L’acquario
#04
“L’oscurità inghiotte la luce, e
piega l’animo impuro dell’uomo.
Brilla nell’era, così come ordina la
canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere
solitario. Una luce nell’oscurità.”
- Pronto, Asami? Sono io, Kaoru! – esclamò la ragazza, attaccata alla cornetta del
suo cellulare, mentre sostava ai piedi della lunga scalinata che conduceva ai
piani superiori della bella villa Saejima. – Per caso
ti andrebbe adesso di accompagnarmi all’acquario di Port
City…? Lo studio dove lavoro mi ha commissionato una storia ambientata sul
fondo del mare. Non sono molto brava con i soggetti marini,
ma visto che l’acquario è pieno di pesci colorati, forse lì potrei
imparare molto! - dal capo opposto, tra una parola e l’altra dell’amica
pittrice, Asami sospirò con voce amareggiata.
- Mi dispiace, non posso proprio!
In questo momento sono in un ufficio… ho troppo lavoro da sbrigare… – dichiarò la giovane, sbuffando e guardandosi attorno, con la
scrivania sovraccarica di lunghe ed interminabili pile di fogli che purtroppo
non le consentivano di concedersi una fetta di tempo libero.
Kaoru scosse il capo:
- Non preoccuparti, non fa niente! – disse, sforzandosi di
emettere una voce allegra. L’espressione del viso, però, sapeva assai di
delusione. Andare lì, da sola, non le piaceva granché come prospettiva. La
bocca si piegò un pochino, e il viso si spense. Stava quasi per sospirare,
quando la sagoma di Kouga, appena rientrato dal giardino di casa propria, ed
intento a raggiungere la biblioteca della villa, non la rianimò in un baleno - Sarà per la prossima volta, allora! Ti auguro una buona
giornata! – esclamò in tutta fretta, riattaccando quasi subito per poter così raggiungere
il giovane. Asami restò interdetta,
si guardò intorno, sull’orlo della disperazione. – Certo, come no,
passerò senz’altro una bella giornata…! – sbuffò alla fine, fulminando i fogli
con un’occhiata.
- Kouga! – lo chiamò Kaoru, molto
svelta, e il Cavaliere Mistico, fermando brevemente le
gambe, si voltò appena, giusto per rivolgerle l’attenzione.
- Che c’è? – le disse, con lo
sguardo fermo, stabile sul viso della sua bella.
La mora prese fiato, e con un pizzico di esitazione
tentò di articolare qualcosa:
- Mi chiedevo se… - disse dapprima, un po’ titubante – se mi
potresti… - ancor prima di portare a termine quella richiesta, la replica
dell’altro fu più rapida e, soprattutto, più perentoria:
- Ho da fare. – le sentenziò, adoperando modi sbrigativi, e
tagliando corto. Oltretutto, Zarba proprio in
quell’istante aveva iniziato a parlare di Orrori e
cose affini. Esattamente come Gonza il maggiordomo che, con un libro aperto tra
le mani ed un’espressione eclatante, gridava con voce moderata e a più riprese
“L’ho trovato! L’ho trovato!”.
Kaoru Mitsuki
chinò leggermente il capo, ed abbassò quindi il viso con una mossa pressoché
meccanica. Un viso senz’altro molto rattristato. Avrebbe
voluto mettere il broncio, ma quel giovane con l’abito di pelle color nero, non
era di certo un giovane come tutti gli altri.
Kouga faceva parte dell’ordine dei Cavaliere
Magici. E quell’ordine così tassativamente rigido, lo
vincolava a svolgere il suo mestiere anche a costo di rinunciare alle normali
esigenze di un comune essere umano. Le esigenze di un ragazzo come lui,
insomma.
***
Camminava soprappensiero, Kaoru. Tra
le strade della città accarezzata dai raggi di un sole fortissimo, la sua mente
non poteva fare a meno di pensare, di rimuginare.
Col passare del tempo, anch’ella avrebbe
dovuto imparare ad accettare le leggi assai rigide dei Cavalieri del Makai. Forse il futuro un po’ la intimoriva,
ma in fin dei conti, lei quel tacito signorino lo amava per davvero.
Con la mente persa in chissà quanti ragionamenti o anche
semplici pensieri, con la sua ormai inseparabile sacca marrone a tracollo, e
con gli occhi non proprio attenti sul selciato di
città, improvvisamente andò a sbattere contro qualcosa. Una persona, per
l’esattezza.
Presa alla sprovvista alzò di scatto il capo: - Mi scusi! –
disse prontamente, nel momento in cui i suoi occhi s’incontrarono con quelli di Ikuo Shiota,
il travolto malcapitato.
- Ma allora è vero che gli artisti
sono sempre distratti, eh? – Il giovane sfoderò una voce tutt’altro
che arrabbiata, mentre le mani, aggrappatesi alle spalle di Kaoru
durante l’impatto, gli si abbassarono di scatto per liberare l’amica dalla
presa.
- Già…! - asserì lei, arrossendo un po’ per vergogna, ma
mostrando d’istinto un sorriso.
Ikuo gettò uno
sguardo al suo orologio da polso, dopodichè storse un po’ il labbro:
- Non è un po’ tardi per andare a lavoro? E’
per questo che eri così pensierosa? – le domandò squadrandole minuziosamente
il viso. – Stavi pensando ad una scusa per placare l’ira funesta del tuo
datore, eh?
L’artista scosse il capo: - Stamattina niente lavoro! O quasi… - pronunciò dopo-
Sto andando all’acquario. Devo studiare un po’ l’ambiente marino per poterlo
ricreare sulle tavole da disegno che mi hanno commissionato allo studio
artistico. – gli rivelò in seguito, spiegando in breve tempo la situazione.
- L’acquario?! – esclamò con enfasi
Ikuo, in estasi proprio come un bambino. – Davvero in
questa città c’è un acquario?
- Non lo sapevi? – gli domandò Kaoru,
divenendo perplessa dalla rivelazione dell’amico.
- Mi sono trasferito qui da poco tempo, e non so quasi
niente della città. Le uniche vie che conosco, sono quella di casa mia, e quella
dell’istituto dove si svolge il corso. Anche se spesso
tendo ancora a dimenticarle…! – pronunciò lievemente imbarazzato, grattandosi
la nuca con la mano, e cacciando un po’ la punta della lingua.
Kaoru rise di gusto, divertita da
quelle parole.
- Dopotutto, anche tu sei un artista distratto, no? –
asserì, per poi essere sopraffatta da una richiesta inaspettata da parte del
giovane.
