- Alastor Moody
è
recentemente deceduto durante l'ultima missione organizzata per conto
dell'Ordine della Fenice. L'obiettivo di questa spedizione, che
consisteva nel trasporto del Prescelto in una locazione segreta per
salvaguardarne la sicurezza, sembra essere stato raggiunto. Nonostante
questo successo, i membri dell'Ordine della Fenice compiangono il loro
collega... -
Interruppi la
lettura, scuotendo
la testa e appoggiando la Gazzetta del Profeta sulla scrivania del mio
ufficio da Sottosegretario Anziano del Ministro.
Sorrisi apertamente
al mio capo, emettendo un risolino civettuolo e naturale.
Rufus Scrimgeour
ricambiò il mio moto d'ilarità, sembrando
decisamente soddisfatto.
- E quindi,
Dolores, il nostro caro vecchio Alastor se n'è andato...
pace all'anima sua! -
- Spero che sia
meno
rivoluzionario, laggiù all'Inferno... il diavolo potrebbe
non
essere condiscendente come noi... - commentai con un pizzico di veleno.
- Ti hanno detto
che ne è stato ritrovato l'occhio magico? -
Strinsi gli occhi,
poi mi risistemai il fiocco rosa sulla testa con nonchalance per dare
l'impressione di completo disinteresse.
- Ah, davvero? -
- Lo stanno
analizzando proprio
ora al Dipartimento Oggetti Misteriosi, non ho mai capito come facesse
a vedere attraverso le cose con quell'aggeggio strano... -
sbottò Rufus con tono irritato - ...è solo colpa
sua se
ho dovuto aspettare che andasse in pensione prima di diventare il Capo
del Dipartimento Auror! -
Emisi un'altra
sciocca risatina
per esprimere il mio accordo con lui, poi mi alzai in piedi e rivolsi
al mio capo una mezza riverenza.
- Se mi vuole
scusare, Ministro, avrei molte pratiche e ispezioni da portare a
termine... -
- Certo, Dolores,
certo! -
tuonò allora lui con tono allegro - Sono felice di avere una
collaboratrice così laboriosa! A volte non so cosa farei
senza
di te! -
Gli rivolsi uno
sguardo che
esprimeva tutta la mia soddisfazione, lui capì quello che
volevo
comunicargli con quel gesto e si alzò in piedi a sua volta,
uscendo poi dal mio ufficio.
Mi lasciai ricadere
sulla sedia,
riprendendo in mano la Gazzetta e fissando a lungo la foto dell'Auror
che sembrava ricambiare con sfacciataggine il mio sguardo.
Come quando ci
eravamo conosciuti la prima volta, come quando lui
aveva entrambi gli occhi sani.
Avevamo la stessa
età, io e Alastor, ma ad Hogwarts non ci eravamo mai
interessati l'uno all'altra e viceversa.
Ogni tanto ci
incrociavamo nei
corridoi o partecipavamo alle stesse lezioni, ma niente ci aveva spinti
mai a rivolgerci la parola o ad avere un tipo di contatto volontario.
Fino al giorno in
cui, finita la
scuola e superati i M.A.G.O., non ci ritrovammo entrambi nella Sala
d'Aspetto dell'Ufficio Reclutamenti del Ministero della Magia.
La sua immagine
portò a galla nella mia mente solo un piccolo avvenimento
scolastico, quel giorno: il momento in
cui aveva Trasfigurato in vipera una mia compagna di Casa che aveva
tentato di colpire alle spalle il suo ex-fidanzato.
Una cosuccia da
pettegolezzi,
insomma. Ma si sa, le cose più sciocche sono sempre quelle
che
restano più impresse nella mente.
Dato che lui
sembrava non avermi
riconosciuta - e dato che eravamo seduti da due ore in quella stanza deserta
senza alcuna compagnia se non quella che ci forniva il silenzioso
compagno che avevamo di fronte - decisi di rivolgergli la parola.
- Sbaglio o hai
frequentato
Hogwarts? - sussurrai incerta, incrociando il suo sguardo direttamente
per la prima volta in tutti quegli anni.
Aveva profondi occhi neri, distaccati e indagatori.
- Non
sbagli - replicò lui con un sorriso sghembo - e io sbaglio o
eri in Serpeverde? -
- Anche tu non
sbagli -
Mi
squadrò con
discrezione, dandomi l'impressione che stesse guardando il muro che mi
stava alle spalle più che la mia persona, poi si mise a
giocherellare con la bacchetta che teneva in mano ormai da ore.
- Io non sbaglio mai - disse infine
lui, rigirandosela abilmente tra le dita.
- Alla faccia della
modestia - commentai sarcastica, cercando di incatenare i suoi
sfuggenti occhi scuri ai miei, di un leggero celeste sbiadito.
- Per diventare
Auror, non si deve essere modesti... dovresti saperlo, Serpeverde... - ringhiò lui
con un pizzico di rabbia.
Non sapevo da dove
provenisse quel suo repentino cambio di umore, mi sorpresi a
rabbrividire.
