desolation market
Disclaimer:
Lies for the liars. Mi piacerebbe ma non sono miei, nè hanno
fatto le cose qui descritte (anche se credo che qualcuna gli possa
essere scappata XD).
-Desolation Market-
[Frank Iero è un suicidio]
Andare al supermercato con Frank Iero è sempre un suicidio.
E Gerard lo sapeva benissimo.
Gli altri li lasciavano sempre
andare da soli, oppure se decidevano di accompagnarli, casualmente li
perdevano e se ne andavano in giro per conto loro.
Gerard amava Frank, con tutto il
cuore, ma mandava a prostitute tutto il loro daffare nel camuffarsi.
Una volta era persino arrivato a vestirsi da donna come al college,
rischiando però di attirare troppi uomini e le ire di Frank...
Quindi non l'aveva più rifatto.
Beh, stavolta sperava che gli
occhiali scuri e la tendina di capelli davanti al viso bastassero ad
evitare le occhiate, ma non aveva fatto conto con Frank Iero e la sua
mania di devastare i centri commerciali.
Una volta aveva preso 24 scatole di
preservativi -tutti diversi, eh- ed era andato in giro a metterle nei
carrelli della gente che non guardava, ridendo come uno scemo e
scappando in fretta.
Gerard gli era corso dietro per un
pò, poi l' aveva lasciato andare da solo, quando un uomo gli
aveva urlato dietro e gli aveva rilanciato la scatola.
Quindi era andato in giro per un
pò per conto suo, sotto sotto quasi contento di non dover
più correre come se dovesse fare la staffetta, fino a che non
era passato per il reparto elettrodomestici. In mezzo alle sveglie
aveva trovato Frank intento a pigiare i bottoni di un orologio,
ridacchiando convinto.
Il più basso aveva alzato lo
sguardo soddisfatto, con le mani sui fianchi ed abbracciando le sveglie
con occhi materni, fino a che non notò che lo stava guardando
con un sopracciglio alzato e, senza aspettare un secondo di
più, gli fece segno di scappare.
"Gee, andiamo, corri!" Gli urlò, brancandolo per un gomito e quasi facendogli rovesciare il cestino.
"Cos- Perchè?!"
"Non fare domande, corri!"
Mentre quasi investivano una
vecchietta e Gerard si scusava a gran voce, tutte le sveglie del
reparto presero a suonare, con musichette diverse.
"Oddio..." Mormorò Gerard, alzando gli occhi al cielo.
Poi c'era stata quell' altra volta che, nel bel mezzo delle compere, Frank se ne uscì con un: "Mi scappa."
Gerard, che stava leggendo l' etichetta di una bottiglia di salsa di pomodoro, si girò verso di lui lentamente.
"E quindi?"
"E quindi mi scappa. Devo andare in bagno."
Gerard alzò -come sempre- un sopracciglio. "Vai, io di certo non te lo impedisco."
"Okay, vado e torno!"
"Sempre se non cadi dentro..." Sussurrò, tornando alla più semplice lettura.
Lo sentì allontanarsi e
rimase lì fermo per qualche minuto, mentre decideva quale salsa
era migliore per fare la pasta che gli cucinava sempre sua madre.
Quando capì che qualsiasi salsa era uguale per lui, ne prese quattro bottiglie diverse.
Si voltò per proseguire
quando si bloccò con un piede a mezz' aria. C' era una scia
rossa per tutta la corsia, che arrivava fino alla fine e poi svoltava a
sinistra.
Qualcuno doveva aver rotto una
bottiglia, pensò senza badarci troppo. Quando però
arrivò al termine dello scaffale e notò che la scia di
pomodoro arrivava dritta dritta alla porta del bagno, Gerard
capì chi era stato.
Frank, ovviamente.
Sospirò e fece finta di niente.
Un giorno o l' altro l' avrebbero arrestati...
Frank si divertiva in modo malsano a far impazzire gli impiegati.
Una volta o l' altra doveva
obbligare Mikey a scarrozzarselo in giro, invece di doverselo sorbire
sempre lui solo perchè era il suo ragazzo. Che legge era, questa?
"Scusi?" Captò, Gerard, da lontano.
Subito si mise in allerta, perchè quando Frank Iero usava quel tono mieloso, non c'era mai da stare sicuri.
E infatti.
"Sì, mi dica." Rispose innocentemente il ragazzo.
"Codice tre nel reparto casa." Disse serissimo Frank.
Gerard non colse il significato
pieno del concetto, ma sapeva comunque che non era una bella cosa un
codice tre ed evidentemente era così, perchè il povero
addetto dapprima spalancò gli occhi, poi successivamente chiese
a Frank "Ma quanto?"
