Titolo: A christmas wish
Serie: Kiniro no Corda - La corda d'oro
Rating: PG
Genere: Commedy, Romance
Character: Len Tsukimori, Ryoutaro Tsuchiura, Kazuki Hihara, Kahoko Hino e,
in minor parte, gli altri tre partecipanti al concorso.
Pairing: qualche accenno c'è, ma è mooolto velato (e mooolto slashoso v_v").
Note: Sì beh, non è davvero niente di che. Mi è venuta in mente sulla metrò
e ho pensato che come fic natalizia potesse essere carina, anche se è davvero
senza pretese e, purtroppo per me, gli accenni shounen ai sono esattamente
questo: degli accenni. Liberi di essere ignorati. Ma un giorno riuscirò ad
imbastire una Tsu/Tsu come si deve *_*!
Conteggio Parole: 1.684
Disclaimers: I personaggi di Kiniro no Corda appartengono agli aventi
diritto.
Fanfic
scritta per la Challenge della Befana@FW.it
.A christmas wish.
Si erano presentati in massa alla porta, come una manifestazione improvvisa a cui lui, Len, non era preparato.
Non aveva avuto la forza di respingerli e forse,
visto com’era stato preso in contropiede, non ci aveva neppure provato.
Uno dopo l’altro avevano superato la soglia di
casa sua –sua!- ed erano entrati nel suo territorio, invadendolo come uno sciame
di cavallette, così che al loro passaggio non fosse rimasto che la devastazione.
Incredulo, aveva avuto appena la forza di ruotare
il capo dopo che la voce pacata di Azuma aveva pronunciato un affabile “Scusaci
per quest’invasione improvvisa, Tsukimori-kun.” e Kahoko aveva giustificato
tutti con un banale “Passavamo da queste parti e così abbiamo pensato…”.
Len sospirò.
Era esattamente questo il problema di quei
ragazzi: pensare non era mai stato il loro forte.
Ma ormai era fatta e cacciarli fuori dai piedi uno
dopo l’altro sarebbe stata una fatica inutile.
Un odore nell’aria sfilò fastidioso fino al suo
naso, portandolo a sollevare il dorso della mano per coprirlo.
«Che… che cos’è quest’odore?» chiese, cercando di
apparire distaccato come al solito.
Kazuki alzò addirittura la mano per esprimere il
proprio entusiasmo, sventolando tre bastoncini da cui un fil di fumo grigiastro
si levava disperdendo il suo odore pungente.
«Incenso!» esclamò, sempre allegro «Yunoki
ha detto che nella tradizione occidentale fa parte dei doni che vennero portati
la notte di Natale. Ho pensato che sarebbe stato carino portarli anche a te… ma
visto che l’oro è troppo costoso e non ho idea di cosa sia la mirra…
però l’incenso può bastare, no? E poi abbiamo portato anche un sacco da mangiare
e Tsuchiura-kun ha anche tutto il necessario per addobbare l’albero di Natale!
Non l’hai ancora fatto, vero?»
Quel ragazzo era… fuori controllo.
Per tutto il tempo che Kazuki aveva impiegato per
parlare, Len aveva guardato le sue labbra muoversi e sentito la voce scivolare
via; improvvisamente si rese conto che mai una volta l’altro aveva preso fiato.
Era spaventoso.
Ma qualcosa della frase del senpai lo portò a
riflettere.
«Come sarebbe a dire il necessario per addobbare
l’albero?» guardò Tsuchiura, ma prima che potesse incontrarne la figura
slanciata, si soffermò ad osservare il corpicino di Keiichi Shimizu. Era
sdraiato sul divano del salotto, caduto addormentato abbracciando il proprio
violoncello.
Quel tipo è maledettamente kawai… pensò il
proprio cervello, per poi obbligarsi a concentrarsi sulle cose più importanti.
Tsuchiura.
Cioè, non che fosse importante, eh! Non in quel
senso, per lo meno, ma gli doveva una risposta e questo bastava per
concedergli il proprio sguardo.
«Non guardarmi come se fossi un alieno, io non
volevo neppure venirci, ok?» soffiò via Ryoutaro, andandogli di fronte per
allungare un sacchetto di plastica che strabordava di palline colorate, lucette
blu, rosse e viola e quant’altro.
«E cosa ci dovrei fare con questa roba?»
