LIKE YOUUU
LIKE YOU
E' normale cambiare idea. E'
normale ricredersi, ripensare, tornare sui propri passi. E' crudele.
Per qualche motivo, nulla è
andato come avrei voluto, come avevo previsto. Nella mia piccola vita
di incertezze, c'era solo una cosa di cui ero assolutamente certo: il
mio odio per te.
Era un assioma, un concetto,
un ideale talmente radicato che non
l'avevo mai messo in discussione. Io dovevo
odiarti. Certo, avrei preferito non doverlo fare, ma quando mai la
vita è stata giusta, con noi? Quando mai ci è stato dato ciò che
meritavamo, risparmiato ciò che, invece, ci è spettato solo per
sfortuna?
Sfortuna...
Non
l'avevo mai vista come la responsabile di tutto quello che ci è
successo.
Vipera.
Mi
sembra riduttivo, e mi sembra crudele che ora io stia cercando
qualcun altro con cui prendermela, qualcun altro che incarni il mio
dolore, qualcuno che possa affrontare e sconfiggere, umiliare ed
uccidere. Fino ad oggi, questa persona sei sempre stata tu.
Ora sei
morto.
I primi
tempi sono stati i più duri. Il primo compleanno che ho passato da
solo è stato atroce, e non ci sono parole per descrivere i pensieri
e le pene che mi hanno tormentato quando mi sono svegliato; una volta
tornato a casa; il primo giorno di scuola dopo quanto era successo, i
sussurri spietati o commiseranti che mi seguivano, che mi
perseguitavano. Sono stati i più difficili anche perché i ricordi
erano più nitidi. Il sorriso della mamma, la prima volta in cui papà
si era dimostrato orgoglioso di me...
Penso
che sia stato il pensare che mi avevano voluto bene a darmi la forza,
a costringermi ad andare avanti. Ne avrei fatto volentieri a meno.
Se quel
giorno ti ho implorato di non uccidermi, poco dopo mi sono maledetto
per la mia superficialità: come potevo voler continuare a vivere
senza di loro? Senza di te?
All'inizio,
ho pensato soprattutto a loro. Forse speravo che i loro ricordi, cui
mi aggrappavo disperatamente per cercare di uscire dal baratro in cui
stavo sprofondando, mi avvicinassero di più a loro. Per questo ho
iniziato ad isolarmi dagli immeritevoli sopravvissuti, che nulla
avevano a che vedere o da spartire con me e con la mia disgrazia: non
avevo bisogno di loro, loro non sapevano nulla. Mamma e papà sì.
E' stata
una sorta di droga. Poi, quando ho sentito dei bambini bisbigliare
qualcosa su di me, mormorare che io ero “l'unico sopravvissuto”,
ho iniziato a pormi delle domande più serie, a mettere a fuoco la
situazione. Ho cercato di uscire da quella culla di emozioni passate
in cui mi ero rifugiato, perché mi sentivo morto. Ma non era così:
quei due avevano ragione, io ero “l'unico sopravvissuto”. Loro
non c'erano più.
C'eravamo
solo tu ed io.
E' stato
solo allora che ho ripensato a te. A mio fratello. Al mio nemico.
Io ero
il più bravo, a scuola. Ho odiato dal primo all'ultimo tutti i miei
compagni, perché nessuno di loro sarebbe mai stato in grado di
capirmi, nessuno di loro sarebbe mai stato utile al mio scopo, o mi
avrebbe mai aiutato a raggiungerti. Erano assolutamente inutili. Come
me.
Mi sono
impegnato. E man mano facevo progressi, e tutti mi guardavano colmi
d'invidia. Poveri idioti. Man mano, ho dimostrato di essere qualcuno.
Man mano, ho capito di essere riuscito ad odiarti veramente.
Quando
me ne sono reso conto, ho provato una strana emozione. Perché?
Mi
ero limitato a soffrire, fino ad allora. Finalmente mi sentivo vivo.
C'era un motivo per cui ero sopravvissuto, e non era solo il mio
fine, ma anche ciò che ti aveva spinto a risparmiarmi: la tua morte.
L'ho
sempre vista figurata, come una divinità, e non ho mai osato
immaginarla concretamente.
Certo
non avrei mai immaginato le tue ultime parole. Quelle sono state una
pugnalata, perché finalmente mi sono reso conto che non ti avrei più
rivisto, che sarei stato veramente solo.
La
solitudine...
Da
quando ho iniziato ad odiarti, non l'ho sentita più di tanto. Certo,
rimpiangevo il passato, e proprio per questo cercavo di non pensare
al presente, di concentrarmi sul futuro, sulla mia missione.
L'odio
ha soffocato le sofferenze, e all'improvviso non ero più solo: ora
c'era anche quello che dovevo diventare per vendicarmi.
Solo
tempo dopo mi sono reso conto che quel qualcuno, il mio obiettivo, il
mio modello, eri tu: sono diventato come te, come dovevo e devo
essere per essere alla tua altezza. Come il te che vedevo, superiore,
spietato e senza cuore, non come quello che in realtà eri.
Adesso
il mostro sono io, non tu.
Ho
passato la vita concentrandomi sul mio odio, con un solo pensiero:
uccidere mio fratello.
Adesso
il mostro sono io, non tu.
Mi dispiace, Sasuke... Non
ci sarà una prossima volta.
One-shot
scritta in un momento di depressione, dal risultato che mi lascia
alquanto dubbiosa. Ovviamente, parla del personaggio in cui mi ritrovo
di più, quindi indirizzo questa storiella a tutti gli adepti
della GIGANTESCA setta dei fan di Sasuke ^^!
Questa
paginetta mi ha fatta riflettere, e segna il mio ingresso in un nuovo
fandom: quello di Naruto (mia ultima, strabiliante scoperta).
Augurandomi
che vi piaccia, ringrazio tutti coloro che vorranno recensire la mia
storia e anche chi si limiterà a leggerla.
Paola
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