PROLOGO
Stavo seduta sull’incavo della finestra fissando il
paesaggio attorno alla casa dei nonni. Per ettari ed ettari si vedevano solo
campi arsi e colline, il lago dove papà ci portava sempre quando eravamo
piccoli e il ripostiglio dove il nonno teneva i suoi attrezzi Babbani.
Era estate e avrei dovuto sentirmi euforica. Euforica di
stare in vacanza, di non dover andare a scuola e di poter passare i pomeriggi
all’ombra degli alberi a leggere un buon libro. Ma non mi sentivo affatto
felice. Le voci allegre dei miei familiari provenivano dal piano di sotto e io
mi sentivo sempre peggio.
Avevo fatto un errore. Avevo fatto un enorme errore. E adesso non sapevo come
fare a dirlo a papà.
DON’T TELL DAD
1.
Like Aunt Muriel
Percorrevo il corridoio di notte, guardandomi intorno con i
miei grandi occhi scuri. Le fiaccole fievoli attaccate alle pareti di pietra
illuminavano appena l’immenso castello. Potevo sentire solo i miei passi
riecheggiare nelle ombre e con tutta me stessa pregavo, ogni secondo di
più, di udire un rumore, un fruscio, qualcosa che non mi facesse pensare
di essere sola e di non aver trascorso le mie ore invano.
Erano quasi le tre e le mie palpebre cominciavano a calare
pesantemente sulle iridi. L’indomani avrei avuto un compito in classe e
volevo ripassare le ultime cose.
Stavo quasi per tornare indietro, stanca del giro, quando un
movimento sul fondo del corridoio catturò la mia attenzione. Aumentai il
passo, incuriosita, sfrecciando veloce sotto gli occhi sonnacchiosi dei quadri.
Sicura di aver trovato qualcosa, voltai l’angolo presa
dall’adrenalina, rimanendo subito delusa.
Il corridoio era vuoto.
“Cerchi qualcosa, Weasley?”
Sobbalzai dalla paura e mi voltai di scatto. Scorpius Malfoy
se ne stava alle mie spalle appoggiato contro al muro con il suo solito e
fastidioso ghigno sulle labbra fini. Mi ricomposi e aggrottai la fronte
mettendomi subito sulla difensiva.
“Cercavo qualcosa di interessante… ma poi ho
trovato te.”
Malfoy represse il suo ghigno passando ad
un’espressione del tutto disinteressata. Delle volte avrei voluto poterlo
toccare per sentire se era fatto di ghiaccio. Fece muovere il mantello tra le
gambe e si mise dritto con un’aria da puzza sotto al naso.
“Dovresti ringraziare Weasley. Sono la cosa più
eccitante che potesse capitare nella tua misera vita.”
“Eccitante è una parola che non avrei proprio
usato per definire te, Malfoy.”
Malfoy ghignò di nuovo.
Ok, che cosa aveva sempre da ridere? Forse per lui scambiare
due chiacchiere con me era divertente, ma per me non lo era affatto.
Mi resi conto di sembrare una sciocca ferma nel mezzo al
corridoio di notte con Malfoy. Scossi la testa. “Io me ne vado a letto,
tu continua pure a fingerti un vampiro.”
Malfoy alzò le sopracciglia. “Te ne vai
già? Pensavo volessi farmi compagnia.”
“E chi vorrebbe la tua compagnia? Uno Schiopodo
forse.”
Malfoy si mosse verso di me guardandomi dall’alto. Ed
era alto. O forse ero io che ero bassa. Dovetti alzare la testa per guardarlo
in faccia, e non mi piaceva per niente. Aveva la solita smorfia che tiene
sempre quando dico qualcosa che non gli va a genio.
“Sai, ci sono ragazze che pagherebbero galeoni per
stare con me.” Disse con tanta modestia che mi parve di poter vedere il
suo Ego gonfiarsi attorno a lui.
“Pensa che coincidenza,” Sorrisi un sorriso con
veramente poco di amichevole. “io pagherei galeoni per stare alla larga
da te.”
Senza aspettare una sua velenosa risposta girai i tacchi e
continuai a percorrere il corridoio. Era tardi, ero stanca e tutto quello che
volevo era non avere una conversazione con il peggiore dei Serpeverde.
