Niente baci sulla bocca
Questa
è la mia prima ff su Nabari. Mi è venuta questa piccola
idea perché adoro questa serie e mi piace questo pairing. Non
è escluso che prima o poi scriva qualcosa con quella coppia
meravigliosa e struggenete che sono Yoite e Miharu, ma per ora vi
dovete accontante di questa cavolatina. Spero che vi piaccia, aspetto i
vostri commenti! ^_^
- Niente Baci sulla Bocca -
Il corridoio gli pareva irrealmente lungo e sfocato. Forse aveva bevuto
troppo, a cena. Tentò d’incamminarsi, ma le sue gambe
traballarono pericolosamente. Si appoggiò al muro, passandosi
con lentezza una mano sul viso.
“Hai bisogno di aiuto?” Chiese una voce educata.
Yukimi si tolse la mano dagli occhi e vide Raiko sorridergli
disponibile. Era davanti a lui, il capo reclinato di lato, gli occhi
attenti.
“Ma no.” Rispose sbrigativo il ragazzo. “Ho solo
bevuto un po’ troppo.” Aggiunse con una smorfia. “Tu
che ci fai in giro?” Gli domandò quindi.
“Hm, non ho molto sonno, troppi pensieri.” Affermò tranquillo l’altro.
Yukimi aveva bevuto, era vero, ma era ancora abbastanza padrone di se
stesso da sapere che li aspettava una missione particolarmente
pericolosa e, quindi, che i cattivi pensieri erano del tutto
giustificati. Il volto liscio e sereno di Raiko, però, non
sembrava mostrarne alcuno, ma forse era solo particolarmente bravo a
celarli.
“Potremmo, non so… andare a cercare qualche distrazione
fuori…” Suggerì distrattamente lo shinobi biondo,
roteando gli occhi con un gesto vago.
Quando tornò a guardare Raiko, che si stava aggiustando con
grazia un ciuffo di capelli dietro l’orecchio, intravide una luce
diversa nel suo sguardo, ma non sapeva se c’era davvero o se lo
stava immaginando per via dei fumi dell’alcol.
“Non è detto che sia necessario andare
fuori…” Soggiunse però l’altro, con aria
cospirativa, lanciandogli poi un’occhiata strana, che
lasciò interdetto Yukimi.
“Oh, sì, hai ragione, meglio andare a letto.”
Biascicò infatti, distogliendo gli occhi dall’amico e
staccandosi dal muro. Non intercettò l’espressione delusa
di Raiko.
Quando, però, fece per intraprendere qualche passo,
barcollò di nuovo. L’amico fu pronto a prenderlo, mentre
lui tornava contro il muro. La concomitanza dei due gesti li fece
ritrovare uno addosso all’altro. Si guardarono negli occhi.
Sorpreso Yukimi, quasi soddisfatto Raiko.
Ma lo shinobi biondo non era stupito tanto per la posizione
compromettente, quanto perché tutta la faccenda era stranamente
piacevole. Avere un corpo caldo contro il proprio, intuire le forme
oltre i vestiti, sentire un respiro vicino… Aveva un buon
profumo, Raiko. Molto, molto buono.
“Cosa intendevi prima?” Domandò Yukimi fintamente disinteressato.
“Quando?” Replicò candido l’altro, senza
scostarsi da lui, anzi muovendosi sinuoso in quel minimo spazio che li
divideva.
“Quando hai detto che non è necessario andare fuori…” Gli ricordò lui.
“Ah…” Esalò Raiko, facendosi subito
più interessato. “Beh, ecco… ci sono cose
divertenti…” E mentre lo diceva, alzò un dito e lo
passò lungo il collo di Yukimi, facendogli venire un brivido
incontrollato. “…che possiamo benissimo fare insieme,
qui.”
Si stava eccitando. Si stava eccitando per un semplice dito di un
ragazzino che gli scorreva sulla gola. O era per quello sguardo
brillante di malizia, così invitante? Era assurdo, lui non si
eccitava per i ragazzi! Anche se Raiko era così bello, in quella
penombra, con le stelle negli occhi, con quel sorriso sensuale,
così vicino… Vicinissimo…
“Raiko, parla chiaro.” Gl’intimò, trattenendo un fremito poco fraintendibile.
