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LE FANTAISIE DU VIOLONCELLE
<< Sognatore è chi trova la sua via alla luce
della luna...
punito perché vede l'alba prima degli altri.>>
Oscar Wilde
Il Croissant de Lune poteva essere considerato uno dei locali
più raffinati di Parigi, pur nella sua
semplicità. Ricercata caffetteria al mattino, elegante
ritrovo degli amanti dell'arte in tutte le sue forme alla sera.
E non solo: se era vero che l’ingresso era a portata solo dei
più facoltosi, essi tuttavia dovevano possedere modi
discreti e, soprattutto, essere amanti della buona musica. Il
Croissant, infatti, fungeva da palcoscenico alle più
talentuose promesse della musica. Non quella delle etichette
commerciali, no: tale genere era tassativamente vietato,
nonché disprezzato. Erano talenti della vera musica, capace
di suscitare emozioni grazie ad un solo strumento, capace di entrar
dentro e farti vivere qualche minuto di estasi terrena. Pianisti,
violinisti, jazzisti, … Nulla era escluso.
E io, semplice ragazza di periferia, ero riuscita a guadagnarmi un
posto come serveuse.
Chapitre 1 - Croissant de Lune
Croissant de Lune, 10.30 pm
Mi osservavo attorno, con occhi curiosi ed eccitati. Un
mese!
Era
passato un mese da quando ero stata assunta in questo magnifico locale.
Non mi sembrava vero… Io, ragazza semplice di umili origini,
il cui unico merito era di avere una media fra le più alte
del mio corso, ero stata presa in uno dei più eleganti
café della città. Grazie al cielo avevo
già lavorato in altri ristoranti e bar e ciò
aveva influito non poco sull'assunzione: del resto, avere ottimi voti,
ma non saper servire era inutile.
In ogni caso, la paga era modesta, appena al di sopra della norma, ma
avere nel proprio curriculum il nome Croissant de Lune era cosa non
indifferente.
<< Sophie, prepara un Cabernet - sauvignon per il tavolo
18.>> con un cenno affermativo, presi la bottiglia
richiesta.
Questa sera ero addetta al banco, ma era possibilissimo che mi venisse
assegnata un'altra mansione. Speravo di no, stare dietro il bancone mi
piaceva, ti dava la possibilità di guardarti intorno,
osservare facce, godersi gli spettacoli... Era rilassante.
Feci scorrere per l'ennesima volta il mio sguardo per la sala.
L'arredamento era semplice ma d'effetto: luci soffuse, sul rosso;
dipinti alle pareti, piante negli angoli. Non c'erano dei veri e propri
tavoli, ma solo tavolini di media altezza, attorniati da comode
poltrone: un tentativo di ricreare l'atmosfera intima di un salotto, in
modo che al proprio tavolo sedesse gente che si desiderava avere
vicino. La particolarità era che ogni postazione era rivolta
verso il piccolo palco, basso, che stava in fondo: pesanti tende di
velluto chiaro erano di solito legate ai lati
– tranne ora che erano state tirate in
modo da ultimare i preparativi per il concerto – mentre nel
mezzo era presente un pianoforte di elegante fattura. Anche alla
mattina, quando il Croissant si trasformava in caffetteria per la prima
colazione, le tende non venivano chiuse, in modo che risultasse chiara
a tutti la raffinatezza del locale.
Il bancone, invece, era dalla parte opposta al palco, permettendomi
così un'ottima visuale degli spettacoli. In legno, aveva
alle sue spalle un grande scaffale dello stesso materiale contenente
ogni tipo di vino, grappa o liquore possibile.
Davanti, invece, erano posti degli alti sgabelli, per coloro che
consumavano al banco.
Nella sostanza non era un locale molto grande, apposta per sottolineare
l'esclusività del luogo.
Quella sera si sentiva nell'aria l'eccitazione e l'aspettativa per lo
spettacolo. Da quanto ne sapevo, il protagonista sarebbe stato un
affermato violoncellista, ma non avevo ancora avuto la fortuna di
incrociarlo...
<< Ehi, Sophi, tutto bene? Hai lo sguardo
perso.>> una voce mi riscosse. Bernard, venticinquenne di
bell'aspetto, purtroppo apertamente omosessuale, mi fissava curioso.
Sorrisi. << Certo che va tutto bene!>>
Bennie, come lo chiamavo affettuosamente io, ben sapendo quanto odiasse
questo soprannome, era uno dei pochi garçon con cui avevo
fatto amicizia. La sua omosessualità non era un problema,
né per me né sicuramente per l'ambiente in cui
lavoravamo. In ogni caso l'adoravo perché non se la tirava,
come invece sembrava di prassi per quasi tutti gli altri inservienti,
oltre a possedere un carattere allegro e spensierato.