- Posso venire anch’io? Mi piacerebbe tanto vederlo! – dichiarò,
con gli occhi scintillanti, con la voce estasiata, e con il viso sognante. Ikuo, per certi versi, assomigliava proprio ad un bambino.
Spiazzata da quella richiesta, Kaoru
spontaneamente annuì. Il viso le si riaccese, e il
pensiero di andare da sola in quel luogo, si dissipò in un lampo. Essere in
compagnia di qualcuno, era molto meglio che essere completamenti soli.
Oltretutto, Ikuo ci teneva così tanto a visitare l’acquario, che la ragazza non avrebbe
mai potuto rifiutare alla richiesta.
Un mondo marino, completamente colorato, dalle tinte
sfavillanti riflesse dalle squame di una miriade di animali
acquatici che nuotavano come danzando, in quelle vasche che costeggiavano da
entrambi i lati i molteplici corridoi e le sale di quel posto. Ikuo non poté trattenersi dallo sgranare le palpebre.
- Stupendo! – esclamò completamente rapito da quei colori
che, un po’ qui e un po’ là, lo accerchiavano piacevolmente.
Kaoru era già stata lì, qualche
anno fa, in compagnia di Asami,
quindi sapeva bene il posto, ciò nonostante, ritornare all’acquario dopo tutto
quel tempo, non le fece smettere di osservarsi intorno, anch’ella rapita da
quel magico mondo sommerso.
Alzò il capo puntando gli occhi al soffitto, e si allibì
ancor di più.
- Guarda! – fece segno ad Ikuo di
osservare su, sopra la testa. Perfino la volta lì, era stata trasformata in una
vasca trasparente, ricca di esseri acquatici. – Deve
trattarsi di una novità, questa del soffitto! L’ultima volta che sono stata qui
non c’era.
- E’ ovvio! Lo hanno messo lì apposta per me! – scherzò il
ragazzo, perdendosi in quella grande vasca.
Svoltato appena l’angolo, i due si fermarono nei pressi di
una panca di legno senza schienale, collocata esattamente di fronte ad un lungo
acquario dalle dimensioni gigantesche, pieno zeppo di pesci.
Ogni vasca ricreava un ambiente naturale marino o d'acqua
dolce, ricco di varietà animali e vegetali presenti nei laghi, nei fiumi e nei
mari di tutto il mondo. Tra le circa 200 specie animali ospitate,
vi erano numerosi invertebrati, come meduse, coralli e crostacei, e grandi
mammiferi marini, come le otarie, i delfini e le foche.
- Qui è perfetto per mettersi a disegnare! Ci sono un sacco
di specie marine! – esclamò Kaoru, entusiasta più che
mai e desiderosa di mettersi all’opera, di ritrarre tutto ciò che in
quell’attimo la stava completamente attorniando. Così, poggiando la sacca
marrone sull’asse della panca, afferrò un album da disegno ed una matita, ed
iniziò il lavoro.
Ikuo, seduto lì proprio accanto a
lei, di tanto in tanto, distraendo l’attenzione dalla vasca che gli stava
d’innanzi, le mandava di sottecchi un’occhiata.
Tra un colpo di matita, e, qualche volta, anche uno di gomma
sulle linee che spesso non le venivano assai diritte, Kaoru
cercò di ritrarre quella moltitudine di piccoli esseri
tutti diversi tra loro, che nuotavano liberamente nell’acqua. Quegli esserini, avvolti piacevolmente dal gradevole liquido
trasparente, in un certo senso era come se volassero.
Ce n’era uno lì in mezzo, che catturò maggiormente
l’attenzione dell’artista.
Non più grande di 5 centimetri,
aveva un colore rossiccio molto vivo, e delle pinne lunghissime che si
muovevano come un elegante strascico molto simile a quello di un abito da sposa
fatto di seta.
Era proprio il movimento di quelle pinne, ad affascinarla e
ad ispirarla così tanto.
Ikuo si accorse quasi all’istante
dell’interesse che la ragazza nutriva nei confronti di quell’animale.
- Quello è un pesce combattente. – le affermò,
mentre Kaoru, meravigliata, si voltò a
guardarlo.
- Lo conosci? – gli chiese stupita.
Alzandosi dalla panca, lui prese la ragazza per mano e la
condusse ai piedi della vasca, proprio davanti all’animale marino tinto di
rosso.
- Osserva bene il movimento delle sue
pinne – le disse, puntando l’indice a pochi centimetri dalla lastra di
vetro. Kaoru non si fece ripetere una seconda volta
quella richiesta – Non ti ricorda il movimento di un
drappo di seta rossa che ti accarezza le mani?
La giovane, con lo sguardo fisso sull’elegante movenza di
quei lunghi organi natatori, assentì senza esitazione: - E’ vero! Più la
guardo, e più mi sembra quasi di poterne sentire la consistenza, qui tra le mie
dita! – esclamò guardandosi stupita le mani. Di cui la destra, ancora racchiusa
in quella del ragazzo. I due si osservarono brevemente in
volto, poi il giovane ritirò a sé l’arto per liberarle il palmo. – Come
fai a conoscere così tante cose sui pesci? Sei molto preparato! – gli domandò in
seguito lei, con il desiderio di sapere la risposta.
- Ma no! – rispose istantaneamente
lui, accompagnando quell’esclamazione con lo sventolio della mano sinistra – Da
bambino ne avevo uno anch’io. Non sono di certo un
genio…! – affermò affranto, ma con un tono beffante. Poi, incuriosito, lanciò
un’occhiata al blocco che Kaoru reggeva tra le mani,
e che raffigurava per l’appunto proprio quel pesce dallo splendido strascico. –
Se fossi in te, le pinne le farei un po’ più flaccide.
Giusto per fargli acquisire movimento. Altrimenti sarebbe
troppo statico. – consigliò all’amica che, osservando anch’ella
il ritratto dell’animale marino, lo comparò subito al vero pesce combattente
che le nuotava davanti al naso.
Storse le labbra in una smorfia di traballante indecisione,
ma poi il suo verdetto arrivò in un lampo:
- Mi sa che hai ragione tu! Così è troppo statico. – Cercò
quindi di correggere l’errore, seduta stante, esattamente lì, in piedi di
fronte alla lastra. La matita, tenuta molle con l’indice e il pollice della
destra, tracciò linee sinuose, morbide e delicate, donando un movimento
incredibilmente realistico, quasi vivo, a quel ritratto. Paragonando ancora una
volta lo schizzo alla sagoma vera dell’animale, Kaoru
ne sembrò abbastanza soddisfatta. E, vista l’espressione attonita di Ikuo, anche lui non fu da meno.