“Vuoi fare l’amore con me, Senpai Yukimi?” Gli chiese
allora lui, senza reticenze. L’altro, nonostante avesse capito,
restò un secondo senza parole.
“Io… ecco, io…” Balbettò.
“Lo so, non sei mai stato con un ragazzo.” Gli disse
tranquillo, scostandosi un po’ da lui. “Se per te è
un problema, non preoccuparti, io non me la prendo, sai.”
Aggiunse.
“Sì… Cioè, no! …insomma…” Balbettò indeciso Yukimi.
“Ho capito.” Annuì Raiko, scostandosi di più
da lui. “Scusami di essere stato così
esplicito…” Aggiunse atono, girandosi per andare via.
“Buonanotte.”
“Aspetta!” Lo chiamò, però, l’altro,
con tono impaziente, sorprendendo se stesso per primo. Lui si
girò sorpreso, lo guardò per un attimo e poi sorrise.
“Sì?” Fece, tornando verso lo shinobi.
“Raiko, io…” Biascicò Yukimi, distogliendo gli occhi.
“Stai tranquillo, Senpai.” Gli sussurrò
l’altro, posandogli le mani sul petto. “Funziona più
o meno nel modo che conosci…” Le mani passarono sui
fianchi e la schiena. “E quello che non sai, te lo insegno
io.” Bacio sul collo, cascata d’ingiustificati brividi per
Yukimi. “Rilassati…”
Il volto di Raiko si spostò, portandosi davanti a quello
dell’altro, ad un soffio dalle sue labbra. Yukimi, anche se non
se lo sapeva spiegare, era indubbiamente turbato e… eccitato, ma
c’erano cose che non si sentiva disposto a fare. Lo prese per le
spalle e se lo scostò di dosso.
“Ascoltami, Raiko.” Esordì serio, lui lo fissava
apparentemente interessato. “Io… ecco… sono anche
disposto a fare questo… esperimento, chiamiamolo così,
però…”
“Dimmi.” Lo incitò dolcemente il samurai.
“Dobbiamo mettere qualche paletto…” Il sopraccigli
destro di Raiko si alzò perplesso. “Sì, nel
senso… cose da fare e da non fare…”
“Sei criptico, Senpai.” Sottolineò l’altro con sguardo apparentemente imperturbabile.
Yukimi sospirò. Perché Raiko non capiva quanto fosse
difficile per lui? Non aveva mai fatto certe cose con un
maschio… E poi, non gli era nemmeno troppo facile esprimere i
suoi pensieri, con tutto quell’alcol nelle vene.
“Niente baci sulla bocca.” Articolò infine, guardandolo negli occhi.
“Ah…” Esalò Raiko sorpreso, poi
abbassò gli occhi. “Se vuoi così…”
Commentò poi, senza nascondere una certa delusione, che in
qualche modo ferì Yukimi. “Però…”
Riprese poi, tornando a guardarlo in viso. “…posso
baciarti in altri posti?”
Avere quei due intensi occhi nocciola fissi nei propri, destabilizzava
non poco Yukimi e, ad ogni modo, ormai non vedeva l’ora di
mettergli le mani addosso. Era assurdo. Ma Raiko era così bello,
delicato, profumato, con quel sottile stupendo collo bianco e quelle
mani lunghe ed eleganti…
“Beh, certo…” Gli rispose allora.
“Tipo qui?” Fece l’altro, baciandogli di nuovo il collo.
“Sì…”
“O qui?” Raiko gli baciò il petto coperto dalla maglietta.
“Hm, sì…”
“O, ad esempio qui…” Si era abbassato e gli aveva alzato la maglia, per baciargli l’ombelico.
“Oh, sì…” Soffiò Yukimi, mentre lui scendeva ancora.
La camera era in penombra, illuminata solo da un abat-jour a forma di
cigno posta sulla scrivania, al lato opposto della stanza. Una lampada
stupida, che razza di gusti.
