[ Questa fanfiction
partecipa alla challenge delle Seven Syllables of Time ( syllablesoftime)
]
Titolo:
Ritorno a casa
Pairing:
Nessuno
Rating: G
Conteggio Parole:
727
Warnings:
È un po' triste...
Spoiler:
Nessuno
Note: Ecco,
appunto. Perché quando penso che deve uscire qualcosa di
allegro ottengo questo?
Pensavo di scrivere qualcosa di leggero, ma poi sono stata presa
dall'irrefrenabile impulso di metterci una nota empatica ed
è uscita questa flash fic, che comunque sia contiene uno dei
motivi portanti del mio modo di concepire Relena, la figura e il
rapporto che lei ha con suo padre. Qui è solo accennato,
ovviamente, ma povera ragazza.
Va be', va be', non aggiungo altro. Spero vi piaccia. ♥
Disclaimer:
Gundam Wing appartiene agli aventi diritto. Questa fanfiction non
è scritta a scopo di lucro.
-:-:-
«Fermati
subito, sai! Vieni qui!»
Relena sospirò, esasperata, mentre guardava il suo cane
sgusciare via per l’ennesima volta, sparito chissà
dove. Si appoggiò le mani sui fianchi, la bocca piegata in
una piccola smorfia e borbottò tra sé e
sé, sperando di vedere il cane ricomparire
all’improvviso. Scosse la testa, pensando che comunque
sarebbe tornato indietro senza bisogno che lei andasse a cercarlo.
Anche se, dopotutto, lei non aveva la minima voglia di rientrare in
casa. Era tutto troppo opprimente, troppo doloroso. Alzò il
viso piano e si rese conto che non c’erano quasi
più giornalisti ad assediare il loro cancello. Probabilmente
si erano stufati di fare domande a cui non avrebbero ricevuto risposte
o, molto più semplicemente, avevano trovato nuove notizie di
cui parlare e scrivere. Strinse le labbra mentre sentiva crescere nel
petto un’amarezza che non riusciva a mandare via.
Come se il mondo potesse
andare avanti, pensò e, senza nemmeno
rendersene conto si era ritrovata a correre dietro al suo cane.
*
La bambina corre sul prato, sotto gli occhi vigili della madre e di
qualche altra bella signora che è lì per farle
compagnia. Zigzaga tra i fiorellini bianchi e azzurri e rincorre il
grosso cane bianco che è quasi alto quanto lei.
Vorrebbe afferrargli la coda che lui dimena come un forsennato ma non
riesce a raggiungerlo e quello non si ferma neanche quando lei lo
chiama e gli promette biscottini e carezze. Gli corre dietro ancora un
po’, cercando di non finire sulle aiuole – la mamma
non sarebbe contenta – con le manine tese in avanti per
toccare almeno la pelliccia.
«Fermo,» non pronuncia ancora bene la r, ma il cane
si ferma lo stesso in un angolo, davanti a lei, e la bambina finisce
con l’andare a sbattergli addosso, il naso contro il suo
fianco, e ruzzola per terra finendo con le gambette per aria.
Le donne, quattro in tutto, si alzano all’unisono, fin troppo
apprensive e le corrono incontro anche se hanno le gonne scomode. La
prima ad arrivare è sua madre che la rimette seduta e le
altre si dispiegano attorno a lei, commosse, mentre la bambina si
stampa sul faccino un’espressione imbronciata, gonfiando le
guance un po’ sporche di terra. «Aia,»
dice, e le donnine ridacchiano.
La sua mamma l’aiuta a rimettersi in piedi, spolverandole il
vestitino e controllando che non si sia fatta male. «Tutto
bene, Relena?»
La bambina la guarda, ancora imbronciata e annuisce prima di gettarsi
al seno della madre nascondendo il viso nel suo petto. Le donne
sorridono e a turno le accarezzano i capelli biondi e lei si lascia
coccolare, proprio come una principessina, paga di tutte le attenzioni
che le venivano dedicate solo perché era finita in terra. Si
scostò dal petto della madre per farsi dare un bacio, quando
l’attenzione delle donne viene tutta presa dal grosso cane
bianco. La bambina gonfia ancora le guance, e si sporge anche lei, per
vedere che ha fatto l’animale di così
straordinario. Cerca di afferrare una manica del vestito di sua madre
ma si trova con le dita tra le pieghe della gonna. Le cerca il viso con
gli occhi e vede che la donna non sta affatto guardando il cane.
Si sporge ancora di più, allungando lo sguardo anche lei e
le si illumina il viso quando lo vede, ancora un po’ nascosto
dagli alberi che circondano il giardino. Lascia andare il vestito della
mamma e incespica tra le gambe delle altre donne per uscire dal gruppo.
Lei inizia a correre con le mani tese e l’uomo le cammina
incontro, sorridendo e l’afferra per la vita portandosela in
braccio, baciandole il viso. Lei gli getta le braccia al collo, tutta
contenta.
Si volta un momento a guardare la mamma e grida, con la sua vocina
ancora infantile: «Mamma! Mamma! È tornato
papà!»
*
Relena riuscì ad afferrare il cane per il collare per un
pelo, prima di finire a terra quasi schiacciata dal suo peso.
L’animale le si appoggiò contro, lasciando la
lingua a penzoloni e dimenando la coda come un matto.
Lei sorrise appena, accarezzandogli la testa e, inconsciamente,
sollevò lo sguardo verso il fondo del giardino costeggiato
da alcuni alberelli da frutto, e sussultò quando si rese
conto che più nessuno sarebbe comparso da lì e le
sarebbe corso incontro abbracciandola e chiamandola
“principessa”.
Strinse le braccia attorno al collo del cane e appoggiò la
fronte sulla sua nuca, lasciando scorrere le lacrime per
l’ennesima volta.
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