
da Ofelia, quindi grondante d'acqua e con alghe on po' ovunque, che
lo fissò con sguardo divertito. -Non fare quella faccia... Sul
viso di Yuffie lo stupore non sta granché bene...- sussurrò
la rossa, osservandolo da capo a piedi. -State facendo per caso una
gara? Chi si rende più ridicolo?-
Come sapeva dello
scambio? Come si era accorta che c'era lui in quel corpo? Si voltò
verso lo specchio e per un secondo provò una sensazione di
disagio. Preso dalla rabbia, aveva indossato qualcosa che la vera
Yuffie non si sarebbe mai sognata di indossare. La commessa l'aveva
guardato con lo stesso disagio, quando era uscito dal negozio. Era
vestito interamente di pelle nera. Indossava un corpetto ed un paio
di pantaloncini e Shiva! Non era mai stato così imbarazzato in
vita sua. Si aggiustò gli stivali alti, che salivano fino a
sopra il ginocchio, ma con i guanti non era la cosa più
semplice del mondo.
-Il trucco è
troppo pesante, stento a credere che tu riesca veramente a camminare
con quegli stivali tacco venti e, Ramuh, indossi veramente un collare
rigido? Quanto prendi per una sveltina?- sibilò l'ex Zviet,
offendendolo nel suo orgoglio. Fece per ribattere, ma lei lo bloccò
con un gesto. -Non ti preoccupare, Yuffie per il momento è in
vantaggio.- sussurrò, divertita, avviandosi verso il
ristorante gocciolando lungo la strada. La raggiunse di corsa,
sorprendendosi per quanto fosse semplice deambulare con quei tacchi.
-Che cosa sta facendo?
Intendo Yuffie.-
-Si sta ubriacando al
bar. E ci sta provando con tutto ciò che le passa di fronte.
Ovviamente nel tuo corpo. Che diavolo hai combinato?-
-Abbiamo litigato.-
-Ok, questo l'ho capito,
ma che diavolo hai combinato?-
-Mi ha accusato... Di
essere bulimico.-
La rossa si fermò
di colpo e lo fissò, sorpresa. -E poi?-
-Le ho causato un forte
mal di testa gridando.-
Lei alzò gli occhi
al cielo, esasperata. -Vincent, l'hai vestita da prostituta perché
ti ha detto che sei bulimico?-
L'ex Turk abbassò
la testa, accorgendosi dell'errore appena fatto e degli sguardi
insistenti degli uomini assiepati nel bar dell'hotel. Arrossì
e si diede mentalmente dello stupido. A tutti poteva capitare di fare
degli errori di valutazione...
-Le ho detto che io non
le avevo mai dato della prostituta solo perché si vestiva come
tale. Oh Shiva. Le ho detto...- mormorò, stringendo i pugni.
-Ma lei mi ha detto...-
-Idiota di un Valentine!-
sbottò la rossa, posandogli l'indice sullo sterno. -Ha detto
la pura e sacrosanta verità, quella povera donna! Ma ti rendi
conto di quello che hai detto tu, piuttosto, brutta donnaccia
isterica?! Dannazione! Hai la casa che trabocca di dolci, stupido
idiota! E non smetti di mangiarne ogni volta che stai male! Non
m'interessa quello che fai con il tuo corpo, ma lei ha più che
il diritto di lamentarsi se tu mangi dolci che lei non potrebbe
mangiare perché hanno un effetto devastante sul suo organismo!
Che hai nel cervello, eh? Criceti? Rondini? Chocobo?! Vatti a scusare
immediatamente!-
Deglutì
rumorosamente e, in un attimo, la domanda che si era posto per mesi
sulla ragazza ebbe una risposta. Sapeva che cosa le era rimasto di
Lucrecia: il modo di gridargli contro. Guardò all'interno del
bar e tornò a fissare l'ex Zviet, scoprendo che era scomparsa.
