Note: Questa
fanfiction si compone di scorci di vita, inseriti tra ogni strofa, che
si ricollegano alle strofe stesse. Rispetto al testo originale della
canzone di Battiato, sono state eliminate due strofe (che risultavano
poco adatte a questo particolare contesto).
Nel
testo troverete delle ripetizione (volute) per ricreare un po'
l'incertezza e l'effetto del vago (ditemi voi se ci sono riuscita!)
Buona
lettura!
Il
personaggio di Fred Weasley non appartiene a me, ma a J. K. Rowling;
questa fanfiction non è scritta a scopi di lucro.
Questa
fanficion ha partecipato al contest "Across the Univers - Contest per
songfic Edite ed Inedite" indetto da Stellalontana classificandosi
quarta su undici. Colgo l'occasione per ringraziare la giudiciA. I
giudizi sono a fine storia.
E ti vengo a cercare
E ti vengo a cercare
Anche solo, per vederti
o parlare
Fred non sapeva che
diavolo ci faceva lì. Lui non sopportava stare al chiuso,
per non parlare di stare in quell’ambiente buio e tetro quale
era la biblioteca. Quando Lee gli aveva chiesto di unirsi a loro in un
gruppo di studio, per un ripasso preesami, aveva rifiutato. Non aveva
assolutamente voglia di studiare. Avrebbe passato il tempo a divertirsi
come al solito. Come al solito, Lee aveva insistito e, come al solito,
non era servito a niente. Fred aveva rifiutato più e
più volte. E poi... quella frase, buttata lì
quasi per caso, gli aveva fatto cambiare idea, così... in un
lampo.
«Ci
sarà anche Layla»
«E
va bene, vengo anche io»
Aveva
risposto d’impulso, quelle parole gli erano uscite di bocca
senza che se ne rendesse conto. Non aveva fatto neanche in tempo a
capire che aveva cambiato idea... e perché poi? Esattamente
non lo sapeva. Quella ragazza gli aveva sconvolto la vita, fin da
quando ci era piombata. E da quel momento non riusciva a fare a meno
della sua presenza, non riusciva a non cercarla con lo sguardo non
appena entrava in una stanza, non riusciva a non rivolgerle la parola
non appena ne aveva il pretesto, a non ascoltare il suono della sua
voce non appena lo udiva... Erano tante le cose che non riusciva
più a fare da quando Layla Smith era entrata nella sua vita.
L’unica cosa che riusciva a fare era essere sé
stesso, sempre e comunque, che lo volesse oppure no. Non sapeva quanto
questo fosse un bene, sapeva solo che davanti a lei era come nudo,
privo di qualsiasi maschera o finzione. Lei riusciva a leggergli dentro
e lui lo sapeva. Forse era per questo che non riusciva a stare da solo
con lei troppo a lungo, o forse perché era come se lei
sapesse tutto di lui, magari più di quanto sapeva lui
stesso...
«Fred,
ci sei?»
Il
suono della sua voce lo fece ripiombare nella realtà. Fu
come se la luce fosse saltata per un po’, per poi ritornare
all’improvviso, lasciandolo abbagliato e confuso.
Notò che aveva sottolineato otto volte la stessa frase,
immerso com’era nei suoi pensieri. Se n’erano
andati tutti, tutti eccetto lui e
lei.
«C’è
qualcosa che non va?»
Fred
posò gli occhi su di lei. Lo stava guardando con
un’espressione un po’ preoccupata, con quel suo
sguardo che ti passa da parte a parte.
Si
limitò a scuotere la testa.
«Sicuro?»
ribadì.
«Sì.
Come mai lo chiedi?»
Lei
scrollò le spalle, lo sguardo più disteso.
«E’
come se ci fosse qualcosa che non va... anche se non so cosa. Sembri
così... immerso»
La
guardò un attimo, leggermente stupito. Aveva fatto centro,
come sempre del resto. Chissà se davvero lei non lo capisse
più che lui stesso. Sospirò.
«Stavo
pensando». Mentire era inutile.
Lei
lo guardò, come a cercare una risposta nei suoi occhi, senza
tuttavia fare domande.
«Non
mi chiedi a cosa?»
«Non
credo tu me lo diresti. Sembra il genere di cose che uno vuole tenersi
per sé»
Lui
alzò gli occhi al cielo. Centro. Di nuovo. Ma come faceva?
«Lay,
come fai?»
«A
fare cosa?»
«A
leggermi dentro»
Lei
aspettò un attimo prima di rispondere, sempre guardandolo
dritto negli occhi. Non abbassava mai lo sguardo lei, era come se
esprimesse i sentimenti con lo sguardo e gli occhi, non a parole.
«Tu fai lo stesso con me, no?»
Perché ho
bisogno della tua presenza
Per capire meglio
la mia essenza.