Tra poche ore avrei avuto il compito in classe di Erbologia
e avrei dovuto essere perfetta. Mia madre sarebbe stata delusa se non avessi preso
una E, la preside mi avrebbe detto che stavo sciupando il mio rendimento,
Neville sarebbe stato scontento di darmi solo
una O, e mio padre probabilmente mi avrebbe dato una pacca sulla spalla e mi
avrebbe detto che non sono poi solo figlia di mia madre.
A volte adoravo mio padre.
**
La sveglia era suonata troppo presto quella mattina ed io
ero una tipa mattiniera. Non mi era mai piaciuto dormire troppo, non tanto
quanto papà e Hugo. Papà sarebbe stato capace di dormire una
settimana di fila se solo avesse voluto, ma mamma lo buttava giù dal
letto regolarmente ogni mattina.
Il rumore snervante della sveglia non cessava e mi rigirai
nelle coperte per arrivare al comodino. Erano le sette, il mio compito era alle
nove. Avevo tempo di ripassare.
Mi vestii non troppo in fretta, guardandomi intorno nel
dormitorio. Dovevo essere l’unica in piedi perché il resto dei
letti a baldacchino aveva ancora le tende tirate, per non far passare neanche
un filo di luce.
La ronda della notte precedente mi aveva messo k.o. e non
avevo mai avuto voglia di bere caffè così tanto come quella
mattina. Scesi a fare colazione in Sala Grande portando il mio libro di
Erbologia con me. C’erano solo pochi studenti, per lo più del
primo e del secondo anno. Mi sedetti sulla panca dei Grifondoro e mentre mi
riempivo il piatto aprii il libro per leggere qualcosa.
“Ah, Rosie, sono solo le sette e mezzo del mattino!
Metti via quel libro!”
Alzai la testa di scatto. James era comparso davanti a me
con i suoi soliti capelli spettinati e un furbo sorriso sulle labbra. Lo
guardai come se avessi visto un fantasma.
“Già,” dissi lentamente. “per
questo mi chiedo, cosa ci fai sveglio a quest’ora?”
Alzò le spalle sorridendo. “Quidditch.”
Che domanda inutile, cos’altro avrebbe potuto smuovere
James Potter dal letto ad appena le sette e mezzo del mattino?
Quidditch.
Da quando poi era diventato Capitano, (lo zio Harry ne era
stato così fiero!) , aveva praticamente preso residenza nello stadio.
Non parlava d’altro. Beh… a meno che non si trattasse di ragazze.
Sbuffai alzando le spalle. “Grifondoro non
giocherà per le prossime tre settimane.”
“Ed è per questo che dobbiamo sempre tenerci in
forma.” Fred, il gemello di
James, era comparso alle sue spalle con un sorrisino che mi ricordava tanto il
Jolly stampato sulle carte Babbane del nonno. Più li guardavo insieme,
più mi convincevo che James non
poteva essere figlio di zia Ginny e zio Harry.
“Come vi pare,” dissi un po’ annoiata.
“Lasciali perdere, rossa, si illudono di saper
giocare.”
Al era appena comparso al mio fianco. Cominciavo a
domandarmi se tutti si stessero materializzando o se ero io ad avere troppo
sonno quella mattina. Si sedette sulla panca al mio fianco aprendo il libro di
Erbologia. Avere Al come cugino mi confortava, sapevo di non essere la pecora
nera della famiglia.
James fece una smorfia. “Neanche fai colazione che ti
metti sui libri?” Scosse la testa. “Tu non sei mio fratello.”
“No, lo dubito anche io.” Rispose Al senza
battere ciglio.
Repressi un sorriso, adoravo il botta e risposta tra James e
Al. Un corredo genetico in comune e neanche una somiglianza. Avevo sentito
più volte lo zio Harry dire che James era uguale a suo nonno, ma per
nostra sfortuna nessuno di noi aveva potuto conoscerlo. Da quanto si diceva,
quando era ragazzino, non faceva altro che fare scherzi con i suoi amici,
nonché col padre di Teddy.
Ripresi a leggere il mio libro cercando di far entrare in
testa qualcosa. Fred e James se ne andarono dopo qualche minuto e io ed Al
rimanemmo fianco a fianco col capo chino sui libri senza dire una parola.
L’orologio della Torre suonò le otto e sia io
che Al balzammo su dallo spavento. Ci guardammo e scoppiammo a ridere.
