Blade Runner - Venezia
BLADE RUNNER
A.D. 2025
Erano passati dieci anni dalla quarta
guerra mondiale.
La terra, devastata dalle esplosioni
nucleari e dall'inquinamento era diventata una pericolosa e insalubre
pattumiera.
La vita aveva rischiato d'essere
cancellata, ma per qualche strano caso s'era riusciti a sopravvivere.
L'emigrazione verso le colonie
extra-mondo era diventata una necessità e non più un'avventura
I replicanti umanoidi modello NEXUS 6,
erano superiori all'uomo in forza ed agilità ed avevano lo stesso
potenziale intellettivo, venivano impiegati nella rischiosa opera di
colonizzazione dei pianeti extra mondo, sia come carne da cannone che
come mano d'opera a basso costo.
Dopo un sanguinoso ammutinamento di
un'unita di combattimento, composta da replicanti, in una colonia
extra mondo, quest'ultimi vennero dichiarati illegali sulla terra e
le forze dell'ordine erano autorizzate ad eliminarli appena
identificati.
Vennero costituite squadre speciali per
la caccia ai replicanti.
In Italia la Polizia di Stato, i
Carabinieri e la Guardia di Finanza costituirono un unità interforze
col compito di dare loro la caccia,
chiamata Opera Contrasto e Repressione degli Androidi, ed erano
autorizzati ad uccidere sul posto una volta identificati come tali.
Questo non era definita come un
esecuzione,
bensì ritiro.
Venezia
A.D. 2025
La vecchia città era avvolta in una
cappa di nuvole, scure come il piombo, che minacciavano pioggia.
I battelli, malgrado gli spinner
fossero una realtà dominante nei trasporti, non furono del tutto
abbandonati.
La vecchia Venezia continuava a
resistere, malgrado le campagne fossero diventate un insalubre
deserto, contaminato da una polvere che alcuni dicono radioattiva,
altri tossica,
ma ciò non faceva molta differenza. La
campagna restava un posto da evitare come la peste.
Malgrado gli sforzi del governo, poche
aree venivano reclamate dalla desolazione radioattiva.
Quanto a me, non c'era molto da fare.
L'attività della mia agenzia
investigativa da un po' di tempo languiva e quando gl'affari languono
non è mai un buon segno, stesso dicasi le bollette della luce e del
gas che erano rimaste insolute.
La video telefonata dell'avvocato
Messulam quasi mi tirò su di morale, almeno riusciva a distogliere
la mia attenzione dalle sfighe
quotidiane.
-
Buon giorno Avvocato...
-
Ah cavissimo....
Inconfondibile, lo stesso accento
affettato che, ogni volta che lo ascoltavo, mi faceva girare i
coglioni in maniera vorticosa.
-
Avevei bisogno dei
suoi sevvigi, mio cavo. Può passave in studio
questo pomeriggio?
-
Le va bene dopo pranzo?
-
Vada per le due e mezza
-
Aggiudicato. Ci si vede dopo.
-
Va bene cavo....
Mi misi l'impermeabile e gli stivali di
gomma, oggi l'ologiornale ha previsto acqua alta.
Uscendo dal mio disordinato ufficio
pensai che era un vero peccato che non fossi ancora nel giro della
caccia ai replicanti. Era un lavoro lucroso, molto lucroso e con
quello ero riuscito a pagarmi l'acquisto di un vecchio palazzo mezzo
rovinato sul Canal Grande. Un ottimo acquisto, dovuto al fatto che la
maggior parte della cittadinanza si fosse trasferita nelle colonie
extra-mondo di Marte e Titano.
Detti un'occhiata all'orologio, le
dieci e mezza. Prima di uscire era il caso di vedersi un attimo allo
specchio. Barba fatta, cravatta nera messa bene e una rapida
pettinata prima di uscire.
La pistola era il caso di portarsela
appresso? Decisi di giocarmela a testa o croce.
Testa me la portavo, croce la lasciavo
nel cassetto. Testa.
Presi la mia vecchia, ma efficiente M9,
caricata con colpi a punta cava ed uscii dal Palazzo.
Avevo parecchio tempo prima
dell'incontro con l'avvocato magari potevo fare una capatina in sala
scommesse, per vedere se mi riusciva di sputtanarmi gli ultimi 5 euro
ai cavalli.
Nella sala c'era il solito assortimento
di disperati, di professionisti del raggiro e gli strozzini delle
'Ndrine di Platì che in quell'edificio la facevano da padrone.
Detti un occhiata veloce allo schermo
olografico e decisi di giocare i miei ultimi soldi su Ezechiele
25:17, vincente.