<< Brava principessa, così ti voglio! Sempre
sorridente.>> sì, amavo sorridere.
Perché crogiolarsi nella propria infelicità o nei
propri problemi? Non sarebbe cambiato nulla. Sorridevo
perché era bello sorridere, era bello donare un po' di
felicità.
<< A proposito…>> cominciai
mentre sistemavo dei bicchieri dall'aria molto fragile.
<< Come sta Christian?>> Christian era il
suo ragazzo, stavano insieme da più di due anni ed era la
persona più pacata che conoscessi. Assistente alla cattedra
di letteratura, trentenne, intelligente come pochi, era la controparte
perfetta di Bernard: l'uno scanzonato e spensierato, l'altro posato ma
mai pesante. Erano perfetti. Mi era capitato di uscire con loro diverse
volte e mai una volta mi ero sentita come “terza
incomoda”; era bello vederli stuzzicarsi, ridere, sfiorarsi
anche solo con lo sguardo.
Un legame di cui ero invidiosa.
Un legame che non avevo mai provato.
<< Abbiamo litigato.>> la risposta mi
stupì, così come il tono cupo assunto.
<< Cos'hai combinato?>>
<< Ehi, cosa ti fa credere che sia colpa
mia?!>> aveva assunto una nota irritata, ma il suo
sguardo sfuggiva il mio. Avevo fatto centro.
Mi limitai ad alzare le spalle. << Di solito è
colpa tua. E poi per far arrabbiare Chris ce ne vuole. Indi hai
combinato qualcosa.>> tuttavia non insistetti.
Già il solo fatto che avessero litigato mi aveva lasciata
turbata: insomma, il loro amore era uno dei più solidi che
conoscessi! Immaginavo quindi che in realtà ci stesse
più male di quanto mostrasse.
Il sospirone che fece prima di cominciare a parlare ne fu la conferma
<< È vero, è stata colpa mia. Solo
che... Ecco... Ero geloso!>> lo vidi distogliere lo
sguardo, imbarazzato. Repressi un sorriso; il mio amico si vergognava
a manifestare quelle che considerava “espressioni di
debolezze”. Gelosia, imbarazzo, smancerie... Certo, quando si
trattava del suo ragazzo, era il primo a cercare il contatto fisico, ma
se lui non era presente cercava sempre di atteggiarsi da maschio della
situazione. << È successo ieri sera.
Praticamente è rientrato tardi, senza
avvisare.>>
Effettivamente era strano… << Avrà
avuto dei buoni motivi per farlo. Di solito Chris è un tipo
abbastanza preciso, quello che fa preoccupare sei tu.>>
Si appoggiò con la schiena al bancone, guardando in basso.
Aveva un’espressione talmente abbattuta che avrei voluto
stringerlo stretto per consolarlo. Poi i capelli scuri, quella sera
senza traccia di gel, cadevano morbidi sulla fronte, rendendolo ancora
più vulnerabile ai miei occhi. Era strano vedere il suo
volto senza traccia di malizia o sorriso. Anzi, le sue labbra erano
piegate in una smorfia amara.
<< E' quello che ho pensato pure io, prima che
mi riferisse della sua uscita con alcuni suoi studenti, per festeggiare
non so quale evento né mi interessava saperlo. Quando mi ha
detto che non mi ha avvisato perché gli si era scaricato il
cellulare non ci ho più visto.>>
incurvò maggiormente le spalle, chinando ancora di
più la testa. Quando ricominciò a parlare la sua
voce era un sussurro.
<< Gli ho urlato dietro di tutto.
Cazzo, gli altri un telefono sicuramente l’avranno avuto
dietro. Per una chiamata non moriva nessuno! “Non credevo di
far così tardi, quando ho visto l’ora pensavo
fossi ormai già a letto per tentare di
avvisarti.”. Questo mi ha detto. Io come un cretino ad
aspettarlo preoccupato e lui a divertirsi. Solo che, trascinato
dall’ansia e dalla rabbia, ho detto cose che non pensavo,
insinuando chissà quale avance da parte dei suoi studenti. E
da lì la lite è degenerata sul fatto che non ho
fiducia, che lo controllo e varie. Stamattina, quando è
uscito, non mi ha neppure salutato; praticamente è da ieri
sera che non ci parliamo.>> sull’ultima frase,
la sua voce si spezzò.
Intenerita, posai la mia mano sulla sua, stretta con forza al
cornicione. Non sopportavo vederlo così, era uno dei pochi
veri amici che avevo e se si abbatteva lui, che era una roccia, si
rischiava veramente la catastrofe.
<< Vedrai, si sistemerà tutto.>>
sarebbe stato inutile aggiungere altre parole o schierarsi su chi aveva
ragione. Non l'avevo mai visto così addolorato, ma ero pure
sicura che il loro amore non sarebbe stato compromesso da una banale
lite.
