Voglio salvare il mondo
Voglio salvare il mondo
by sevy
“Voglio salvare il mondo.” Mina aveva deciso.
“Ma non puoi salvare il mondo tutta da sola, sei troppo
piccola!” replicò la madre.
“E anche se fossi più grande, il mondo è troppo grande per
essere salvato da una sola persona, per di più da una bambina come te.”
Aggiunse il padre.
Mina protestò.
“Ho già sette anni.” comunicò orgogliosa, come se loro non
lo sapessero benissimo.
“Lo so, Mina, e sei una brava bambina, ma non puoi salvare
il mondo. Non ci sono riusciti neanche i grandi, vedi.” Disse il padre
annoiato.
Mina non si arrese. Solo perché i grandi non c’erano
riusciti voleva dire che neanche lei sarebbe riuscita nel suo intento? Lei era
più convinta dei grandi. Lei ci sarebbe riuscita.
“Io invece ci riuscirò. Non sono come i grandi che si
arrendono subito” affermò e se ne andò con passo deciso verso la sua cameretta
per decidere un piano d’attacco. Dalla sua finestra vedeva la folta chioma di
un albero e, più sotto, una strada con ai margini un cassonetto della spazzatura
ricolmo e dei sacchi poggiati a terra. In quel momento sentì che qualcuno stava
bussando alla sua porta. Sua madre, sicuramente. Suo padre entrava e basta, e
non sapeva mai cosa dire.
“Avanti.” Infatti. Era Melissa Jones, di professione
giornalista, che era appena entrata dalla porta di quercia.
“Perché vuoi salvare il mondo? Cosa c’è che non va nel
nostro? Non ti piace il nostro giardino, il nostro paese?” chiese la madre,
dolce.
“A scuola ci hanno detto che per colpa della spazzatura il
nostro mondo sta diventando brutto.” Rispose Mina.
“Ma Mina, cosa vuoi fare? Non puoi eliminare la spazzatura.”
Replicò la madre senza abbandonare il suo tono dolce accarezzandole i capelli
color fieno.
“Smettila di usare quel tono con me. So che vuoi farmi
cambiare idea!” disse Mina sull’orlo delle lacrime. “Tu non vuoi che io salvi
il mondo perché se non hai più niente da scrivere su quel tuo stupido
giornale!” gridò, nascondendosi nelle coperte. Avrebbe voluto replicare decisa,
come le sue eroine dei film, ma questo non era un film e lei semplicemente
voleva che la mamma l’aiutasse, invece di ostacolarla sempre. Sapeva che le sue
eroine sarebbero scappate di casa o sarebbero corse direttamente dal presidente
per portare a termine la missione, ma lei non sapeva neanche da che parte
cominciare.
Melissa Jones si ritrasse, sorpresa.
“È questo quello che pensi?” chiese. Se fosse stata meno
delusa, probabilmente si sarebbe arrabbiata. Ma ora le sembrava inconcepibile
che sua figlia avesse questa opinione di lei.
“No… forse no.” Ammise lei tirando su con il naso. “Mamma…”
“Sì, tesoro?” chiese rassicurata la madre.
“Tu sei importante come giornalista, vero?” chiese
interessata.
“Certo, bambina mia.” Rispose lei.
“Non sono una bambina. Ma la gente ascolta quello che dici?”
chiese ancora impaziente.
“Più che altro legge quello che scrivo.” Rise la madre.
“Sì, ma ti presta attenzione?” sbuffò Mina.
“Be’, sì certo.” Affermò la madre un po’ stupita.
“Ma sei tu che decidi cosa scrivere?”
“No, cara. Io cerco le notizie più interessanti, poi il
papà, che è l’editore, decide quali vanno bene e quali no.” Spiegò Melissa
Jones pazientemente.
“Ma se tu scrivessi un articolo sulla raccolta
differenziata, lo pubblicherebbe?” insistette Mina.
“Un articolo sulla raccolta differenziata? Che cosa dici?”
esclamò la mamma.
“A scuola ho scritto questo…” e le porse un foglio.
Melissa Jones lo lesse interessata. Era una lettera
indirizzata a tutti i sindaci, in cui spiegava quanto erano negativi i rifiuti
e chiedeva dei cassonetti per la raccolta differenziata.
“È un bell’articolo.” Commentò.
“Lo pubblicherai?” chiese Mina.
“Ma, tesoro, non posso pubblicare una lettera di una bambina
di sette anni…” provò a spiegare la mamma.
“Sì che puoi. Ti prego, mamma, non è per me, è per tutti noi…
guarda laggiù, tutta quella spazzatura… fra poco raggiungerà l’albero, e allora
morirà…” supplicò Mina.
“Proverò a convincere il papà. Ma lo sai che non è facile.”
Sospirò.
“Grazie, mamma!” rise Mina abbracciandola stretta.
Come previsto, il padre non fu affatto facile da convincere.
Ma poi fortunatamente risultò che c’era un piccolo spazio libero nella rivista,
così venne inserito l’articolo di Mina.
L’articolo suscitò più curiosità del previsto, tanto che
dovettero ristampare, dando più spazio alla lettera. Tutti ammiravano quella
ragazzina di sette anni che spiegava modi utili e concreti per salvare il
mondo, e quella lettera di una bambina risultò più convincente di molti altri
articoli di grandi giornalisti.
A lei si unirono i compagni di scuola, e molte altre
persone, che protestarono davanti al palazzo del sindaco finché egli non si
arrese promettendo dei cassonetti per la raccolta differenziata. Questo diede
l’esempio ad alcuni paesi vicini, che adottarono lo stesso sistema.
Tutto questo non si estese molto lontano, ma iniziò la
sensibilizzazione del pubblico, e ognuno mise più impegno nella causa del
mondo, e ben presto il piccolo paesino di Mina si ritrovò a essere uno dei
paesi più puliti della regione. E tutto perché, un giorno, una bambina aveva
detto: “Voglio salvare il mondo”. E ci era riuscita. Perché gli adulti non
capiscono che, certe volte, bastano piccole cose per salvare il mondo.
|