Individuò sé
stesso al bancone, davanti ad un'impressionante fila di bicchieri
vuoti. Una donna le si avvicinò e notò con orrore che
era vestito in modo molto simile. Lo sguardo gli cadde per un attimo
sui propri stivali pieni di fibbie e si accorse che lei indossava lo
stesso modello, in rosa. I capelli biondi, innaturalmente ricci, le
scivolavano fino alla fine della schiena. Proprio sotto il bordo
della minigonna/cintura che indossava vi era il tatuaggio di un
serpente. Tutti gli sguardi del bar erano concentrati sul serpente. O
su quello che c'era sopra.
La Barbie si chinò
leggermente verso Yuffie, mostrando il seno prosperoso che era
stretto in un top di pelle rosa praticamente inesistente, aperto sul
davanti e trattenuto da una serie di lacci neri. -Sei solo?-
-Vedi molte persone
sedute accanto a me?- sibilò la ninja, concentrandosi
nuovamente sul proprio bicchiere. Sembrava sobria.
-Uhm... Mi piacciono gli
uomini rudi...- sussurrò la bionda, languidamente, sedendosi
sullo sgabello accanto al suo ed accavallando le gambe con un ampio
movimento che attirò l'attenzione di tutti gli avventori e
provocò la caduta di un paio di bicchieri. -Come ti chiami?-
-T'importa veramente?-
rispose Yuffie, ordinando un nuovo bicchiere di qualcosa di
trasparente che non riuscì ad identificare. La Barbie sorrise
e le posò una mano sulla gamba, terribilmente vicina
all'inguine. -Sai cosa dicono sia il modo migliore per iniziare la
giornata, uomo misterioso e sexy?-
-Fammi indovinare: una
doccia?- ribatté ironicamente la ninja, posando lo sguardo
sulla mano della donna, che scoppiò a ridere. -Se vieni in
camera mia te lo mostro molto volentieri...- Strinse i pugni,
sentendo la gelosia invaderlo. E non riuscì a fermarsi.
Picchiare le donne era contro la propria filosofia di vita. Odiava
vedere piangere una donna. Per questo sorprese anche se stesso quando
avanzò verso la Barbie e le tirò un pugno con tutta la
propria forza, facendola sbilanciare e cadere a terra. -Lui è
mio.- sibilò. Tutti gli avventori si alzarono come un solo
uomo, ma uno scatto li fermò. Voltandosi verso Yuffie vide che
aveva estratto la Cerberus e la stava puntando verso di essi. Poi,
con un movimento fluido, pagò, mise la Cerberus al proprio
posto e, afferrandolo per un braccio, la trascinò fuori.
Abbassò la testa,
aspettandosi una ramanzina o altre accuse, ma non una sua risata
fragorosa. Era ubriaca? O forse lo stava deridendo per gli abiti che
indossava?
-”Lui è
mio”?! Sei stato fantastico! E quel pugno!- esclamò,
praticamente piegata in due dalle risate.
La fissò senza
capire. Non era arrabbiata? Non gli gridava nulla? Si accontentava di
ridere per il suo scatto d'ira? Come praticamente ogni azione di
Yuffie, era imprevedibile. Ed altrettanto fu il bacio che gli diede
quando smise di ridere. -Sei incredibile, Vincent Valentine!-
Fu felice che la
questione sembrasse dimenticata. Poi lei lo fissò seriamente e
tirò fuori da chissà dove l'astuccio che conteneva le
sue medicine. Con un sorriso dichiarò: -Ti meriti un gelato!-
No, non si sarebbe mai
aspettato neppure la propria reazione, che seguì quella frase.
Le saltò letteralmente in braccio, dimenticando per un attimo
di essere un uomo e lasciandosi guidare dai propri istinti.
Per prima cosa l'aveva
obbligato a cambiarsi ed indossare un abito nero e bianco tutto pizzi
e nastri, corto ma elegante, che portava con eleganza. Sembrava una
bambola. Per qualche strano motivo era riuscito a convincerlo ad
indossare anche una parrucca lunga e nera, piena di boccoli.
Probabilmente il pensiero del gelato aveva influenzato molto il suo
giudizio. Doveva tenerlo a mente, nel caso avesse voluto ricattarlo.