- E’ uguale a quello vero! – si complimentò l’amico,
incapace di trovare parole più adatte. – Ho fatto proprio bene ad
accompagnarti!
Kaoru emise un sorriso, ma poi d’un tratto si sentì punzecchiare da un soffio di
malinconia. Se ci fosse stato Kouga lì, al posto di Ikuo, quell’attimo sarebbe stato più che perfetto. Sarebbe
stato indimenticabile. Ma Kouga, in quanto Cavaliere,
aveva delle priorità da rispettare.
- Ti ringrazio per avermi fatto compagnia. – disse Kaoru al compagno di corso, per poi
confidargli sincera – Non mi andava proprio di venire qua da sola.
- Hai un ragazzo, no? Non potevi chiederlo a lui? – le
domandò subito l’altro, cogliendo al volo una preziosa opportunità. Ad Ikuo, a quanto pare, piaceva
interessarsi un po’ degli affari altrui. In particolar modo di quelli di Kaoru.
- Lui… non poteva. – La bella Mitsuki
chinò quasi con vergogna il capo, per nascondere forse quel velo di tristezza che
le aveva incominciato ad appannargli la vista.
- Impegni di lavoro? – rinviò il moro, chiedendo con
curiosità.
L’artista sospirò e sorrise a malapena: - Più
o meno…!
Ikuo si strinse nelle spalle: -
Beh, mi auguro che il tuo ragazzo venga sommerso dal
lavoro un po’ più spesso, così troverò la scusa per accompagnarti un’altra
volta all’acquario!
La giovane arrossì di colpo, infine, sentendosi in
imbarazzo, riprese a disegnare.
Di lavoro, in quel periodo, Kouga ne aveva
davvero tanto da sbrigare.
Quasi tutti i giorni, la sentinella a capo del settore Nord,
gli faceva recapitare la solita lettera di missione, racchiusa nella busta
rosso sangue e sigillata con tanto di cera lacca al seguito, che lo obbligava a
cercare e ad eliminare Orrori sempre più crudeli ed ingegnosi.
Oltretutto, da un po’ di tempo a questa parte, le
rocambolesche battaglie che il ragazzo era costretto ad ingaggiare, non
finivano mai in meno di cinque minuti.
In quello stesso attimo, varcata la soglia proprio del Port City Acquarium, lo
spadaccino stava camminando lungo l’andito per cercare e braccare una creatura
ben più diversa da quelle specie marine.
Ben più diversa e… tutt’altro che
innocua.
Mentre si accingeva a percorrere la lunga serie di androni saturi di gente ferma ad ammirare le enormi
vasche ricche di fauna, lo spadaccino sentì l’inspiegabile impulso di volgere
il capo alla sua destra, verso un punto ben preciso.
Ciò che vide con i suoi occhi, in lontananza, lo fece bloccare
a metà tra un passo e l’altro.
Si nascose con uno scatto furtivo alle spalle di una colonna
di marmo bianco, ed osservò attentamente il fondo del largo andito. Kaoru era lì, seduta sulla panca di legno a disegnare, ma
la ragazza non era da sola. L’attenzione di Kouga finì immancabilmente sulla
figura che le stava seduta di fianco: quello laggiù era proprio Ikuo.
Il compagno di corso della giovane Mitsuki,
sorrideva serenamente, prendendosi lì per lì, proprio in quell’istante, la
libertà di farla ridere con qualche esilarante battuta.
Kouga corrucciò la fronte. Avrebbe voluto di certo andare
incontro a quei due, prendere la sua bella per mano, e portarsela via. O perlomeno, gli sarebbe bastato anche intimorire quello
sconosciuto solo con una sua tanto improvvisa quanto pericolosa apparizione.
Stava perfino per emergere dalla colonna e muovere il primo passo,
ma… Zarba, la sua guida mistica, lo richiamò
seduta stante:
- Non provarci nemmeno! – ammonì decisivo, cogliendo al volo le
intenzioni del suo proprietario e tarpandogli subito le ali – L’Orrore non
aspetta!
Con un sospiro più che sommesso, il figlio di Taiga fermò le
proprie gambe, ma prima di allontanarsi alla svelta da quel posto, si attardò, intenzionalmente,
qualche istante in più per osservare Kaoru.
Lasciare quella ragazza in compagnia di Ikuo? Giammai! Eppure… l’Orrore in
quel momento era molto più importante di lei. O
perlomeno, lo era per Zarba.
Una ragazza stava sorseggiando dell’acqua dal getto costante
di una fontanella messa lì, lungo i bordi di un andito della struttura. Dopo
aver bevuto, però, qualcosa all’interno del suo organismo sembrò divamparle nell'animo,
incontrollatamente e senza motivo. La giovane si sentì male, cadde a terra e un
uomo cercò di sollevarla, di prestarle soccorso, ma, purtroppo per lei, fu
tutto inutile. Quella ragazza si rialzò di corsa dal suolo colpendo e
scaraventando a terra il suo soccorritore, ed infine scappò via, divorando terreno
come un treno impazzito. Un paio di persone furono
travolte dalla sua folle corsa.
Il rumoroso trambusto fece sì che Kouga avvistasse con
estrema facilità il bersaglio. Il Cavaliere dell’Est corse dietro al nemico con
la sua stessa foga, cercando di non perderlo mai di vista.
La gente che gremiva quel luogo, tuttavia, non gli facilitò
il compito. Infatti, la giovane scomparve dalla sua
traiettoria, dissipandosi tra un banco di folla. Il Cavaliere dal bianco
soprabito si fermò un istante per guadarsi attorno. Assunse presto un’aria
spaesata. A Kouga non piaceva giocare a nascondino, tanto meno con un
pericoloso Orrore! L’intervento di Zarba, anche
quella volta fu provvidenziale:
- Si è diretto all'esterno!
Senza perdere istanti preziosi, Kouga seguì le indicazioni
dell’anello gotico, e si affaccendò a raggiungere l’uscita.
Una volta lì, alla luce del sole, lo spadaccino vide il suo
bersaglio filare via, e poi fermarsi ai piedi di una griglia di scarico
piazzata sul selciato.
Mettersi a correre per cercare di raggiungerla, non sarebbe
servito a nulla.
Il corpo della donna si tramutò in acqua e finì in quello
scarico.
Agguantarla, a quel punto, sarebbe stato impossibile.