<< Lo spero.>> voltò il palmo
verso l’alto, stringendo la mia mano, prima di girarsi verso
di me, con un piccolo sorriso sulle labbra: probabilmente, un tentativo
di dimenticare la sua situazione. << E dimmi principessa,
come va la tua situazione sentimentale?>> peccato avesse
scelto un argomento delicato.
Ridacchiai nervosa. << Non c’è
nessuno in vista. Sono troppo impegnata con lo studio, con il
lavoro…>>
<< E con il salvare il mondo, lo so.>>
sbuffò, recuperando parte del suo buonumore e osservandomi
spazientito. << Suvvia, ma petite, sei una bellissima
ragazza, nel fior fiore della giovinezza, intelligente. Dovresti avere
una fila di principi azzurri fuori dalla porta!>>
<< Invece non ho nessuno. E non sono
bellissima.>> mormorai, più a me stessa che a
lui.
Ed erano parole che facevano male. Sebbene mi nascondessi spesso dietro
la scusa dello studio, la verità era che avevo un gran paura
dell’amore. Non l’avevo mai sperimentato, a
ventidue anni ero ancora vergine, forse l’unica nel mio
corso. Ma non potevo farci niente, la mia era una paura forse
irrazionale ma ben radicata.
Avevo paura di soffrire, paura di affrontare il grande salto.
Sì, avevo avuto qualche appuntamento, ma non era successo
nulla di più delle classiche effusioni. Non riuscivo a
spingermi oltre, né avevo trovato qualcuno che meritasse una
tale conoscenza approfondita. Forse ero troppo
“delicata” nei gusti, forse ero solo una sciocca,
eppure non riuscivo a sciogliermi. Oltretutto il mio carattere era un
ostacolo non indifferente. Se ad una prima occhiata poteva sembrare
solare e aperto, bastava essere in presenza di sconosciuti per
chiudermi a riccio. Cioè, se si trattava di lavoro, non
avevo problema a rivolgere la parola ad estranei, a scherzare e ridere;
se si trattava di uscire in compagnia di amici o altro, mi chiudevo in
me, sorridendo di quando in quando a qualche battuta. Insomma, un
carattere idiota.
Eppure io mi sentivo estroversa, mi dava fastidio non riuscire ad
interagire con le altre persone come avrei voluto, mostrando la mia
simpatia. Ma non ci riuscivo...
<< Ehi, Sophie, tutto bene?>> sussultai
quando Bennie richiamò la mia attenzione, persa com'ero nei
miei pensieri. Pensieri contorti.
<< Sì, sì, tutto bene. Stavamo
dicendo?>> presi un altro bicchiere in mano, cominciando
a strofinarlo con un panno. A mio avviso, la pulizia di un bicchiere
era il miglio paravento per quando non si aveva voglia di far nulla.
Davi l'idea di lavorare, mentre in realtà ascoltavi le
chiacchiere delle persone al banco o osservavi lo spettacolo. Oppure
quando cercavi di ignorare un amico petulante.
<< Stavo parlando della tua vita amorosa barra sessuale.
Insomma Sophi, come fai a dire che non sei bella?! Ti sei mai vista
allo specchio?>> mi studiò, con occhio
critico. Sentii immediatamente le guance prendere fuoco: odiavo essere
al centro dell'attenzione. << Rossa naturale e riccia,
che mi fa chiedere come tu possa essere francese; occhi verdi, grandi,
che quando sono sgranati, se fossi etero, risulterebbero molto
eccitanti. Curve al punto giusto: una... mmm... terza di seno, piena;
un vitino abbastanza stretto, che si apre in un morbido
culet...>>
<< Bennie!!!>> dire che ero imbarazzata era
poco. Probabilmente il mio viso era un tutt'uno con i capelli. Mon
dieu, speravo sul serio che nessuno l'avesse sentito!
<< Che c'è? È vero! Ci vedo bene
sai?>> incrociò le braccia al petto, una
smorfia offesa in volto. Gli mollai in risposta una sberla sul braccio.
<< Lo sai che mi vergogno quando mi dici certe cose,
anche se dovrebbero essere complimenti.>>
<< Ehi, voi due!>> una voce ci fece
balzare, spaventati. Le regole al Croissant erano abbastanza severe e
tra queste c'era il mostrarsi sempre efficienti, anche quando al
momento non si aveva nulla da fare. Ovviamente il chiacchiere non
rientrava fra i compiti da svolgere... << C'è
bisogno di una mano nel sistemare alcuni posti.>>
<< Vengo io!>> mi fece l'occhiolino.