Il tono che aveva usato Len era seccato e la voce
era filtrata tra i denti stretti in una smorfia.
Kahoko li aveva raggiunti prima che Ryoutaro
potesse rispondergli per le rime.
«Pensavamo che avremmo potuto addobbare l’albero
tutti insieme.» aveva detto, con il solito sorriso gentile e lo sguardo che dava
un senso di tepore a chiunque lo incrociasse.
Alle volte Len odiava il suo sguardo, così opposto
al proprio.
«Ma se a te non sta bene, non ci mettiamo nulla a
togliere il disturbo.» riprese Ryoutaro in tono beffardo, osservandolo di
scorcio.
E non poteva fare a meno di odiare anche quello di
Tsuchiura che ardeva di passione e sicurezza.
Sì, quelli della Sezione Generale, erano proprio
ragazzi fastidiosi.
Prima Hino.
Poi Tsuchiura.
Avevano finito entrambi per scavarsi un posto nel
cervello di Tsukimori e, da lì, iniziare a pungolarlo facendogli nascere dubbi,
pensieri… emozioni.
«Fate come vi pare.» risolse sbrigativo, sentendo
il bisogno di allontanarsi dai due.
Poco distante da loro, vicino al camino che
scoppiettava riscaldando il salotto, Azuma aveva intrapreso un qualche discorso
con Shoko e, ad ogni parola del ragazzo di terza, le gote di lei si
imporporavano sempre un po’ di più.
Anche Kazuki era impegnato. Ravanava nello
zainetto che aveva portato dietro per le ore di ginnastica e, alla fine, tirò
fuori qualcosa che avvicinò vittorioso al camino.
Aiutato da Kaohoko, Ryoutaro aveva iniziato a
poggiare il contenuto dei sacchetti di plastica sul tavolino del salotto, quando
notò i movimenti del ragazzo.
«Senpai! Cosa fai con quelle calze?» domandò,
mentre lo sguardo, divenuto allucinato, si muoveva tra il più grande ed un paio
di calzini puliti che srotolava con perizia.
Kazuki reclinò il capo, corrucciando confuso la
fronte.
«Le appendo al camino. Così stanotte si
riempiranno di caramelle!»
Era stata così spontanea ed ingenua la sua
risposta che l’altro non se la sentì proprio di spiegargli che non era quelle la calza adatta per bon-bon e cioccolatini.
Len aveva assistito in silenzio a quella
sceneggiata. Si era portato una mano davanti al volto, scuotendolo lentamente e
si era chiesto se strangolare un senpai con le sue stesse calze si potesse
considerare legittima difesa. In fondo il ragazzo stava –come tutti gli altri!-
attentando alla sua sanità mentale.
Erano tutti così stupidamente impulsivi, così
attaccati a…
«Non so neppure a cosa…» non si era reso conto di
aver dato voce ai propri pensieri, se non quando Kahoko si era avvicinata e
sorridendogli curiosa gli aveva chiesto cosa stesse borbottando.
Lui resistette all’impulso di scacciarla.
Sbuffò invece.
Ed inventò una qualche frase che non lo facesse
sembrare un padrone di casa che aveva perso il controllo dei suoi ospiti.
«Ponderavo l’idea di riempire le calze del senpai
di carbone, almeno capirà che non è buona educazione appenderle ai camini
altrui.»
Lo sguardo sostava davanti a sé, tenuto fieramente
fisso verso i quattro vicino al camino e solo con la coda dell’occhio alle volte
cercava il profilo di Hino.
Credeva che si sarebbe arrabbiata, che gli avrebbe
berciato dietro qualcosa sulla bellezza dello stare insieme o qualche
sciocchezza stucchevole che riusciva a tirare fuori solo lei.
Invece sentì la sua risata.
Calda ed avvolgente.
Un suono piacevole dopotutto.
«Sì, forse hai ragione, Hihara-senpai è un po’
esagerato!» esclamò anche, portando una mano a coprire la bocca mentre il capo
si reclinava di lato ed i capelli cremisi ricadevano in scie casuali sulla
spalla destra.
Len si trovò a voltarsi verso di lei, osservandola
stupidamente meravigliato.
«Sì… infatti…» sussurrò, senza avere nulla di
meglio da dire, distogliendo lo sguardo di colpo.
