Lenti, si
susseguivano fra l’erba, i suoi passi silenziosi.
Le mani, congiunte all’altezza della vita, si strinsero
convulsamente l’una nell’altra quando gli occhi
terminarono il loro assente vagare sulle aiuole e si soffermarono su
quella piccola sezione di verde che la sua amata Signora in Rosso ed il
maggiordomo della famiglia Phantomhive avevano occupato il pomeriggio
precedente.
Aveva visto –
aveva
spiato – l’affascinante Sebastian
inchinarsi al cospetto di Angelina ed increspare le labbra in uno dei
suoi seducenti sorrisi; Madame Red aveva sollevato le
estremità della lunga gonna color sangue – era
stato lo stesso semi Dio a consigliargliela, quel mattino –
ed aveva elegantemente ricambiato il saluto.
Grell aveva interrotto il patetico tentativo di potare un cespuglio
– che stava pericolosamente avvicinandosi alle fattezze
d’un teschio, peraltro – per studiare il servitore
chinarsi sulle piante, cogliere una rosa ed offrirla alla donna.
A lei. Il
Dio della Morte si morse un labbro nel percepire il sangue bagnargli i
palmi, nei quali aveva inavvertitamente conficcato le unghie.
È stato a lei che hai
deciso di regalare il fiore della passione più rossa. Ti
odio.
-Buongiorno, signor Grell. Vi siete svegliato presto,
quest’oggi-.
Il filo delle sue riflessioni sembrò improvvisamente
spezzarsi, tranciato dalla voce carezzevole di Sebastian alle sue
spalle.
Hai preferito quello
che, in fondo, è soltanto un misero essere mortale, a me.
-S-signor Sebastian.- balbettò – quanta fatica
sentiva pesargli sulle spalle, ora, mentre cercava di mantenere la
facciata di ridicolo umano –, volgendosi nella sua direzione.
-Buongiorno a voi. Posso esservi utile in qualche cosa?-.
Voglio farti a pezzi,
ridurti al pari delle prostitute che ammazzo e che inutilmente provi a
salvare; voglio smettere d’indossare questa stupida maschera
di mortale, voglio che ti renda conto di quanto tu sia imperfetto. Sei
cieco, dannatamente cieco. Giudichi davvero tanto strano che
l’inutile maggiordomo di Madame Red possa essere Jack lo
Squartatore? Davvero così impossibile che un simile,
incompetente servitore possa amarti ed essere amato da te? Ti odio.
-Non disturbatevi, ve ne prego: ho già svolto i compiti
più impellenti.- assicurò il demone –
meno lo Shinigami si sarebbe prestato ad
aiutarlo, minori
sarebbero stati i danni ai quali avrebbe dovuto rimediare –,
si spostò con lentezza al suo fianco e si lasciò
scivolare su un ginocchio al di sopra delle piante. -Stavate osservando
le rose?- chiese, accarezzando pensosamente uno dei boccioli; poi,
serrando indice e pollice attorno al gambo, lo separò dalla
radice.
-Ne ammiravo lo splendore.- ammise Grell, stringendosi timidamente
nelle spalle.
Se soltanto non fossi
costretto a mentirti, a fingere, tu saresti mio. Ti desidero. Odioso,
insensibile, stupido demone.
-Sarebbe un piacere offrirvene una.- replicò Sebastian,
conducendo una mano dietro la schiena e tendendogli il fiore con la
gemella in un morbido gesto intriso d’eleganza.
La stai dando a me
perché la porti a lei? Sei disgustoso. Ti odio.
-Ah, Madame Red ne sarà molto contenta. Siete davvero un
gentiluomo.- fu quel che contrariamente disse, abbozzando un cortese
sorriso nell’allungare il braccio per accettare la pianta.
-Temo che abbiate frainteso le mie intenzioni. Ho fatto dono
d’una rosa alla vostra signora su ordine del mio Bocchan,
ieri pomeriggio.- commentò il maggiordomo, permettendogli
con pacatezza d’intuire che l’aveva scoperto ad
assistere alla scena. -Questa intendo regalarla a voi di mia
volontà-. Levò un indice a sfiorargli
delicatamente il mento e sorrise nel vederlo affondare un dente nel
labbro superiore mentre le guance si imporporavano. -Trovo che il suo
stelo si adatti alle vostre iridi verdi e che il bocciolo sarebbe
perfetto appuntato sulla camicia, sotto il fiocco del medesimo colore-.
