Disegno a
colori
di Moon89.
Konzen giaceva
scompostamente sul pavimento, la testa sollevata con una mano. L’altra
sorreggeva un foglio pieno di scritte, ennesimo documento delle ennesime
scartoffie del Regno Celeste.
Il Dio tentava di
osservarlo… ma non ne era capace. Il suo guardo correva sempre poco più oltre,
poco più avanti.
Goku dormiva
sdraiato a pochi passi, semi rannicchiato su se stesso, i capelli sparsi tutt’attorno
e le labbra un po’ dischiuse. Aveva sparpagliato disegni per tutta la stanza, seminando
un caos inimmaginabile e addormentandosi nel bel mezzo di esso.
E Konzen sorrideva.
Goku aveva
disegnato la sua faccia e quella di Kenren e Tempou, tutte rigorosamente
stampate sopra ai suoi preziosissimi documenti. Aveva lanciato matite dappertutto,
stressandolo tutto il pomeriggio sui soggetti da riprodurre, sui colori da
usare, chiedendogli ogni cinque minuti se i personaggi ritratti assomigliassero
agli originali.
Ovviamente, Konzen
lo aveva minacciato innumerevoli volte nel corso della giornata. Le minacce
erano state delle più varie e fantasiose, su tutti i modi possibili di
ucciderlo con mezzi sinceramente ridicoli, che fanno però pressione sulla mente
vivace di un bambino… ma nulla. Goku aveva deciso che voleva fare un disegno
della sua “famiglia”, così li aveva chiamati.
E gli aveva
mostrato un disegno in particolare. C’erano tutti e quattro, lui più la scimmia
e i due decerebrati. Konzen aveva commentato acidamente, come suo solito,
annunciando che le persone raffigurate in quell’opera infantile assomigliavano
tanto agli originali quanto un cigno assomigli ad un maiale.
Ma Goku non se
l’era presa… e aveva preteso che Konzen attaccasse quel disegno sopra il suo
letto, per “ricordarsi che loro erano una famiglia”, così aveva gridato. Poi
aveva insistito per riprodurre un centinaio di volte quell’immagine, così… si
era addormentato nel bel mezzo dell’opera.
Konzen era rimasto
a osservarlo con la coda dell’occhio per un po’, in quella posizione scomoda e
ambigua, per non permettere al mondo di constatare quanto le frasi di Goku lo
avessero colpito. E ora che scendeva la sera, ora che si avvicinava il tempo
della calma, della tranquillità e della quiete… Konzen si sentiva in pace.
Quella stanza appariva come un’isola ovattata di felicità, di pacata
consapevolezza che lui, in realtà, a Goku teneva oltre l’immaginabile.
Senza fare il
minimo rumore, Konzen si sollevò da terra, avvicinandosi al corpo dormiente di
Goku. Si abbassò alla sua altezza, scostando un po’ tutti i disegni che lo
attorniavano, osservandolo di nuovo. Rimase così molto a lungo… tanto da
dimenticare lo scorrere del tempo, cristallizzandolo in un solo, singolo
istante. Poi alzò una mano, scostando gentilmente i capelli dalla fronte
rilassata del ragazzo dalle iridi dorate, soffermandosi in quel contatto fisico
senza tempo. Konzen parve riflettere un momento, poi si abbassò veloce e posò
le proprie labbra su quelle dell’altro, in un tocco fugace ed impercettibile,
solo un soffio di vita spento in una frazione infinitesimale del tempo.
Come se niente
fosse il Dio si sollevò un poco, per agire più agevolmente e prendere Goku in
braccio, portandolo a letto. Scostò le coperte e lo posò delicatamente, più
delicatamente di qualunque altra volta precedente. Spense la luce e chiuse la
finestra, creando penombra nella stanza, dopodiché uscì dalla stanza. Si fermò
un solo, breve momento sulla soglia, voltandosi a guardare quel ragazzino non
ancora uomo, quella vita vivace e sconvolgente entrata prepotentemente nella
sua vita. Sussurrò alla sera parole non udibili da Goku, che nel sonno non si
accorse del desiderio espresso da Konzen, prima che questi se ne andasse.
