Bound
to Happen
“Mi
sposerai”.
L’evidenziatore
di Rukia si fermò dal suo tratteggiare
conigli che correvano per i campi. Ci fu un breve silenzio riempito dal
suono
della matita di Ichigo che scarabocchiava i compiti mentre la guardava
furtivamente di sottecchi. Sollevò un sopracciglio con fare
inquisitorio e
sbuffò sdegnosamente.
“E’
una proposta? Poco romantica anche per un idiota come
te”.
Fece la linguaccia al
sostituto Shinigami prima di tornare
alla sua opera d’arte, credendo che il discorso fosse chiuso.
Ma non era
abbastanza per il ragazzo dal sangue caldo.
“Non
è una proposta. E’ quello che
succederà. Tu non hai
voce in capitolo”. Ichigo rispose in tono conciso e
definitivo. Era lo stesso
tono che aveva usato quand’erano sul ponte nella Soul
Society, anni prima.
Rukia fece una smorfia nel ricordare come il suo
‘eroe’ avesse sfacciatamente
rifiutato il suo desiderio di interrompere quell’invasione
idiota e stupida. Cavolo, che genere di salvatore ignora i desideri
della persona che va a
salvare? Era veramente un idiota.
Tutto ciò era
abbastanza per irritare Rukia. Nessuno dice
cosa fare a Kuchiki Rukia, neanche uno Shinigami forte abbastanza da
distruggere facilmente un’intera armata di Shinigami recanti la
loro Zanpakuto;
perché era la fottutissima Kuchiki Rukia e, in
realtà, aveva la suddetta
persona in pugno.
Si sollevò da
terra e si erse in tutta la sua altezza, che in
realtà non era poi così imponente.
Aprì la bocca pronta a sputare una tirata di
imprecazioni e ordini, e pronta a tirargli un calcio negli stinchi
quando
Ichigo fece girare la sedia nella quale stava poltrendo e
sollevò una mano.
Forse era rimasta sorpresa
o forse era curiosa o forse aveva
notato il fuoco nei suoi occhi, ma chiuse la bocca, abbassò
la gamba e aspettò
che iniziasse.
Ichigo si passò
una mano fra i capelli mentre osservava
cautamente le gambe magre, ma incredibilmente potenti (e sexy, ammise a
malincuore
con se stesso) attaccate alla nana di fronte a lui. Sapeva
che
era stata una pessima idea aver sollevato il discorso in quel modo, ma
il suo
istinto aveva preso il sopravvento prima che la sua mente se ne
rendesse conto.
Ichigo non sarebbe stato Ichigo se si fosse preso il tempo di esaminare
le cose
come quel finocchio di Ishida.
Stava scarabocchiando
distrattamente equazioni e calcoli
quando l’aveva detto. Idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Era
tempo di limitare i
danni.
Ichigo abbassò
la mano che aveva sorprendentemente messo a
tacere Rukia.
“Ascolta. Io e
te non siamo la coppia da cena a lume di
candele con l’anello nel bicchiere di champagne ed i
violinisti in
sottofondo”, Ichigo gettò un’occhiata a
Rukia per vedere se stesse ascoltando.
Era ancora tesa, ma incrociò il suo sguardo in segno
affermativo. Era un buon
segno per continuare.
“E sappiamo
entrambi che succederà prima o poi”,
pensò di
aver sentito Rukia ruggire, ma decise di ignorarlo e
continuò, “siamo partners,
ti ho salvato il culo un sacco di volte e prima che inizi a menarmi,
ammetto che
anche te hai salvato il mio. Mi hai cambiato la vita così
come io ho cambiato
la tua”. Ichigo fece un sospiro di sollievo nel notare che il
pugno che stava
lentamente per colpirgli il braccio, si era fermato.
Continuò,
decidendo che la parte melensa era finita.
“Volevo solo
dirtelo ora che sei mia, quindi faresti meglio
a non scappare con qualche stronzo senza spina dorsale che pensa col
cazzo, e
se lo farai, lo prenderò a calci, poi prenderò a
calci te e dopo ti riporterò a
casa con me. Tu”, allungò un braccio e la
indicò, “appartieni”, si
indicò, “a
me”.
Rukia sollevò
entrambe le sopracciglia.
“Ouch!”.
Lo guardò
compiaciuta mentre si strofinava la spalla ora
rossa. “Te lo sei meritato, così la pianti di fare
il broncio”.
