I passi si rincorrevano,uno dietro l'altro, i piedi ballavano ansiosi
dentro alle scarpe da ginnastica mentre portavano la ragazza verso
casa.Per la strada non vedeva nulla,nè le auto,nè
i lampioni,i marciapiedi o i gli altri pedoni,lei volava su tutto,
saltando come un cerbiatto verso la propria cameretta.
Per poco non travolse la portinaia,e non rallentò neppure
quando vide che l'ascensore era occupato,lei prese e si fece cinque
piani di scale,a due a due fino a quando si trovò faccia a
faccia con casa sua. Afferrò le chiavi, ma le mani gli
tremavano, rideva come da sola come una matta.
Cercò di calmarsi,e infilò la chiave giusta nella
serratura,e fu dentro.
In casa come al solito non c'era nessuno, le stanze erano vuote e
silenziose, ma lei non vedeva nulla,gettò lo zaino su una
sedia e corse in bagno. Lo specchio gli rimandava una ragazza
sconvolta,accaldata,con i capelli tutti arruffati,e gli occhiali che
gli cadevano sulla bocca.
Era miope,per cui per prima cosa si aggiustò quelli,poi vide
che erano sporchi e li lavò diligentemente, in modo che non
avessero aloni.
E si guardò ancora una volta.
Gli occhi...dietro le lenti i suoi occhi erano come non l'aveva mai
visti,erano grandi e lucidi e brillavano in modo stranissimo.
E con gli occhi rideva la pelle bianca della faccia, il naso appuntito
le labbra rosa e il mento spigoloso. E più su rideva con le
sopracciglia bionde,e la fronte spaziosa;tutto il suo
riflesso continuava a brillare d'una luce nuova seguendo i capelli
lisci che si chiudevano in una coda sulla nuca.
Non smetteva di sorridere,i muscoli del suo volto erano impazziti per
conto proprio e si davano alla pazza gioia, la ragazza si
toccò le guance meravigliandosi di poter emettere
un'espressione così nuova,così indipendente.
chiuse gli occhi,e inspirò lentamente,poi
rilasciò l'aria dai suoi polmoni; dentro fuori,dentro fuori,
e nel sospiro del suo corpo parlò al cuore.
- Daì. Daì.Rallenta.Rallenta.Te lo
ordino.Rallenta.Bravo,così...rallenta...calmati... -
Federica si diresse in cucina e si prese dal frigo un cartoncino di
succo di pera, staccò la cannuccia e la gettò nel
cestino. Poi bucò il tondino argenteno con l'unghia e
succhiò direttamente da lì,stringendo la
scatolina mano a mano che il liquido finiva. Lei lo beveva
così,perdeva meno tempo e poi gli dava un casino fastidio
quel suono che faceva la cannuccia quando tirava l'aria,per lei era
come se fossero unghie su una lavagna.Poi si buttò nel suo
letto e chiuse gli occhi, i compiti li avrebbe fatti dopo . Dentro di
sè riviveva quel momento, a scuola...e così
partì, nella sua testa priva di confini ogni cosa poteva
essere ricostruita all'infinito,e rivissuta secondo dopo secondo con il
tatto, i colori i profumi...le emozioni...
Partì dal principio,così che fosse tutto ancora
più emozionante. Da quanto tempo conosceva Valentina?
Più o meno da un secolo,da tanto di quel tempo che lei
appariva in ogni istante del suo passato; all'asilo, quando giocavano
con le Barbie,impalcando allucinati storie con Ken che combattevano a
suon di missili contro i Puffi e il Big Jim, poi alle elementari,quando
studiavano la prime lettere dell'alfabeto. Si ricordò che
scoprirono Il Piccolo Principe assieme,pagina dopo pagina, e ad ogni
frase sembrava di sentirselo sempre vicino che leggeva lì
con loro. Poi le medie, scegliendo insieme i vestiti, i primi
catastrofici abbozzi con il trucco, il rossetto esagerato, il fard, il
gel...poi i primi ragazzi ,completamente rincoglioniti dai videogiochi
e loro che aspettavano il ragazzone bastardo che viveva appeso nei
poster delle loro camere. I pianti che facevano insieme, le litigate
furiose e poi gli abbracci commossi che si davano dopo dieci
minuti...avevano vissuto insieme, giorno dopo giorno.
