erRato
~ Choice:
he taught ~
Le voci
sono ancora lontane, ma non ci metteranno molto ad avvicinarsi. Le senti, senti che ti chiamano, che ti ordinano di tenere fede alla
tua natura. E sai che non potrai impedirti ancora a
lungo di ascoltarle. Non vuoi, non vuoi, non hai
intenzione di piegarti, non stavolta.
[È stato lui ad insegnarti la volontà.]
«Ti ho portata
qui perché tu mi uccida. Non volevo che mi ammazzassi davanti a Laio.»
Vicine,
ora, sempre più vicine. Fanno male. Fa male
dentro, sotto la pelle.
[È stato lui ad insegnarti il dolore.]
«Non
posso…»
«Uccidimi!»
C’è
terrore negli occhi viola fissi nei tuoi. C’è un orrore immenso,
qualcosa che non hai mai visto prima, mai, neppure negli occhi delle vittime
che hai trucidato a sangue freddo. È qualcosa che va al
di là di ogni paura, di ogni rifiuto. Qualcosa che non dovrebbe
esserci.
[È stato lui ad insegnarti la disperazione.]
«Tu hai salvato
Laio, hai viaggiato con noi, hai cacciato per
noi… Non posso…»
E adesso
c’è qualcos’altro nel viola…
Cos’è? Acqua? Lacrime?
Quella
creatura sta piangendo per te? Sta piangendo per la tua sorte? Ma la tua sorte non ha importanza. Tu non vuoi vivere, non vuoi, non se questo significa tradire.
[È stato lui ad insegnarti il senso
di colpa.]
«Non voglio uccidere Laio, non voglio
uccidere… Ammazzami!»
Vicine,
vicine. E non sono più solo le voci.
Rumore di
spade, rumore di scoppi. La battaglia è
iniziata. Lui è laggiù che combatte, e il suo prossimo nemico potresti essere tu. E non vuoi. E ti odi e odi lei
perché non vuole ascoltarti, non vuole lasciarti morire.
[È stato lui ad insegnarti la differenza.]
«Uccidimi. Perché non vuoi farlo, dannata mezzelfo?
Mi odi così tanto? Tra poco non sarò
più me stesso!»
Ti
chiamano. Gridano il tuo nome. Vrašta!
Vrašta! Vrašta!
Non
ascoltarli, Vrašta. Non ascoltarli, fammin. Non ascoltarli, Errato.
Sangue…
Sangue tra i tuoi artigli. È il tuo. Per la
prima volta, il tuo. Ti feriresti a morte, se solo potesse cambiare qualcosa,
ma non ti impedirebbe di sentire le loro voci. L’unica
tua speranza è la morte.
E la
supplichi e la implori, mentre impazzisci.
[È stato lui ad insegnarti il bisogno.]
Poi, di
colpo, negli occhi viola si illumina qualcosa. La mezzelfo scatta in piedi, chiude gli occhi e affonda la
spada fino all’elsa nel tuo ventre.
Prima
è il dolore, poi il sollievo.
Le voci si
fanno più inconsistenti, lontane e senza senso. Vrašta…
Chi è Vrašta adesso? Non tu. Tu sei un
Errato. Tu sei libero.
[È stato lui ad insegnarti la libertà.]
Lei apre gli occhi, ti guarda. Vede il tuo sangue e
rabbrividisce. Ma non ce n’è motivo. Lei
ti ha salvato.
Sorridi.
[È stato lui ad insegnarti a sorridere.]
«Grazie…»
[È stato lui ad insegnarti a ringraziare.]
{ … }
Passi.
Passi di corsa, passi intorno a te, passi che si
allontanano. La battaglia continua, il male non è curato. Ma tu sì.
Non
c’è molto che tu abbia potuto fare per lui, ma di certo non sarai
tu a tradirlo ancora, non sarai tu ad uccidere
il tuo amico.
[È stato lui ad insegnarti l’amicizia.]
Addio, Laio…
L’ultimo
tuo sguardo è per il cielo.
[È stato lui ad insegnarti a guardare
il cielo.]
* * *
{ Lontano,
nella foresta, Laio avverte qualcosa dentro di
sé che si spezza.
Non
può interrogarsi sulla fonte di quel dolore intrinseco, perché
nello stesso istante una spada attraversa da parte a parte la sua schiena.
Si abbatte
al suolo senza un lamento.
Non lo sa
ancora, ma è un addio. }