Lui era sdraiato su un letto all’occidentale, non li amava molto,
li trovava insidiosi. Bastava un nonnulla per ritrovarsi per terra a
gambe all’aria!
Si guardò intorno, un po’ confuso. Non gli era molto
chiaro come si fosse ritrovato lì. Era abbastanza sicuro di
essere stato un po’ ubriaco, alla fine della cena. Non
così tanto da non ricordarsi come era arrivato lì, ma
abbastanza perché gli sfuggisse il perché.
Il letto era sfatto, le lenzuola finite ammassate in fondo, un cuscino gettato a terra. Era stata una faccenda
movimentata. Beh, del resto, non c’era modo migliore di scaricare
la tensione per una missione importante che bere o… fare quello
che avevano fatto loro. O entrambi.
Quello che si chiedeva era perché quello che era successo, fosse
successo tra loro due. Era probabile che avessero allegramente infranto
molteplici secolari regole di relazione tra gli shinobi. E per lui era
anche la prima volta che… non che lo faceva in generale, ma in
quel modo, beh… Eppure era stato coinvolgente, eccitante,
perfino emozionante e assolutamente appagante.
Si grattò il petto, mentre faceva una smorfia pensierosa: cosa
era il caso di fare, adesso? Raccogliere i propri vestiti (a proposito,
dove erano finite le sue mutande?) e andarsene alla chetichella, oppure
aspettare e affrontare l’inevitabile dopo?
Il suo dilemma fu risolto dalla porta che si socchiudeva piano. Decise
in modo fulmineo di fare finta di dormire. Chiuse gli occhi e
restò immobile.
Il suo naso, nonostante tutto, percepì chiaramente un delicato
profumo fruttato (ciliegie?), che gli ricordò l’amplesso
appena consumato. Sì, perché quello era il profumo della sua pelle.
Socchiuse appena un occhio. Lo guardò attraversare la stanza con
addosso un improbabile accappatoio giallo pieno di rouches, fermarsi
davanti allo specchio e pettinarsi i capelli. Quando fece per girarsi,
lui richiuse l’occhio. E non vide il sorrisino spuntato sul suo
viso.
“Puoi smetterla di fare finta, so perfettamente che sei sveglio, Yukimi.” Affermò la sua voce melodiosa.
Lo shinobi biondo roteò gli occhi ancora chiusi, poi li
aprì con uno sbuffo, alzandosi sui gomiti. L’altro si
stava ancora sistemando i capelli davanti allo specchio.
Lo osservò finire, poi togliersi l’accappatoio e restare
tranquillamente nudo, voltarsi verso di lui e sorridergli soave. Fu con
un po’ di timore che lo guardò avvicinarsi, continuando a
sorridere, quindi sdraiarsi sul letto accanto a lui. Yukimi distolse lo
sguardo, vagamente imbarazzato.
“Devi dirmi qualcosa?” Gli domandò, mentre disegnava
spirali sulla sua pancia con un dito. Yukimi cercò
d’ignorare i brividi che gli provocava.
“Raiko, io…”
“Sì?”
“Perché?”
“Perché, cosa?”
“Perché noi due siamo qui!” Sbottò indispettito Yukimi.
“Mi sembra abbastanza ovvio…” Rispose Raiko con un
ampio gesto della mano. L’altro gliela scostò con uno
schiaffetto.
“Non svicolare con me, ragazzino!” Lo rimproverò poi.
“Non sto affatto svicolando.” Replicò tranquillo il
samurai, quindi si spostò, sdraiandosi con leggerezza
sull’altro ragazzo e fissandolo negli occhi. “Chiedi e ti
risponderò. Ma fai domande sensate.”
Gl’intimò dolcemente, con l’indice alzato.
Raiko aveva la pelle fresca, evidentemente per la doccia appena fatta,
ed averlo addosso era stranamente piacevole. Forse era anche per il
buon profumo. Sì, era proprio ciliegia. E gli piaceva davvero
tanto. Yukimi sospirò.
