Diciassette chilometri da Dover, diciassette da Calais.

di ballerinaclassica
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Titolo: Diciassette chilometri da Dover, diciassette da Calais;
Personaggi: Inghilterra/Francia (America, solo nominato)
Genere: Introspettivo, Storico, vagamente Sentimentale;
Avvertimenti: One Shot, What If?, accenni di Shonen Ai;
Note storiche: riferimenti all'Intesa Cordiale, firmata a Londra. In questa ucronia il patto avviene in mezzo alla manica; riferimenti all'episodio di Fascioda.
Note dell'Autore: FanFiction classificatasi prima al Concorso "Nazional Geografico" indetto da SillyHatter sul forum di EFP.

















Vista di Calais da Dover.








«Dico davvero, Inghilterra, io non capisco proprio la necessità di incontrarci su la Manche
«English Channel
«Sì sì, certo. Come lo chiami tu-»

Francia sospira. Inghilterra sbuffa. La routine comincia.
È sempre stato tremendamente difficile per loro due andare d'accordo. E nemmeno quando si tratta di trovare un punto d'incontro sembrano troppo propensi al dialogo. Da una parte c'è una specie di muro fatto di orgoglio inglese e sarcasmo; dall'altra... Beh, Inghilterra pensa che dall'altra parte ci siano solo un mucchio di idiozie, di romanticismo da quattro soldi e... Insomma, solo qualcosa di terribilmente inutile.

«Non ti piace?»
«Penso che sarebbe stato molto più accogliente-»
«Non ti ci voglio dalle mie parti.»

Francia immerge una mano nell'acqua gelida. Sicuramente non è peggio di quella volta in cui erano stati costretti ad incontrarsi nel bel mezzo del Continente Africano. Francia ne è sicuro, i reparti inglesi non erano stati nemmeno troppo gentili con lui.
Eppure, gli sarebbe piaciuto andare a Londra. In fondo lui non voleva far altro che entrare.

«La smetti di interrom-»
«No.»

E non capisce nemmeno quella mancanza di collaborazione. Insomma, lui è bello e francese, Inghilterra è rude ed inglese. Dovrebbe cadere ai suoi piedi, ma evidentemente c'è qualcosa che non funziona!
E allora prende una manciata d'acqua in mano e gliela getta in faccia. Così gli sta bene, a quell'insopportabile... Bruco dorato? Francia voleva andare a trovarlo come faceva un tempo, quando era alto solo un mucchietto di centimetri. Ma lui no, lui doveva calorosamente accoglierlo su di una zattera in mezzo al mare freddo della Manica.
Che rude. Rude e poco elegante inglese.

«Idiota! Si può sapere che diamine ti prende?!»
«Io sono l'onnipotente Francia! Dovresti essere più carino e gentile con me! Prendi esempio da Italia!»
«Italia?»

Inghilterra solleva un sopracciglio, cioé un sacco di roba.

«Forse è l'esempio sbagliato, ma ci sono molte persone gentili con me! Tutte tranne tu! Sei brutto e insopportabile!»
«Giuro che se non la smetti ti faccio tornare a Calais a nuoto, stupida rana.»

Francia gli fa il verso (lui l'accento inglese lo detesta proprio) e torna a sedersi comodamente. In maniera relativamente comoda, a dir la verità.
Poteva almeno essere un minimo più caloroso; poi però si ricorda che è inglese e scuote la testa.

«Che hai adesso?»
«Niente.»

Inghilterra ha un'espressione dura e ferma (o almeno questo è quello che vuole far sembrare). La verità è che nemmeno lui riesce a credere a quello che sta per fare.
Si tratta solo di far sparire tutti i dissidi con Francia, no? In modo implicito o esplicito che sia, il suo scopo è solo e soltanto quello.
Prende un mucchio di scartoffie e comincia a leggere. È un po' ridicolo, forse, farlo nel bel mezzo del fossato che lo aveva sempre protetto dal mondo (e mai da Francia) mentre la rana lo guarda e fa roteare un polso. Al solito dunque, lui parla e quello finge solo di ascoltarlo.
Inghilterra pensa che non è proprio l'unico a farlo, che qualcosa lontano da lui a causa del mare (un po' più lontano di Francia però) sembra trovarlo un piacevole passatempo.
America, sta' zitto” “E poi fatto questo, questo e quell'altro!” “America, non dire idiozie” “E domani anche la luna” “America?” “Ve la farò vedere!” “America?” “Io sono un eroe! Io sono il più forte!”

«Non ho ancora capito perché non a Lon-»
«Diciassette chilometri da Dover, diciassette da Calais.»
Un attimo di smarrimento in Francia.
«Sì. E allora?»

Francia proprio non capisce (ma c'era da aspettarselo da uno così stupido). Inghilterra allora mette via i documenti e indica la costa alle proprie spalle, il Passo di Calais. Poi, con un gesto rapido, tende il braccio verso il maniaco, per mostrargli che anche dietro di lui c'è un lembo di terra, il sud est inglese, Dover e le sue bianche scogliere.
Forse Francia non ci ha mai fatto caso, Inghilterra invece sì. Inghilterra è sempre molto attento.

«Questo è il punto più stretto.»
«Cosa?»

«Da qui-» gli si avvicina e lo invita a voltarsi, passandogli un braccio dietro la schiena «-puoi vedere sia la mia che la tua terra. È così piccolo il mare.»
Il viso di Inghilterra è così vicino al suo che Francia potrebbe giurare di averlo visto accennare un sorriso. Ma tanto lo sa lui, lui che è l'onnipotente Francia, che quell'assurdo britannico è in un certo senso confortato dalla vicinanza che c'è tra loro, magari potrebbe anche diventare armonia.
«Mi sembrava il posto più adatto.»
«Credevo non mi volessi dalle tue parti.»
«Anche.» Inghilterra poi tace e continua a restargli vicino, con quel braccio ancora stupidamente piazzato sulle spalle di Francia. E quest'ultimo non ci tiene a farglielo notare, sa bene che poi verrebbe rimosso nell'immediato.
«Ma mi sembrava il posto più adatto.»

«Sembra anche a me.»

Solitamente loro due non vanno d'accordo. No, ecco, a dir la verità loro due non vanno mai d'accordo. Per questo, quando invece c'è qualcosa che li accomuna, mettono da parte quella sottospecie di repulsione reciproca.
Deve essere il clima che si respira agli esordi della nuova era franco-inglese.

«Mi parleresti ancora di questa Intesa
«Segna la fine dei conflitti. È un accordo solo nostro.»

Inghilterra non era mai stato bravo a scegliere, Francia glielo diceva sempre – che si fosse trattato di un luogo, di armistizi o semplicemente di abiti e via dicendo (tagli di capelli inclusi). Però questa volta (e stranamente non è nemmeno così dura ammetterlo) ha fatto proprio un buon lavoro. L'ha cresciuto bene, il suo Inghilterra.

«E lo firmiamo nel punto-»
«Più o meno qui.»

Francia gli passa un braccio attorno ai fianchi e Inghilterra sussulta.
È buffo, pensa, stare abbracciati in mezzo al mare, su di un'improbabile zattera. È buffo sì, perché in un certo senso è anche romantico.

«Sì, il più vicino.»





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