Per quale motivo sputtanarsi gli ultimi
soldi ai cavalli?
Non lo sapevo di preciso, ma avevo
voglia di riprovare, seppur in scala minore, gli stessi brividi
di quando andavo a caccia di replicanti
per tutto il lombardo veneto.
Ero diventato un tossico dipendente
dell'adrenalina. Quel brivido che ti prende mentre sei a caccia e che
ti lascia solo quando vedi il replicante stecchito e il suo sangue
bagnare il selciato.
Tempi del cazzo si diceva la parte
razionale di me, ma molto remunerativi.
Lo speaker della fumosa sala scommesse
annunciò che la corsa del mio cavallo stava per cominciare.
Ecco sono partiti... Dai Ezechiele...
dacci dentro e non ti fermare...
In quei brevi minuti risentivo tutte le
antiche emozioni del cacciatore e ad un certo punto la sala era
scomparsa e con la mente ero ritornato all'ultimo replicante a cui
avevo dato la caccia.
Un modello Nexus 6, che aveva venduto
cara la pelle, dopo esser stato sgamato col test di Bonelli.
Aveva corso con la forza della
disperazione nelle calli di Venezia, cercando di seminarmi.
Ma per quanto ci provasse gli stavo
incollato ai tacchi come un francobollo.
Il replicante, un modello Shanti, che
era riuscito ad entrare clandestino sulla terra.
La stronza, che doveva essere stata un
modello standard, aveva avuto poco tempo per crearsi un cuscino di
emozioni abbastanza solido per spacciarsi come un essere umano.
Si credeva che lavorando in un posto
pubblico come in un bar, nessuno l'avrebbe riconosciuta, ma aveva
fatto i conti senza l'oste, cioè senza il sottoscritto.
Ormai era davanti a me, spianai il
ferro d'ordinanza e tirai in rapida successione tre colpi che
andarono tutti a segno sulla sua schiena.
La vidi cadere a terra e mi avvicinai a
lei. Aveva cercato con le sue ultime forze di premere il grilletto
della sua pistola laser ma senza tanta forza. Flettei le ginocchia e
l'ultima cosa che vide il replicante fu il colpo che le fracassò la
sua bella faccina.
Sul momento non provai nulla, ma i suoi
occhi avevano minato le mie certezze su questo mestiere.
Era come se mi implorassero di non
ritirarla, di lasciarla vivere gl'ultimi anni che le erano rimasti
libera e felice.
Le sue preghiere se fossero state
ascoltate da me, avrebbero avuto sponda nella mia coscienza ma le
aveva domandate al cacciatore che c'era in me e lui non negoziava coi
lavori in pelle.
Mi ripresi dal mio sogno ad occhi
aperti per vedere che Ezechiele aveva vinto la sua corsa e nelle mie
tasche erano entrati la bellezza di 60 euro, un vero affare.
Ritirai la mia vincita e decisi di
festeggiare questa botta di culo al ristorante Sushi Wok, dove si
facevano i migliori ravioli di carne della città, anche se la
frittura lasciava a desiderare.
Camminai fino all'Accademia, facendomi
i ponti con molta velocità.
Entrai nel ristorante, accolto dalla
cameriera che mi scortò al mio tavolo preferito.
Una volta seduto feci le mie
ordinazioni e attesi.
Stavo per dare un'occhiata al giornale
della comunità cinese, quando vidi che entrarono due marcantoni che
si dirigevano al mio tavolo. La cameriera era ritornata con le mie
cibarie quando le feci cenno di rimanere.
Il primo che guardai era un tizio,basso
e grasso, che s'era spruzzato litri d'una acqua di colonia per
mascherare l'odore di cordite che si portava appresso.
L'altro invece era alto e ben pasciuto
e anche lui doveva aver usato la stessa acqua di colonia.
Una bella coppia di fottutissimi
sbirri.
Parlò il nanerottolo:
Mi voltai alla cameriera e le chiesi
cosa avessero detto.
Presi le bacchette e mi misi tra i
denti un raviolo. Squisito.
La ragazza rispose e di nuovo il grasso
nano da circo riprese a parlare
pagai il conto e seguii i due sbirri
verso il loro spinner, cazzo era dell'OCRA.
Saltai sopra e dopo pochi istanti lo
spinner era in volo verso la questura di Venezia.
Dopo venti minuti di volo arrivammo a
destino. I miei due accompagnatori mi scortarono fino all'ufficio del
maresciallo maggiore Furlanetto.
Furlanetto Takeshi era un
nippo-pellestrinotto infido e totalmente bastardo.