L’acqua era un elemento fluido, essa scorreva dappertutto, viaggiando
di continuo, senza che nessuno potesse agguantarla tra le dita. E questo, per un Cavaliere del Makai,
era davvero un bel problema!
- Ovviamente – sottolineò Zarba, con un accento abbastanza seccato – ne ho perso le
tracce. – appuntò acidulo. Poi, con estrema schiettezza aggiunse – Se tu non ti
fossi fermato a spiare quel ragazzo che faceva il
cicisbeo con la tua bella… - accennò appena, senza avere l’aggio di concludere
la frase, perchè Kouga lo fulminò con un’occhiata
sprezzante.
Tra le vie di una stradina secondaria, ormai distante
dall’acquario, Kouga camminava soprappensiero con la testa intinta chissà in
quale universo misterioso. Mai così poco attento sulla strada, incappò in un
qualcosa che, come una furia, gli andò a sbattere contro.
- Ahi! – piagnucolò quel qualcosa, che in realtà era un qualcuno,
nel momento in cui sollevando il capo ebbe un sussulto – Ma
tu sei il ragazzo di Kaoru!?
Kouga, dal lato opposto, riconobbe anch’egli quella persona
senza esitare.
Per uno strano caso del destino, si trattava proprio di Ikuo, colui che lo aveva in qualche
modo “turbato”.
- Scusami! Andavo un po’ di fretta, e non ti ho visto. –
disse lo sconosciuto, pensando bene di fare l’educato. Fu proprio l’esatto contrario
di Kouga che, quasi inerte, non si avvalse di nessuna risposta.
In un momento caratteristico come quello, non ne aveva particolarmente voglia.
All’occhio attento del giovane col mezzo codino bello sistemato sulla nuca, non scappò di certo la strana
reazione dell’altro: - Non ti sono molto simpatico, eh? – gli disse con
semplicità, con un modo diretto di dire le cose.
La dichiarazione fu seguita ancora una volta dal silenzio di
Kouga. Quest’ultimo, con una fermezza impassibile, si
scostò da Ikuo per spostarsi e lasciarselo alle
spalle. O perlomeno, era questa la sua intenzione. Lo
sconosciuto, quasi inaspettatamente, lo turbò per l’ennesima volta con una
semplice affermazione: - Guarda che se non le rivolgi le attenzioni che merita,
prima o poi la perderai. – pronunciò così, come se
nulla fosse, mentre lo spadaccino del Makai,
costretto a fermarsi da quell’affermazione, senza voltarsi di schiena non riuscì
a trovare le forze necessarie per emettere replica.
Ikuo andò via salutandolo con un
“ciao” pronunciato allegramente, forse troppo inappropriato per quell’attimo. Ma, quell’eclatante saluto, quasi certamente voleva sembrare una
provocazione.
Zarba, poi, con quelle sue zanne
affilate, non riuscì a tenere a freno la lingua: - Il cicisbeo è davvero simpatico,
vero Kouga? – pronunciò scherzoso. Anche troppo.
Il ragazzo sollevò la mano sinistra dove si trovava l’anello
chiacchierone, ed infine emise solo un sospiro.
Proprio così. Non fu in grado, per l’ennesima volta, di
partorire una replica.
Forse perché, Ikuo Shiota, in fin dei conti, aveva ragione?
***
Kaoru era nella sua camera. Stava
colorando e preparando le tavole con i pesci visti in
mattinata nel Port City Acquarium.
Tra un tocco di pennello e l’altro, il legno che rivestiva
la porta della sua stanza, suonò improvvisamente.
Qualcuno stava bussando a quella porta.
Sicura che sarebbe stato Gonza, la
moretta pronunciò un “avanti” a voce alta, per farsi sentire ma, quando l’anta
di legno si aprì scricchiolando lievemente, sul viso le comparve un’attonita smorfia.
- Ko-Kouga..!? – disse appena,
piena di meraviglia. Mai e poi mai si sarebbe aspettata di vedere il ragazzo
entrare in quell’attimo in camera sua. Entrambi si squadrarono
in viso con esitazione. Il Cavaliere dell’Est si fece avanti sfoggiando palese un
timido atteggiamento. Sembrava quasi che avesse timore. Forse perché le parole di Ikuo lo avevano in qualche modo
turbato.
- Che cosa volevi chiedermi
stamattina? – le domandò, pentito di non averla voluta e potuta ascoltare
durante la caotica mattinata.
Kaoru rimase brevemente interdetta
dal suono di quella domanda. Per un istante il suo cuore sussultò stranamente.
Quel quesito, detto da lui, suonava un po’ strano. Poi però, spontaneamente, gli
andò incontro e lo prese per mano.
Entrambi raggiunsero il cavalletto.
L’artista gli mostrò il dipinto che lei stessa in quell’istante stava
accingendosi a portare a termine.
- Questo è uno dei tanti disegni che ho fatto stamattina
all’acquario. – le annotò, perdendosi in quel dipinto tinto di blu e pieno di
creature marine dalle mille sfumature – Mi sarebbe piaciuto
che ci fossi stato anche tu, lì, insieme a me. Però… non preoccuparti! –
premise d’un botto, scuotendo energicamente la testa- Tu sei un Cavaliere Mistico, e non puoi trascurare i tuoi doveri. La
gente ha bisogno del tuo aiuto! – “E anche io ho
bisogno di te”, gli avrebbe tanto voluto dire quella dolce moretta. Tuttavia, l’espressione
le rimase in gola ed appassì in un lampo senza trovare la forza necessaria per
sbocciare armoniosamente proprio come avrebbe voluto.
Stupito dal suono di quelle parole, ma, come volevasi
dimostrare, amareggiato al tempo stesso di non averle potuto dedicare le giuste
attenzioni, il flemmatico spadaccino le volse di nuovo lo sguardo: - Se vuoi… -
prepose inizialmente, con modi più impacciati che timidi –
questa sera sono libero. – disse infine, facendo di colpo impressionare
la ragazza.
Kouga, anche se visibilmente soffocato dal suo stesso
atteggiamento che di sicuro non gli calzava esattamente a pennello, le aveva fatto capire di volerle dedicare quella serata.
Per lei, una ragazza di 23 anni con la testa sempre tra le
nuvole, quelle parole le sembrarono un miraggio. Un tipo così poco incline al
dialogo, di punto in bianco avrebbe mai potuto dire una cosa simile?
Rapita da quell’attimo così
strano, si svegliò grazie alla rettifica di Zarba, che,
come una fastidiosa zanzara, giunse in un lampo:
- Orrori permettendo! – specificò di corsa, da brava guida
mistica. I due umani lo fissarono brevemente. Poi entrambi, scambiandosi
un’occhiata complice, scoppiarono a ridere.