- Io non voglio
diventare Auror
- precisai, facendo seguire le mie parole da una risata argentina - io
ho intenzione di diventare il Primo Ministro della Magia di sesso
femminile -
- Ah, interessante
- osservò lui con un sorriso divertito, forse prendendosi
gioco del mio tono orgoglioso - davvero interessante -
Dopo aver
pronunciato quelle parole, mi puntò addosso la
bacchetta con un'agilità inaspettata.
Un secondo dopo mi
ritrovai il braccio destro pietrificato.
Fissai il mio arto
offeso con orrore e un pizzico di imbarazzo. Era stato dannatamente
veloce!
- Liberami subito!
- strillai istericamente, alzandomi in piedi per minacciarlo con la
mano sinistra.
Mi
ignorò, riprendendo a giocherellare con la sua bacchetta.
Iniziai a
tossicchiare a
intervalli regolari per richiamare la sua attenzione, ma solo dopo il
cinquantesimo colpetto secco decise che ero degna della sua
considerazione.
- Sai, Serpeverde,
c'è
una cosa che credo tutti dovrebbero seguire... sì, anche gli
aspiranti Ministri della Magia come te... - esordì
lui con
tono estremamente serio - ...dato che sono solo due parole, non
esiterai a impararle a memoria e a stamparle nella tua testolina da
ingenua figlia di papà... -
Gli lanciai
un'occhiataccia, indicando con rabbia il mio braccio immobilizzato.
- VIGILANZA
COSTANTE! -
urlò all'improvviso lui, facendomi sobbalzare e provocando
un
aumento esponenziale dei battiti del mio cuore.
Quando mi ripresi
dallo shock di
quel rumore rimbombante nel silenzio della stanza, notai che finalmente
potevo muovere a mio piacimento il povero braccio rimasto pietrificato per
lunghi minuti.
- Ma sei pazzo? -
- No, Serpeverde,
sono gentile a dirti queste cose... credimi... - disse lui mantenendo
il suo tono terribilmente serio.
Stavo per
rispondergli che non
avevo bisogno del consiglio di un giovane arrogante che non si degnava
neppure di chiedere il nome di una ragazza con cui stava parlando ormai
da minuti, ma l'apparizione di una donna vestita in modo severo mi
interruppe.
- Chi di voi due
è qui per il posto di Segretario dell'Ufficio Oggetti
Misteriosi? -
- Io, signorina...
- intervenni con tono compito, afferrando la mia borsa contenente il
curriculum.
- Allora tra due
minuti può entrare! -
La donna
sparì da dove era venuta, sentii lo sguardo del mio pazzo
compagno di sventura restare fermo su di me.
- Beh, che vuoi? -
- Solo sapere come
ti chiami, Serpeverde... -
Mi sorprese di
nuovo. La
dolcezza con cui pronunciò quella frase sembrava
più
adatta a una dichiarazione d'amore eterno piuttosto che a una semplice
richiesta di informazioni.
- Dolores Umbridge
- risposi con voce tremante - e tu? -
- Alastor Moody...
piacere di averti conosciuta... -
Cosa mi restava di quei momenti, degli anni che avevamo passato ad
incontrarci prima che lui andasse in pensione, prima che io avessi una
promozione tanto attesa?
Cosa potevo avere come reliquia del nostro rapporto travagliato, quando
ancora lui non era stato chiamato come insegnante da Silente, quando io
non sapevo che avrei inconsapevolmente seguito le sue orme?
Scherzi del destino, davvero.
Alastor Moody, Difesa contro le Arti Oscure, anno 1994.
Dolores Umbridge, Difesa contro le Arti Oscure, anno 1995.
Sorrisi amaramente davanti a quel collegamento improvviso di idee,
erano anni che non pensavo a noi due come a qualcosa di simile o
lontanamente accomunato da un sottile filo di eventi.
Nonostante tutto, la morte di Alastor mi aveva portato alla mente un
passato che non avrei potuto dimenticare - anche a discapito di tutti i
dissapori che avevamo avuto dopo l'elezione di Cornelius Caramell come
Ministro della Magia.
Volevo qualcosa di lui, una parte di quella persona che aveva dato un
pizzico di sapore alla mia giovinezza.
Ma sapevo che il corpo di Alastor giaceva chissà dove, in
qualche campo dell'Inghilterra Babbana, e forse le autorità
stavano già indagando su quel misterioso ritrovamento.
Se volevo un ricordo fisico del mio nemico, avrei
potuto impossessarmi solo di una cosa.
E naturalmente avrei usato come scusa il mio dovere di controllare i
miei dipendenti.
- Sì, Alastor, mio adorabile
rivale... - mormorai tra me e me - ...credo che
dovrò proteggere il tuo Occhio Magico, come ringraziamento
per tutti gli attimi che abbiamo passato insieme quasi secoli fa -
Poteva sentirmi? Non ne ero certa, ma lo speravo.
Perchè lo volevo ricordare? Perchè avevo bisogno
di sentirlo al mio fianco?
Perchè proprio in quel momento, quello in cui non avrei
più potuto averlo?
Non lo sapevo.
Ma, sorretta dalla decisione e dalla convinzione di fare la cosa
giusta, uscii dal mio ufficio per andare a riconquistare l'unica parte
fisica che restava dell'uomo della mia vita.
Riposa in pace, Alastor
Moody.
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