“Ok, direi che è l’ora di fare una
pausa.”
Al annuì ma non aveva per niente l’aria
contenta. Lo fissai per bene prima che riprendesse il suo solito sorriso.
“Che ti prende, Al?”
“Niente!” Disse subito allegro. Balzò in
piedi trascinandomi su con lui. “Assolutamente niente. Sai che ti dico,
ti va di fare una passeggiata?”
Io annuii non capendo dove volesse andare a parare. Al che
faceva una passeggiata? Andiamo!
Senza dire una parola lo seguii fuori dal castello e ci
incamminammo verso il lago. Era una giornata autunnale ma non era ancora troppo
freddo. Il prato era ricoperto dalle foglie rosse e gialle appena cadute dagli
alberi. Il platano picchiatore era l’unico albero ad avere ancora tutte
le foglie al suo posto.
Camminai al fianco di Al per un po’. Io ed Al eravamo
amici, prima che cugini, lo eravamo da sempre, da prima ancora che imparassimo
a camminare. Tra me e Al c’erano solo pochi mesi di differenza
d’età ed era stato il mio compagno di giochi quando trascorrevamo
l’estate dalla nonna. Mi voltai verso di lui, si stava mordendo un labbro
pensieroso.
“Al?”
Sembrò riscuotersi dai suoi pensieri e si
voltò verso di me affondando i suoi grandi occhi verdi dentro i miei.
Gli avevo sempre invidiato quegli occhi, sarebbero stati perfetti con i miei
boccoli rossi.
“Tutto ok?” Chiesi preoccupata.
Lui sospirò e annuì. “Sì.”
Disse flebilmente. “E’ solo… sai, io e James siamo persone
molto diverse.”
Lo guardai come se stesse dando di matto. “… e
cosa mi stai raccontando di nuovo?”
“No, quello che intendo dire è…”
Sembrava che si stesse perdendo dentro un bicchiere d’acqua. E Al non si
perdeva mai dentro un bicchiere d’acqua. Al era un genio. Stavo
cominciando a preoccuparmi. “… nonostante io e James siamo due
persone molto diverse...”
“Sì?” Cercai di seguire.
“Abbiamo… come dire…qualche…”
“Qualche?”
Gesticolò un po’. “Interesse.”
Disse alla fine. “Qualche interesse in comune.”
Mi sentivo sempre più confusa. “Al, non stai
cercando di dirmi che vuoi entrare nella squadra di Quidditch, vero?
Perché sarebbe una cosa totalmente non da te, per non
contare…”
“Quidditch?!” disse come se non mi stesse
seguendo. “Cosa? No! Non stavo parlando di Quidditch.”
“E allora cosa…”
“Rose!”
Una voce mi chiamò da lontano e mi voltai
distraendomi dal discorso di Al. Dopo qualche secondo dal castello vidi una
ragazza che sventolava la mano per farsi vedere e cominciare a correre verso di
me. Era Vanessa.
Vanessa era la migliore amica che potessi trovare in tutta
Hogwarts. Eravamo diventate amiche al primo anno, dividevamo insieme il
dormitorio e stavamo sempre accanto di banco a qualsiasi lezione. In più
Vanessa era uno spasso, nessuno aveva un humor migliore del suo.
Ci raggiunse dopo qualche minuto e si piegò su se
stessa riprendendo fiato. “Perché non mi hai aspettato
stamattina?”
“Erbologia.” Dissi semplicemente.
Lei roteò gli occhi con fare annoiato e solo allora
sembrò accorgersi di Al. “Oh, ciao Al.”
Al si schiarì la gola. “Vanessa.” Disse a
mo’ di saluto. Si voltò verso di me. “Allora, io vado. Ci
vediamo dopo.”
“Non dovevi dirmi qualcosa?”
Al sembrò esitare. Poi guardò Vanessa con la
coda dell’occhio e scosse la testa. “No, non importa. Ne parliamo
più tardi.”
Io e Vanessa lo guardammo andare via a passo svelto. Cominciava
a preoccuparmi seriamente, tanto per cominciare perché Al non lasciava
mai un discorso in sospeso, a volte mi seguiva fino al bagno delle ragazze per
finire di raccontare quello che mi stava dicendo.
“Si comporta in modo strano.”
Vanessa scrollò le spalle. “Magari è in
quel periodo del mese.” Si voltò verso di me. “Come va per
il compito?”