Lo osservò
mangiare, con un sorriso. Sembrava gustare ogni cucchiaio con
piacere. Cercò di non ricordare a quante unità di
insulina corrispondesse quella Banana Split e si concentrò
sulla coppa di gelato che aveva appena finito. Doveva introdurre
l'argomento senza che lui andasse di nuovo su tutte le furie.
-Vinnie... Possiamo
parlarne?- chiese, cauta. Lui posò il cucchiaio ed abbassò
lo sguardo, arrossendo. -Mi dispiace.- sussurrò, stringendo il
cucchiaio. -Non volevo dire ciò che ho invece detto. Credo che
tu abbia ragione, per quanto per me sia imbarazzante ammetterlo.-
-Non importa chi ha
ragione o chi ha torto...- mormorò, con un breve sorriso,
afferrandogli una mano. -Ciò che m'importa è che tu sia
felice. Voglio renderti felice e voglio liberarti da quella brutta
abitudine. Mi puoi promettere una cosa?-
Lo vide esitare, per poi
alzare finalmente lo sguardo. -Dimmi.-
-Mi puoi promettere che
verrai da me ogni volta che sentirai di averne bisogno? Ti giuro che
cercherò di non giudicarti. E non mi trasformerò più
in Galian Beast.-
Lui sorrise ed annuì,
poi tornò al proprio gelato, senza lasciare la sua mano.
-Credevo che stessi cercando una donna, al bar.- ammise, dopo un
lungo momento.
-Ehy, non sono lesbica!-
sbottò, falsamente offesa, ritirando la mano ed incrociando le
braccia al petto. Era geloso. Ma non era la gelosia
ossessiva/possessiva che odiava. Era una gelosia genuina, che non
faceva altro che renderlo ancora più tenero del solito.
-Ti costa tanto dire che
mi ami?- borbottò lui, probabilmente più per sé
stesso che perché sentisse anche lei. Incrociò il suo
sguardo e represse un sorriso. -Credevo l'avessi capito da te... Non
ti facevo così ottuso.-
-Non sono ottuso!-
protestò, piantando rabbiosamente il cucchiaio in un pezzo di
banana che insisteva nel rifiutare di farsi mangiare. Il suo sguardo
divenne triste. -E' che, per una stupida volta, mi piacerebbe che una
donna non ci girasse così tanto intorno. Vorrei essere certo.-
-Stanotte non ti ha dato
un piccolo indizio su cosa provi per te?- gli chiese, rubandogli un
pezzo di cioccolato e mangiandolo. Stava diventando ossessionata da
quell'alimento. Ma che poteva farci? Era così buono...
-Yuffie.- iniziò,
serio. Posò il cucchiaio e spostò la coppa che gli
impediva di guardarla negli occhi. Per qualche interminabile secondo
riuscì a percepire la sua agonia, mentre pronunciava
lentamente: -Per molto tempo ho creduto che una donna con cui avevo
una relazione incentrata sul sesso, una donna che amavo più
della mia stessa vita, che mi baciava e sfiorava dolcemente come fai,
mi amasse. Ma non era così. Per cui, te ne prego, mi basterà
solo una volta. Non te lo chiederò mai più se non ti
piace dirlo.-
Lei si alzò e
spostò la propria sedia accanto alla sua. Gli afferrò
le mani, che tremavano e, guardandolo negli occhi, vedendolo così
fragile, fu terribilmente semplice sussurrare, timidamente: -Ti amo,
Vincent Valentine.-
I suoi occhi si
riempirono di lacrime, ma le ricacciò indietro, voltandosi
verso il gelato. Poi arrossì violentemente e le afferrò
la mano, appoggiandola sul tavolo. -Yuffie, posso dirti una cosa che
non direi mai se fossi dentro al mio corpo?-
Gli accarezzò la
mano con il pollice. A volte le sue reazioni erano così
bizzarre e spesso la sorprendevano. Quell'abitudine che stava
prendendo, di dire e fare cose che non avrebbe mai fatto se fosse
stato dentro il proprio corpo, era una delle reazioni migliori. Le
avevano permesso, fino a quel momento, di conoscerlo meglio. Annuì.
