canto di natale!
Respiro
a pieni polmoni l'aria
fresca, sto tornando a casa per il parco, è il pomeriggio
della
vigilia di Natale,il periodo in cui si è tutti
più buoni,
io sono l'eccezione naturalmente. Improvvisamente una piccola pallina
bianca mi cade sul naso. Cerco di guardare e capire di cosa si tratta.
La prendo in mano, è fredda. Subito dopo iniziano a venirne
giù altre, oh mamma sta nevicando!
Io odio la neve, si attacca sui capelli e mi rovina la messa in piega,
i miei ricci perfetti. La odio, la odio, la odio, smetti brutta neve.
La odio quasi quanto odio Patty, quella provinciale che vuole superarmi
in qualsiasi cosa, ma chi si crede di essere? E pensava che noi
potessimo essere amiche, illusa. Poi c'è Nicolas, l'ho
dovuto
lasciare. Con lui non stavo male, ma o mi dedicavo a lui o a me? E
naturalmente io sono più importante. Perhè io
sono la
divina, io sono la ragazza perfetta, ma per essere questo ho bisogno di
tempo.
Preparati mondo, Antonella the best and the only one è
tornata, più crudele e decisa che mai.
-Aaaaaah.-
Lancio un urlo perchè il mio piede si è
appoggiato su un
pezzo di neve che mi ha fatto perdere l'equilibrio e ora sto cadendo
all'indietro. Sbatto la testa su una panchina e tutto quello che vedo
dopo è il buio.
-Tontonella, svegliati
dai, ti muovi?-
-Ragazzina viziata, dai non abbiamo tutto il tempo per te.-
Apro lentamente gli occhi, ma intorno a me vedo tutto bianco.
-Oddio sono morta!- mi metto a urlare e piangere.
-Ah, ma stai un pò zitta, non sei morta, sei solo svenuta.-
mi volto verso la voce che ha parlato, io la conosco.
-Emma?-
-Antonella.-
-Si e io sono Giusy, dai andiamo.-
-Giusy?- non ci capisco più niente. cosa ci fanno Emma e
Giusy
nel mio inconscio, perchè se sono svenuta è
proprio
lì che mi trovo.
-Ah, no noi non siamo le vere Emma e Giusy, siamo la tua coscienza,
abbiamo messo questi abiti per farti sentire più a tuo agio.
Naturalmente io, Giusy, sono la parte buona e ti farò vedere
cosa succede se tornerai ad essere buona.- dice facendo una giravolta
su sè stessa.
-Ah ma non se ne parla nemmeno- dico io col mio solito ghigno.
-Brava Antonella, allora ascolta me va, io sono la tua parte cattiva e
sono rappresentata da Emma, vuol dire che comincerò io a
farti
da guida in questo viaggio.- mi dice Emma.
-Un viaggio? Dove? Londra? New York? Parigi?- domando io con gli occhi
sognanti.
-Ma allora è proprio tonta, no un viaggio nella tua vita
futura.- mi dice la mia coscienza-Giusy.
-Nella mia vita futura?- le guardo alzando un sopraciglio. Queste sono
proprio svitate.
Emma si butta indietro i capelli.
-Bene, sei pronta? Adesso hai sedici anni quindi faremo un salto di
dieci anni, questo è quello che succederà se
continuerai
ad essere cattiva e quindi ad allontanare le persone.-
-Questo sarà di sicuro il viaggio che preferirò.-
dico convinta.
Sento la terra mancarmi sotto i piedi e sprofondo. Tiro un urlo, ma
dopo due secondi atterro. Sono in mezzo a tanta gente che continua a
pestare le mie converse blu, ma cosa ci facciamo qua, ehi la gente
continua a venirmi addosso.
-Perchè mi vengono addosso?- domando alle mie coscienze che
mi stanno accanto senza battere ciglio.
-Non ti possono vedere Antonella, sei solo un illusione.- annuisco, ma
continuo a non capire cosa ci facciamo qua, dovrebbe essere uno stadio,
ci saranno cinquemila persone.
Improvvisamente però mi metto ad ascoltare la musica, un
momento, ma questa è...
No me venas con un tango lloron
que yo necesito ritmo
porque hay musica en mi corazon
y a mi no me da lo mismo
Mi alzo in punta di piedi e mi vedo, sono sul palco, a cantare e tutta
questa gente è qui per me, questo vuol dire che sono
diventata
famosa. La gente mi acclama, il mio sogno diventerà
realtà, è la cosa più bella che mi
potesse
accadere.
-Diventerò famosaaaa.- urlo abbracciando la mia
coscienza-Emma, mentre Giusy ci guarda schifata.
-Yes, I'm the best!- dico alzando le braccia al cielo.
-Bene, questo è il pomeriggio della vigilia che
accadrà
tra dieci anni, ora andiamo a vedere però come
sarà il
tuo Natale.- mi dice Emma.
-Ah, immagino che sarà divino, come me!- sono elettrizzata,
questo viaggio inizia proprio a piacermi.