“Non parliamo di me, sappiamo tutte e due che io ho studiato.” Feci una smorfia.
“Parliamo di te. Mi stai chiedendo se ho studiato perché tu non
hai letto una pagina e vuoi sapere se puoi metterti nel banco a fianco al mio
per copiare, non è vero?”
“Sai, quelle lezioni di Occlumanzia ti sono state
molto utili!”
Mi passai una mano sulla tempia. “Non ho mai preso
lezioni di Occlumanzia.”
“Caspita,” Disse lei facendo un lungo fischio.
“Allora dev’essere intuito femminile! Comunque, di cosa si
parla?”
“Mandragole e Belladonna: usi e proprietà di
queste piante e come poterle utilizzare all’interno di Pozioni.”
Vanessa mi guardò con occhi vuoti.
Sospirai. “Puoi metterti nel banco accanto al mio e
copiare tutto.”
Lei mi sorrise alzando il pollice in segno di vittoria.
“Sei sempre la migliore!”
**
Il compito di Erbologia era andato bene, Neville era stato
fin troppo buono con le domande. Ed era stato molto comprensivo quando ha
capito che Vanessa stava copiando spudoratamente il mio compito. Sono sicura
che le abbasserà solo un voto.
Avevamo finito presto il compito e Neville ci aveva concesso
di poter uscire prima e prenderci un’ora di pausa. Io e Vanessa avevamo
dimenticato di dirgli che avevamo già due ore di buco. Ne avevamo
approfittato per passare da Hagrid a prendere un Thè e poi di nuovo al
castello, ma non prima che mi dicesse che devo ricordarci di dirci ai miei genitori che ce li saluta Hagrid.
Vanessa reprimeva sempre un sorriso quando Hagrid parlava,
probabilmente per essere carina e non scoppiargli a ridere in faccia.
Mentre tornavamo verso la Torre dei Grifondoro Paula, una delle nostre
compagne di dormitorio, corse verso di noi.
“Oh no!” Sussurrò Vanessa.
“Ciao Rose! Vanessa! Dove andate? Posso venire con
voi?”
Io e Vanessa fingemmo un sorriso, ci trovammo con le spalle
al muro. Paula era una palla al piede, non l’avevamo mai potuta soffrire
dal primo anno. Aveva una voce che assomigliava molto a una chitarra scordata e
né io né la mia amica riuscivamo mai a capire una parola di
quello che diceva.
“Noi avevamo… stavamo…”
“Stavamo andando ad assistere l’allenamento di
Fred e James.” Adoravo Vanessa, era in queste occasioni che mi ricordavo
perché fosse tanto mia amica. Annuii freneticamente al suo fianco
sperando che Paula ci credesse e se ne andasse da dove era venuta.
Paula aggrottò la fronte. “Siete sicure di non
esservi sbagliate? James era seduto sul divano in Sala Comune quando sono
uscita. Beh, se non avete niente di meglio da fare allora che ne dite di fare
due chiacchiere?”
“Non sono stata così felice da quella volta che
Hugo mi rovesciò addosso la torta della nonna a Natale.”
“Doveva essere una torta buonissima allora!”
Disse entusiasta Paula, cominciò a percorrere il corridoio mentre io e
Vanessa le stavamo alle calcagna.
Mi voltai senza parole verso Vanessa che mi sillabò
‘è pazza’. Un po’ mi dispiaceva per Paula, devo essere
sincera, girovagava per il castello sempre da sola. Non che ci fosse da
sorprendersi, come aveva appena detto Vanessa, era pazza.
“Allora,” cominciò lei.
“C’è qualcuno che vi piace?”
“Che te ne import-“ Tirai una gomitata nelle
costole a Vanessa. “No, nessuno!”
“Davvero?!” Paula sembrava sconvolta da questa
notizia. “Sapete invece io sono cotta di un ragazzo del sesto anno,
sapete? Sì, ma non posso assolutamente dirvi chi è! Lo so che morite
dalla curiosità di saperlo ma non posso proprio!”
“Sopravvivremo.” Risposi io già
estremamente annoiata. Ma che avevo fatto di male oggi?
“E tu Rose? C’è qualcuno che ti
piace?”