Entrambe le famiglie si divisero, spezzate da i rispettivi divorzi,e
loro si fecero ancora più vicine, mentre intorno a loro
scorreva il fiume patetico dei tribunali,delle denunce e degli accordi.
I padri presero la loro strada,e loro rimasero con le madri,che
dovettero pensare a loro stesse e alle loro figlie.
E così le case si svuotarono,il lavoro non cedeva neppure un
briciolo di tempo per stare insieme,e le due ragazze si avvicinarono
ancora di più, a trovare qualcosa di sincero,di puro che non
si sgretolasse con una firma.
E poi le superiori...lei era terrorizzata, Valentina era più
risoluta e sicura di sè, affrontarono la scuola insieme,
nella stessa classe,nello stesso indirizzo di ragioneria. Si trovarono
piuttosto bene,anche se non legarono con nessuno come fra di loro.
Uscivano, avevano le loro prime storie ma nessuna era veramente
importante,era più una corsa al punteggio,certe cose
andavano fatte "perchè sì", per non
emarginarsi per vivere,ma il mondo ruotava intorno a loro due senza
intaccarle troppo.E loro non intaccavano troppo il mondo.
Poi qualcosa cambiò ,come se ci fosse sempre stato.
..Sempre...
Come un seme che attende nel calore della terra,attende che passi
l'inverno e che venga la primavera e poi teneramente mette su piccole
radici, minuscoli filamenti ciechi a riempirsi di vita...e piano piano
il seme si apre,cambia colore e germoglia e fra l'erba monotona e verde
appare senza che nessuno se ne accorga un fiore, una piccola margherita
gialla e bianca. Incredibile, sembra che ci sia sempre stata, eppure
eppure solo ieri non c'era...ma sapevi che la terra stava cullando
qualcosa di bello.
Di potente.
Se ne accorse quando era troppo tardi per
controllarlo,iniziò ad esserne cosciente quando qualcosa d'
indipendente iniziò a muovere l'umore delle sue giornate
senza un'apparante motivo. Valentina non veniva a scuola per un motivo
o per un'altro,e quella diveniva una giornata nuovolosa e triste se non
per i messaggi sul cellulare che scambiava sotto il banco. E all'uscita
la prima cosa che faceva era andare da lei,ovunque fosse...altrimenti
gli scappava da piangere.
C'era qualcosa di sproporzionato nel suo comportamento, ogni cosa che
riguardava Valentina era qualcosa di straordinario,quasi come...come
qualcosa di letale,se si specchiva troppo a lungo nei suoi occhi
sentiva il suo seme dentro di lei che premeva contro il petto e che
voleva farsi strada dentro di lei.Voleva essere libero.
Valentina non si accorgeva di nulla, almeno così sembrava.
Tutto era continuato così,confuso e...sconosciuto.
Poi qualche ora fa il mondo era esploso.
Federica rideva nel letto,e si premeva le mani sulla faccia,come a
nascondersi da sè stessa.Il suo viso era rigato da un fiume
di lacrime che flueva calmo a getto continuo, come se ci fosse una
sorgente magica dietro i suoi occhi. Le lacrime rendevano la cosa
ancora più strana,ma volle tornare a quel momento.
Era l'ultim'ora della mattina, gli ultimi minuti di scuola in quelle
rare occasioni quando l'insegnate regala gli ultimi minuti agli
studenti, chiudendo la faccia in qualche libro o in qualche pensiero.
Federica e Valentina si erano dileguate con la scusa d'andare in bagno,
e li rimasero a chiaccherare,aspettando il suono della campanella.
Incredibilmente erano sole, e l'argomento verteva sulla musica. Una
però era completamente assente e parlava in modo
meccanico;Federica non osava avvicinarsi troppo,era troppo coinvolta e
a stento tratteneva quel seme che protestava rabbioso dentro il suo
petto, ancora mai nominato,mai,neppure per un momento, ma il suo corpo
era un tempesta di contraddizioni,con i muscoli che si lamentavano per
l'ordine dell'immobilità. Era un richiamo necessario, le sue
braccia,le sue dita, la sua faccia, le sue gambe tutto quanto
racchiudeva la sua anima spasimava d'avvicinare quella creatura che
stava lì davanti a lei,e che conosceva così bene.
