Epilogo
Le sommità delle grandi pagode svettavano tra gli edifici
della giungla urbana giapponese. Sergej assisteva ad un tale panorama,
per lui del tutto nuovo, volgendo lo sguardo al finestrino
dell’aereo di linea con cui era partito alla volta
dell’Asia Orientale per non attirare troppa attenzione su di
sé. Il sole splendeva alto nel cielo quel giorno,
l’atmosfera perfetta per la vigilia del torneo. Quando
Dragunov posò il piede sul suolo del Giappone,
l’ansia e il ripensamento per una missione così
particolare e pericolosa non erano sentimenti condivisi dal suo animo
indomito e gelido. Una volta abbandonato l’aeroporto il
soldato delle forze speciali russe estrasse dalla tasca dei pantaloni
il dispositivo di localizzazione, fornitogli dalla SPETSNAZ per tenerlo
costantemente in contatto con il quartier generale ed indicargli i
luoghi, in cui sarebbero stati via via previsti i match della
competizione. Egli avrebbe sostenuto gli incontri ed in contemporanea
avrebbe proseguito le sue ricerche dell’obiettivo, il giovane
combattente Jin Kazama. Consultò la mappa virtuale
inviatagli dalla base sul dispositivo ed apprese la sua prima
destinazione: avrebbe dovuto recarsi nell’ enorme palazzo
Mishima, nel quale in serata sarebbero stati resi noti gli
accoppiamenti per il primo turno di scontri. Se la fortuna fosse stata
dalla sua parte, aveva a disposizione una prima occasione per
incontrare e studiare colui per il quale era stato spedito in Oriente.
Ripose il dispositivo di localizzazione nella tasca e si
incamminò verso la sua meta, un impercettibile sorriso
apparve sul suo volto, come se il suo viso freddamente inespressivo
avesse per un attimo rivelato una certa eccitazione per
l’intrigante missione con cui doveva misurarsi. Aveva
compiuto solo qualche passo, quando d’un tratto Dragunov
percepì un fruscio di fogliame proveniente dal grande salice
alle sue spalle. Si voltò lentamente, avvertendo la
fastidiosa sensazione di essere osservato, ma dietro di lui non scorse
nulla di sospetto. Riprese dunque il suo cammino senza curarsi troppo
dell’episodio. Intanto celato dalle fronde
dell’imponente albero, qualcuno stava effettivamente seguendo
le mosse del militare russo. Confondendosi nelle tenebre
all’interno della chioma lussureggiante della pianta, un
individuo vestito di una tuta da mimetizzazione di pelle nera, aveva
osservato ogni cosa, pedinando il soldato attraverso movimenti
rapidissimi e silenziosi. I suoi capelli di un biondo brillante
risaltavano sulla sua carnagione scura e disegnavano sulle tempie
curiose fantasie ondulate, gli occhiali da sole non potevano celare
completamente la profonda cicatrice ad "X" che gli marchiava il volto. La velocità e
l’eleganza delle sue movenze, mentre balzava da un ramo
all’altro del viale alberato, percorso da Dragunov prima di
sostare per dare uno sguardo al dispositivo, indicavano la sua profonda
conoscenza delle arti ninjitsu. Quando l’Angelo della Morte
svanì dalla sua visuale, il misterioso pedinatore
portò una mano all’orecchio destro, nel quale era
posizionato un auricolare dotato di microfono, spinse un piccolo
bottone attivando la comunicazione, infine avvertì:
“Base, qui l’agente Raven. Il soggetto si sta
dirigendo verso la proprietà dei Mishima, a quanto pare
prenderà parte al torneo come avevamo ipotizzato. Mi
appresto a raggiungerlo per prendere posto anch’io tra i
combattenti. Mi concentrerò come stabilito sulla missione
primaria, ma lo terrò comunque d’occhio e se
sarà necessario interverrò per intralciare i suoi
piani. Ristabilirò la connessione non appena avrò
scoperto qualcosa di interessante sull’organizzatore di
questa quinta edizione del Tekken. Diamo ufficialmente inizio alla
missione. Passo e chiudo”. Un breve tintinnio
significò l’interruzione della comunicazione. In
meno di un secondo l’agente si volatilizzò nel
nulla causando uno spostamento d’aria che smosse lievemente
il fogliame.
Il cinguettio delle rondini fungeva da sottofondo di quella assolata
mattinata, il vento soffiava lieve e discreto, la vita scorreva
tranquilla, eppure tutto ciò appariva come la quiete prima
della tempesta. Ancora una volta quella sibilante risata dalle fosche
tonalità echeggiò, levandosi dalla bocca
dell’inferno, per appestare l’aria di palpabile
tensione.
FINE
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