"Tanto."
Ed allora corse via, quasi scivolando sulle piastrelle e facendo cadere la cartellina con i prezzi.
Gerard non restò a sentire
le risate di Frank, perchè si rifugiò nel reparto
caffè, il posto migliore per dimenticare il suo fidanzato.
"Gee, non passare di lì, il
pavimento è baganato!" Gli urlò Frank,
quando entrò dentro una di quelle finte camere da letto
arredate con libri di cartoncino senza pagine e muri di polistirolo.
Gee abbassò gli occhi verso i suoi piedi e notò che di pavimenti bagnati lì non ce n'erano.
"Ma se c'è la moquette!"
"Non importa, il cartello dice
espressamente: 'Attenzione-Pavimento bagnato', quindi il pavimento
è bagnato." Ritorse l'altro, come se fosse ovvio.
"Gli scherzi puoi farli agli altri, ma io non ci casco. E riporta quel cartello dov'era, prima che la gente si faccia male..."
"Ma cosa vuoi che succeda, dai? Chi scivola in un supermercato? Nemmeno pulisc-"
Frank venne interrotto dall' urlo di una donna che era appena caduta a terra poco lontano da loro.
Gerard rimase a bocca aperta,
ghiacciato, mentre Frank si copriva la bocca sussurrando "uh-oh" per
poi indietreggiare impercettibilmente.
"Frank, cosa diavolo stai facendo, si può sapere?" Ringhiò al suo ragazzo.
"Una tenda."
"U-una tenda? Come sarebbe a dire una tenda?"
"Sarebbe a dire che mi monto una tenda e poi mi ci infilo dentro."
"Frank, non essere idiota, vieni qui."
"No, ho quasi finito, guarda!"
In effetti era anche abbastanza
bravo, aveva già montato lo scheletro e la tenda cominciava ad
avere un senso. O era una di quelle facili, o Frank era un mago delle
tende canadesi.
Gerard rimase zitto, troppo sbalordito per rispondere alcunchè, fino a che Frank non ebbe terminato.
Si voltò con un sorriso
radioso verso il suo ragazzo e gli fece ciao-ciao con la manina, prima
di aprire la cerniera ed infilarsi dentro.
Poi fece spuntare la testa dall'
apertura, lo guardò ridacchiando e gli disse: "Puoi entrare solo
se mi porti dei cuscini dal reparto letti."
"Puoi scordartelo. Esci di lì, Frank, non facciamoci sempre riconoscere..."
"Okay, se non vuoi... Signore,
vuole entrare con me nella tenda? Deve solo portarmi dei cuscini e poi
potrà stare dentro con me, tutto solo soletto..." Lo
pizzicò il più basso, con voce maliziosa.
Gerard ringhiò nuovamente e poi sbuffò.
"Va bene, va bene! Stai lì e
non far entrare nessuno, vado a prendere dei cuscini. Se quando ritorno
trovo qualcuno con te, prima squarto lui e poi squarto te."
Sentì la risata solare di Frank seguirlo fino al primo letto che incontrò.
Non sempre Frank riusciva a fare i suoi scherzetti senza venir scoperto e/o fermato.
Quando succedeva ricorreva alla sua arma migliore: l' espressione da cucciolo bastonato.
Se l' addetta era donna, poi, potevi star sicuro che se la cavava. Anzi, si beccava anche le pacche sulla spalla, il nanetto.
La scena si svolgeva più o
meno così: Frank si preparava a farne una delle sue, magari
pasticciando con i cosmetici, quando una commessa lo avvicinava e gli
chiedeva se poteva aiutarlo.
Gerard sapeva benissimo quale
sarebbe stata la mossa successiva e stava fermo accanto a Frank, pronto
a cingerlo fra le sue braccia. Non era del tutto -anzi, per niente-
contento delle trovate di Frank, ma ogni occasione era buona per
tenerselo vicino.
Frank, quando capiva che ormai il
suo piano era andato a farsi benedire, cominciava a far tremolare il
labbro inferiore, mentre gli occhi gli si inumidivano. Poi, con la voce
più disperata che riusciva a fare, chiedeva: "Perchè non
mi lasciate in pace?" buttandosi addosso a Gerard e singhiozzando in
modo anche troppo teatrale.
Gerard gli batteva una mano sulla
schiena, cercando di non scoppiare a ridere, mentre la commessa
allibita cercava di scusarsi, arrossendo.
C'era anche quella volta che Frank si limitava solo a mettersi le dita nel naso davanti alla telecamera di sicurezza.