“Perché io e te siamo finiti qui? Ti annoiavi?” Chiese infine, titubante.
“Mi dispiace se pensi questo di me…” Ribatté Raiko con un broncetto infantile.
“Ok, allora, come mai? Ti sentivi solo?” Continuò
Yukimi. “Visto che Gau è fuori gioco per un
po’…”
“Aspetta.” Lo bloccò il samurai, sollevandosi appena. “Tu non stai pensando che io e Gau…”
“Tu che dici?”
Raiko, a quel punto, rise. La sua era una risata dolce e tremula, come
le foglie al vento. Ridendo era rotolato supino, lasciando a Yukimi una
vaga sensazione di abbandono.
“Perché cavolo stai ridendo?!” Sbottò
indispettito il ragazzo biondo, più arrabbiato per la fine del
contatto che per la risata in se.
“Perché tra me e Gau non c’è assolutamente
niente di quello che pensi!” Rispose l’altro, ancora
ridendo.
“Non negherai che abbia un debole per te…” Replicò Yukimi, con tono dimesso.
“Forse ce l’ha.” Ammise Raiko, prima di tornare
addosso all’improvvisato compagno di letto. “Ma questo non
significa che tra noi ci sia qualcosa e poi… io gli voglio bene
come ad un fratello, niente di più.” Aggiunse, dedicando a
Yukimi uno sguardo languido.
“Hm…” Fece lui, poco convinto, deviando gli occhi da quelli nocciola di Raiko.
Il samurai si prese qualche secondo per osservarlo: i corti capelli
chiari, il bel profilo, le labbra sottili lievemente imbronciate e quel
collo sottile e nervoso. Ponderò se fosse il caso di dirgli la
verità. Decise di prenderla larga.
“Pensavo questo fosse un modo che apprezzavi, per…
stemperare la tensione prima di una missione difficile.”
Mormorò infine, continuando a tenersi su un gomito, per riuscire
a guardarlo bene in viso.
“Sì, beh… l’apprezzo, in
effetti…” Biascicò Yukimi, rivolgendogli brevi
occhiate imbarazzate. Raiko si concesse una breve risatina leggera.
“Ma non è questo che vuoi sapere.” Soggiunse quindi e Yukimi lo guardò.
Gli occhi di Raiko erano fin troppo caldi e delicati per stare sul
viso, seppur finemente disegnato, di un assassino. Lo fissava con un
vago sorriso d’attesa sulle labbra rosate. Era… era
bello…
“Tu vuoi sapere perché l’ho chiesto a te,
perché non sono andato a cercarmi qualcun altro di meno…
impegnativo.” Continuò Raiko. “Il fatto è,
Senpai Yukimi, che tu mi piaci.” L’altro gli rivolse
un’occhiata scettica. “Oh, lo so che non ti sembra vero!
Perché sai di essere scorbutico, casinista e volgare…"
“Volgare?!” Sbottò lo shinobi biondo vagamente offeso.
“Mi piaci, Yukimi.” Lo zittì però Raiko, con tono dolce e languido.
Si guardarono nuovamente negli occhi. Erano vicini, si scambiavano il
respiro, i corpi nudi che combaciavano. E Yukimi fu preso da un
desiderio irresistibile. Perché quelle labbra erano troppo belle
e sensuali per non desiderarle. Allungò una mano e prese Raiko
per la nuca, tirandolo delicatamente verso di se.
“Hey!” Lo fermò l’altro, divertito. “Non avevi detto: niente baci sulla bocca?”
“Sì? Non mi ricordo…”
E si baciarono. Profondamente, con tenerezza, a lungo. Come se non
avessero desiderato altro per giorni. Quando finì, Raiko
sospirò con dolcezza e si accomodò sulla spalla di
Yukimi, gli occhi socchiusi. L’altro gli carezzava la schiena con
voluta lentezza.
“Resti qui?” Domandò Raiko, mentre combatteva col sonno.
“Dove vuoi che vada…” Rispose Yukimi, stringendoselo addosso. E sentì il suo sorriso sulla pelle.
FINE
|