L’artista promettente si mise pensierosa. In un secondo
istante, però, annuì con decisione a quella proposta.
- C’è ancora una cosa che devo studiare in un determinato
posto… - disse con parole sibilline, senza svelargli alcunché.
Dopo quella frase, l’animo certamente amaro di Kouga, divenne
dolce dolce, come un piccolo
cucchiaino di miele.
Finalmente avrebbe potuto regalare a Kaoru
le giuste attenzioni che meritava di tutto rispetto un tipo solare come lei.
Orrori permettendo, però!
***
L’uno al fianco dell’altra, sotto il cielo della sera, si erano
fermati lì, su una fattispecie di molo, e ne avevano
raggiunto l’estremità più lontana, quella che affacciava direttamente
sull’oceano.
- Nel racconto che mi hanno commissionato, c’è una scena che
illustra un paesaggio marino notturno. – disse Kaoru al
suo Kouga, mentre si adoperava ad imbracciare il blocco da disegno, e ad
osservare le acque e l’orizzonte di quel posto. – E’ perfetto! – esclamò
estasiata, rapita da quell’atmosfera, ma soprattutto affascinata dalla luce
della luna che, brillando lassù nel cielo, si rifletteva sulla superficie
piatta di quel calmo mare.
Bianco proprio come il suo faccino, quella luna e quel paesaggio piacquero anche al figlio di Taiga.
Il giovane spadaccino la guardava silenziosamente tracciare
delle linee lungo quel foglio vuoto che a poco a poco si stava riempiendo di
belle figure proprio sotto il suo occhio attento ed affascinato.
La superficie dell’acqua che Kaoru
aveva ricreato sopra quel foglio, era quasi paragonabile a quella
vera, a quella che si estendeva davanti ai due umani, e che, con una calma
piacevole, rendeva quell’attimo altrettanto piacevole e sereno.
La mora fermò per un attimo la mano, e la matita che teneva
in quelle dita si sollevò dal foglio. Storcendo deliziosamente la boccuccia,
comparò il ritratto al paesaggio che le stava d’innanzi.
A giudicare dalle sopracciglia aggrottate, e da quella
stessa boccuccia, il risultato non doveva soddisfarla granché. Così, voltandosi
in direzione di Kouga, gli tese quel blocco poco sotto
il mento:
- Che dici? –
chiese, nella speranza di ricevere un commento o, perché no, una dritta.
Era certa che anche Kouga avrebbe storto un pochino il muso.
- E’ molto realistico. – dichiarò invece il ragazzo,
osservando estasiato quello schizzo che, seppur stilizzato e ancora incompleto,
gli suscitò in un istante una miriade di emozioni.
- Sul serio?! – esclamò stupita
l’artista, gettando un occhio alla sua opera. Non era
pressoché convinta dello schizzo, ma la dichiarazione così sincera di Kouga,
l’aveva quasi persuasa dall’accartocciare e gettare via il foglio. –
Grazie! – disse soltanto, con un timido sorriso, ed abbracciando a sé quel
blocco pieno di fogli tutti da riempire.
Kouga la osservò di sottecchi, coinvolto da quella magica
atmosfera e dal rumore dolce del mare calmo. Il vento che soffiava piano piano, la pallida luna in cielo,
l’atmosfera sempre più romantica… C’erano molte cose che in quel momento lo
facevano sentire bene. Ma, ovviamente, per lui la più
importante era la presenza della sua Kaoru. Una
ragazza che affrontava la vita con uno scintillante sorriso sulle labbra, una
persona che in molti consideravano essere speciale.
Speciale soprattutto per lui.
Continuava a guardarla di sottecchi, probabilmente si
sentiva in imbarazzo, ma lui non poteva fare a meno di osservare
quell’espressione assorta sopra quel foglio, che pareva
immersa in un mondo tutto suo, fatto di sogni e passioni. Le avrebbe quasi voluto chiedere di quello sconosciuto, Ikuo, ma per non rovinare quell’attimo, pensò bene di
tacere.
Colui, o per meglio dire, colei che non volle tacere, fu
l’acqua. Improvvisamente la superficie aveva cominciato a borbottare, a
ribollire. Ma più che altro, era come se là sotto ci
fosse qualcosa di enormemente minaccioso. Da un istante all’altro, la minaccia
prese forma e si materializzò in un baleno di fronte ai due. L’acqua prese
vita, e si plasmò fino a comporre una sagoma sinuosa, longilinea, femminile.
- Kouga! – tuonò con fervore la voce di Zarba,
giusto in tempo per metterlo in guardia. Il ragazzo si parò con prontezza
davanti a Kaoru, ed un violento getto d’acqua lo investì
in pieno. Il fluido trasparente gli scivolò indosso, lungo
tutto l’impermeabile, infine si riversò sul terreno ai suoi piedi.
- Corri! – ordinò lo spadaccino a Kaoru,
per indurla a mettersi al riparo. E in quel preciso
istante, muovendo il braccio con rapidità, sguainò la spada.
Gurami, l’Orrore in grado di
tramutarsi in acqua, aveva finalmente assunto un aspetto solido.
La pelle del corpo era chiara, azzurra come il cielo, gli
occhi completamente bianchi, né iride nè pupilla. La
ricopriva un abito di seta lattea, leggero e sinuoso come le pinne del pesce
combattente.
Kaoru la osservò per un attimo,
poco prima di correre via. Quell’essere
sembrava proprio una creatura marina. In seguito, l’artista si allontanò dal
luogo della battaglia che ci sarebbe stata da lì a poco, e scappò via proprio
come le aveva tassativamente ordinato il suo Kouga.
Quest’ultimo, una
volta fatto mettere la ragazza al riparo, non perse tempo e si lanciò
immediatamente all’attacco. Con il pugno ben serrato sull’ansa rossa dell’arma,
tirò un fendente in avanti, verso il ventre del mostro che, non appena la lama
della spada gli sfiorò la pelle del corpo, si tramutò in acqua, rendendo vano
il colpo del Cavaliere.
- Non è possibile! – sbottò Kouga all’istante, vedendo
l’acqua strisciare sul pavimento, e poi solidificarsi alle sue spalle. Si girò
di botto, e con molta più rapidità di prima, affondò una seconda volta l’animetallo della spada nell’avambraccio che Gurami aveva utilizzato per pararsi il volto. Quell’arto divenne acqua sotto lo sguardo sempre più nervoso
del ragazzo.