-Se tu, invece di cercare
quel dannato specchio, avessi bussato alla mia porta, l'altro ieri e
se solo avessi pronunciato quelle parole... Io probabilmente sarei
caduto ai tuoi piedi.- mormorò, fissando il gelato che fondeva
lentamente.
-Uhm, quando tornerò
nel mio corpo ed andrò a confessare il mio amore
incondizionato a Nanaki ci penserò...- ribatté, con un
largo sorriso. Lui la fissò, furioso. No, non era la frase
giusta da pronunciare in quel momento. -Ok, ok... Scherzavo!-
esclamò, sbuffando. Ma lui non distolse lo sguardo. -Ok, lo
ammetto, la persona a cui confesserò il mio amore è
Shelke!-
Le diede uno schiaffo sul
braccio, non abbastanza forte da farle male. E l'alcol sembrava aver
allontanato il dolore. Ma non poteva diventare alcolizzata solo per
non provare dolore. Si accorse del suo sguardo fisso e tornò a
guardarlo negli occhi. -Saresti un uomo pessimo, Yuffie.-
-Cos'ho fatto, ora? Mi
sembrava di essere stata abbastanza brava nella dichiarazione, avevi
le lacrime agli occhi!- sbottò, sbuffando, ma trattenendo una
risata.
-Non avevo le lacrime
agli occhi!- protestò lui, tirandogli un secondo schiaffo sul
braccio. Sperò che l'abitudine non gli rimanesse anche dopo
essere tornato nel proprio corpo, perché se fosse stata nel
proprio, fragile corpo, l'avrebbe massacrata. Ma non ce lo vedeva a
picchiare una donna, a parte forse la Barbie del bar. Al pensiero si
vergognò profondamente di appartenere al genere femminile. Ma
la sua attenzione fu completamente risucchiata dalla sensazione di
avere un petalo appoggiato sulle labbra.
-Wow, Vincent, che bacio
passionale!- sussurrò, facendolo arrossire. -Posso fare di
meglio!- protestò, incrociando le mani sul petto. -Ma dopo una
dichiarazione di solito l'uomo bacia la donna!-
-Appunto. L'uomo bacia la
donna. A parte picchiarmi non hai fatto molto...- ribatté lei,
con un mezzo sorriso, divertita. In qualche modo era divertente
essere in posizione dominante, per una volta. Era divertente
prenderlo un po' in giro. Soprattutto perché era adorabile
quando arrossiva.
E, come sempre più
spesso stava accadendo, negli ultimi due giorni, fece qualcosa che
non si sarebbe mai aspettata da lui: la afferrò per il collo
della camicia e la baciò. Ciò che l'aveva più
colpita la prima volta non era cambiato, perché Vincent
baciava da uomo. C'era qualcosa nel modo in cui baciava, che le
ricordava che poteva indossare un completo da bambola vittoriana, una
parrucca ed essere nel corpo di una donna, ma era un uomo. Ed aveva
un disperato bisogno di lei. Il sentimento era ovviamente reciproco.
Quando, senza respiro, si
allontanò da lei, sorrise e si arrampicò sulle sue
ginocchia. Non poté fare a meno di stringerlo a sé,
contagiata dalla sua felicità. Non le importava del dolore.
Non le importava di nulla tranne la sua felicità. E lui era
felice. Il suo cuore batteva all'impazzata.
-Ci guardano
tutti...-sussurrò, nascondendosi nella sua camicia e,
ovviamente, arrossendo.
-Lasciali guardare...-
rispose, baciandogli la fronte. Il suo sguardo fu attratto da un
bagliore e si voltò verso il tavolo. -Vincent.-
Lui alzò la testa
e guardò nella sua stessa direzione. Scoppiarono a ridere
insieme ed insieme raccolsero l'oggetto luccicante. Era un frammento
di specchio.
L'ANGOLO
DELLE DONNE APPASIONATE DI LEGGENDE METROPOLITANE
Vincent:
Tifa così perversa non si era mai vista!
Non
è perversa, è solo curiosa! Dai, non dirmi che credevi
che tra amiche non si parlasse di questo argomento!
Tifa:
E finalmente la vita casta è terminata anche per me!
Hihi...
