kibashino wolvie
Mordimi pure...
Quando accade che un cane rizza le orecchie, punta il
proprio muso fisso in una direzione specifica e – rimanendo
immobile il corpo – concentra la propria attenzione su di un
punto ben preciso, allora questo complesso di azioni quasi simultanee
può essere denominato “puntare una preda”.
Questo arguto pensiero scientifico attraversò la mente del
giovane Shino Aburame quando, rientrato nel proprio appartamento
condiviso dopo una lunga ed estenuante giornata universitaria, vide
appollaiato sullo schienale del divano rosso del salotto Kiba Inuzuka,
suo unico coinquilino nonché amante.
Appeso il proprio cappotto scuro all’appendino e poggiata con
quanta cura possibile la propria borsa a tracolla su di una delle sedie
del tavolo dell’angolo cottura, Shino puntò direttamente
al bagno, ignorando con tutta la sfacciataggine di cui era capace
l’altro uomo.
Era stanco, era sporco, era irritato ed in ultima analisi era altamente
predisposto a mordere la prima cosa che gli fosse capitata a tiro.
-Buon giorno!-
Ma Kiba, evidentemente, non aveva spiccato quell’istinto che serviva alla mera sopravvivenza.
-Come è andata oggi? Tutto bene in università?-
Shino cercò di ignorarlo superando lesto il divano; un braccio,
però, più lesto di lui, lo acchiappò e lo
trattenne lì, costringendolo alla risposta.
L’Aburame tentò di liberarsi, muovendo il bacino con
movimenti meccanici e stizziti e picchiettando il dorso della mano che
lo artigliava.
Quando anche il secondo braccio di quel piccolo meccanico malizioso avvolse la sua vita, Shino si decise a guardarlo in faccia.
Quello che uscì lento dalla sua bocca assomigliò in maniera paradossale a un ringhio appena sussurrato.
-Male. Ho bisogno di farmi una doccia.-
Che l’uomo fosse refrattario a qualsiasi contatto fisico era una
cosa normale per Kiba, che invece palesasse così apertamente la
propria irritazione era motivo di grande sconcerto.
Tendendo appena i muscoli delle braccia, lo attirò a sé
facendolo sedere sulle proprie gambe e poggiando il mento sulla sua
spalla. Cominciò ad accarezzargli la pancia, lentamente, mentre
quello tentava ancora di divincolarsi.
Inutile chiedergli cosa diavolo fosse successo, perché era
così irritato – scommetteva che era per qualche cazzata
che lui aveva ingigantito fino a farne una tragedia umana, lo conosceva
troppo bene, ormai -, tanto Shino non avrebbe risposto, facendo storie
e continuando a sfuggirgli.
Tanto valeva arrivare direttamente al punto, sciogliergli tutta la
tensione che aveva addosso, e dopo magari fargli qualche domanda, tra
una coccola e l’altra se proprio era necessario.
Questo però non lo trattenne dal prenderlo in giro in modo crudele.
Sghignazzò, mentre dirigeva le mani verso le gambe dell’altro.
-Dimmi un po’, Shino… qualche tuo compagno si è
rivelato un pessimo e imbecille incapace? Oppure un qualche professore
s’è rivelato incredibilmente più umano che
l’idea stessa di perfezione che ti sei sempre immaginato?
Dimmi… qualcuno s’è messo in mezzo al tuo progetto
di scalata alla vetta del sapere?-
L’altro – com’era prevedibile, si stizzì
ancora di più e prese a divincolarsi con più energia.
-Kiba, mollami. Voglio fare la doccia.-
L’Aburame sentì le labbra del suo uomo posarsi sul collo,
incredibilmente delicato per i suoi modi, e ivi cominciare a depositare
innumerevoli baci. Ancora, il ghigno deformava quelle labbra scure,
Shino lo poté sentire chiaramente quando queste sfiorarono il
suo orecchio.
-I tuoi compagni non brillano di luce propria?-
No, non era ancora il momento di lasciarsi andare.
L’Aburame sbuffò, prendendo finalmente tra le dita il
polso dell’Inuzuka e fermare così ogni suo movimento.
-Il significato della sillaba no ti è forse sconosciuto?-
Venne ribaltato, letteralmente, finendo col ritrovandosi sdraiato sui
cuscini morbidi del divano, Kiba prontamente sdraiatosi sopra di lui.