Mi sento di nuovo mancare il terreno da sotto i piedi, ma stavolta non
prendo paura. Stavolta atterro in una casa buia. Le mie due coscienze
mi arrivnao vicino.
-Ma cosa ci facciamo qua?- domando.
Emma mi indica un divano al centro della stanza, la televisione
è accesa. Chi ci sarà? Mi avvicino...
Ma sono io!
Cosa ci faccio il giorno di Natale a casa da sola?
-Perchè sono da sola? Non dovrei essere a qualche mega
festa?- dico sorridendo.
-No Antonella, il Natale è una festa che si passa con la
famiglia.- mi spiega Giusy.
-Ma e allora la mia dov'è? Fabio, mia madre? Mio padre?-
domando.
-Non ci sono, quando hai scelto questa vita, li hai allontanati da te,
tutti quanti, li hai trattati malissimo, loro e tutti i tuoi amici, sei
famosa si, ma sola.- mi dice Emma.
Mi avvicino di più a me stessa futura, ho lo sguardo triste,
perchè? Dovrei essere contenta che sono diventata famosa,
anche
se sono sola.
-Sono famosa.- dico con un sorriso forzato. Questo è quello
che conta.
-Bene, ora ti porterò a vedere cosa succederà se
deciderai di diventare buona!- mi dice Giusy, e di nuovo il terreno
sparisce da sotto i miei piedi. Stavolta atterro in un posto
conosciuto. Nella casa in cui sto ora, che Leandro ci ha lasciate. Sono
in cima alle scale,dal salotto provengono risate, chiacchere e urla.
Accanto a me stavolta c'è solo Giusy.
-Dov'è Emma?- domando.
-Non è voluta venire.- mi dice sorridendo.
Scendo lentamente le scale.
-Siamo al giorno di Natale?- domando.
-No questa è la sera della vigilia.- mi dice.
-Quindi non sono diventata famosa?-
-No, hai capito che c'erano cose più importanti nella vita.-
mi
dice sorridendo Giusy. Faccio una smorfia schifata, cosa ci
può
essere di più importante che diventare famosi?
-Mamma mamma, guarda cosa mi ha regalato la zia Patty, il
pupazzo
di Tippete.- La voce proviene da una bambina seduta sul tappeto al
centro dei divani, avrà sui quattro anni, ha i capelli a
caschetto e la frangetta e gli occhi verdi smeraldo come quelli di
Nicolas.
Si alza e va verso il tavolo, in braccio a...me stessa?
Quindi quella bambina è mia figlia, sorrido
inconsapevolmente.
Quanto è dolce. Figlia mia e di Nicolas a quanto pare, visto
che
mi sta abbracciando. Per un attimo mi tornano in mente i suoi abbracci,
quelli caldi, quelli forti, queli sicuri, che mi facevano stare bene e
sentire protetta. La bimba torna a giocare con gli altri bambini, e
posso guardare il tavolo. Ci siamo l'altra me, Nicolas, Fabio e Tamara,
Alan e Caterina, Giusy e Guido, Matias e Patty. Patty, a quanto pare
siamo di nuovo amiche dato che abbiamo un bracciale identico al polso,
sul suo c'è scritto "Sei, eri e sarai la mia best per
sempre.A."
ce lo dobbiamo essere regalate a vicenda. Guardo il mio viso, non
è triste, anzi c'è un sorriso disegnato sul mio
volto, ma
non sono solo le labbra a sorridere, anche gli occhi lo fanno.
-Chi sono quei bambini insieme a mia figlia?- domando a Giusy che mi
risponde sorridendo.
-Il bambino sempre insieme a tua figlia è il bambino di
Patty e
Matias, hanno tutti la stessa età, l'altra è tua
nipote,
migliore amica di tua figlia e poi ci sono i gemellini più
piccoli di Alan e Caterina, mentre il bambino che gioca con le
macchinine è il figlio di Giusy e Guido.- mi spiega.
-Buon Natale a tutti!- dalla porta entrano due persone, immediatamente
non riesco a riconoscerle, ma poi scoppio quasi in lacrime. MIa madre e
mio padre, allora sono tornati insieme e mio padre è uscito
di
prigione. Dietro di loro vi sono Carmen e Leandro, e i genitori di
tutti i ragazzi.
-Antonella, dobbiamo andare.- mi dice Giusy.
-No, voglio restare a vedere ancora un pò.- mi lamento io.
-Non è possibile mi dispiace.-
La sensazione di vuoto ricompare, e mi ritrovo di nuovo circondata dal
bianco.
-Bene Antonella, ci dobbiamo salutare, il viaggio è finito,
spero farai la scelta giusta.- mi dice Giusy.
-Ovviamente quella di continuare a essere famosa, dai Antonella,
è il tuo sogno da una vita.- dice la coscienza-Emma.