Stavo per rispondere un secco no, ma richiusi la bocca
pensandoci bene. In effetti non c’era proprio nessuno che mi piacesse e
mi chiesi quando fosse stata l’ultima volta che mi ero presa una cotta
per qualcuno. Forse aveva ragione Rox, ero davvero troppo presa dallo studio.
Era anche vero che Roxanne cambiava un ragazzo alla settimana.
Paula mi stava fissando. “No, proprio nessuno.”
Sembrò delusa. E probabilmente lo era davvero, Paula
viveva per il gossip, ne era la regina incontrastata. Se dovevi sapere
qualcosa, potevi andare da lei. Sapeva tutto di tutti.
“Sapete ragazze, oggi siete particolarmente
noiose.” Senti da che pulpito. “Credo che me ne andrò in
Sala Grande a vedere se c’è qualche novità.”
E veloce com’era arrivata se ne andò. Vanessa
rimase a bocca aperta e scosse la testa come se non volesse credere a quello
che era appena successo.
“Rosie, siamo veramente appena state piantate da Paula
Vegas?”
“Dici che dovremmo preoccuparci?”
“Decisamente!”
“Non piangeteci, riuscirete a sopravvivere anche senza
di lei.”
Ci voltammo. Hugo ci fissava con i suoi grandi occhi blu che
aveva ereditato da papà. Hugo, a dire il vero, aveva ereditato il meglio
da entrambi i miei genitori. Nonostante fosse più piccolo di me di due
anni, mi superava in altezza di almeno venti centimetri.
“Hugo!”
Fece un sorriso che ricordava in modo impressionante mio
padre. “Sorellina. Vanessa.”
Vanessa ridacchiò guardandomi con la coda
dell’occhio. “Sorellina?”
Le feci cenno di lasciar perdere. “Come mai da queste
parti?”
“Sono un Grifondoro.” Disse lui con una logica
snervante facendo cenno verso il ritratto della Signora Grassa. “Ho
appena scritto a mamma e papà, se vuoi saperlo, quindi non
c’è bisogno che mandi una lettera anche tu. Ho raccontato tutto
quello che è successo finora… tranne che Vitious mi ha messo in
punizione.”
“Vitious ti ha messo in punizione? Quando?”
“Smettila, sembri la mamma!” Si lamentò
lui. “Ieri sera, ho lucidato tutti i Trofei. Io e Lily stavamo cercando
di andare alla capanna di Hagrid ieri dopo il coprifuoco e ci ha beccato nel
giardino del castello.”
“Lily è stata messa in punizione?”
Accordai mentalmente di non dire nulla a mamma e papà. Se zia Ginny
avesse saputo che Lily era stata messa in punizione sarebbe andata su tutte le
furie.
Hugo scrollò le spalle. “Beh, l’idea
è stata sua.”
Sospirai. Possibile che io ed Al fossimo gli unici sani e responsabili
di tutta la famiglia? Senza contare le figlie dello zio Percy, ovviamente.
“E non fare quella faccia, io e Lily non abbiamo
più quattro anni.” Si soffiò via i capelli dagli occhi
incrociando le braccia. “Solo perché a casa Lily è la cocca
della nonna non vuol dire che sia un angelo, sai? Tutti si stupiscono che James
sia suo fratello, beh io no.”
Alzai una mano. “D’accordo, non voglio sapere
che cosa combinate quando nessuno vi vede, è meglio che non lo sappia.
Cercate solo di non farvi beccare, lo sai che mamma poi mi fa una ramanzina
chilometrica quando torniamo a casa per Natale!”
Vanessa si grattò la nuca. “Hugo viene messo in
punizione e tu ti prendi la ramanzina?”
Hugo ridacchiò. “Mamma pensa di dover dare la
colpa a Rosie perché lei dovrebbe tenermi d’occhio.”
Io mi voltai sconsolata verso Vanessa, che non sapeva quanto
era fortunata a volte ad essere figlia unica. Per fortuna papà, che di
fratelli ne aveva eccome, mi capiva e cercava di calmare la mamma ogni volta
che sgridava me o Hugo.
E di solito funzionava. Bastava che le facesse un sorriso.
Il solito sorriso che di solito Hugo usava con me quando si doveva far
perdonare qualcosa.
“Mi prometti di fare casino ma essere prudente?”
Hugo annuì con forza e si mise una mano sul cuore.