- Perché ce l’hai tanto con le
donne? Dovresti essere più gentile con me! – scherzò l’Orrore, emettendo un
ghigno borioso con le sue sottili e fredde labbra. Subito dopo, alzando una
mano, Gurami sollevò dall’oceano una sfera di acqua che successivamente scagliò con potenza e
precisione sul suo avversario. Kouga schivò l’attacco, ma fu investito in pieno
da un altro potente globo, simile al primo, che però lo gettò a terra.
- Era meglio se lo avessi catturato questa mattina,
quand’era ancora nella sua forma innocua. – si lamentò Zarba,
costatando la difficoltà della situazione. – Ora dovrai faticare il doppio.
- Cerca piuttosto di scovare il suo punto debole, mentre io
lo tengo impegnato. – replicò acido il Cavaliere, rialzandosi di scatto dal
suolo, grondante d’acqua.
- Ammesso che ne abbia uno. –
parlottò subito l’anello, con una voce alquanto inquieta.
Il Cavaliere Mistico si proiettò
nuovamente all’attacco, deciso più che mai a trovare un modo per annientare
definitivamente quel perfido essere.
Però, tutte le volte che la spada toccava
una parte del corpo di Gurami, la creatura diveniva
acqua, rendendo così vani i suoi sforzi.
Mentre Kouga cercava di guadagnare
istanti preziosi, Zarba osservava attentamente i
movimenti del nemico.
Quasi allo stremo, il figlio di Taiga, con le ginocchia al
suolo e il fiato corto, cercò di sorreggersi puntellando la spada sul selciato,
come se fosse un valido appoggio, e si sforzò di rialzarsi.
Recuperato uno spiraglio di energia,
il giovane si preparò a lanciarsi per l’ennesima volta contro il mostro.
Stava per impugnare saldamente il manico rosso della spada,
quando in quell’attimo la voce di Zarba
lo frenò appena in tempo:
- Usa il Rekka-Ensou, Kouga!
- Che cosa?! Il fuoco non può
vincere l’acqua! – ribatté all’istante il Cavaliere
Mistico, stupito dal consiglio così insolito del suo anello guida. Zarba era forse uscito di senno?
- Fidati! – tuonò senza indugio il gotico gioiello,
convincendo e, forse di più, costringendo il suo proprietario a darsi da fare.
Senza sprecare ulteriori attimi, e
con la rotazione del polso proprio sopra la testa, Kouga si trasformò in Garo.
Il lupo dorato portò la propria spada all’altezza del busto,
nel momento in cui l’altra mano si adoperò a stringere il Madoubi,
l’accendino magico. Una volta sollevato il coperchio
di quel piccolo oggetto, la fiamma prese a divampare e a scorrere lungo tutto
il tagliente filo dell’arma. Partendo dalla base dell’ansa, fino a raggiungere
l’appuntito capo, la lama s’infiammò come una fiaccola. Quel fuoco, verde
brillante, illuminò gran parte del pontile di pietra, riflettendosi anche sulla
piatta superficie del mare.
Con la spada ben ritta d’innanzi al suo imperturbabile e
fiero volto, il lupo dell’Est falciò il vuoto davanti a sé con due fendenti
incrociati che si stamparono e fermarono esattamente a mezz’aria.
- Io sono fatta di acqua, l’hai
dimenticato? Quella specie di fuoco non ti servirà a niente! – esclamò Gurami, sicura più che mai delle sue capacità che secondo
la logica l’avrebbero certamente portata alla
vittoria.
Garo non sprecò altro tempo, e con
uno scatto del braccio che reggeva la spada, scagliò quel fascio di fiamme
incrociate verso il bersaglio.
Gurami non si preoccupò neppure di
evitare il colpo. Era certa che il tentativo di eliminarla, sarebbe andato a
vuoto.
Il fuoco la investì in pieno, la trapassò del tutto come un
doppio boomerang tagliente che ritornò poi alla base per investire questa volta
il suo artefice.
La corazza d’oro di Garo prese a brillare
di verde. Brillò di fuoco. Il fuoco del Makai.
Con le fiamme alte che gli ardevano su più punti
dell’armatura, il paladino dell’Est falciò il suolo con un fendente dell’arma
intrisa dalle fiamme danzanti.
Il fuoco raggiunse il terreno, generando una lunga fenditura
rovente, sottile e precisa, che trapassò in due l’Orrore.
Nonostante il Rekka-Ensou
appena scagliato, Gurami non aveva perso la sua troppo
baldanzosa sicurezza. Il corpo, come da copione, si era liquefatto al momento
del colpo, per poi ricomporsi praticamente
all’istante.
- Non puoi annientarmi, Cavaliere d’Oro! Perché
non ti rassegni e mi dai la tua anima? – disse la creatura, accompagnando le
parole con una risata sottile e perfida.
- La tua sicurezza è stata la causa della tua sconfitta. –
dichiarò solenne la voce di Garo, riponendo
dignitosamente la spada all’interno del massiccio fodero d’oro. Finalmente quel
lupo aveva capito l’utilità del Rekka-Ensou.
Gurami non ebbe neanche il tempo
necessario per capire il significato di quella frase.
Il suo corpo, poco per volta iniziò ad evaporare. Prima le
braccia, poi le gambe, e perfino quel suo sottile e delicato abito di seta
bianca ebbe la stessa sorte.
Le alte temperature raggiunte dal fuoco del Makai, avevano portato alla vaporizzazione dei tessuti
liquidi che componevano la struttura dell’Orrore fatto di acqua.
E l’acqua, una volta ridotta in vapore, e mescolatasi
con l’aria, non poteva più ricomporsi. La fiamma ne aveva
ormai distrutto le molecole.
Il merito di quella intuizione
geniale, andava riconosciuto interamente a Zarba.
- Hai visto? Avevo ragione! – affermò l’anello, sfoggiando un
timbro logicamente altezzoso.
L’armatura di Garo si dissipò completamente.
Con tutta probabilità, Kouga avrebbe voluto replicare, ma in
quello stesso attimo, le urla di Kaoru lo frenarono.
Il ragazzo si voltò immediatamente verso il fondo del molo, e
la fronte gli si corrucciò in un baleno. Un Orrore stava avanzando verso
l’artista che, impaurita da quell’essere viscido e scuro, non poté fare a meno
di indietreggiare.
Alle sue spalle, a pochi centimetri, c’era l’orlo del
pontile di pietra.