- Diventa presto un
uomo… -.
********
Sanzo si svegliò di
soprassalto, sussultando appena nell’ampio letto della locanda. Ci mise qualche
istante a realizzare dove si trovasse, cosa stesse facendo e perché fosse così
allarmato.
Un sogno… che
strano sogno aveva fatto. C’erano lui, Goku… i disegni, tanto tempo fa.
Al pensiero di Goku
il bonzo si rilassò impercettibilmente, realizzando solo in quel momento di
avere proprio Goku tra le braccia, accanto a sé nel letto, in quel preciso
istante. Senza accorgersi strinse di più a sé quella creatura eterea e
incoscientemente persa nel mondo di Morfeo, sua e di nessun altro.
Era la su anima, la
sua vita, il suo amore.
Non lo dimostrava
mai, questo. Lui era Genjo Sanzo Hoshi, il monaco venerabile e impenetrabile,
senza sentimenti e senza amore, egoista e sfacciato all’inverosimile. Eppure,
nelle notti costellate di sogni, il biondo ragazzo si soffermava a osservare
Goku che dormiva, totalmente abbandonato e fiducioso accanto a lui, vicino a
lui, con lui. Sanzo lo osservava… e sorrideva. Sorrideva con la stessa
espressione del suo sogno, sorrideva di pace e tranquillità, come chi osserva
di soppiatto la fonte stessa della vita, ma non vuole che lei acquisti la
consapevolezza di esserlo.
Quando Sanzo
osserva così Goku, sente l’eco di ricordi lontani, ricordi di un tempo in cui
lui era il padre e Goku era il bambino, troppo piccolo per capire l’amore di
quello che doveva comportarsi da genitore, ma che desiderava solamente che lui
crescesse, per comportarsi da amante.
E una sensazione
strana si fece largo nel suo cuore, quella sera. Il biondo, con ancora stampato
nella memoria il sogno strano e realistico di quella notte, si strinse contro
il corpo caldo del giovane demone, facendo aderire perfettamente la sua schiena
al suo petto più ampio, affondando il volto nei capelli scuri dell’altro. E fra
di essi, con la stessa delicatezza di una farfalla che si posa su un fiore,
sussurrò a Goku quel “grazie” che non sapeva di dover pronunciare, per quel
desiderio che non ricordava di avere espresso in un’altra vita, in un altro
luogo e in un altro mondo.
- Grazie per essere
diventato un uomo… -.
Angolo
autrice. Questa storia
è venuta fuori così, di getto. Trae ispirazione da un’immagine del nuovo
art-book di Saiyuki, “Salty-dog VI”, che ho comprato al Lucca Comics giusto due
giorni fa. L’immagine di cui parlo ritrae Konzen e Goku sdraiati sul pavimento,
Konzen con in mano un foglio e Goku addormentato circondato dai suoi disegni.
Lo sguardo di Konzen sembra fisso sul foglio, ma sembra anche andare nella
direzione di Goku, mentre il suo volto ha un’espressione pacifica e quasi
sorridente.
Questa immagine mi
ha colpita più di tutte le altre, mi ha fatto restare un’ora a fissarla
intensamente, poi la mia mente è stata colpita da questo. Konzen che trova la
sua pace in Goku, che è ancora un bambino e non può capire… e Sanzo che trova
la stessa pace nel Goku di qualche anno dopo, che finalmente è cresciuto e da
uomo è più consapevole dei sentimenti del biondo, che non deve più reprimerli
dietro la facciata del genitore che non sa essere. Spero che questa storia non
sminuisca la bellezza di quell’immagine, che mi ha dato un senso di pace e
bellezza profondi, quasi eterni, immobili. Spero che tutti abbiate prima o poi
la possibilità di guardare questo art-book, perché è semplicemente
meraviglioso, in tutte le sue parti.
Ringrazio in
anticipo tutti coloro che lasceranno un commento.