Turks
-Allora da domani non sarai più fra i Turks-
La rossa annuì poco convinta, le mani congiunte davanti a
se. Il suo volto però era privo di una vera e propria
espressione; sembrava che nella sua testa regnasse l'indecisione.
Prese il bicchiere e bevve un piccolo sorso dell'aperitivo analcolico
che chiedeva sempre. Era astemia.
-Credo mi dedicherò ad altre attività, magari un
po' più femminili-
Un piccolo sorriso fece capolino sul suo volto di faciulla. Aveva
appena vent'anni.
I suoi occhi color nocciola chiaro si posarono sulla figura del suo
collega accanto a se.
-Sai, mi mancherete. In fondo sono nata e cresciuta dentro la Shin-Ra;
siete la mia famiglia. Ma...- La ragazza si fermò, cercando
le parole giuste - Beh, ogni tanto ci sentiremo, in privato, no?-
L'uomo bevve l'ultimo sorso dell'aperito. Gli sembrava amaro, amaro
come il veleno.
Erano ad un tavolo abbastanza riparato ma a Midgar non si è
mai nascosti, soprattutto se si indossa una divisa da Turks.
-Forse è meglio andare in un posto più
tranquillo.-
-Fermo, ma cosa...?-
-Lascia stare. E' l'ultima sera passata da colleghi, lascia che offra
io.-
La ragazza sorrise timidamente e, in silenzio, uscirono dal locale.
Prima di andarsene lanciò un ultima occhiata al locale; non
era molto spazioso, ma al suo interno regnava un senso di
libertà e di divertimento. Notò anche che sul
tavolo c'era il doppio di guil di quelli che avevano speso.
-Quando arriveranno gli altri Tseng?-
Nelle strade di Midgar, infestate di rifiuti e altre diavolerie,
regnava un silenzio inquietante. Ogni tanto dalle case usciva una
risata, un lamento, il pianto di un bambino.
-Ci stanno già aspettando al ristorante.- Il moro si
fermò - Sei davvero sicura di lasciare i Turks Cissnei?-
La ragazza alzò la testa verso di lui. Quant'era alto? Nons
e lo era mai chiesto.
Ma nella sua mente vide due occhi celesti; talmente celesti da sembrare
alieni. Rivide le sue uniche ferie al mare, lo vid di nuovo fare i
piegamenti sotto il sole, con la pelle bronzea imperlata di sudore.
-Si Tseng. Ho fatto la mia decisione. Shin-Ra ha detto che nei prossimo
giorni, molto probabilmente, mi contatterà un suo conoscente
da Kalm. Sono sicura della mia scelta.-
Tseng annuì e le fece segno di procederla in un vicolo.
Camminavano piano; prima fra case, poi fra detriti, poi in un labirinto
di treni.
-Sai Tseng? Non mi ricordavo che il cimitero dei treni fosse
così. Forse un giorno a qualcuno verrà l'idea di
ricostruire tutto, di migliorare Midgar. Cosa ne dici Tseng?-
Ma l'uomo non le rispose mai.
Era in piedi davanti a lei, elegante e fiero nei sui vestiti da Turks.
In fondo, non erano forse così loro?
Il volto dell'uomo era serio, gli occhi fissi sulla ragazza come a non
volerla abbandonare neppure adesso.
La ragazza fece per allungare la mano verso di lui ma l'unica cosa che
sentì sotto il suo tocco fu la stoffa della giacca poi,
lievemente, quella dei pantaloni.
Non piangeva, no, non piangeva nessuno dei due.
In fondo, era quello essere Turks.
La terra l'accolse con un soffio di polvere. Non sentiva niente,
neppure freddo.
Non doveva piangere, no, lei era una Turks.
Era nata per fare quel lavoro, era una delle migliori già a
sedici anni.
Non doveva piangere eppure, in quel momento, lo avrebbe tanto voluto.
Ma nessuan lacrima riuscì a solcarle il volto di fanciulla,
quel volto che i suoi colleghi portarono nel cuore sempre.
Chiuse gli occhi, gli sembrava di vederlo. Vedeva il suo sorriso, la
sua mano tesa che la incitava ad alzarsi e non mentire più a
nessuno, neppure a se stessa. Ed in quel momento pianse, pianse e rise
insieme a quell'angelo con gli occhi contaminati dal mako. Lo prese per
mano e sentì un calore mai sentito prima. Era felice, e
sorrise come mai aveva fatto in tutta la sua vita, come mai aveva fatto
da Turks.
Tseng si voltò; abbassò l'arma e si addentro
dentro un treno in un passaggio che conduceva all'entrata della Shi-Ra.
-Andate-
Reno e Rude guardarono silenziosi il loro capo togliere il silenziatore
dall'arma e riporre uno in una tasca e l'altra dentro la giacca.
Il suo passo era deciso, imperioso, era il passo di un Turks.
Il rosso scosse la testa, portando il bastone di ferro sopra la spalla.
-Se un giorno darò le dimissioni offrimi almeno la cena
prima di uccidermi, ok?-
Rude grugnì, le braccia conserte che si andarono a
sciogliere lungo i fianchi.
In fondo, erano Turks.
E dai Turks si da le dimissioni solo in un modo.
L'uomo prese il sacco che aveva posato ai piedi e si
apprestò a seguire il collega.
Reno si chinò verso il corpo snello della ragazza.
Pulì col pollice le macchie di sangue che le erano schizzate
sul volto.
Quando ebbe finito, il rosso fissò il sorriso che le
dipingeva il volto. Un sorriso di felicità.
Nello stesso momento qualcuno piangeva.
Piangeve delle silenziose lacrime da Turks.
-------------------------------------------------------
Questa fic l'ho scritta ascoltando
la canzone di Aertih cantata dalla bravissima Kate Convington.
Se non l'avete mai sentita vi suggerisco di cercarla e leggere con
quella bellissima voce di sottofondo.
Era già da un po' che volevo scrivere di Tseng, lo trovo un
personaggio così... Enigmatico che non può non
essere scritto.
Sottolineo che questa fic non è una Cissnei x Zack ne una
Cissnei x Tseng.
Mi sono solo sempre immaginata come Cissnei fosse scomparsa
così all'improvviso in FFVII.
Beh, l'ho fatta finire un po' male, vero?
Ma oggi sono di umore pessimo grazie ad una cosa successa
pochi minuti fa, quindi, com'è toccato a Vincent da Hojo,
ecco qui la mia visione di Turks.
Penso che non si possa abbandonare un incarico così
"importante". In fondo, loro sanno tutto.
Sono Turks, no?
Ringrazio in anticipo chiunque legga e, soprattutto, a chi è
piaciuta questa fic da commentarla.
|