Questo
sentimento popolare
Nasce
da meccaniche divine
Quando esattamente era
cominciato tutto questo Fred non lo sapeva. Forse non era nemmeno
cominciato. Era come se ci fosse sempre stato, tanto che era
impossibile stabilire o definire cosa lo legasse a lei, né
tantomeno cosa legasse lei a lui. Era cominciato tutto gradualmente,
tanto che non se n’erano accorti, ma era iniziato fin dal
primo momento, tanto che sembrava che ci fosse sempre stato. Da cosa
era scattato lui non lo sapeva, forse dai suoi bellissimi sorrisi, o da quel sorriso,
che, Fred se n’era accorto, rivolgeva solo a lui, o dalla sua
risata, che suonava come musica, o forse da tutto questo o molto altro
messo insieme.
Fatto
sta che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, nemmeno ora che si
stava allontanando per andare a prendere da bere. Notò
appena che il suo gemello si stava avvicinando a lui, intento
com’era a osservarla ballare.
George
non disse una parola, bastò uno sguardo a fargli capire
quello che stava pensando.
«Non
riesco a non guardarla»
George
gli sorrise, probabilmente non lo aveva mai visto così.
Nemmeno lui si era mai visto così.
«Sembra
che ti abbia lanciato un incantesimo» osservò.
«Forse è
così»
Non
uscì nient’altro che un mormorio, non era nemmeno
sicuro che il fratello l’avesse udito. Quelle parole
però continuavano a risuonare dentro la sua testa, anche
mentre si avvicinava a lei.
«Mi
fai ballare?» chiese lei, con un sorriso scherzoso, le gote
arrossate per i tanti balli.
Lui
sorrise, era così carina... anzi, era stupenda. Le cinse la
vita, mentre lei gli passò le braccia intorno al collo, e
cominciarono a ballare, lentamente, muovendosi al tempo di quel lento,
che era sicuro sarebbe diventato il loro lento.
«Credo
di non poterti più lasciare andare»
Lei
rabbrividì a quel sussurro soffiato nel suo orecchio.
«Perché?»
chiese, pur conoscendo la risposta.
«Mi
hai stregato»
Lui
la sentì sorridere, anche se non poteva vederla.
«Credo
di non potermi più allontanare da te» disse lei,
sussurrando allo stesso suo modo.
«Vorrà dire che
rimarremo qui per sempre»
«Come
incatenati?»
«Come
incatenati»
Un
rapimento mistico e sensuale
M’imprigiona
a te.
E
ti vengo a cercare
Con
la scusa di doverti parlare
L’avrebbe
ascoltata per ore. Non riusciva mai a stancarsi di sentirla parlare,
né di vedere tutte le espressioni che sfoderava mentre lo
faceva. Ascoltarla senza audio sarebbe stato davvero buffo. Gli piaceva
quello che diceva e come lo diceva, gli piaceva parlare con lei.
Non
riusciva a capire cosa c’era tra loro, o meglio,
cos’era quel legame... sapeva solo che non riusciva a fare a
meno di lei, non riusciva a non cercare ogni occasione per parlarle o
per ascoltarla.
«Fred,
mi stai ascoltando?»
Fred
sorrise vedendo la sua espressione, leggermente risentita, come il suo
tono di voce.
«Certo»
«Ti
eri di nuovo perso nei tuoi pensieri?» chiese, dopo uno
sbuffo.
«Un
po’». Mentire continuava a rimanere inutile.
«Spero
che almeno stessi pensando a me» lo provocò, il
sorriso giocoso di sempre di nuovo al suo posto.
«Non
riesco a pensare a nient’altro»
Notò
che le sue gote si tinsero di una leggera tonalità di rosso,
a quanto pareva l’aveva un po’ messa in imbarazzo.
«Non
pensi nemmeno più al Quidditch? O al tuo negozio?»
Lui
ci rifletté su. Era vero. Era da un po’ che non ci
pensava. Sorrise tra sé e sé. Prima che arrivasse
lei, i suoi centri di gravità erano rappresentanti da suo
fratello, il Quidditch e i Tiri Vispi. Ma poi, era arrivata lei. Non
che lei gli avesse fatto rinunciare ai suoi progetti, anzi, era la
prima ad incoraggiarlo. Il punto era che da quando era arrivata lei
tutto aveva un sapore diverso ed era tutto in una prospettiva diversa.
I suoi progetti non avevano perso importanza, erano solo diversi. Non
riusciva ad immaginarsi una partita di Quidditch in cui lei non lo
andasse a vedere giocare, o un negozio di scherzi in cui non mettesse
piede e idee. Era cambiato il suo centro di gravità. Era lei il suo
centro di gravità.
