Saldi
pericolosi
93. Compra a Bella una maglietta
"Team Jacob"
Lo scopo della
storia è rappresentare al meglio -uno ci tenta, poi...- la
frase sopra citata, che fa parte di una raccolta più grande.
Lo scopo è di usare la frase come traccia e creare qualcosa
di semidemenziale, se non totalmente demenizale. Buona lettura.
Il
moro guardò sconfortato l'enorme massa nera che gli si
parava di fronte: una distesa di magliette cospargeva il marmo bianco
della sala maggiore, mentre, proprio sopra il suo trono, Caius
sorrideva soddisfatto.
L'aveva sempre detto lui: chiunque poteva scegliere consoni capi di
vestiario per le guardie; quella di Aro, che dovessero essere fatte su
misura, con tanto di sfumatura, e iniziali proprio dentro le mantelle,
era una semplice e stupida fissazione.
Spendeva.
E lui pagava.
Finché non si era stufato di questi capricci ed aveva deciso
di fare da sé. Ci aveva messo poco: un giretto qua e
là, scrutare gli sconti, analizzare i prezzi e il gioco era
fatto.
Non aveva speso niente ed ora avevano vestiti per tutti.
Ottimo.
«Caius, non credo che siano adatte»
protestò storcendo il naso Aro.
«Ora dimmi cosa non hanno!» sbottò
l'altro, alzandogli e aprendo un pacchetto di plastica. Suo fratello
teneva in mano la maglietta come se fosse un pesante fardello.
La sventolò in aria, sbuffando, gelandosi poi, notando
l'enorme scritta bianca, su sfondo rosso “TEAM
JACOB”.
Cacchio.
«Direi che ti hanno gabbato» borbottò
l'altro, voltandosi ed andandosene.
Caius imprecò, fulminando con lo sguardo quell'enorme e
ingombrante, soprattutto nel suo orgoglio, distesa di inutili e poco
consone magliette.
Per di più, quello scherzo che aveva organizzato, tanto per
ribadire ad Aro quanto lui, Caius, fosse capace, ormai era totalmente,
completamente inutile.
Ritornando nella sua camera, Aro, si tolse la giacca; sbuffò
e si buttò a peso morto sulla poltrona,
massaggiandosi le tempie.
Si chiese se un'eternità sarebbe bastata per imparare a
sopportare Caius e la sua idiozia.
Alzò lo sguardo, posandolo sul proprio comò,
rimanendo stralunato.
Come mai il regalo per la moglie del giovane Cullen era ancora
là, bello impacchettato, mentre il biglietto non c'era
più?
Si alzò, rapido, iniziando a frugare tra i libri e le
cianfrusaglie di sua moglie.
Demetri doveva spedire il pacco, non il biglietto!
Quando però, spostando il bracciale d'oro di Sulpicia,
trovò un altro biglietto, scritto velocemente e leggermente
sbafato, capì che qualcosa non andava.
Perché c'era il regalo per Isabella lì
e il biglietto no; mentre era presente un fogliettino con sopra scritto
“Ci vuole poco
per superarti. Vedi se ti sta.
Caius” ma niente che poteva stare?
Qualcosa gli suggerì che c'era stato un equivoco e quel
segugio -arguto quando il suo armadio- aveva scambiato i pacchi.
A quanto pareva alla care Isa sarebbe arrivata una maglietta,
anziché una preziosissima collana del re Giovanni Senza
Terra.
Aro si strinse nelle spalle, sospirando.
Amen.
Aveva battuto Caius, poteva anche superare il trauma di un regalo fatto
male.
A casa Cullen era tutto così perfetto che molti, soprattutto
i cervi, intenti ad organizzare un esodo di massa dallo stato di
Washington, per i continui morti, si chiesero se non fosse il paradiso
giunto in terra.
Tutti i buoni pensieri, anche dei castori, divenuti divertenti
giocattoli per il mostriciattolo dai lunghi boccoli ramati, vennero
meno quando udirono il grido straziato, irato, furioso e disperato di
Edward Cullen.
La sua dolce mogliettina, per fargli vedere cosa aveva ricevuto per le
nozze, aveva appena indossato la cara, almeno ad Aro (a Caius un po'
meno), maglietta ed ora se ne andava in giro per casa, saltellando
allegramente.
Ringhiandole contro, ma con educazione, lui è un vampiro
tanto umano quanto sveglio, le domandò chi le avesse donato
quella cosa.
Qualche giorno dopo, a Volterra, proprio davanti alla porta
del Palazzo dei Priori, qualcuno bruciò un
sacchetto di carta.
Aro, che ormai aveva imparato che o le cose le si fan da sole
o non le si fanno, uscì sbuffando, deciso
a
spegnere il piccolo fuoco a suon di suola, calpestandolo.
Quando affondò in qualcosa di estremamente morbido
e puzzolente
si fermò, guardando in basso con aria sconvolta.
Un pannolino
.
Mentre imprecava in etrusco, cercando di togliere quell'oggetto dalle
scarpe si accorse anche di una lettera, poggiata poco più
avanti, la prese e la lesse, con crescente confusione.
Se non vuoi fare una
brutta fine, non riciclare i regali.
Firmato:
un amiko ke si
è sposato e si è ciucciato lui la
donna, non kuel cane e visto ke lei se lo è scordato evita
di ricordarglielo.
Fissando davanti a sé, Aro, non sapeva se ridere per la
gelosia di Edward Cullen o se piangere per l'idiozia.
Si rese conto che la seconda era di gran lunga maggiore.
Angolo autrice:
questa è seriamente oscena °-°" Odio le mie
ff comiche <_< non mi piacciono, porco puffo, non mi
piacciono!
Questa è veramente ... illegibile, infatti dubito qualcuno
sia arrivato fin quaggiù.XD
Allor, devo qualche spiegazione rapida: secondo me Aro parla un
italiano molto toscanizzato, per lo meno quando è in
situazioni di stress ùuperché adoro il
toscano e lo trovo tanto secxy
È vero che le maglie ti team Jacob abbondando,
cioè XD prima del film erano le uniche che trovavo
*fortuitamente*, ho immaginato Caius gabbato da un commerciante
ùu
La cosa puzzolente è un pannolino XD
E... basta ùu
Finì.
Finish.
The End.
Là
Notizia inutile:
partecipate ♥
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