Autore: karrina
Titolo: Perdere
il controllo
Fandom:
Criminal Minds
Rating: NC17
Pairings: Hotchner/Reid
Warnings:
slash
Conteggio parole:
1312
Note:
Scritta per l'Italian P0rn Fest #3 di fanfic_italia
Disclaimer:
I personaggi di Criminal Minds non mi appartengono, li ho solo presi in
prestito ma senza fini di lucro.
Prompt:
Criminal Minds, Aaron Hotchner/Spencer Reid, "Non ho pensato"
Avevano evitato uno scontro violento. Spencer sentiva ancora
l'adrenalina che gli faceva pompare il sangue. Harduik era andato molto
vicino ad aggredirli, voleva ucciderli per non essere giustiziato la
settimana prossima. Reid si mosse sul sedile dell'auto e
guardò Hotch. Quel giorno era strano. Di solito era freddo e
lucido, mentre invece quella mattina era agitato e sul punto di
esplodere.
Avrebbe volentieri preso a pugni il detenuto che stavano interrogando e
Reid aveva tremato. Se succedeva qualcosa a lui, non avrebbe avuto
speranza da solo. Si era trovato a parlare a ruota libera per
calamitare l'attenzione di quel pazzo, finché stava ad
ascoltarlo non ci sarebbe stato sangue e morte. Quando aveva visto la
porta aprirsi e le guardie carcerarie entrare era scappato, tornando
finalmente a respirare.
E adesso in quell'auto Reid era seduto a fianco di una bomba pronta ad
esplodere al minimo sobbalzo. Stranamente si sentiva divertito da quel
nuovo Hotch. Era più umano. Più comprensibile.
-Bella mossa far concentrare Harduik su se stesso finché non
sono tornate le guardie.- Disse Aaron rompendo il silenzio.
-Ho scoperto che nel lavoro riesco a dare il meglio di me quando sono
terrorizzato.- Fu la battuta semi seria del dr. Reid.
-Mi dispiace.- Si scusò Hotchner, era stato così
preso dai suoi istinti da dimenticarsi che poteva coinvolgere anche
altre persone. Stava per perdere il controllo della situazione e se non
fosse stato per la brillante idea del suo collega la situazione sarebbe
potuta finire molto male.
-Di che?- Chiese Spencer ammirando il profilo accigliato del suo
superiore.
-Ho creato uno stato di contrapposizione.- Ammise Hotch. -Non direi.-
Gli disse Reid per discolparlo un poco.
-Certamente non ho aiutato.- Sospirò l'agente al volante.
-No. Non hai aiutato molto.- Spencer si permise quella piccola presa in
giro perché erano senza il resto della squadra. Davanti ad
altri avrebbe mostrato solo il massimo rispetto per il suo caposquadra.
Spencer sentì l'altro sospirare e poi dire: -Sai, Haley
vuole che firmi i documenti per il divorzio consensuale,
così non sprecheremo soldi per gli avvocati.- Decisamente a
disagio per Reid fu dunque chiaro che il comportamento aggressivo del
suo capo aveva origine da un conflitto interno.
-E tu non vuoi?- Domandò timidamente Spencer.
-Quello che voglio non posso averlo.- Rispose rassegnato l'altro.
Pigiando poi il piede sul acceleratore.
-Ma potresti dirglielo.- Consigliò timidamente il ragazzo.
-Non ti fa bene tenerti tutto dentro. Sembri una tigre in gabbia.-
Disse ancora Spencer agitandosi.
L'idea di Hotch fuori controllo lo eccitava un po'. Spostò
la tracolla dal fianco a sopra le gambe e si mise ad osservare la
strada. Essere gay non è facile, essere un agente dell'FBI
attratto dal suo capo era anche più complicato. -Posso fare
qualcosa per te?- Si ritrovò a chiedere Spencer senza
pensarci. Aveva una certa tensione fra le gambe e la testa sembrava una
boccia piena d'acqua.
Hotch si girò a guardarlo sentendo quel tono invitante.
Spencer aveva le guance arrossate e teneva gli occhi fissi sulla
strada, quasi non batteva le palpebre per la concentrazione.
Dentro di se Aaron si stava domandando se avesse capito bene e Spencer
ci stesse provando o se avesse capito male e l'altro era solo
imbarazzato e aveva paura di risultare invadente. Optò per
un gesto non compromettente e dopo aver diminuito la
velocità e scalato una marcia appoggiò il palmo
sulla coscia del collega. -Grazie, sei davvero gentile.- Disse Hotch
lasciando con finta indifferenza in quella posizione la mano.
Sentì quasi subito la mano di Reid che gliela copriva come
per confortarlo però quasi impercettibilmente la forzava a
scivolare verso il centro e verso l'alto.