“Parola di lupetto! Adesso devo andare, Jay mi aspetta per giocare a
sparaschiocco.” Salutò avviandosi verso il ritratto. “Ciao
Rosie, Vì.”
Vanessa scosse la testa divertita. “Ho sempre adorato
tuo fratello.”
Io alzai gli occhi al cielo. “Sì, anche
io.”
**
Io e Vanessa eravamo riuscite a liberarci di Paula per un
po’ e ne avevamo approfittato per rinchiuderci in dormitorio prima che
rientrasse. Avevamo trovato Gaby e Sol a chiacchierare in un fitto spagnolo e senza
disturbarle ci eravamo rintanate dentro il mio letto a baldacchino ed avevamo
tirato le tende per non essere disturbate.
Non che Gaby e Sol fossero di disturbo, anzi mi piaceva
condividere il dormitorio con loro. Gaby e Sol erano conosciute in tutta
Hogwarts come ‘le gemelle spagnole’, erano praticamente identiche e
solo dopo anni avevo imparato a riconoscerle. Avevo sempre invidiato loro la
possibilità di poter parlare una lingua che nessun altro capiva,
così da non dover sussurrare o aspettare il momento opportuno per
parlare come dovevo fare con Vanessa.
In più io, Vanessa e le gemelle avevamo un nemico
comune. Paula.
Vanessa si sistemò sul mio letto.
“Chissà che si stanno raccontando.” Disse indicando con la
testa verso il baldacchino di Gaby.
Scrollai le spalle e mi appoggiai alla testata del letto. “Se
stanno architettando un modo per fare fuori Paula Vegas, voglio esserci.”
Vanessa ridacchiò. “Non sei tu quella che dice
che dovremmo essere gentili con lei?”
Sì, ero io. Ma anche io avevo un limite alla mia
pazienza. E mettersi contro Paula non era una buona idea. A volte ne avevo
paura.
“Beh, comunque hai fatto bene a non fare nomi mentre
eravamo con lei. Pensa se le avessi detto che ti sei presa una cotta per Gill
Ryan. Domani lo avrebbe saputo tutta la scuola.”
Lei annuì distrattamente e rimase ferma a fissare un
punto indefinito sulla mia coperta. La chiamai un paio di volte ma non diede
cenno di aver sentito, solo quando le schioccai le dita davanti agli occhi
balzò all’indietro di scattò e arrossì sulle guance,
nascondendosi subito dopo dietro al cuscino. La fissai alzando un sopracciglio
e lei sorrise timidamente arrossendo ancora di più.
“Mi ero incantata.” Disse innocentemente.
“Su Gill Ryan?”
Lei arrossì e si schiarì la gola.
“Sì, beh… Anche da parte tua è stato furbo dire che
non ti piace nessuno.”
Stavolta fu il mio turno di arrossire. “Io non stavo
mentendo.”
Vanessa rimase un attimo interdetta. Aprì la bocca
come per dire qualcosa ma sembrò ripensarci. Alzò gli occhi verso
l’alto come se stesse cercando di ricordare qualcosa. “Ma non ti
eri presa una cotta per Kevin LeFleur?”
Kevin LeFleur! Ecco chi era stato l’ultimo! “Oh,
andiamo, Vì! Quello era secoli fa.”
Lei mi guardò scettica. “Era solo la fine
dell’anno scorso.”
Io arrossii di nuovo. “Beh, si vede che ho cambiato
idea durante l’estate. E poi era solo una piccola stupida cotta, neanche
mi piaceva più di tanto.”
“Già,” Fece Vanessa alzando un
sopracciglio castano. “Infatti gli hai solo fatto recapitare un mazzo di
fiori per San Valentino davanti a tutta la scuola.”
Arrossii al ricordo. Quando durante l’estate
l’avevo raccontato a casa papà si era messo a ridere con la sua
solita delicatezza mentre mamma mi aveva sorriso incoraggiante e mi aveva detto
che ero stata molto coraggiosa. L’unica che mi aveva fatto sentire meglio
era stata zia Ginny, che mi aveva confessato di aver fatto la stessa cosa con
lo zio Harry quando andavano a scuola.
A zia Ginny era andata sicuramente meglio di me, comunque,
dato che adesso si era sposata con lo zio Harry mentre Kevin LeFleur faceva di
tutto perché non ci incrociassimo nei corridoi. Forse era per questo che
la cotta per lui era passata, lontano dagli occhi lontano dal cuore.