Proseguendo nel discorso, tracciò un sentiero sulla pelle
sino al nastro carminio dal quale il bavero veniva avvolto.
Un sospiro spezzato abbandonò la bocca socchiusa del semi
Dio quando avvertì altre due dita carezzargli il collo e gli
occhi si chiusero leggermente in un’espressione mista fra la
sorpresa ed il piacere.
Ma forse sono io il
più ripugnante – oppure tu diresti
patetico
? –
fra noi. Perché ti voglio.
Intrecci le tue
ragnatele di sensuali lusinghe come un ragno velenoso – te lo
devo concedere, che sei davvero un abile maggiordomo –,
eppure desidero ancora illudermi che questi fili d’argento
possano essere la verità.
Voglio sentire le tue
mani sbattermi su un letto, voglio udire la tua voce stillante gocce di
pura lussuria sussurrarmi all’orecchio le oscenità
delle quali hai intenzione di sporcarti insieme a me e voglio gridare,
gemere il tuo nome ed aggrapparmi alle lenzuola quando mi lacererai con
violenza la carne, avido di avermi, di appropriarti del mio corpo.
E voglio ucciderti
all’apice del piacere, strappare ogni più piccolo
frammento di pelle da quel tuo splendido viso. Voglio vederti cadere in
pezzi come uno specchio, soltanto per me, a causa mia…
La tua morte
sarà un trionfo di rosso e di bianco
, amore mio.
-Siete molto valente come mentitore, signor Sebastian.-
sibilò, stirando gli angoli della bocca in un sorriso amaro.
-Ve lo assicuro, è tremendamente semplice cadere nel vostro
inganno-.
-Oh, no, signor Grell. Io non dico mai le bugie.- rispose il demone,
rapendo le sue labbra in un bacio. Le lambì con la punta
della lingua, le morse e le succhiò, increspando le proprie
in un sogghigno nell’avvertire il Dio della Morte ansimare
contro di esse.
-Probabilmente sei tu- sussurrò mentre si ritraeva -ad aver
perso la capacità di distinguere realtà e
falsità. O sbaglio, signor
Shinigami?-.
Per un istante Grell apparve meravigliato; poi, sollevando i
polpastrelli a sfiorarsi la bocca, emise una risata divertita. -Che
peccato, mi hai scoperto. Ed io che speravo di potermi avvalere ancora
per un poco dell’esistenza di quella tua cecità,
l’unico, piccolo difetto del maggiordomo
perfetto…- si lamentò con quel suo fare
fastidiosamente infantile. -Ah, ma non importa. In fondo, fino a quando
non mi fermerai avrò vinto io. Non lo trovi divertente? Il
predatore, tanto vicino alla sua preda quanto lontano dal
catturarla… Il tuo mocciosetto si spazientirà,
non è vero, Sebastian? Oh, Sebastianuccio è un
bimbo cattivo! Il piccolo conte adesso lo castigherà-. E
rideva, con quella sua voce acuta ed intrisa di crudele sarcasmo.
-Se ti uccidessi ora, risolverei ogni problema.- osservò il
maggiordomo in tono placido.
-Non sarebbe educato ammazzare una fanciulla che ha accettato la tua
corte, non pensi?- obiettò il semi Dio, accennando col capo
alla rosa che Sebastian teneva fra le dita. Accompagnandosi ad un
sorriso compiaciuto, aggiunse: -Inoltre, non hai alcuna certezza in
merito all’identità – alla sola
esistenza, peraltro
– d’un mio complice. No, non mi ucciderai, almeno
per il momento, sebbene tu sia consapevole che esitando adesso potresti
condannare al massacro molte altre donne – e questo
disturberebbe molto il ragazzino, vero? È così
penoso, il senso di colpa umano-.
