Ciao a tutti!
In questo momento sono veramente depressa, quindi mi sono detta: “Ma
sì, Ali, mettiti a pubblicare qualcosa”.
Non lo faccio tanto per
me stessa, in realtà è dedicata a tutti quelli che in questo
momento hanno dei problemi, sono tristi o semplicemente malinconici.
So che questa shot non è niente di che, ma spero di potervi
distrarre anche solo per cinque minuti dai vostri problemi quotidiani.
Un bacio a tutti!
Buona Lettura
Sogno
Il ponte della nave era scuro e silenzioso, come il mio
stato d’animo in quel momento. Oscurato dal sogno che
avevo fatto, silenzioso e in pace con me stesso, dopo tanto tempo. Ero
tranquillo, tranquillo come mai prima. Come se mi
fossi tolto un enorme macigno dallo stomaco, finalmente libero.
Sentii un lieve fruscio alla mia destra, seguito dallo
scricchiolio lento del legno della nave. Qualcuno stava venendo qui fuori.
Il suono di un tacco, poi, mi diede la conferma di chi fosse quel qualcuno. E prima ancora che il mio cervello potesse formulare il pensiero di vederla, il mio viso si era
aperto in un sorriso.
Da quando in qua ero così stupido? Sembravo una
ragazzina alle prese con la sua prima cotta.
Ma la passione con la quale Nami mi
travolgeva…quella non era roba da ragazzini, proprio no.
La volevo, costantemente, perennemente,
volevo sentirne l’odore, il sapore, volevo affondare in lei…
Prima che i pensieri corressero
troppo, la sua voce – un po’ rauca dal sonno – mi riscosse.
“Che ci fai qui?” mi
domandò, curiosa. Si avvicinò a me, e si appoggiò alla
balaustra. Il suo profumo mi solleticò, e mi dovetti trattenere
dall’impulso di stringerla forte a me.
“Ho fatto un sogno” le risposi, guardando
l’orizzonte. Non potevo guardarla negli occhi, e rischiare di affogarci
dentro, come sempre più spesso mi accadeva.
“Che tipo di sogno?” mi
chiese nuovamente.
E prima che il mio cervello potesse decidere se era una buona idea o no dirle la verità, la mia bocca compose
le frasi da sola.
“Ho sognato Kuina.” Le
dissi, fermandomi un attimo a raccogliere le idee.
Sentii il suo sguardo su di me, e mi voltai ad osservarla
anche io per la prima volta in quella serata.
Naturalmente, era splendida.
Per un istante pensai che l’avrei
trovata sempre splendida, in qualsiasi situazione e contesto, con qualsiasi
abbigliamento e qualsiasi modo di fare.
Ero arrivato al punto di adorare tutto di lei. Il carattere
forte, estremamente deciso, prepotente, esuberante,
sensuale… Lo splendido corpo, con le curve sinuose che mi facevano tanto
sospirare… La mente, in grado di creare i peggiori tranelli.
Era semplicemente perfetta ai miei occhi.
Ma questo non glielo avrei mai
detto.
Vidi che con lo sguardo mi incitava
a continuare il discorso, e per un attimo mi domandai cosa volesse sentire.
Poi ricordai, e ricominciai a raccontare del sogno.
“Nami. Lei era… felice”
le dissi.
Vidi la mia splendida rossa aprirsi in un sorriso, quasi
commossa.
“Sai Zoro” cominciò “a me capita di
sognare Bellmere a volte” e sempre sorridendo
rivolse lo sguardo allo spicchio di luna in cielo. Chiuse gli occhi, facendosi
accarezzare dalla brezza notturna, e respirando lievemente riprese a
raccontarmi.
“Non fa che dirmi quanto sia orgogliosa di me.
E’ felice, lo sento. Sta bene, ovunque sia ora” mi rivolse lo
sguardo, e mi avvicinai a lei.
Le accarezzai una guancia, lentamente, poi portai la mia
mano sulla sua vita, e la strinsi a me.
Nami strusciò lentamente il suo viso contro il mio
collo – la sentii sospirare di soddisfazione contro la mia pelle –
e poggiò la fronte contro la mia spalla.
Quanto stavo bene
così…
Con una mano le accarezzavo il dorso della sua, e con
l’altra giocherellavo con una ciocca dei suoi capelli. Il profumo di inchiostro e agrumi che la contraddistingueva mi entrava
prepotentemente nelle narici e nell’anima. Sarei rimasto così per
tutta l’eternità.
Ma non le avevo detto tutto, e
probabilmente mai l’avrei fatto.
Kuina era felice, e lo era
perché si era accorta di quanto forti fossero i miei sentimenti per
Nami. Era felice, che finalmente mi fossi lasciato andare a qualcuna,
all’amore. Era sicura che in quell’amore
avrei trovato la forza per diventare il migliore.
Mi aveva chiesto espressamente di smetterla di sentirmi in
colpa per lei, perché seppure da bambini, un po’ ci eravamo amati. Per lei, ora io ero di
Nami.
Ed era felice per questo.
Sorrisi, non riuscendo a contenere la mia gioia.
Rimanemmo abbracciati a lungo, fino alle prime luci
dell’alba, e non mi stupii di trovarla addormentata. Le accarezzai una
guancia, e la baciai dolcemente sulla fronte, pensando a quanto fossi irrimediabilmente innamorato di lei. Non era da me
fare questi pensieri, lo sapevo, ma uscivano incontrollabili dalla mia mente.
Delicatamente, per non svegliarla, la presi in braccio e la
portai nella sua camera. Sperai di non trovare Robin
sveglia – quella ne sapeva sempre una più del diavolo – e
fortunatamente non fu così.
Adagiai Nami nel suo letto, e la guardai ancora qualche
minuto, prima di baciarla sul capo ed andarmene.
Sospirai, e sorridendo mi incamminai
verso la mia cabina.
Un paio di ore di sonno non me le
avrebbe tolte nessuno.