Per la Criticombola, un prompt di
dialogo botta e risposta da inserire pari pari nel racconto. Non lo
anticipo: non è difficile da individuare.
Non avrei mai pensato di finire a
scrivere di FFCC, ma è un vecchio amore sempre vivo e sono
contenta
di rendergli omaggio. Benedetto il bonus multifandom
dell'iniziativa... e la scadenza stretta che mi ha fatto passare in
rassegna tutte quelle belle cosine su cui si può scrivere
dopo solo
mezza giornata di documentazione-ripasso :3
(e non, che so, tre mesi...
Xenogears dico a te!)
Con un occhio di riguardo alle narrazioni iniziali dei dungeon e al tema dei ricordi, dunque...
Ho pescato un ricordo dal mare
Dicono che tutti i fiumi e tutte le
piogge del mondo tocchino i cristalli nel loro cammino e portino al
mare la loro polvere. È per questo che la sua superficie
brilla al
sole come una pietra preziosa.
Ho chiesto a un marinaio Seliky se era
vero. Mi ha risposto indicando al largo, dove le nuvole si erano
appena aperte in una pozza di luce.
Se le carovane del cristallo gli
donassero la loro mirra, ho pensato allora, versandola ogni anno
sulle sponde della loro casa, la sua distesa infinita ci
proteggerebbe tutti?
Ma credo che sia solo una leggenda, o
il miasma l'avrebbe offuscato da tempo.
Dicono anche, in questa terra lontana,
che è il mare che prende con sé i ricordi e li
custodisce, ora
cullando le barche col rollio e il beccheggio di una ninnananna, ora
spaventandole con fortunali da incubo. A questo posso credere,
perché
stamattina ho pescato un ricordo.
Mi è rimasto poco dei primi anni di
viaggio, quasi che le memorie si fossero disciolte in fondo a una
provetta, a fare da reagenti per esperienze più nuove,
eppure questa
è riemersa così fresca e viva. Mi chiedo se sia
stato veramente il
mare a riconsegnarmela.
È un sogno che feci quattro anni fa,
prima di unirmi alla nostra carovana. Non te ne parlai allora, non
perché temessi che tu mi considerassi pazzo, beninteso, ma
perché
c'era così tanto da fare in quei giorni – il
viavai dei
preparativi, i timori per la partenza – che mi
passò subito di
mente e lo ritrovo solo oggi, per altre terre, con altre speranze.
Accadde così:
Camminavo nella piazza grande, di
notte, giù dai gradini del nostro cristallo. Ero solo. Il
cristallo
mi scomponeva addosso la luce delle fiaccole e tutto il mio corpo
passava dal blu al verde al giallo mentre il terreno sotto di me
risplendeva di un mosaico di colori. Sentivo la testa pesante e mi
muovevo come per tenerla in equilibrio, ondeggiando avanti e
indietro. Giunto a terra, aprii la celata e mi inginocchiai. Dal mio
elmo usciva della mirra. La portavo dentro di me, capisci? E
continuava a fluire, e i colori crescevano, e io continuavo a
svuotarmi al punto di non potermi rialzare.
Allora il cristallo parlò.
“Accetteresti di fare una cosa
simile?”, mi chiese. Aveva la voce di mia madre e sembrava
preoccupato. Anch'io lo ero.
“Ho scelta?”
Mi svegliai.
In quei giorni no, non avevo scelta.
Tutte le speranze del villaggio ricadevano su di me e su Grezzou
–
che ora mi guarda stranito, forse incapace di credere che io possa
avere più da scrivere in una sola lettera che da dire a lui
in tutto
un anno. O forse solo assonnato, se lo conosco. È un
compagno fidato
e un valente scudo e prima o poi troverò occasione per
esternarglielo. Meriterebbe miglior compagnia.
Oggi però sfoglio il diario e vedo
tutte le decisioni che hanno guidato i nostri passi, ogni bivio, ogni
incontro; vedo la curiosità che ci ha spinti al limitare del
deserto
invece di seguire le orme di tutte le passate carovane. E vedo il
mare scintillare oltre il bordo, carico di promesse. Oggi scelgo di
essere qui e presto oltre ancora, nelle terre inesplorate a nord di
Rebena, se i flussi ci saranno favorevoli.
Non mi fido a consegnare ai mog anche
questa missiva, nel timore che non sappiano dove recapitarla. Ma
è
qui, fermata dalla carta e dall'inchiostro, e tornerà con me
quando
le giornate si faranno corte e il nostro calice colmo di mirra.
Allora siederemo lontano dal fuoco, accompagnati dall'eco dei canti e
dei balli dei nostri cari, e la leggeremo insieme.
Sempre tuo
G.
meraviglioso regalo di Skull Kid
Rispetto al mio solito OC è uno strano Grion questo,
giovanissimo, mago e figlio di alchimisti. Certo che cannare in pieno
i propri AU è un tipo di fail tutto particolare... a mia
discolpa,
iniziando una partita con gli amici non si può star troppo a
pensare
ai nomi e “Grion” mi sembrava l'unico adatto al
musetto tirabaci
di uno Yuke Maschio Irregolare. Del carattere originario gli resta
l'essere taciturno e il 'non aprirsi facilmente a chi non gli
è
vicino' (come direbbe Yeesha) – il che significa, in
quest'ambientazione, NESSUNO tranne sua madre, sua sorella e il
solito Sert. Il quale però sta su un'altra memory card... e
quando
il tuo migliore amico esiste solo in una realtà parallela
son
problemi XD Nulla che riguardi direttamente questa fanfic, ma ci
tenevo a puntualizzare XD
Ultima cosa... my canon, let me show
you it. È molto semplice: si prende FFCC, FFCC:RoF,
FFCC:EoT, FFCC:
MlaaK, FFCC:tCB, si tolgono gli ultimi quattro e si ottiene quello
che considero valido nella serie. Punto. Un po' come la formula
“FFX-2 +2” insomma. Rivoglio indietro la poesia, il
bilanciamento
fiabesco fra l'epico e il tenero, gli Yuke, il buongusto. Il
buongustoooooo ;_; Mi venderei una copia di Uru
per un adventure valido realizzato con la stessa direzione artistica
del primo FFCC, sob.
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