daniele
La
storia che sto per raccontarvi parla di una persona davvero speciale. Perché,
anche se non tutti lo sanno o ci credono, gli angeli esistono davvero!
Daniele
Daniele.
Un nome come tanti di un ragazzo come tanti. Forse.
Nato
il 17 dicembre del 1965, fino ai 25 anni ha fatto tutto quello che facevano i
ragazzi della sua età, negli anni ottanta.
Ha
studiato da ragioniere, ha fatto il militare, ha trovato un lavoro da
impiegato, usciva con gli amici e più di tutto adorava giocare a pallone.
Poi,
un giorno, ha sentito il desiderio di fare qualcosa di più concreto, per
testimoniare la sua fede, e ha deciso d’entrare in seminario e diventare
sacerdote.
Nel
1994 è diventato ufficialmente Don Daniele…ma suonava così male che lo “cambiò”
in Don Biagio (in affinità col cognome
“Biagini”), oppure in Don Ragio (in memoria del suo titolo
di studio) a volte anche Don Dan (per far prima), o addirittura Zio
Prete!!! Perché per lui la cosa importante non era il
titolo ecclesiastico, ma fare del bene al suo prossimo.
Gli
diedero da gestire una parrocchia di montagna e lui riuscì ad avvicinare i
giovani alla chiesa, proprio per il suo modo di fare allegro, spensierato e
giocoso.
Non
era uno di quei sacerdoti che predicano dal pulpito, ma scendeva fra la gente, (stile
Fiorello col Karaokey, tanto per intenderci), e faceva parlare tutti. Lui non
parlava alla gente, ma con la gente.
Era
amato ed apprezzato da giovani e vecchi, indistintamente.
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Il 1 agosto 2000 è partito per le meritate
vacanze estive.
Una
settimana ai Lidi Ferraresi, perché oltre al calcio amava nuotare. Per anni, da
bimbo, dovette fare nuoto per correggere la scogliosi e, nel male, la cosa
positiva fu che imparò a nuotare come un pesce.
…ma
lui non era un pesce.
Il giorno
dopo il suo arrivo prese un “pedalò” ed andò a fare un giro al largo, il mare
era calmo ed invitante.
Quando
la riva ormai era lontana vide una persona in difficoltà, si avvicinò per darle
una mano, ma questa, ormai presa dal panico, non riusciva in alcun modo ad
aggrapparsi al natante e continuava ad affogare.
Senza
pensarci troppo si buttò in acqua e, spingendo da sotto, riuscì a sostenere
questa persona e a salvarle la vita.
Lo
sforzo, però, fu troppo anche per lui e poco dopo la corrente lo trascinò giù.
Qualche
minuto dopo dei ragazzi in motoscafo hanno visto il pedalò “abbandonato” e
hanno trovato la persona, a stento, aggrappata al mezzo. L’hanno
portata in salvo e dato l’allarme alla guardia costiera, visto che
quest’ultima, con il poco fiato che aveva in gola, continuava a dire: “cercate
il ragazzo...c’era anche un ragazzo!”
I sommozzatori l’hanno
trovato incastrato tra gli scogli. Troppo tardi per poter fare qualcosa per
lui.
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Il
giorno dopo ero all’obitorio per riconoscere la salma.
C’era
un corpo, coperto da un lenzuolo bianco, disteso su un tavolo d’acciaio. Quando
il medico legale ha scostato un lembo bianco per farmi vedere il suo volto, ero
pronta a tutto, tranne a quello che vidi: il suo viso era sereno e le sue
labbra erano piegate in un lieve sorriso. Era “felice”. Nemmeno la morte era
riuscita a scalfire il suo perenne buonumore.
Ha
dato la sua vita per aiutare una persona in difficoltà ed io voglio rendergli
omaggio, affinchè il suo sacrifico non venga dimenticato.
Daniele
era una persona solare. Daniele era una persona speciale. Daniele era un angelo
del paradiso che ha fatto ritorno, troppo presto, nella sua casa celeste.
Daniele
era mio fratello.
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n.d.a.
Con queste poche righe spero d’essere riuscita a farvi
credere negli angeli.
Perché gli angeli veri non sono quelli che stanno lassù e
cantano in coro, ma sono quelle persone che si rimboccano le maniche quaggiù,
che si danno da fare per il bene altrui senza aspettarsi nulla in cambio. Sono
le persone umili e generose. Sono le persone come Daniele.
Frency70
Ciao Daniele!
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