Era maleducato, ma non potevano buttarti fuori per mancanza di rispetto nei confronti della sicurezza, no?
Almeno non doveva correre fra gli scaffali e nessuna vecchietta gli tirava la borsetta sulla testa.
Gerard avrebbe pagato per momenti come quelli ogni volta che scendevano dal tourbus...
"Odio la carne..."
"Mi scusi?"
"Siete degli assassini!"
Gerard quasi corse nel reparto
macelleria, dove Frank stava facendo uno dei suoi numeri. L' avrebbero
fatto santo, un giorno, eh...
"Cosa?" Chiese nuovamente il macellaio che, poverino, sembrava in seria difficoltà.
"Dove sono gli antidepressivi?"
Gerard lo prese per il cappuccio
della felpa, mentre prendeva a fissare i coltelli dietro il bancone e
il macellaio diventava sempre più bianco.
"Lo scusi, eh, ma non ha ancora
preso le medicine oggi. Scusi tanto, ce ne andiamo." Disse Gerard all'
uomo, mentre trascinava via Frank che fingeva di essere un depresso con
manie suicide.
"Gli antidepressiviiii..."
"Frank, vieni via!"
Quando scesero dal tourbus tutti
sapevano cosa sarebbe successo da lì ad un secondo, quindi Ray e
Bob sgattaiolarono via prendendo a braccetto Mikey.
E, come ogni singola volta, Gerard rimase solo con la piaga che era il suo ragazzo.
"Gerard, stammi dietro!" Sussurrò Frank, con voce impostata.
"Certo, certo..." Rispose Gee, facendo segno con una mano.
Quando le porte scorrevoli si
aprirono di fronte a loro, Gerard cercò di non prestare
attenzione a Frank che si spalmava contro le pareti canticchiando la
canzone di Mission Impossible.
Aveva proprio voglia di comprare un' altra giacca.
Si avvicinò all' appendiabiti su cui una serie di giacche erano in fila ed inizò a guardarle una per una.
Arrivato alla quarta aggrottò la fronte, gli pareva di aver sentito qualcosa.
"..mprami..."
Si avvicinò di più al capo ed affinò l' udito, davvero aveva sentito qualcosa.
"..omprami... Cooompramiii..."
Comprami?
Le giacche dicevano 'comprami?'
O aveva dei problemi -e stare 24
ore su 24 con Frank, poteva davvero compromettere la tua sanità
mentale- o qui c'era puzza di scherzo.
Divise a metà la fila e, accucciato dietro, c'era il suo ragazzo con le mani a coppa davanti alla bocca.
"Quando si è scemi, si è scemi, no?"
"Ciao amore..."
"Il signor Smith è atteso al banco informazioni. Ripeto, il signor Smith è atteso al banco informazioni!"
Riuscì solo a vedere con la
coda dell' occhio Frank che si buttava a terra e, in posizione fetale e
con le mani sulle orecchie, urlare: "Nooo! Ancora quelle voci, no!"
Ed oggi, quando erano passati per
il reparto abbigliamento, e Frank era scappato verso i camerini, Gerard
non aveva poi così tanta voglia di stargli dietro.
Però sapeva cosa poteva
succedere, magari ci sarebbe anche scappato qualche bacio dietro le
tende... Quindi lo raggiunse nello spazio camere di prova e vide tutte
le tende chiuse.
Prima di fare qualche figura, si
abbassò per controllare le scarpe, ma non aveva ancora iniziato
a sbirciare che Frank urlò: "Ehi, ma non c'è la carta!"
Alzò le braccia al cielo e sbuffò.
Addio baci, la libido era sparita.
***
"Quindi, oggi cos'ha fatto?"
"E' entrato in un camerino ed ha
urlato: "Ehi, non c'è la carta!" ad alta voce, facendo uscire
tutte le signore che mi hanno guardato male, anche se io non c'entravo
niente." Rispose, quando suo fratello gli versò una tazza di
caffè gigante, l'unico modo per farlo calmare.
Mikey gli fece pat-pat sulla spalla e rimise a posto la caraffa contenente il caffè bollente.
"Non so come fai a stare con lui mentre fa queste cose, perfino io ho mollato..." Disse Ray, sgranocchiando delle patatine.
Alzò le spalle, troppo impegnato per rispondere.
"Geeeeee! Vieni a vedere cos'ho comprato oggi nel reparto intimo!"
Gerard abbandonò la tazza
sul tavolo e subito si fiondò verso le cuccette, mollando
lì gli altri tre a lanciarsi sguardi d' intesa.
"Ecco come mai lo perdona sempre..."
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