Questa fan fiction sta diventando un pelino perversa...
Yuffie:
Per questo motivo mi hai vestita come Johanna la Regina del Sadomaso?
Anche!
Ma l'idea che Vincent si vendicasse vestendosi in quel modo mi
piaceva! E poi dopo ti ho vestita da Gothic Lolita! Non sei felice?
Yuffie:
Il mio povero onore!!! Per fortuna che esiste Shelke!
Shelke...
Io amo quella nana bastarda! La amo sempre di più, ora la
sposo!
Quetzal:
Sigh, non mi ami più...
Ma
no, stavo scherzando, caro/a! Meglio rispondere alle recensioni, now!
*Silentsky:
L'idea dello scambio non è proprio un'idea molto originale,
poiché è molto utilizzata dagli scrittori anglofoni di
Yuffentine, ma è vero che l'ho condita con sapiente maestria,
aggiungendo cosette crudeli e sadiche! (smettila di tirartela, donna!
NdYuffie)
*Dastrea:
Come vedi, Yuffie non è morta al Karaoke, anche perché
non avrei mai potuto continuare, se fosse morta... Mi piace pensare
che una parte delle memorie di entrambi sia rimasta nel corpo e che
ogni tanto influenzi chi ne ha preso possesso. Mi spiace sia così
complicato, credevo che lasciando il nome originale del personaggio
si capisse di più, ma mi sa che è comunque un casino...
O_O le storie dell'orrore sono un misto tra leggenda metropolitana e
vecchi film horror, quella del massacro l'ho scopiazzata da “The
Amytiville Horror”. La stessa storia dello specchio che ho
scritto nella presentazione della fan fiction è una leggenda
metropolitana, anche se nella versione originale chi gira con una
candela in mano davanti allo specchio vedrà comparire lo
spettro di Bloody Mary, che gli strapperà gli occhi e lo farà
scomparire oltre lo specchio. (bastaaaaa!!! ndYuffie)
>
Jingle Pubblicitario < Comprate le nuove Living Dead Dolls serie
17, speciale Leggende Metropolitane! Sono cinque, sono belle,
assolutamente non tenere e costano un sacco, ma ne vale la pena!
*Darkadja:
Wow, ma che nickname fighi, tra tutti! :-) Anche io, scrivendo, mi
sono trovata nella stessa situazione, anche per questo capitolo... Ma
come mai arrossivi? XD (ma secondo te?! NdVincent, color Piros, anche
se i Piros non credo ci siano nel 7) Io ho gongolato come una scema
per mezzo capitolo, per l'altra metà ero preoccupata per
Yuffie... Poverina... (schizofrenia, portami via... ndYuffie,
sconsolata) Anche io vorrei sposarla, a volte, probabilmente è
il carattere meno OOC che le abbia mai affibbiato, sono molto
felice... Ora piango... (SCRIVI, DONNA! NdYuffie) L'idea del dolore
incessante o quasi nel corpo di Vincent è stata improvvisa, ma
mi sembrava interessante, soprattutto perché ha generato altri
due problemi: il diabete di Yuffie e la “bulimia” di
Vincent. Guarda, la pressione sugli autori fa sempre bene!
Soprattutto se finalmente non pensano più a tempeste di
fulmini, stoffa da dipingere, ali ed altre amenità... (bé,
ora devi cucire un Kyaktus... nd Yuffie Ma vuoi mettere un Kyaktus di
un metro con un cavolo di pennuto che vola e che non si capisce di
che colore sia?! Almeno il Kyaktus ha una forma ed un colore!) Cosa
accadrà quando si scambieranno? Boh? (venendo da te, chissà
perché mi aspettavo questo tipo di risposta ndVincent) Il
corpo più sexy del Pianeta l'ho inserito all'inizio del
capitolo, grazie per avermi dato la possibilità di far
arrossire per la trentasettesima volta in un'ora quel povero e tenero
ex Turk... XD La malvagità regna!
E
come sempre, a voi lettori va il mio augurio di lunga vita e
prosperità! \\// (è la prima volta che lo dici...
ndYuffie Lo so, ma lo penso sempre!)
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