Alto un cazzo e tre barattoli, con due
occhi cattivi, capelli neri e due baffoni d'ordinanza che
solo suore e carabinieri hanno il
diritto di portare, m'aveva mandato a prelevare dalla sua guardia
pretoriana.
Lo conoscevo bene questo nano bastardo,
anche troppo.
Entrato nel suo ufficio vidi che col
tempo era diventato più brutto e anche malmesso.
Lo salutai e per risposta, oltre ad un
saluto, ricevetti un'alitata di gas metano prodotta dal suo fetido
fegato.
Storsi il naso e lui esibì un
movimento delle labbra che s'arricciarono a formare un sorriso.
-
Ciao bello di casa... hai sentito
la mia nostalgia?
-
No Takeshi... nemmeno un po'..
-
Se ti chiedevo di venire sapevo
che non saresti venuto, quindi ti ho mandato a prendere da De
Gheltof e Corea, i tuoi rimpiazzi.
-
Quale onore... allora posso sapere
che cosa vuoi da me? Di certo non é per spiegarti la
transustanziazione del sangue di San Gennaro...
Mi guardò storto, come se gli avessi
detto che da domani avrebbe cagato noccioli di pesca per tutta la
settimana, ma subito dopo riprese:
-
mi servono ancora i tuoi sevizi
bello di casa
-
mi sono congedato Takeshi...
adesso lavoro in proprio.
-
Col cazzo merdaiolo! Lo sai bene
che ti posso obbligare a lavorare per me e gratis se lo volessi, ma
so essere onesto quando voglio e tu lo sai e poi...
-
Vieni al punto mezza cartuccia...
Takeshi sapeva incassare e quando
voleva o poteva te la faceva scontare con gl'interessi.
Ma per questo giro, senza volerlo,
m'aveva dato un informazione molto utile.
Aveva bisogno di me. Riprese
-
Mi serve il vecchio cacciatore sul
campo.
-
Chiama Renzi, io mi sono
congedato...
-
Stai facendo lo stronzo tesoro –
me lo disse in tono smielato – e sembra che tu non voglia capire
che mi servi. Renzi s'è rammollito con l'età e i gemelli diversi
non sono all'altezza di questo compito.
-
Che gioia sentirsi necessari....
-
Eh già...
Avevo capito come sarebbe andata a
finire, perciò era meglio darci un taglio con le cazzate
e sentire cosa aveva da offrire.
-
Dimmi cosa vuoi...
-
Presto detto. Ci sono altri lavori
in pelle.
-
Capisco.. Quando comincio?
-
Hai già cominciato, amore...
Estrasse dal cassetto la patacca.
Si alzò dalla scrivania e mi fece
cenno di seguirlo.
Scendemmo nei sotterranei, vicino alle
camere di sicurezza.
Erano come me le avevo lasciate. Un
corridoio umido con decina di celle disposte su entrambi i lati.
Dentro il solito campionario di feccia
umana che piangeva, parlottava o si disperava.
Takeshi andò avanti e io, come fossi
un fottuto cocker spaniel, gl'andavo dietro.
Prima d'entrare in un altra stanza
riuscì a vedere i gemelli diversi che si divertivano con una
prigioniera, stuprandola con gusto a
turno.
Stavo per intervenire quando Takeshi,
senza nemmeno voltarsi, mi disse:
Non dissi nulla. Scossi la testa e
entrai nello stanzone.
Entrato mi sedetti su di una cigolante
sedia. Lo stanzone era piccolo, quasi la stessa grandezza di un'aula
scolastica.
Mi sedetti su una sedia cigolante,
Takeshi stava armeggiando con un PC portatile, preparandosi
a spiegarmi cosa il destino aveva in
serbo per me.
Si schiarì la voce, come se dovesse
fare un discorso importante.
-
Dieci giorni fa, uno shuttle
proveniente da Titano è stato avvistato, alla deriva
nell'Adriatico. Tutto l'equipaggio è
stato massacrato e le merci che conteneva sono state rubate.
-
Cosa c'era dentro?
-
Cibarie provenienti dal Satellite
Tanatos, in orbita geostazionaria. Uno dei pochi posti dove si può
ancora coltivare la terra e dove gli animali crescono liberi,
felici e in salute da questo schifo di terra.
Il satellite Tanatos era stato
costruito in orbita nel 2012. Originariamente era un laboratorio
sperimentale della NASA e dell'Agenzia Spaziale Europea. Nel 2018
dopo la quarta guerra mondiale, venne adibito a fattoria della vita.