-Stai zitta, deve decidere da sola.-
-No no, ho bisogno che mi aiutate a decidere, non so cosa fare.- dico
io. Sono combattuta, diventare famosa è il mio sogno da una
vita, ma ne vale la pena?
-Ciao Antonella, e buon Natale.-
Il terreno riscompare sotto i miei piedi.
-No no, Emma...
...Giusy...aiuto-
-Ma sta veramente chiamando Giusy?-
Apro gli occhi, stavolta sono atterrata distesa, ma dove sono? Guardo
alla mia destra, vi è Leandro in camice bianco.
Improvvisamente
collego tutto, la scivolata, sono svenuta, la mia coscienza, io da
sola, mia figlia. Ora so cosa devo fare.
Mi tiro su di colpo e mi tasto la fronte perchè una fitta mi
prende. Mi trovo un cerotto bianco enorme in fronte. Ma è
antiestetico in una maniera pazzesca.
-Antonella, stai giù. ti devi riposare, hai preso una bella
botta.- mi dice Leandro.
-Che ore sono?- domando.
-Le dieci, è quasi Natale.- mi dice Leandro sorridendo.
Improvvisamente la porta si apre e un'intimidita Patty fa capolineo. Si
avvicina lentamente, ha paura di me, quanto male l'ho trattata.
-Ciao Antonella.- dice avvicinandosi al lettino.
-Ciao Patty.- dico sorridendo e abbracciandola. La sento sorridere.
-Ma siamo tornate amiche?- mi domanda speranzosa.
-Migliori amiche. Perdonami.- dico sorridendo.
-Oh sono proprio contenta per voi.- dice Carmen entrando.
-Carmen. fatti abbracciare.- mi guarda strana, ma poi si avvicina e si
lascia abbracciare. D'altronde è quasi Natale no? Bisogna
essere
più buoni.
-Pulcino, pulcino come stai?- ecco entrare anche mia madre, poi Fabio,
le popolari, le divine e tutti i miei amici. Tutti pronti a passare la
vigilia di Natale in ospedale per me. Sono pronta a rinunciare a tutto
questo? No io dico di no.
-Dov'è Nicolas?- domando a mio fratello.
-Ha preferito restare a casa, ha detto che sicuramente non saresti
stata contenta di vederlo.-
Stupido!
Mi alzo dal lettino e scappo fuori dall'ospedale. Sento Leandro dietro
di me che mi urla che devo riposare, ma non me ne importa niente.
Corro, ormai è tutto imbiancato, le strade, i tetti delle
case,
gli alberi. Guardandola con occhi diversi la neve è proprio
bella, dà un senso di purezza, di allegria, soprattutto se
iluminata dalle luci del Natale.
Arrivo a casa mia di corsa. Suono il campanello. Voglio fargli una
sorpresa.
-Arrivo.-
Spalanca la porta e quando mi vede si stupisce. Sul suo viso compare un
sorriso.
-Antonella, cosa ci fai qua?-
Gli butto le braccia al collo e appoggio la testa sul suo petto.
-Perdonami.- sussurro.
-Come potrei non farlo se sei la cosa a cui tengo di più a
questo mondo?- mi dice.
E finalmente ci baciamo, e nella mia testa mi chiedo come ho anche solo
lontanamente potuto pensare di poter rinunciare a tutto questo, certo
essere famosa è il mio sogno da una vita, mi darebbe grandi
soddisfazioni, ma non sono pronta a rinunciare alla mia
felicità per un sogno, forse sono una debole a fare questi
discorsi, ma adesso non mi importa, mi va bene anche essere debole se
accanto a me ho Nicolas, Patty, i miei amici e la mia famiglia.
Chissà se il futuro sarà veramente come quello
del sogno, lo scoprirò solo vivendo, ma apppunto devo
viverlo e non vedo l'ora di farlo.
Don don don.
-é Natale.- dico sorridendo.
-Tanti auguri amore mio, spero che sia il primo dei tanti Natali che
passeremo insieme.- mi dice Nicolas.
-Io penso proprio che lo sarà, tanti auguri vita mia.-
Finalmente è la mattina di Natale. Mi alzo e scendo le
scale, mio fratello Matias si è già fiondato
sotto l'albero ad aprire i regali. Ho ancora un sonno atroce per la
notte passata in ospedale, per chi poi? Per Antonella che io odio da
una vita. Mi è apparsa diversa però.
Sorrido e ognuno della mia famiglia prende i propri regali. Prendo
quello dei miei genitori, quello di Patty, Tamara e Sol e quello di
Guido. Rimane un ultimo pacchetto sotto l'albero, ci guardiamo tutti
quanti un pò spaesati.
-Giusy, è per te.- dice mio fratello.
Per me? Chi sarà. Lo scarto per primo, sono incuriosita al
massimo. Dentro c'è un angioletto bianco, con uno spaghetto
da attaccare all'albero. Cade un biglietto che era incastrato tra la
carta. C'è scritta una sola parola e la firma.
"Grazie. Antonella."
L'ho sempre detto io che quella ragazza è strana.
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