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SALVE
RAGAZZE…
O
MIO DIO!! QUANTI, PREFERITI, SEGUITI… IO SONO DAVVERO COME
RINGRAZIARVI. I VOSTRI COMMENTI MI HANNO FATTO LETTERALMENTE SBELLICARE
DALLE
RISATE E GONGOLARE DI GIOIA. GRAZIE MILLE DAVVERO PER TUTTI I NOMIGNOLI
CHE MI AVETE DATO… SENZA DI
VOI NON SAPREI COSA FARE… GRAZIE MILLE DAVVERO. PIAN PIANO
VEDRETE CHE LI INSERIRò NEI CAPITOLI.
IN
QUESTO CAPPY, I DUE NEOFIDANZATINI DOVRANNO CONOSCERSI UN
PO’ MEGLIO E SCOPRIRE MEGLIO LE SFACCETTATURE DEI LORO
CARATTERI… E POTRETE
VOI ALMENO IN PARTE CAPIRE COSA ACCADRA’ NEI PROSSIMI.
DEDICO QUESTO CAPITOLO
A: A l y s s a; Kumiko_Chan_,
Luis, JessikinaCullen
Nel
prossimo
altre dediche per ringraziarvi per tutto il sostegno.
CAPITOLO 2
Il giorno successivo
trascorsi gran parte del mio tempo al
telefono. Chiamai Reneé, per accertarmi della sua assenza al
matrimonio ed
evitare così qualche spiacevole episodio scaturente dal mio
finto–fidanzato-insopportabile (mia madre era priva di tatto
e, in particolar
modo, di memoria). Prenotai un volo immediato per l’Alaska da
Seattle in modo
tale da arrivare in serata nella casa pullulata da oche starnazzanti.
Adottai
la mia arma migliore con il direttore del Daily Sun per ottenere le
ferie
estive con un netto anticipo; rasentai perfino un atteggiamento
seducente
abdicato dal tono di voce cinguettante molto simile a quello della sua
segretaria-oca
Jessica Stanley; il suo cervello le permetteva esclusivamente di
battere la
tastiera con le sue unghie laccate di un rosso cremisi e accavallare le
gambe
mostrando uno spacco da far invidia al vestito rosso fuoco di Jessica
Rabbit.
Stesso nome, stesso seno rifatto, stesse labbra prorompenti siliconate.
Di conseguenza, fu
proprio Alice a prepararmi la valigia per
il viaggio. Tuttavia, sapevo di non poter riporre piena fiducia nelle
sue mani,
sebbene fosse una delle stiliste più rinominato
dell’intero Stato di Washington;
conoscevo perfettamente i suoi gusti: erano quasi totalmente
contrastanti con i
miei e se nel mio armadio vi erano alcuni abiti estremamente seducenti
era solo
opera sua. Pertanto, le imposi di introdurre solo capi
d’abbigliamento consoni
privi di fronzoli e scollature provocanti. Mi accorsi perfino che
uscì dal mio
appartamento per rientrare poco dopo con una busta gigantesca dalla
quale
traboccavano a penzoloni maniche e spicchi di stoffe di vario colore.
Purtroppo
non potei ispezionare il lavoro di Alice per mancanza di tempo.
Entrai nella mia
stanza scorgendo la figura della mia amica
combattere con la cerniera della valigia. Mi accigliai osservandole con
un
cipiglio contrariato. “Alice, lo sai che se supero il peso
massimo consentito
devo pagare un supplemento?”
“Sono tutte
cose indispensabili, di vitale importanza.” Lei
sbuffò chiudendola definitivamente. Mi inquietai
più del dovuto. Cosa diamine
aveva messo lì dentro? La valigia sembrava scoppiare da un
momento all’altro.
Il mio sguardo si posò su beauty ancora aperto poggiato sul
mio letto.
“Il
bagnoschiuma alle noci?” Domandai incrociando le braccia
sotto al seno.
“C’è
quello alle fresie. Edward è allergico alle noci.”
Rispose ostentando indifferenza.
Arcuai un
sopracciglio. “Lo so, e allora? Tuo fratello ha qualche
disturbo mentale derivante dall’ingurgitare
bagnoschiuma?”
“Quando mi
implorerai di lambire la tua pelle con le mie
labbra in ogni punto del tuo corpo non vorrei avere uno shock
anafilattico.”
Quel fioco ed eccitante soffio sul mio orecchio mi scaturì
brividi lungo tutta
la schiena. Volsi il capo verso l’origine di quella voce
maledettamente
sensuale. Mi imbattei immediatamente in due occhi verdi e un sorriso
altamente
strafottente.
Troppo strafottente.