Ghignante.
-E’ certamente un no quello che ti impedisce di andare a farti una doccia, Shino…-
Scese, il viso di Kiba, a baciare il collo appena esposto dalla felpa
verde dell’altro, fermando questi per le spalle perché,
anche nel tentativo di fuga non potesse ribellarsi con troppa
convinzione.
Ma Shino era ancora convinto delle proprie ragioni, e infatti, la sua
mano andò prontamente a tappare la bocca dell’inuzuka,
impedendo così la sua opera di seduzione.
-E’ un no quello che ora ti farà alzare le chiappe e ti farà andare via di qua, Kiba.-
Velocemente, contando sul fatto che a prestanza fisica Shino era
decisamente meno dotato di lui, Kiba prese entrambe le sue mani e le
portò sopra la sua testa a contatto col divano sottostante,
immobilizzandolo in quella posizione.
Quello che poté vedere immediatamente fu uno sguardo parecchio
infuriato dipingersi dietro le lenti colorate dell’uomo sotto di
lui; ghignò, tanto per essere originale.
-Kiba, levati. Subito.-
L’Inuzuka si abbassò nuovamente sull’altro, sfiorando le sue labbra con le proprie.
-Sennò che fai? Mi mordi?-
La testa di Shino scattò in avanti, cercando effettivamente di
mordere il compagno – quasi volesse dimostrargli che, se voleva,
poteva anche farlo – una, due, tre volte.
La quarta non arrivò, perché Kiba occupò la sua
bocca con la lingua, violentemente, imponendosi sulla volontà
dell’altro.
Oh, per quanto Shino fosse un coglione, un frigido spocchioso
rompipalle irritante e perennemente irritato… aveva sempre un
buonissimo sapore.
Lo sentì porre ancora quella minima resistenza che serviva al
suo orgoglio di rimanere integro, e poi crollare definitivamente vinto,
rilassando i muscoli e lasciandosi baciare senza più andargli
contro.
La lingua rispose al dolce richiamo, andando a scontrarsi contro i
denti, il palato, le gengive di quella bocca rossa e calda,
accarezzandole, leccandole con calma.
Un sospiro uscì dalla gola, seguito a ruota da un gemito appena
sommesso quando Shino sentì chiaramente una mano –
scivolata lenta lungo la pelle sensibile del braccio fino al petto
glabro – infilarsi sotto la sua maglia e toccare, con i
polpastrelli, con dita e palmo tutto, la pelle ancora infreddolita dal
gelo di fine Novembre.
L’Aburame inarcò appena la schiena, a rispondere agli
stimoli che l’Inuzuka gli mandava, imperterrito, secondo dopo
secondo.
Venne accarezzato lungo tutta la linea dei muscoli del petto,
finché le dita non raggiunsero il capezzolo sinistro e giocarono
a tormentarlo; scesero poi al ventre, accarezzando più o meno
con delicatezza la carne sensibile.
E ancora la mano scese…
-Non ti sembra di correre un po’ troppo?-
Anche la bocca era scesa, e ora le labbra stavano succhiando con voglia
il collo bianco. Kiba non si fermò neppure a questo rantolo
gorgogliato, davvero non si sarebbe interrotto per qualche stupido
scrupolo dell’altro.
Mosse il bacino, sollevandolo appena e fregando il suo sesso racchiuso
dai pantaloni contro quello dell’altro. Ottenne ciò che
desiderava, Shino semplicemente allargò più le gambe fino
a che le sue cosce non sfregarono in maniera eloquente contro i fianchi
dell’altro.
Kiba soffiò, scostandosi appena dal corpo del compagno.
-Per fortuna non dovevo correre…-
Shino grugnì, in una esplicita dichiarazione di dissenso.
Prese il viso di Kiba tra le proprie mani, attirandolo alla propria bocca.
-Vedi di tacere una buona volta, Kiba… o ti mordo tanto forte da strapparti via qualcosa…-
Kiba ridacchiò, le minacce di Shino erano sempre spassose.
-Oh, si, mordimi pure…-
Cosa vuol essere questo?
Un semplice regalo ad una cara, carissima persona.
A wolvie, per i suo 4 anni su efp.
Spero che la cosa ti sia gradita <3
Ogni commento è graditissimo **
Siete anche libere di lanciarmi pomodori in faccia xD
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