Doveva smetterla di rimanere in continuazione
incantato da Hino. Era solo una ragazza e a lui non interessava. A lui non
doveva interessare niente e nessuno al di fuori della propria musica e del
proprio violino!
A lui non doveva interessare niente e nessuno…
Eppure, quando il proprio sguardo non era
impegnato a venire stregato da Kahoko Hino, finiva per ricercare qualcuno che,
comunque, aveva lo stesso potere di lei.
Lo affascinava.
In una maniera diversa da come lo faceva Hino, ma
ugualmente prepotente. Perché è questo che erano quei due: fastidiosi,
prepotenti, seccanti, sciocchi, insulsi e... e, alle volte –troppo spesso-,
riuscivano a farlo rimanere senza fiato.
Come in quel momento, mentre aveva scorto il volto
di Ryoutaro Tsuchiura illuminato da un sorriso divertito e lo sentiva esprimere
il proprio parere su qualcosa che riguardava il modo in cui lui e la sua
famiglia avrebbero festeggiato il Natale. Kazuki alle volte annuiva alle sue
parole, mentre altre si perdeva a fissare il volto dall’elegante bellezza di
Azuma e arrossiva senza motivo, mentre il compagno di terza alle volte si
intrometteva nel discorso con qualche frase gentile.
Len scosse il capo, inconsciamente geloso di come
gli altri riuscissero a stare tranquillamente in compagnia del ragazzo, senza
sentire il bisogno di riempirlo di frecciatine velenose o fredda indifferenza.
E alla gelosia si aggiunse altra gelosia quando
Kahoko si unì al gruppetto.
«Tutto questo è ridicolo…» mormorò a se stesso,
ripetendo più volte che si trattava di rivali e che l’unico motivo per cui
provava tanto interesse per loro era perché erano stati scelti a loro volta per
partecipare al concorso indetto dalla Seiso Gakuen.
Tutto qui.
Sospirò.
Aveva bisogno di una pausa, magari una lunga, che
durasse un paio di mesi… il tempo necessario a riprendersi dal caos che i sei
–beh, in effetti Fuyuumi e Shimizu si potevano escludere- avevano portato a casa
sua.
Si era rintanato in un angolo del salotto, con la
testa che pulsava e lo sguardo che vagava distratto oltre alla finestra alla
quale si era affacciato.
Alzò gli occhi al cielo, osservando la volta
celeste ricolorata di nero e puntinata d’oro.
Le stelle erano particolarmente luminose quella
sera.
Poi…
Una stella cometa.
«Oh.» mormorò, mentre negli occhi si specchiava lo
stupore.
«Che cos’hai visto?»
Un brivido scivolò giù per la schiena di Len
quando, arrivato al suo fianco senza che se ne accorgesse, Ryoutaro portò la
mano al davanzale, sporgendosi verso la finestra e finendo per avvicinare il
proprio busto alla spalla di lui.
«Niente.» rispose sintetico, obbligandosi con
tutto se stesso a non voltare il viso verso il ragazzo della Sezione Generale.
«Niente.» ripeté l’altro, annuendo anche, senza
più mostrare particolare interesse.
Osservò il cielo per qualche altro secondo, più o
meno lungo, ma dopo un po’ si ritrasse, tornando eretto e dando le spalle a Len.
Eppure sorrise.
Non che il giovane violinista potesse vederlo.
Però, in qualche modo, seppe che l’aveva fatto, forse grazie alla frase
che udì prima che l’altro tornasse dal folle sciame di cavallette:
«Esprimi un desiderio, è così che si fa quando si vede una stella cadente.»
Un desiderio.
Len si voltò lentamente, assicurandosi che l’altro
si fosse allontanato abbastanza da non notare il proprio sguardo puntellarlo
alla schiena.
Un desiderio.
Chiuse gli occhi.
Per un istante soltanto.
Sentendosi uno stupido per aver dato retta a
quella sciocchezza.
Quando riaprì gli occhi, Kahoko lo stava chiamando
e Ryoutaro, sbuffando, gli faceva segno di muoversi o si sarebbero mangiati loro
la sua fetta di dolce.
«Siete così fastidiosi.» commentò.
Eppure intimamente sorrise.
Aveva espresso un desiderio, uno stupido
desiderio, ma gli sembrava che già si stesse avverando.
Vorrei non pensare a niente e godermi la loro
compagnia, per questa sera soltanto.
.THE END. |