<< Tenermi occupato mi farà pensare meno,
spero. Tu goditi lo spettacolo stasera. Dicono che le violoncelliste
sia molto bravo e bello.>> e senza darmi il tempo di
ribattere, si era già voltato per seguire il nostro collega.
Osservai la schiena del mio amico allontanarsi. Ero grata per il suo
gesto, sapeva quanto adorassi godermi le performance dei nostri ospiti.
Ero un'amante dell'arte in generale, del resto frequentavo l'Accademia
di Belle Arti. Per questo era un grande onore lavorare a stretto
contatto, seppur marginalmente, con persone così colte ed
importanti.
Mi sentivo... come Pinocchio nel Paese dei Balocchi!
La mia attenzione fu attirata dall'abbassarsi delle luci, segno che lo
spettacolo stava iniziando. Il brusio in sala diminuì; notai
solo ora che il numero dei presenti era aumentato: ciò
significava che l'artista di stasera era effettivamente bravo. Di
solito, il Croissant ospitava le même artiste per due
settimane di fila, solo in alcune sere, prima di cambiare. Quella
sarebbe stata la prima volta per il violoncellista.
Ormai la curiosità si era fatta strada in me. Prima di tutto
non avevo mai ascoltato la musica di un violoncello; dicevano che era
un suono unico, che poteva essere accompagnato o meno da altri
strumenti. Chissà se si sarebbe fatto aiutare dal suono del
pianoforte...
Le tende, lentamente, vennero aperto, mentre i fari illuminavano uno
sgabello vuoto in mezzo al palco. Al piano non c'era nessuno, quindi
sarebbe stato eseguito un assolo.
Afferrai il primo bicchiere a portata di mano, per evitare un
rimprovero proprio in quel momento, e cominciai a pulirlo fin troppo
veemente, l'impazienza che aveva toccato vette altissime.
Tuttavia, fu il proprietario del locale ad entrare in scena. Mi diedi
della sciocca, era ovvio che che ci fosse lui sennò chi lo
presentava il misterioso musicista?
<< Miei cari ospiti, vi ringrazio per la vostra presenza
al Croissant de Lune. È per me fonte di gioia vedere il
vostro interesse per gli spettacoli da noi offerti, ovviamente solo il
meglio per voi. Anche questa sera, il Croissant avrà l'onore
di ospitare uno dei più talentuosi artisti musicali in
circolazione. Il suo strumento è il violoncello,
affascinante cordofono che viene spesso trascurato a favore di un altro
componente della sua stessa famiglia: il violino. Stasera, tuttavia,
potremo apprezzare in pieno la melodia di questa meraviglia della
musica, suonata dalle mani di un giovane e promettente artista. Signore
e signori, Renè Duvall.>>
Un discreto applauso si levò dagli ospiti, seguito da un
leggero brusio; probabilmente avevano già cominciato a
spettegolare su chi fosse questo artista, o a vantarsi di averlo
già sentito all'opera.
La cosa passò velocemente in secondo piano,
poiché lui era entrato.
E il mio cuore aveva spiccato il volo. Davanti a me, fasciato da
pantaloni neri e camicia di egual colore, c'era il più bel
principe delle tenebre che avessi mai visto...
Note: uhm... Che ci faccio io qua?! Ah, già, sto postando.
^^'
Cosa dire di questa storia? Beh, non so ancora quanto
durerà, questo primo capitolo è una prova. Ho
tentato di reprimere la voglia di postarlo, per finire prima tutto
ciò che ho all'attivo, ma non ce l'ho fatta. Uff... Vi dico
com'è nata, tanto per farvi capire con che autrice avrete a
che fare e come riesce a fare associazione tutte particolari.
All'inizio volevo creare una commedia, ambientata in un bar dove
lavorava una ragazza che ancora non aveva trovato l'amore.
Cos'è successo poi? Mentre ascoltavo la radio, nel programma
“Una botta e via” in cui si invita, chi vuole, a
rendere partecipi a chi si vorrebbe dare un “botta”
(credo non servano spiegazioni su che genere di botta XD), una ragazza
ha scritto che l'avrebbe voluta dare ad un violoncellista. Da
là, la mia mente ha fuso le informazione e ne è
nata questa storia! Lo so, sono da internare u.u
Non chiedetemi il perché il locale si chiami
così: io cercavo un qualche riferimento alla luna e nel
dizionario francese mi aveva affascinato questo nome (lo so, mi
verranno a chiudere a momenti.).
Ah, è palese anche che la storia ha perso il suo lato
commedia. Anche la storia d'amore che verrà raccontata
sarà abbastanza tormentata.
Vi dico già da ora che non so con che frequenza
aggiornerò.
Croissant de Lune: luna crescente.
Cabernet – sauvignon: vino rosso francese.
Serveuse/Garçon: termini francesi per indicare
“cameriere”.
Un bacione
Anthea
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