“Non sto facendo
il broncio! Lo fanno solo le ragazze!”,
replicò, ma non prima di gettare una veloce occhiata allo
specchio sulla
scrivania per controllare se davvero stesse facendo il broncio. Cazzo.
Lo stava
facendo.
“Sta zitto e
fammi parlare, prima che ti colpisca di nuovo”.
Si zittì
velocemente.
All’improvviso
Ichigo si sentì in apprensione. Aveva dato
per scontato che Rukia avrebbe detto di sì e poi sarebbe
tornata ai suoi disegni.
Non aveva messo in conto che sarebbe stato un discorso più
lungo. Idiota.
Idiota. Idiota. Il mantra continuava a ripetersi nella sua mente.
Lo sguardo gli si fece
ancora più torvo. ‘Se quella stronza
si azzarda a dire la parola no, la
ammazzo’, borbottò fra sé e
sé. Mise le insicurezze da parte. I veri uomini non
si sentivano insicuri…allora perché diavolo stava
guardando la piccoletta
davanti a lui come se potesse distruggerlo facilmente?
Perché
può, una
voce disse dentro la sua testa. “Vattene via, stupida
voce”, sussurrò.
“Hai detto
qualcosa?”, gli chiese bruscamente Rukia.
Scosse la testa in segno
di diniego ed evitò il suo sguardo.
“Ichigo,
guardami per favore”.
Gelide dita gli
sollevarono il viso e le guardò il volto di
porcellana.
“Se questo
è un modo barbarico per farmi la pipì addosso
come
per marcare il tuo territorio…credo che preferirei un anello
carino. E’ più acculturato che
puntarmi il dito addosso”. Lo imitò.
I suoi occhi di ambra
riacquistarono immediatamente il fuoco
che gli era proprio. Il suo cuore non era stato spezzato da una donna
grande la
metà di lui.
“MA”,
disse improvvisamente, “non ora. Ricordati, quella non
era una proposta. Solo un ordine”, lo prese in giro.
“Basta che hai
capito che Renji o un altro stronzo non
possono avanzare pretese su di te…”.
“Non sono una
proprietà, Ichigo. Non appartengo a nessuno”.
“Come
no…e io non ho una testa piena di capelli
arancioni”.
“Ti suggerisco
di tenere la bocca chiusa se vuoi continuare
ad avere quella testa”.
Ichigo sorrise e poi
ritornò al suo compito di chimica.
Rukia sogghignò, si risedette sul pavimento e riprese a
disegnare. Tutto era
normale, tranquillo e in pace…fino a che Rukia
realizzò qualcosa.
“Lo sai vero che
non abbiamo nessun tipo di relazione
romantica di cui io sia a conoscenza e che mi hai appena ordinato di
sposarti?
Ti muovi in fretta per essere un timido”.
Ad Ichigo andò
la saliva di traverso e guardò malamente
Rukia.
“Ho…ho…ho
solo pensato che non avessimo bisogno…è solo
che…”.
Rukia sorrise quel suo
splendido sorriso che gli toglieva il
respiro e si sentì mancare.
“Lo so. Non devi
spiegarmelo perché io e te lo sappiamo.
Prima o poi succederà. Me lo
dirai quando sarai pronto ed io te lo dirò quando
sarò pronta”. Rukia gli fece
un altro sorriso prima di tornare a disegnare.
Il cipiglio di Ichigo si
rilassò e le linee dure del viso si
distesero.
Non
c’era bisogno di
parole.
La
pioggia era
destinata a fermarsi così come loro erano destinati a stare
insieme.
Sarebbe
accaduto e
Lo
avrebbero capito al
momento opportuno.
Perché
avevano sfidato
i confini della vita e della morte.
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Note di
lithtys:
è solo da qualche mese che sono entrata nel vortice di
Bleach, ma sono già diventata dipendente! Dall'anime, al
manga, alle fanfictions (rigorosamente IchiRuki, ovvio XD), il passo
è stato breve. E ora mi ritrovo a tradurre una delle mie
one-shot preferite. Spero davvero che vi piaccia quanto è
piaciuta a me!
Questa fanfiction
è tradotta con il permesso dell'autrice.
Grazie a Mirtle, Sarugaki92 e arisa_14 per aver lasciato un commento *-*
Mirtle, quando ho tradotto la ff, ho cercato di renderla il più scorrevole possibile, ma effettivamente alcune frasi non suonano proprio benissimo =_= Ps:Un idiota era riferito ad Ichigo ^_-
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