“Potresti
avere lo shock per altri motivi, fidati.” Al sol
pensiero delle sue morbide labbra sul mio corpo… un calore
divampò infuocandomi
di desiderio. Scossi furiosamente il capo. Non potevo assolutamente
iniziare
quest’avventura con certi pensieri. “Hai preparato
tutto?” Gli domandai col
tentativo di sviare il discorso in altre strade meno tortuose.
“Si,
zuccherino mio. Tu sei, pronta?” Zuccherino mio?! Roteai gli occhi al cielo
indispettita. Mi aveva
scambiata per un pasticcino? Lanciai un’occhiata
all’orologio da muro: segnava
le diciotto in punto.
“Prontissime!”
Rispose Alice chiudendo anche la cerniera del
beauty. “Su, forza piccioncini! Avete un aereo da
prendere!” Mosse entrambe le
mani in avanti in segno di sollecitamento.
“Andiamo.” Mormorai più a me stessa
per infondermi un po’ di pazienza che in presenza dei
fratelli Cullen, come per
magia, svaniva del tutto.
__________
“Perché
abbiamo preso la mia Mercedes, Alice?” Chiese Edward
con un cipiglio alquanto contrariato in viso. Lui e la sua maledetta
sontuosa
auto!
La sorella lo
ignorò bellamente continuando a canticchiare
una canzone degli anni ’60 riprodotta dalla radio.
Giungemmo poco dopo
all’aeroporto di Seattle. Trascinai la
valigia sino al check-in. Poggiai la valigia sulla bilancia: pesava
dieci chili
in più rispetto a quello consentito. Lanciai un occhiataccia
ad Alice che mi
rispose alzando le spalle. Pagai il supplemento e mi accomodai nella
sala
d’aspetto accanto ad Edward. Il mio sguardo si
posò per un attimo sulla borsa
in pelle ai suoi piedi: quella professionale da medico. Le puntai un
dito
contro. “Perché hai portato con te, quella
cosa?”
Ridacchiò
scompigliandosi i capelli. “Anche in vacanza sono
un medico.”
“Io odio i
medici.” Borbottai infastidita. Odiavo l’ospedale
con tutti i suoi annessi e connessi. Anche se molto spesso avevo
immaginato
Edward in camice e… Scossi la testa per ridestarmi da quei
pensieri poco
innocenti.
“Ma, tesoro
mio, tu non dovresti amarmi perdutamente?”
Poggiai teatralmente
la mano sul cuore e sbattei velocemente
le palpebre. “Certo, tesoro mio.” Marcai con la
voce il vezzeggiativo
utilizzato da lui stesso. “Ti amo alla follia.”
“Voi
due!” Disse Alice lanciandoci un’occhiataccia.
“Sembrate cane e gatto. Non potete assolutamente comportarvi
così. Dovete
tenervi per mano.” Afferrò furiosamente le nostre
mani intrecciandole. “Dovete
sussurrarvi parole d’amore e.” Mi lanciò
uno sguardo eloquente. “baciarvi.”
Sobbalzai lasciando
repentinamente lasciando la mano di
Edward. Baciarmi? Con lui che mi guardava con quel sorriso strafottente
da
capogiro? Fortunatamente dall’altoparlante chiamarono il
nostro volo
interrompendo quell’imbarazzante discorso. Alice
sbuffò alzando gli occhi al
cielo. “Tenetemi aggiornata soprattutto sul catering e sul
vestito della sposa.”
Salutammo quel piccolo
demonio formato nana ed incedemmo
nella sala di imbarco.
Entrammo
nell’aereo occupando due sedili imbottiti
adiacenti ad un oblò. Edward al mio fianco era
particolarmente tranquillo, io
invece, tremano e mi torturavo le mani nervosa. Non avevo mai preso
l’aereo e
solo l’idea di stare a migliaia mi metri per aria, staccata
dal terreno mi
faceva letteralmente sudare freddo. Sullo schermo comparve un filmato
esemplificativo di come allacciare le
cinture. Le hostess mimarono le azioni. Mi allacciai la cintura con
fatica a
causa del tremore impossessatosi delle mie mani. Edward si
voltò di scatto
aggrottando la fronte. “E’ la prima volta che
prendi l’aereo?”
Annuii
timidamente. Non potevo negare di fronte all’evidenza. Mi
porse il palmo della
mano. “Stringi la mia mano.”
Le mie
braccia parevano imbalsamate. Le mie mani erano ancorate alla cintura
vicino al
grembo; Edward allungò un braccio e ne afferrò
una stringendola con veemenza. “Fidati
di me.”
L’aereo
decollò: io strinsi la sua mano con forza, quasi a fargli
male e serrai gli
occhi. Poco dopo percepii un piccolo suono acuto e spalancai gli occhi
spaventata. Edward ridacchiò sfiorando il dorso della mano
con il pollice. “Siamo
in volo, ora dovresti essere più tranquilla.”
