Neve ed Ombre

di depy91
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Epilogo
Le sommità delle grandi pagode svettavano tra gli edifici della giungla urbana giapponese. Sergej assisteva ad un tale panorama, per lui del tutto nuovo, volgendo lo sguardo al finestrino dell’aereo di linea con cui era partito alla volta dell’Asia Orientale per non attirare troppa attenzione su di sé. Il sole splendeva alto nel cielo quel giorno, l’atmosfera perfetta per la vigilia del torneo. Quando Dragunov posò il piede sul suolo del Giappone, l’ansia e il ripensamento per una missione così particolare e pericolosa non erano sentimenti condivisi dal suo animo indomito e gelido. Una volta abbandonato l’aeroporto il soldato delle forze speciali russe estrasse dalla tasca dei pantaloni il dispositivo di localizzazione, fornitogli dalla SPETSNAZ per tenerlo costantemente in contatto con il quartier generale ed indicargli i luoghi, in cui sarebbero stati via via previsti i match della competizione. Egli avrebbe sostenuto gli incontri ed in contemporanea avrebbe proseguito le sue ricerche dell’obiettivo, il giovane combattente Jin Kazama. Consultò la mappa virtuale inviatagli dalla base sul dispositivo ed apprese la sua prima destinazione: avrebbe dovuto recarsi nell’ enorme palazzo Mishima, nel quale in serata sarebbero stati resi noti gli accoppiamenti per il primo turno di scontri. Se la fortuna fosse stata dalla sua parte, aveva a disposizione una prima occasione per incontrare e studiare colui per il quale era stato spedito in Oriente. Ripose il dispositivo di localizzazione nella tasca e si incamminò verso la sua meta, un impercettibile sorriso apparve sul suo volto, come se il suo viso freddamente inespressivo avesse per un attimo rivelato una certa eccitazione per l’intrigante missione con cui doveva misurarsi. Aveva compiuto solo qualche passo, quando d’un tratto Dragunov percepì un fruscio di fogliame proveniente dal grande salice alle sue spalle. Si voltò lentamente, avvertendo la fastidiosa sensazione di essere osservato, ma dietro di lui non scorse nulla di sospetto. Riprese dunque il suo cammino senza curarsi troppo dell’episodio. Intanto celato dalle fronde dell’imponente albero, qualcuno stava effettivamente seguendo le mosse del militare russo. Confondendosi nelle tenebre all’interno della chioma lussureggiante della pianta, un individuo vestito di una tuta da mimetizzazione di pelle nera, aveva osservato ogni cosa, pedinando il soldato attraverso movimenti rapidissimi e silenziosi. I suoi capelli di un biondo brillante risaltavano sulla sua carnagione scura e disegnavano sulle tempie curiose fantasie ondulate, gli occhiali da sole non potevano celare completamente la profonda cicatrice ad "X" che gli marchiava il volto. La velocità e l’eleganza delle sue movenze, mentre balzava da un ramo all’altro del viale alberato, percorso da Dragunov prima di sostare per dare uno sguardo al dispositivo, indicavano la sua profonda conoscenza delle arti ninjitsu. Quando l’Angelo della Morte svanì dalla sua visuale, il misterioso pedinatore portò una mano all’orecchio destro, nel quale era posizionato un auricolare dotato di microfono, spinse un piccolo bottone attivando la comunicazione, infine avvertì: “Base, qui l’agente Raven. Il soggetto si sta dirigendo verso la proprietà dei Mishima, a quanto pare prenderà parte al torneo come avevamo ipotizzato. Mi appresto a raggiungerlo per prendere posto anch’io tra i combattenti. Mi concentrerò come stabilito sulla missione primaria, ma lo terrò comunque d’occhio e se sarà necessario interverrò per intralciare i suoi piani. Ristabilirò la connessione non appena avrò scoperto qualcosa di interessante sull’organizzatore di questa quinta edizione del Tekken. Diamo ufficialmente inizio alla missione. Passo e chiudo”. Un breve tintinnio significò l’interruzione della comunicazione. In meno di un secondo l’agente si volatilizzò nel nulla causando uno spostamento d’aria che smosse lievemente il fogliame.
Il cinguettio delle rondini fungeva da sottofondo di quella assolata mattinata, il vento soffiava lieve e discreto, la vita scorreva tranquilla, eppure tutto ciò appariva come la quiete prima della tempesta. Ancora una volta quella sibilante risata dalle fosche tonalità echeggiò, levandosi dalla bocca dell’inferno, per appestare l’aria di palpabile tensione.

FINE




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