- E’ una Chimera Mistica! – gli confermò svelto Zarba, tranquillizzando in parte l’animo irrequieto del suo
proprietario.
Il giovane iniziò improvvisamente a correre lungo tutta la
passerella di pietra, per cercare di raggiungere Kaoru prima che quest’ultima, per
sfuggire all’essere, cadesse di sotto.
- E’ un’illusione! Non è reale! – gli urlò con quanto più fiato avesse in gola, nella speranza che la mora sentisse le
sue parole ma… Fu tutto inutile.
Il frastuono di un cuore terrorizzato, e la paura che
l’aveva completamente annichilita, costrinse Kaoru a
fare un altro passo all’indietro. Nell’istante in cui la suola della scarpa
sfiorò il pavimento reso pericolosamente scivoloso da una chiazza di acqua, l’artista cascò all’indietro, con il blocco di
disegni ben stretto sul petto, e finì in mare.
La
Chimera Mistica svanì seduta stante, cancellandosi nel nulla,
come da copione.
Kouga raggiunse di corsa il posto dov’era da poco
precipitata Kaoru. Si affacciò più che agitato da
quel lato del pontile, ma l’artista era già stata inghiottita dalle scure
acque.
Senza perdere tempo, e togliendosi l’impermeabile bianco per
poi gettarlo a terra, lo spadaccino si buttò in mare. Gli spruzzi causati dal
tuffo si levarono in aria per ripiombare giù a picco e divenire un tutt’uno con l’oceano.
Sparì anch’egli sotto la superficie dell’acqua, e poi calò di
botto il silenzio.
Per una lunga ed interminabile scia di secondi, il solo ed
unico rumore che si udì, fu il leggero fragore delle onde. Nulla più.
Poi, accadde all’improvviso: annaspando
qua e là, le braccia della ragazza riemersero dall’acqua. Kaoru riaffiorò, tenuta saldamente in vita da Kouga. Quelle
braccia la stringeva con forza, senza avere nessuna intenzione
di lasciarla. Lui non lo avrebbe mai fatto. Piuttosto, sarebbe sprofondato
insieme a lei, pur di non lasciarla sola. Il Cavaliere Magico la sollevò appena per farle raggiungere il
bordo del muretto. L’artista cercò di tirarsi su seguita ed aiutata dallo stesso Kouga, e, una volta toccato finalmente il suolo,
si mise a tossicchiare forte per espellere qualche goccio di quell’acqua salata
che aveva ancora in bocca.
Completamente bagnata e tremolante più per la paura che per
il freddo, la ragazza si chiuse a riccio per riscaldarsi. Kouga tirò immediatamente
a sé il suo impermeabile, e la coprì con delicate premure, avvolgendola in quel
manto pesante e bianco.
- Come ti senti? – le chiese quasi subito
e ancora col fiatone, fissandola incessantemente negli occhi. Aveva il volto
bagnato e l’espressione tesa, nervosa.
Lei assentì appena, lasciandosi rassicurare dal tepore di
quel caldo soprabito bianco che la fasciava gradevolmente.
- Mi dispiace – disse in un primo
momento, con la voce un po’ timida e lo sguardo visibilmente spossato – io non
so nuotare, e tu… ti sei bagnato per colpa mia.
Kouga scosse la testa. Non aveva nessun interesse, per lui,
essere zuppo.
- L’importante è che non ti sia successo niente. – le disse
convinto, fissandola incessantemente negli occhi, con trasporto. Poi, in un
secondo momento, lo sguardo gli cadde sul blocco di fogli che la giovane aveva
ancora tra le mani. – Sono io quello che deve scusarsi. – disse, e quello
stesso sguardo divenne improvvisamente triste – I tuoi disegni…
Questa volta fu Kaoru a scuotere
la testa. La scosse così tanto che delle goccioline d’acqua
le si scrollarono da alcune ciocche di capelli per volare via.
- Per me è stato molto più importante condividere questa
serata con te! – dichiarò d’un botto, con la felicità
in viso di chi aveva trascorso dei momenti veramente speciali in compagnia di
una persona altrettanto speciale.
Smisuratamente speciale.
Quella, fu la frase che spinse Kouga a compiere,
volontariamente, un passo largo oltremisura per un tipo chiuso come lui. Quella,
fu la frase che lo spinse volontariamente a tirare il suo inzuppato pulcino
spennacchiato verso di sé, su quel torace rivestito di nero, tra quelle braccia che non vedevano l’ora di stringere la cosa
più preziosa della propria vita. La sua Kaoru.
L’artista si sentì cingere la schiena con energia, emozione,
trasporto. Si sentì stringere con sentimento. Fu circondata da un manto di
tenerezza che immancabilmente le fasciò anche il cuore.
Gli occhi le si inumidirono, sì, ma
la gioia di quel gesto li asciugò in un baleno.
Kouga finalmente era riuscito a lasciarsi andare, a non
essere quel rigido e freddo Cavaliere di sempre.
Kouga, grazie a lei aveva quindi imparato a sorridere e,
viste le circostanze, anche ad abbracciare di sua volontà qualcuno, con meno
rigidità del solito. A piccoli passi, proprio come un bambino, lui stava
crescendo per divenire uomo.
La paura di quel brutto momento, si era completamente dileguata.
Di quell’attimo rimase solo l’acqua dei loro indumenti
bagnati e, naturalmente, l’emozione di quella stretta che li teneva uniti. Era
una suggestione romantica che li attorniava, li circonda,
li abbracciava. Si trattava di una scena che sprizzava tenerezza a priori. Era
come guardare un bel dipinto pieno di calore e sentimento.
Il magico attimo sarebbe potuto
durare sicuramente di più, se il suono di uno starnuto improvviso non lo avesse
interrotto.
I due si staccarono appena dalla stretta perché attirati da
quel rumore.
Quel tonante “ettchììì” faceva
parte di Zarba.
- Di questo passo, finirò per arrugginirmi! – si lamentò alla
svelta. Era bagnato almeno quanto i due umani, solo che lui l’acqua non la
poteva assolutamente sopportare!
Kaoru stupita inarcò le
sopracciglia: - Non sapevo che gli anelli potessero starnutire!
- Prima di essere un anello, io sono una creatura vivente a
tutti gli effetti! – gli rettificò istantaneamente l’oggetto. La voce era un
po’ acidula.
Kouga lo sfilò dal medio della sua mano, per strofinarlo con
un lembo del soprabito. Sembrava che stesse asciugando un gattino inzuppato.