Non era qualcosa come gravità, non era desiderio, era
semplice necessità come quando dopo un tuffo si cerca di
risalire. O meglio ancora era come la vertigine,quando guardi
giù da una grande altezza e qualcosa di spinge a oltepassare
la soglia.
Ma era tutto così sbagliato,così
capovolto,non...non era "normale",se solo Valentina fosse stata un
uomo,allora il mondo sarebbe stato più giusto, ma a questo
mondo tutto è fatto alla cazzo di cane e t'intrappola in
queste situazioni. Ti sbatte in faccia dei muri,e pretende che tu li
abbatta.
Ma non tutti possono sfondare i mattoni a mani nude,anzi...è
molto più facile tornare indietro,aprire altre porte,anche
se per tutta la vita ti chiederai cosa ci fosse aldilà di
quella barriera.
Federica costrinse il proprio corpo a girarsi, dando le spalle al suo
muro, doveva scappare,scappare,uscire da quella situazione. A occhi
chiusi,mentre tratteneva i singhiozzi vedeva una linea bianca e dritta
come un meridiano che camminava avvicinandosi ad un'incrocio...era la
consapevolezza della sua vita che in quel momento si stava formando.
Tanto più si avvicinava alla porta e fuggiva via, tanto
più il suo percorso evitava migliaia di nodi che portavano a
meravigliose ragnatele di possibilità. Quando la sua mano fu
sulla maniglia la sua linea era sola,correva nuda e sola in uno spazio
vuoto e freddo.Non sarebbe mai tornata indietro,sentiva il seme dentro
di lei che veniva corroso da un veleno tiepido e necessario.
- Fede che hai..? -
- ...niente,non ti preoccupare ora mi passa...-
- Perchè piangi ? -
- Non ho nulla, ho solo un gran mal di testa... -
- Dai,non fare la stupida! Cos'hai, dimmelo che mi preoccupo! -
Ora lei era così vicina...le aveva messo le mani sulle
spalle,per tranquillizzarla, aiutarla come dovrebbe fare ogni
amica...ma il seme dentro di lei non c'era già
più. Non si torna indietro quando distruggi qualcosa di te
stesso, ora dalla cenere iniziavano ad alzarsi delle edere grige e
dure...e già mostravano dei grossi spini.Federica diede uno
strattone per liberarsi, irritata; non la voleva più
intorno,non la sopportava più la sua presenza.L'avrebbe
presa per i capelli e riempita di sberle,iniziava quasi ad odiarla.
Provò ancora a liberarsi ma quelle mani non la mollavano
anzi sembrava che la stringessero con più forza.
Si girò d'improvviso, con l'intenzione di mollarle uno
schiaffo,ma Valentina l'aveva colpita con un bacio.
Il suo corpo s'irrigidì,poi dopo qualche attimo i muscoli si
rilassarono...e dalle piccole radici che stavano sepolte nel veleno si
ridestò il seme,che semplicemente esplose. Si contrasse per
un'attimo,soffermadosi su quelle labbra gentili e tenere,che
accarezzavano la sua bocca con dolcezza e poi fu ovunque, espandendosi
all'aria aperta dentro e fuori di lei, avvolgendo la scuola in alberi
fioriti,con i rami che inghiottivano le nuvole,e salivano su su,fino
alla luna d'argento e oro, e l'abbracciavano teneramente, come facevano
loro due, con le loro braccia che afferravano le stelle e il corpo che
ancora non bastava più e affiorava sotto la pelle un corpo
nuovo, qualcosa di eterno e fulgido, e tutto questo amore scuoteva le
sue ossa e il suo cuore come se non potessero sostenerne il peso.
L'eternità durò qualche secondo, poi lontanissima
si udì il suono della campanella. Si staccarono e rimasero
in silenzio, ascoltando le proprie anime cantare. Valentina la
superò e corse via, e Federica aspettò che
venisse il grosso della fiumana di studenti che scappavano via
dall'edificio per inserirsi e nascondere meglio le lacrime.
continua...presto |