Come nella fottuta arca di Noè, tutti
gl'animali che erano riusciti a raccattare erano stati spediti su
quel satellite, per riprodursi in attesa che la situazione sulla
terra migliorasse e si potesse ripopolarla con la flora e la fauna.
-
Cosa si sa?
-
Un gruppo composto da otto
replicanti.
-
E da dove cazzo venivano?
-
Probabile da un'altra colonia...
non lo so da dove.. può darsi da Tannhauser,,
-
con chi ho a che fare?
-
Aspetta che adesso te li presento
Premette un pulsante e dallo schermo
vidi le foto dei sospetti replicanti.
Otto personaggi apparvero sullo
schermo. Takeshi armeggiò ancora col computer e dopo pochi istanti
riuscii a vederli in formato tridimensionale.
-
Dove sono le schede dei soggetti?
-
Aspetta.. dunque il primo lavoro
in pelle... Didier... modello da combattimento, scappato da una
colonia extra-mondo...
-
Di solito si muovono da soli.. ma
qui si può sapere che cosa c'è che non va?
-
Non lo sappiamo... per questo mi
servi te... Questo oltre ad essere un lavoro di muscoli richiede
cervello. I Gemelli Diversi ti faranno da spalla.
-
Non mi serve Takeshi, lavoro da
solo.
-
Come vuoi.. però saranno a tua
disposizione se dovessi cambiare idea.
-
Ok. Dov'è il resto del file
sugl'altri Replicanti?
Mi porse un flash disk nel quale erano
stipate le informazioni sugl'altri replicanti.
Otto o forse qualcuno di più. Troppo
vago per i miei gusti.
Comunque avevo poche possibilità.
Ancora un'altra volta il destino m'aveva servito
una tazza di merda e cipolle rancide.
C'avrei guadagnato sopra, ma alla fine
della sciarada mi sarei ugualmente sentito una
merda come essere umano.
Takeshi riprese a parlare.
Davanti allo schermo ebbi la
possibilità di studiare i soggetti. Fisici asciutti, di sicuro
modelli Nexus 6.
-
Il terzo invece è Ming
Myaskovski, modello medico avanzato. Questo é meglio che lo
riacchiappi tutto intero, senza torcergli un capello. Va
impacchettato e rispedito sulle colonie extra mondo. Ha ancora altri
10 anni di vita davanti a se e rimpiazzarlo potrebbe essere molto
difficile.
Capivo perfettamente. Gli umanoidi
medici erano difficili da costruire e ancora più difficili da
sostituire in caso di malfunzionamento. Era probabile che ignorasse
di essere un replicante, ma non impossibile che lo sapesse.
Questi modelli avevano un aspettativa
di vita maggiore rispetto agl'altri replicanti, i quali di solito
avevano tre, massimo cinque anni di operatività, mentre questi, di
norma, avevano dieci – quindici.
M'accesi una sigaretta.
Guardai il modello tridimensionale
sullo schermo. Una bella bambola di seta, ma ahimè priva di
emozioni.
C'era poco da dire. Gli ingegneri
genetici avevano fatto numerosi passi avanti nel creare la vita
artificiale e s'erano quasi sostituiti a Dio.
La maggior parte di questi modelli
erano assemblati nelle colonie extra-mondo, ma alcuni componenti
venivano costruiti sulla terra, come i capelli, il sistema nervoso e
gl'occhi.
-
Questi sono i lavori in pelle di
cui siamo a conoscenza. Potrebbero essercene degl'altri nascosti qui
a Venezia o forse da qualche altra parte.
-
Gli androidi non brillano certo
per senso di solidarietà. Cosa si dai soffietti?
-
Non molto. Ma appena possibile
inizierò a tirare calci nelle palle per avere notizie. Comincia da
Toni Lo Svizzero. Se c'è uno che sa qualcosa su quel poco di losco
che va ancora avanti in questa città quello é proprio lui.
-
Avevi detto che ce n'erano otto.
Che ne é degl'altri tre?.
Takeshi mi regalò un sorriso giallo
nicotina.
-
Due sono morti in campagna. Sono
stati ammazzati da un UR dell'Esercito.
-
Cioè?
-
Unità Robotica, Serie 101. Sono
stati tagliati in due dalle mitragliatrici di quei robottoni mentre
cercavano di forzare un posto di blocco.
-
E il terzo?
-
Se lo stanno scopando di gusto i
Gemelli Diversi.
-
Evviva...
Non avevamo più nulla da dirci.
Salutai quella merda umana di Takeshi, augurandomi che a fine
partita, lo potessi prendere a calci nelle palle per almeno tre
giorni.
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