“Beh, d’accordo potrei essermi presa una bella
sbandata in passato,” dissi io schiarendomi la gola. “Ma adesso
è passato. Ed ho un sacco di cose a cui pensare, il prossimo anno
avremmo i M.A.G.O. e voglio essere sicura di arrivare abbastanza preparata
a…”
“Sai, cominci a parlare come tuo zio Percy.”
Disse Vanessa guardandomi storto.
Io mi fermai di scatto. “Dovrebbe essere
un’offesa?”
“Non era di certo un complimento. Rosie, hai sedici
anni, vuoi deciderti a vivere la tua vita una volta per tutte? Avrai anni e
anni per chinarti sui libri e cercare di diventare Ministro della Magia, ma per
ora puoi semplicemente divertiti come tutte le ragazze della tua
età?”
Sbuffai. “Io so divertirmi.”
Vanessa si stese sul letto a fianco a me.
“Quand’è stata l’ultima volta che siamo andate ad una
festa? E il compleanno di tuo nonno non conta.”
Il compleanno del nonno era stato divertente! Nonno aveva
provato a stregare la tv che gli avevano regalato mamma e papà, e quella
se ne andava in giro su due zampe obbligando tutti a sedersi e a guardare tutti
i canali che poteva ricevere.
“D’accordo, forse non siamo state ad una vera
festa da un po’.” Ammisi. “Ma questo non vuol dire che non ci
divertiamo. Andiamo ad Hogsmeade ogni sabato!”
“Da sole.” Fece lei storcendo il naso. “E
mi trascini sempre in quella stupida libreria.”
“Non è stupida. E poi cosa vuoi dire, che non
ti diverti con me?”
Vanessa scosse la testa con un sorriso. “No, Rosie,
non è questo e lo sai bene. Ho accettato la tua mania convulsiva da
Biblioteca dal primo anno.” Sospirò. “E’ solo che non
voglio finire come tua zia Muriel!”
Mi alzai di scatto dal letto e mi voltai verso di lei
spaventata. “Zia Muriel?!” Urlai. “Stai dicendo che rimarremo
zitelle per tutta la vita?”
Perfetto, era quello che ci voleva per finire una giornata
in bellezza. Sapere di stare diventando come zia Muriel! E non c’era
niente di peggio al mondo.
Sapevo di non essere una di quelle adolescenti tutte ragazzi
e vestiti, e non mi importava neanche più di tanto di partecipare alle
feste e ubriacarmi, ma per questo dovevo ritenermi condannata per tutta la
vita? Anche mamma quando era giovane amava stare sui libri, eppure aveva
sposato papà. E oggettivamente papà era pure un bell’uomo.
Era anche vero che la loro era stata una storia un pochino
particolare.
Mi voltai verso Vanessa che mi fissava con una smorfia e
capii che la differenza fondamentale tra me e mia madre era che io non avevo
nessun migliore amico da poter sposare in futuro. A meno che non avessi sposato
Al, ma era davvero fuori discussione.
Sospirai. “Vì, sono spacciata.”
**
Con un po’ di
fatica la zia è tornata con una nuova storia.
Lo so cosa state
pensando, malfidati! Adesso aggiornerà con un sacco di ritardo… e
invece stavolta v’ho fregato, tiè XD
Sto già
scrivendo i prossimi capitoli, attualmente sono a quota 7 (settimo incompiuto),
quindi programmo di essere sempre più o meno in pari per postare nuovi
chaps.
Mi rendo conto che
come primo capitolo è abbastanza deludente e scarsino e fino a che non
entreremo nella storia vera e propria sarà così, ma fidatevi ne
vale la pena (spero!)
Ho voluto volutamente
prendere le cose con calma e non fare accadere tutto subito come al solito, che
dopo 5 o 6 capitoli mi dico “e mo’ che mi invento??”
Si prevede essere una
loooong story, almeno per quanto riguarda lo spazio-tempo, poi vedremo come
possiamo aggiustare i capitoli in modo da non doverne fare 1329… ai
problemi logistici ci penserò per tempo ^^”
Per adesso è
tutto, spero vi siate divertiti a leggere e se lasciate una recensione sono
pure contenta, almeno sento dei pareri a riguardo
Vostra, zia
fufù