Nessuno dei due disse nulla quando il palmo di Hotch si
trovò a sfregare contro il duro di un'erezione. Se
rallentava o accelerava Aaron spostava momentaneamente la mano destra
sul cambio e poi con noncuranza tornava a manipolare l'intimo del
ragazzo al suo fianco. Se fosse stato completamente in se, ovviamente,
non si sarebbe mai approfittato a quel modo di un suo sottoposto, ma
tutto quello che desiderava era uno sfogo e Reid era caldo, voglioso e
disponibile; il resto erano pensieri sfocati che non meritavano
attenzione.
Abbandonarono l'autostrada all'altezza dell'uscita per Baltimora e
pochi minuti dopo parcheggiavano nello spiazzo di un motel dalle pareti
azzurre e grossi cespugli di buganvillee.
Hotch chiuse la porta della stanza dietro di lui e schiacciò
il corpo eccitato di Spencer contro la parete. Essendo un padre di
famiglia era la prima volta che si trovava a fare quelle cose con un
uomo ma gli venne naturale. I baci non erano dolci ma violenti e
sentiva il membro dell'altro spingere contro il suo gonfio e eccitato.
Spogliò con urgenza se stesso e Reid, spingendolo poi sotto
di se quando andarono a letto.
Spencer obbediva a ogni suo comando non appena lo pensava: allargava le
gambe per accoglierlo, gli lasciava scoperto il collo per baciarlo, si
inarcava e gli spingeva sui glutei per accompagnare il movimento. Hotch
perse completamente il controllo, si trovò a tremare per
quanto era eccitato e scoprì una natura violenta che non
credeva di possedere. Era animalesco ed era grandioso. Non era mai
stato così prima di allora. Liberò forti gemiti
di soddisfazione quando finalmente arrivò
all'orgasmo. Rimasero allacciati avvolti dall'odore
del sesso. Spencer respirava velocemente sentendosi in paradiso per la
prima volta da mesi. Non c'era da specificare che la sua vita sessuale
era pressoché inesistente. Aaron invece sentiva la marea del
piacere ritirarsi e insieme ai primi brividi di freddo ritornavano le
responsabilità della sua vita, con tutti i loro tormenti.
Hotch si svegliò da quella pace quando le cosce che ancora
gli cingevano i fianchi si mossero carezzevoli contro le sue. Si
trovò a dover affrontare lo sguardo languido di Spencer
mentre il suo fallo sgonfio ancora soggiornava nella sua carne.
Bagnati dai rispettivi fluidi Hotch si sentì improvvisamente
sporco e a disagio.
-Ora è meglio se ci rivestiamo.- Le sue parole raffreddarono
un po' il sorriso del giovane sotto di lui e Hotch si sentì
pure un gran bastardo. -Mi dispiace, non ho pensato. Ma... -
-Non si ripeterà.- Finì per lui Reid, rassegnato
e triste.
-No. Ho un figlio e amo mia moglie.- Hotch si sfregò gli
occhi chiedendosi quale diavolo lo avesse spinto a comportarsi in
maniera così sconsiderata. Non sarebbe stato meglio lui e
Spencer si sarebbe trovato coinvolto suo malgrado! Che casino.
-Lo so.- Disse Spencer scivolando lontano da lui sul materasso. -Non
stavo certo cercando di conquistarti.- Aggiunse imbarazzatissimo
coprendosi i genitali con il lenzuolo. -Torna pure dalla tua famiglia,
non lo saprà nessuno di oggi. Almeno non lo sapranno da me.-
Gli promise guardandolo attraverso i capelli biondi che gli erano
caduti davanti agli occhi.
-Grazie.- Gli disse Hotchner fissandolo. Poi gli sfiorò
dolcemente il braccio dove un segno rosso spiccava sulla pelle pallida.
-E perdonami se ti ho fatto male.-
Spencer sorrise birichino. -Veramente mi è piaciuto
parecchio.- Disse mordendosi un labbro. -Ti dispiace se mi lavo prima
io?- Domandò Reid indicando il bagno felice di avere una
scusa per farsi una doccia fredda e di avere un momento di pausa per
ricostruire il suo scudo.
-No, va pure.- Concesse Aaron seguendolo con gli occhi mentre fuggiva
in bagno.
Al loro rientro in ufficio sembrava essere tornato tutto normale: Hotch
era di nuovo il freddo e razionale sergente di ferro della squadra e
Reid era tornato lo stesso ragazzino intelligente e ingenuo; certe
volte però le apparenza ingannano. Le cose non sarebbero
più tornate come prima. Ora ogni contatto, ogni sguardo,
ogni frase gentile era carica di elettricità e di ricordi
infuocati.
No, le cose non sarebbero più state normali.
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