«Certo
che ci penso»
«Allora
non è vero che non riesci a pensare a
nient’altro»
«Tutto quello a cui io penso
riguarda te»
«E
come?» chiese. Sembrava un po’ perplessa, anche se,
in fondo ai suoi occhi, c’era una nota di consapevolezza.
«Credo
che ormai tu rappresenti le mie radici, o ciò che mi tiene
ancorato»
«A
cosa?»
«A
tutto»
Perché
mi piace ciò che pensi e che dici
Perché
in te vedo le mie radici.
Questo
secolo è oramai alla fine
Saturo
di parassiti senza dignità
Quella era probabilmente
la prova che il cuore non si rompe, nemmeno se fa così male
che ti senti morire. Ogni sua lacrima era una pugnalata, non desiderava
altro che la sua felicità e vederla così triste
lo uccideva dentro. Non doveva succedere a lei.
«Perché?»
gli chiese, la voce flebile quasi un sussurro, stringendosi ancora di
più a lui.
«Non
lo so, Lay»
Avrebbe
fatto qualsiasi cosa per ridarle Remus. Era come uno zio e un secondo
padre per lei, un amico e un confidente, qualcuno a cui si rivolgeva
quando aveva problemi, o anche solo per parlare del più e
del meno. E Fred lo sapeva. Sapeva cosa voleva dire per lei averlo
perso. Oltre a essere infinitamente triste per lei, era anche
incredibilmente incazzato. Avrebbe voluto uccidere Lucius Malfoy con le
sue mani, quel verme schifoso. Non lo avrebbe fatto solo
perché lei non avrebbe voluto. Non voleva che lui si
abbassasse ai loro livelli, non voleva, gliel’aveva
già detto e ripetuto, facendoglielo promettere.
Continuò
ad accarezzarle i capelli, cercando di tranquillizzarla un
po’. Avevano provato a prepararsi a
quell’eventualità, sapevano di essere in guerra e
sapevano i rischi che si correvano, ma non si è mai
veramente preparati alla morte, e loro lo stavano imparando a loro
spese. L’unica cosa che poteva fare era provare ad impedire
che questo potesse accadere di nuovo e difenderla. Difenderla ad ogni
costo.
Mi
spinge solo ad essere migliore
Con
più volontà.
Fred sapeva esattamente
che cosa ci faceva lì. Era lì perché
c’era anche lei. Lei aveva insistito per farlo da sola, ma
lui non aveva voluto sentire ragioni. Dove andava lei, sarebbe andato
anche lui. Ormai sapeva benissimo che non riusciva a stare lontano da
lei perché, semplicemente, non poteva farlo. Sapeva
benissimo che cosa li legava, uno di quei sentimenti che non sono
comprensibili fino in fondo, di quelli che guidano ogni azione, di
quelli che guidano ogni pensiero, di quelli veri. Suo fratello
alla fine non aveva tutti i torti, erano legati dalla magia
più antica e più incomprensibile in assoluto.
Fred era stato davvero stregato.
«Andiamo?»
le chiese Fred, tendendole la mano.
«Andiamo»
disse lei, intrecciando le dita alle sue.
E ti
vengo a cercare
Perché
sto bene con te
Perché
ho bisogno della tua presenza
Ecco i
giudizi:
Quarto
classificato:
Krixi19
Valutazione
Grammatica
e sintassi:
9/10
Stile
e lessico:
8.9/10
Originalità:
5/5
Caratterizzazione
dei personaggi:
4.4/5
Uso
della canzone:
6.6/7
Gradimento
personale:
3/3
Tot:
36.9/40
Giudizio
Grammatica
e sintassi:
buona, ci sono alcuni errori di grammatica e qualche frase un
po’ troppo lunga. Ad esempio: “come a
cercare” – come PER cercare; “le cinse la
vita. mentre lei...” non ci va il punto e nemmeno la virgola;
le guance non “s’intinsero”
perché quel verbo è proprio di un pennello o di
qualcosa che si “intinge” per l’appunto
nel colore, mentre invece il verbo più adatto è
“tingere”.
Stile
e lessico: buono anche lo stile, un po’ semplice ma
scorrevole, come il lessico, sempre un po’ troppo semplice,
ma nel complesso molto buono.
Originalità:
molto originale, devo ammetterlo, mi è piaciuto che il
protagonista assoluto fosse Fred, brava!
Caratterizzazione
dei personaggi: forse un po’ OOC Fred, visto che di lui
sappiamo che è un burlone, forse dovevi enfatizzare un
po’ di più il suo spirito allegro, sembra un
po’ troppo serio, ma nell’insieme mi è
piaciuto.
Uso
della canzone:
un po’ arida, secondo me, soprattutto nell’ultima
parte perché non ho capito che cosa stesse succedendo
realmente. Non ho proprio capito dove era andata a finire la storia.
L’uso è comunque buono.
Gradimento
personale:
nel complesso mi è davvero piaciuta moltissimo, brava!
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