nota dell'autore:Per chi non mi conoscesse ancora: ciao a tutti! Sono simply_me! presentazione un pò ridicola, lo so ^^'.
Spendo poche parole prima di cominciare la pubblicazione della ff per due motivi.
Il primo motivo è assolutamente tecnico:
ALLARME SPOILER
se non avete letto la storia, se non avete letto i riassunti sugli ultimi capitoli usciti in giappone dopo la rispresa della pubblicazione della Miuchi, se non volete rovinarvi la sorpresa di leggerli nonappena arriveranno in Italia fermatevi qui. La mia storia parte proprio dall'ultimo capitolo uscito i rivista, o meglio, da un evento dell'ultimo capitolo, e si sviluppa in maniera differente per poi proseguire in maniera indipendente.
Non sarà una storia lunga... perlomeno così ritengo al momento, poi... si vedrà.
il secondo motivo è più... personale ecco.
Era parecchio tempo che non scrivevo più una ff... anche le mie ff precedenti sono ferme da un bel pò... la verità è che mi sono successe tante di quelle cose che avevo proprio perso la voglia di scrivere. Così non è adesso però! Come un grido che emerge dal profondo della mia anima quel desiderio è tornato e quello che ne è venuto fuori è questo... vi prego quindi di perdonarmi se vi posso sembrare arruginita, se vi posso sembrare diversa. Spero tanto di ricevere un vostro commento a questo primo capitolo, positivo o negativo che esso sia, perchè riprendere non mi è facile e sapere di potermi confrontare è ciò che mi fa crescere come persona e come scrittrice di ff. grazie...
bè! io direi che mi sono dilungata anche tanto...
buona Lettura!
Thief of love.
Capitolo 1
Il cigolio dei
cardini spezzava il silenzio della notte.
Maya non
ricordava bene come era giunta sino a lì, come mai si fosse seduta proprio su
quell’altalena a lei così familiare.
Ciò che
ricordava per bene invece era quella corsa improvvisa, la corsa folle che aveva
seguito quelle accuse e per la quale sentiva ancora il cuore picchiare
freneticamente dentro il petto, la corsa alla quale l’avevano spinta proprio
quelle due parole.
“Và! Presto!”
Due parole
sussurrate sottovoce in quel disastro, due parole che l’avevano scossa dalla
stasi forzata alla quale il suo corpo si era costretto in quell’istante, a
seguito di quell’accusa così improvvisa, così inaspettata.
Non riusciva a
capirlo.
Dondolando
accidentalmente mentre rifiatava non faceva altro che pensarci.
Non riusciva proprio
a capirlo, non riusciva a spiegarsi nulla.
Non era in grado
di comprendere come mai la signorina Shiori l’avesse accusata di averle gettato
addosso il calice di vino, non era in grado di
spiegarsi la presenza di quell’anello proprio lì, dentro la sua borsa, e, men
che meno, era capace di giustificare quelle parole, quelle parole sottovoce e
quello sguardo, quello sguardo… preoccupato, così le era parso, che le aveva
suggerito l’uscita.
Solo allora si era
mossa.
Lo stupore che
le aveva pietrificato le gambe si era sciolto lasciando il posto alla paura.
Era scappata, correndo come una forsennata per fermarsi solamente lì in quel
parco in prossimità di casa. Casa… Non che potesse recarvisi… di certo avevano già
denunciato quello che era accaduto.
Un furto.
Ecco cosa
sarebbe stata agli occhi di tutti: una piccola ladruncola invidiosa che si era
data alla fuga non appena scoperta.
A pensarci bene,
scappare era stata una pessima idea: era stato come ammettere la propria
colpevolezza.
No, non poteva
affatto tornare a casa.
E ascoltare quel
suggerimento forse era stata la cosa più sciocca che avesse potuto fare.
Che cosa sarebbe
stato di lei adesso? Una delle “candidate alla Dea Scarlatta” colpevole di
furto.
Di sicuro la
notizia si sarebbe diffusa rapidamente e per Ayumi,
per Sakurakoji, per il signor Kuronuma
e tutto lo staff, per la signora Tsukikage, sarebbe
stata un’enorme, enorme delusione.
Non avrebbe più
potuto recitare, non le sarebbe più stata data la possibilità di diventare Akoya, di diventare la Dea Scarlatta.
Forse si era
sbagliata, forse aveva interpretato male quello sguardo, forse le sue orecchie
erano rimaste vittima un’allucinazione uditiva, forse quelle parole
nascondevano una consapevolezza degli eventi successivi che lei fino a quel
momento aveva ignorato, forse erano state pronunciate volutamente allo scopo di
indurla a scappare dando così la prova della propria colpevolezza, forse era
tutto un inganno, si, forse l’avevano incastrata.
Però…
Aveva percepito
qualcosa in quello sguardo, qualcosa nella luce di quegli splendidi occhi,
qualcosa nel leggero tremolio di quelle due parole, alla
quale aveva voluto affidarsi.
Bé! In fondo era
così che si faceva, no?
Si dava fiducia
alle persone che si amavano.
E, per quanto
fosse stato difficile e lento comprenderlo e ammetterlo, per quanto nessuno,
forse anche lei stessa, avrebbe mai potuto ritenerlo possibile, lei amava
quell’uomo.
Per questo
doveva fidarsi, doveva credere di aver udito quelle parole, doveva credere che
almeno lui fosse stato in grado di comprendere, doveva credere che quelle due
parole fossero state dette per lei e
non contro di lei, doveva credere in
lui, fidarsi di lui.
Anche adesso,
soprattutto adesso.
Dopotutto lui
era sempre stato in grado di trovarla, era sempre stato in grado di difenderla,
era sempre stato in grado di salvarla.
Lo avrebbe
atteso, avrebbe atteso che la trovasse anche questa volta, specialmente questa
volta, perché in realtà lei non aveva altra soluzione, perché lui, perché la
fiducia che riponeva in lui era l’unica cosa che adesso per lei contava
davvero.
Si, lui l’avrebbe trovata.
Si strinse le
braccia al petto e cominciò a sfregare le mani su di esse per riscaldarsi.
Le luci della
sera erano ormai accese e un leggero venticello le sfiorava il corpo, facendole
dondolare i capelli.
“Signor Hayami…”
pensò, guardando in basso il terreno sotto i suoi piedi.
Mise a fuoco
all’improvviso l’ombra che si proiettava su quel terreno. Alzò lo sguardo, con
il cuore in gola.
La figura che le
stava innanzi la fissava immobile.
- Finalmente! –
le esclamò.
continua...