Il demone ricambiò il sorriso ed i suoi occhi scintillarono
di rosso il tempo d’un istante –
un effimero istante di demoniaca
pericolosità – mentre gli prendeva la
mano e guidava le sue dita a stringere lo stelo del fiore ove non
fossero presenti spine. -Devo ammettere che hai ragione tu. Tuttavia ti
consiglio di far attenzione: giocando con le rose, prima o dopo ti
ferirai. Quando avverrà, il predatore sentirà
l’aroma del tuo sangue e ti troverà. Quel giorno,
sarai finito per sempre.- sibilò, accostando il volto al suo
orecchio.
Infine arretrò, gli volse le spalle e concluse, come se
nulla fosse mai stato: -Sarà meglio che faccia ritorno alla
magione: il Bocchan dovrebbe essersi svegliato, ormai. Non dovreste
andare ad assistere anche voi la vostra signora?-.
-Oh, i-io… sì, andrò subito.- rispose
il mietitore, nel timido farfugliare che contraddistingueva la maschera
di dolce ingenuità che era costretto ad indossare, e si
sistemò gli occhiali dalle lenti tonde poco al di sotto
della radice del naso.
Contemplando l’aggraziata figura di Sebastian allontanarsi,
circondò il bocciolo della pianta con il palmo e lo fece
strusciare dolcemente contro la pelle del collo per godere del contatto
con i petali setosi e gemere nell’illudersi che fosse la
bocca del maggiordomo, soltanto poco prima posata sulla propria.
Nell’attesa
che il sipario cali su questa sciocca farsa, ogni notte
imbratterò il mio letto di peccato cullandomi nel ricordo
del nostro primo bacio e della rosa che mi hai regalato, simbolo del
nostro depravato amore.
Quando infine il palco
rimarrà vuoto e buio e gli attori si saranno inchinati agli
spettatori, consumerò insieme a te, fra le lenzuola
d’un puro color neve, la passione corrotta che mi divora.
E l’aria
profumerà di sesso, sangue e morte, mio amato Sebastian.
-Posso farti una domanda,
Sebastian?-.
Giocherellava con la pedina nera, il giovane conte, fingendo
d’osservarla distrattamente quando in realtà
studiava l’espressione del maggiordomo.
Questi inclinò il capo da un lato – unico accenno
di curiosità – ed increspò le labbra in
un sorriso gravido di melliflua gentilezza nel replicare: -Certamente,
Bocchan. Cosa desiderate sapere?-.
-Mi stavo chiedendo che cosa tu abbia fatto per scoprire
l’identità di Grell-. Un sogghigno screziato di
divertimento piegò gli angoli della bocca del ragazzino
– quanto sadismo poteva essere insito in un bambino tediato
da una fiaba durata troppo a lungo. -Da quel che ho potuto apprendere
in questi anni, immagino avrai dovuto essergli molto vicino per poter
accertare con sicurezza la sua natura-.
Null’altro che una scintilla di rosso nelle iridi
alterò i tratti del viso del servitore mentre rispondeva in
tono sereno: -È stato necessario baciarlo. Disgustoso, e
tuttavia essenziale-.
-Puoi andare-. Il nobile si limitò ad un cenno del capo,
apparentemente attratto dalle figure che la luce dipingeva sulle curve
del cavallo d’ebano. La sua voce echeggiò
nell’aria soltanto un’altra volta, intrisa di
sottile sarcasmo, quando il demone si trovava sulla soglia della
stanza. -Non ti avrei mai immaginato tanto
umano, Sebastian-.
Il maggiordomo si fermò per un istante e si volse,
socchiudendo gli occhi cremisi nel ricambiare lo sguardo del conte. -Vi
pregherei di non offendermi con simili affermazioni, Bocchan.- disse,
con quella voce melodiosa che sembrava stare annunciando una sentenza
di morte.
Quel che Grell
più apprezzava dei suoi temporanei doveri di maggiordomo era
occuparsi dell’apparenza della sua signora.
Sceglieva un abito cremisi che scivolasse delicatamente sul corpo
elegante della donna, dipingeva sulle sue labbra carnose una scia color
rubino e le cospargeva la pelle di qualche fresca goccia di profumo ai
frutti rossi, compiacendosi infine di quanto fosse divenuta bella.
Perché preoccuparsi dell’aspetto di Madame Red gli
permetteva d’ingannarsi, seppur per pochi momenti,
d’essere una principessa che gioca con le sue bambole.