Lasciai la sua mano
congiungendola nuovamente sul mio grembo all’altra. Non avevo
smesso un istante
di tremare. Un’hostess si chinò mostrando il suo
decolté prorompente. “Posso
portarvi qualcosa?”
Scossi
il capo furiosamente. Edward rispose per entrambi. “No,
grazie.” La ragazze
sorrise cordiale e lanciò un’occhiata alquanto
languida al mio finto -
fidanzato. Potevo percepire una finta – gelosia?
Lui si
slacciò
la cintura. “Sfruttiamo queste ore per conoscere i gusti e le
preferenze
dell’altro. Se ci fanno delle domande dobbiamo essere
preparati.”
Feci
scattare il gancio con due dita. Io sapevo quasi tutto di lui pertanto
questa
conoscenza sarebbe stata alquanto unilaterale. Tuttavia, scossi il capo
in
segno di assenso.
“Da
cosa vogliamo iniziare?” Sorrise sghembo portandosi una mano
al mento. “Piatto
preferito?” Chiese puntando i suoi bellissimi occhi verdi nei
miei. Rilasciai
un ghigno. “Mio o tuo?”
Arcuò
un sopracciglio. “Sai qual è il mio?”
“Lasagne
con poco sugo, molto formaggio filante e leggermente rosolate in
superficie.”
Strabuzzò
gli occhi sorpreso. “Come dia-“
Lo
bloccai prontamente. “Credi davvero che sia tua sorella a
cucinare?”
I suoi
occhi uscirono quasi fuori dalle orbite. “S-sei tu che
cucini?”
Ridacchiai
divertita dalla sua espressione. “La maggior parte delle
volte, sì.”
“Assurdo!”
Si passò una mano tra i capelli incredulo. “Il tuo
piatto preferito?”
“Ravioli
ai funghi.” Risposi con ovvietà.
“Gusti
musicali?” Chiese curioso.
“Stranamente
ascoltiamo la stessa musica.”
Sorrise
storcendo il labbro di sbieco. Quel sorriso mi aveva sempre
affascinato.
“Fiore
preferito?”
“Edward.”
lo ripresi bonaria. “Non ricorderai mai tutto.”
Sul suo
viso spuntò un sorriso di sfida. “Mettimi alla
prova. Fiore?” Ripeté
determinato.
Sbuffai
facendo roteare gli occhi. “Rosa.”
Continuammo
così per circa un’oretta di volo. Mi fece una
miriade di domande ed io risposi sciogliendogli
qualunque curiosità. Non era
così difficile parlare con lui anche se spesso e volentieri
il suo lato
strafottente veniva a galla con troppa facilità. Grazie a
quello scambio di
parole mi rilassai e non potei che essergli grata. Mi aveva distratta.
In
seguito tornò perfino l’appetito e di conseguenza
l’hostess con la nostra cena .
“Cucini
meglio tu!” Disse Edward portando alle labbra un altro pezzo
di carne.
Sogghignai
divertita. “Dobbiamo però preoccuparci di cosa
mangeremo in Alaska.”
Si pulì
la bocca con un tovagliolo. “Come si chiamano le tue
cugine?”
“Kate,
Irina e Tanya Denali.”
Improvvisamente
si fece pensieroso. Una piccola ruga gli increspò la fronte.
“Tanya Denali?”
Sbiancai
portandomi una mano alla fronte. “Ti prego, non dirmi che sei
stato con Tanya.”
Volsi lentamente il capo. Si grattò a nuca imbarazzo.
“Abbiamo avuto un
contatto piuttosto ravvicinato al college.”
“Tanya
al college?” Domandai stranita.
Quell’oca–cugina era anche istruita?
“Diceva
di studiare lingue.” Alzò le spalle.
“Lingue
di vari universitari, casomai. Te compreso” Mi passai una
mano sul viso
infastidita. “Edward se mi fai passare per la stupida della
situazione ti ammazzo
con le mie stesse mani.”
“In
questi giorni sarò solo tuo.” Mi
afferrò una mano baciandone il palmo. Quel
contatto scaturì un potente scossa elettrica. Avrei retto in
quel modo per una
settimana? Probabilmente, no.
LO SO,
LO SO… SEMBRO UNA DEGENERATA. MA L’IMMAGINE DI
EDWARD IN CAMICE MI FA SBAVARE
IN UN MODO ASSURDO.
E
A
VOI?
PS: IL CAPITOLO DI AMORE
PLATONICO ARRIVERA’ A
GIORNI, PROMESSO. HO GIA’ INIZIATO A SCRIVERLO.
(HO
AGGIORNATO IL 14/11/2009 SE PER CASO QUALCUNO NON SE NE FOSSE ACCORTO).
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