- Ora sei asciutto. – gli disse semplicemente, senza
mostrare ulteriore interesse. Zarba
per lui era un po’ troppo lamentoso.
L’intenzione del Madougu era
quella di sbottare, di protestare ancora una volta, tuttavia fu bloccato da un
secondo starnuto. Stavolta più forte e buffo del primo.
I due umani si fissarono reciprocamente in viso per poi
sorridere di gusto al bislacco rumore. E quell’ essere
fatto di Animetallo, stizzitosi abbastanza, volse rassegnato
lo sguardo al cielo:
- “Portare pazienza”. D’ora in poi sarà questo il mio motto!
L’abbraccio che mi hai
dato, per me ha significato tanto.
Giorno dopo giorno, mi
accorgo sempre più di quanto tu stia cambiando. Piano piano ti apri come le giovani
foglie di una vigorosa pianta, per permettere ai raggi del sole di scaldarti.
C’è ancora tanta
strada da fare, ma la faremo insieme io e te, con la consapevolezza nel cuore
che un viaggio di mille miglia deve cominciare sempre e comunque
con un solo passo.
E tu, giovane ed intrepido guerriero
dell’Est, quel passo lo hai appena fatto!
Fine episodio
I VANEGGIAMENTI E LE
RISPOSTE DI BOTAN:
Finalmente
sono riuscita a pubblicare il quarto episodio! Era da un po’ che volevo farlo,
tuttavia è da qualche mese che ho abbandonato
momentaneamente la scrittura per dedicarmi solo al disegno. Scusate quindi il
ritardo!
Allora…
ritorno con 2 importanti novità!
PER TUTTI VOI!!! IMPORTANTE!!!
LEGGETE, VI PREGO!
Mentre
disegnavo, ho pensato bene di illustrare alcune scene che riguardano proprio la GSS, per cui
ho deciso di accompagnare i capitoli della fanfiction
con dei disegni che andranno a rappresentare una scena precisa dell’episodio in
questione. Tuttavia, un po’ per mancanza di tempo, e un po’
perché l’ispirazione manca, non tutti i capitoli avranno la cosiddetta scena
illustrata. Vi avviserò utilizzando questo solito spazietto
ogni volta che ci sarà un disegno. Quest’ultimo, lo
potrete vedere mediante un link che troverete sempre
qui. Mi auguro che questa “novità” vi possa piacere, ovviamente nessuno di voi
è obbligato a vedere per forza la tavola illustrata! ^_^ Per
cui state tranquilli! Se avete tempo, e se,
soprattutto, vi fa piacere, lo fate, altrimenti non succede nulla di grave!
Personalmente,
ho pensato a questa cosa delle scene illustrate quando
ho finito di scrivere il capitolo numero 9 e 12. Nel primo, c’è una scena in
particolare che io personalmente ho sentito proprio tanto, mentre nell’altro,
mi serviva un disegno per raffigurare un vestito, così
mi sono messa all’opera ed è nato tutta da lì!
Per il momento
ho fatto 4 disegni, ma tutti rappresentano episodi che leggerete più in là. Ad
ogni modo, vi avviserò dell’illustrazione quando ci
sarà!
La seconda
novità è legata ad un personaggio in particolare… più precisamente, alla sorte
di questo personaggio. Sto attualmente vagliando la
possibilità di farlo uscire di scena, ma non è affatto facile! Però ho paura che potrebbe essere necessario proprio per la
storia stessa, altrimenti dovrò faticare un bel po’ per trovare un’altra
soluzione… é_è vi assicuro che sono combattutissima su questa cosa!
Detto questo,
passiamo alle risposte!
Per akiko: BENVENUTISSIMA!!!
^___^ Sono davvero felice di fare la tua conoscenza! Poi, mi hai fatto
arrossire tantissimo, sai? Quando
ho letto che sei una mia ammiratrice, non volevo crederci! E’
davvero troppo per me, credimi! Se ti piace Rei, allora ti annuncio che
tra esattamente 2 capitoli te lo ritroverai
dappertutto! Grazie ancora per la recensione! E
continua a seguirmi!
Per Shannara_810: Capitolo capitato a fagiolo, direi! E anche se in ritardo, ti faccio gli auguri di buon
onomastico! *^_^* E poi, come l’hai ribattezzato tu il chap
n.3, mi piace tantissimo! E’ azzeccato! Guarda, hai
ragione su due cose: Rei nella serie era veramente attratto da Kaoru. Più volte l’ho pensato, e più volte
ho provato pena per lui. Mannaggia a Barago! Perché uccidere Shizuka in quel modo? Bruttissimo quel pezzo…
Poi, sulla
scena del clone di Kaoru… E’ vero anche lì!
Ho pensato
inoltre ad un’altra cosa… Ti ricordi quando Zarba si frantuma nell’ultimo episodio? Ecco, dopo ciò la scena ci mostra la partenza di Kouga,
però prima di quel momento, si può sapere che diavolo è successo tra il
Cavaliere e l’artista??? Sicuramente non credo che sia trascorso 1 giorno da
quando Garo ha sconfitto Kiba…
Per cui, nel frattempo i due innamorati che cavolo hanno fatto?! Secondo me dovevano farla vedere quella parte…! I
Guarda, se
abitavamo vicine, ti invitavo subito a casa mia per
vedere lo special! Ti immagini trascorrere una
giornata dedicata solo a Garo? Prima ci guardavamo
gli episodi, poi tutte le interviste agli attori, ed infine vai
con special e contro special! A volte desidererei tanto avervi tutti vicini,
sai? Sarebbe una cosa indescrivibile!
Per seasons_girl: Grazie mille per il commento, e
soprattutto grazie per aver riletto il chap
precedente! Le tue recensioni e l’attenzione che dedichi alla storia sono
esemplari!
To Mitra: Mitra!!
Thanks a lot for your comment! Well, “Madre” is a little tribute to my mom and Kouga and Kaoru’s mom! Rin and
Karin were very strong women. Thank you again to you, dear Mitra!
Your comments are very important for me, and you too!
Per _Elentari_:
Finalmente ho letto
anche la tua recensione! Ti assicuro che l’ho aspettata fino all’ultimo, e mi
sono pure un po’ preoccupata… Di solito i tuoi commenti sono sempre puntuali,
ma per fortuna è tutto ok! ^_^ Grazie poi per averlo
riletto 3 volte! Sei sempre gentile e deliziosa!
Ok,
per ora è tutto!
Alla
prossima, ragazzi!
Botan
P.S. Se
riesco, il chap. 5 lo inserisco
tra 1/2 settimane… Speriamo bene!