-Siete davvero incantevole questa mattina, Madame.- osservò,
accarezzandole delicatamente i capelli con la spazzola.
-Non occorre recitare, quando siamo soltanto io e te.-
replicò Angelina, inarcando un sopracciglio.
-Non sto recitando-. Lo Shinigami sorrise, lasciandosi scivolare una
delle ciocche scarlatte della donna fra le dita, si chinò su
di lei e depose un soffice bacio all’angolo del suo orecchio.
-Sei meravigliosa, mia cara. In particolar modo quando è il
sangue ad adornarti-. Tese una mano oltre la sua spalla, sfiorando uno
dei petali del fiore che riposava all’interno del vaso
deposto sul banco della toeletta. -Splendida, come questa
rosa…- mormorò, assorto.
Ti amo, mia adorata,
eppure ti ho tradito. Sono stato incantato dal sorriso lascivo delle
tenebre e mi sono lasciato rubare il cuore che avrei dovuto donare a te.
-Tu mi ami, Madame?- chiese d’un tratto, portando
l’indice al di sotto del suo mento per spostarle il viso in
direzione del proprio.
-Sì-. Angelina lo ripeteva ogni volta, quel
Sì tanto
pregno di menzogna che il mietitore voleva sentire – non vi
era più stato nessuno, dopo la morte dell’unico
uomo che avesse mai amato. -Ti amo-.
E, pur sapendo che era una risposta falsa, il semi Dio incurvava gli
angoli della bocca in un sogghigno e premeva le labbra sulle sue in un
bacio a stampo.
Ed anche questo bacio
gravido di finzione che ci scambiamo è ormai contaminato
dall’essenza oscura dalla quale sono stato avvelenato quando
le dita di Sebastian si sono strette su di me.
Perdonami, cara.
Ho ceduto al lusinghiero
richiamo dell’Inferno racchiuso nei petali vermigli di questa
rosa.
Giustificazioni e note generali:
In primo luogo, è soltanto colpa di RedFraction se
questa FanFiction è nata. E con questa premessa, io me ne
lavo le mani.
Ora, abbiamo visto Grell alle prese con la gelosia ed io penso di non
essere andata Out of Character, poiché lo Shinigami
è molto passionale e reagisce talvolta esageratamente alle
emozioni che prova, come capita anche a noi; in questo scritto
fraintende un comportamento di Sebastian - demone nei confronti del
quale prova un'attrazione spropositata - verso Madame Red e ci
costruisce sopra i cosiddetti "castelli di carta", arrivando a mentire
dicendo d'odiarlo. In ultimo, vorrei aggiungere che era al corrente
dell'identità del maggiordomo nero perché, come
lui stesso dice nel manga e nell'anime, aveva compreso ben prima la sua
reale natura.
E Sebastian, invece, come si comprende nel finale, l'ha irretito
soltanto per adempiere al compito assegnatogli dal suo signorino, ossia
scoprire l'identità di Grell per poi potersi assicurare del
coinvolgimento di Madame Red - in fondo, lo Shinigami avrebbe anche
potuto richiedere la collaborazione di un altro medico, in quanto la
sua signora frequenta quell'ambiente a causa della propria occupazione
[perciò Sebastian non poteva essere sicuro
dell'identità del complice].
Ed infine, vorrei spiegare questa frase: "quanto
sadismo poteva essere insito in un bambino tediato da una fiaba durata
troppo a lungo". Qui mi riferisco alla vicenda
di Jack the Ripper come ad una fiaba ed alla noia che prova Ciel per
questo caso che non sembra ancora essere finito.
Ecco. Credo di avere terminato.
O, perlomeno, ho chiarito il mio punto di vista sull'assenza dell'OOC e
sulla costruzione della trama.
Adesso, aggiungendo che la scena più difficile è
certamente stata l'ultima, con quell'accenno di Grell x Madame Red,
termino la mia apologia.
Grazie d'aver letto: spero d'avervi lasciato qualcosa e che vogliate
dirmelo con una recensione.
Non lo farete? Grazie ugualmente, ed alla prossima.
Chu.
Saeko no Danna, il Giullare